Maria insegna a vivere cristianamente
Data: Mercoledi 31 Agosto 2016, alle ore 9:14:49
Argomento: Devozione


Un articolo di Giuseppe Daminelli in Madre di Dio - 1 gennaio 2007.



La caratteristica propria della devozione mariana
è d’integrarsi nella vita cristiana come condizione della sua piena maturazione.  

Maria non è l’anello d’una catena che collega l’uomo a Dio, ma è il grembo unico che partorisce tutti i fratelli di Cristo; in Lei l’incontro con Cristo avviene immediatamente. Se noi inseriamo la nostra docilità alla grazia e le nostre preghiere a Cristo nel "sì" mariano che riassume tutte le nostre richieste, questa disponibilità diventa il mezzo onnipotente grazie al quale le nostre domande vengono esaudite: giungiamo allora, in spirito di fede e di carità, al centro stesso del mistero redentore, e Cristo figlio di Maria cresce in noi.  Maria c’insegna a vivere cristianamente; ogni vita mariana è, dunque, essenzialmente cristocentrica. Un Cristiano non è mai solo quando prega: tutta la famiglia dei Santi prega insieme a lui, e l’intercessione universale della madre del Corpo Mistico assume questa comunione di preghiera in Cristo. La devozione mariana, dunque, non attenua minimamente il nostro attaccamento a Cristo; essa non vi si sostituisce, quasi a renderlo più facile. Poveri incapaci come siamo, si dice a volte, è meglio lasciar fare a Maria, lasciarla pregare e lavorare al nostro posto, e tutto tornerà nell’ordine. Se con ciò intendiamo unirci all’onnipotente intercessione di Maria per approfondire la nostra fede e intensificare il nostro amore, allora sì, tutto tornerà nell’ordine; ma questo non implica alcuna sostituzione. Non consideriamo dunque Maria come un surrogato per le nostre mancanze, senza far nulla per rimediarvi; poiché una simile pratica mariana non potrebbe che sviluppare in noi né lo spirito di fede né la speranza nell’onnipotenza redentrice di Cristo, né lo spirito di carità; e non sarebbe che una sostituzione illusoria e inefficace. Crescere nella santità significa far sì che Dio abiti sempre più intimamente nell’anima; ciò presuppone un impegno veramente personale, libero, ed esistenzialmente più religioso da parte dei credenti, al quale potremo dedicarci tanto più facilmente quanto più vi saremo spinti dal nostro amore mariano. Maria, però, non sarà mai il rimedio per le nostre mancanze, né assumerà un ruolo di supplenza qualora noi siamo privi d’una vera vita religiosa. Ciò che è umanamente impossibile diventa una possibilità divina soltanto se di Maria imitiamo il suo abbandono a Dio in uno spirito di pura fede.

Analogie pericolose nel culto mariano

Restando consapevoli della funzione propria di Maria, datale da Dio nell’economia cristiana della Redenzione, diventeremo più prudenti nell’uso di certe analogie. Alcuni amano rappresentare Maria come colei che calma la giustizia divina trattenendo il braccio di Cristo che sta per colpire l’umanità: l’immagine è affascinante e illustra chiaramente l’intervento onnipotente di Maria; ma non è di natura tale da far apprezzare nel suo giusto valore la funzione salvifica di Cristo. La misericordia di Maria scaturisce dalla misericordia dell’Uomo-Dio, ove ella stessa ha attinto in sovrabbondanza le primizie della Redenzione. Maria dispiega per noi questa divina misericordia mediante il carattere materno della sua persona. Che la sua funzione materna si ponga allora in un determinato rapporto con la misericordia di Dio, lo si comprende bene; ma il suo intervento materno, che tuttavia è realmente effettivo, non potrà mai fare da contrappeso alla giustizia divina di Cristo. Non dobbiamo dimenticare che il modo di parlare schiettamente umano [o antropomorfico] sulle realtà che riguardano le cose di Dio, a volte raggiunge la realtà meglio di quanto non possano fare tutte le precisazioni teologiche. La pienezza della vita cristiana si realizza nella Chiesa. E questa pienezza dovrà essere mariana, a causa dell’insostituibile funzione di Maria nell’economia cristiana della salvezza. Avviene in questo caso come per la creazione: non aggiunge nulla a Dio, non lo rende più ricco, è puro dono. Tuttavia, la creazione possiede un valore suo proprio, di cui ci è dato godere: noi amiamo i valori creati in se stessi, sapendo tuttavia che sono puri doni di Dio che non possono aggiungere nulla alla sua gloria. Così Maria è, sul piano della Redenzione, la più bella creazione, lo splendore di Cristo, perché svolge un ruolo assolutamente insostituibile nell’economia salvifica, senza che tuttavia si possa dire ch’ella aggiunge qualcosa all’opera redentrice di Cristo. Come sul piano della creazione noi non possiamo ignorare l’esistenza delle creature col pretesto ch’esse non aggiungono nulla all’Onnipotenza divina, ugualmente nell’economia della grazia non possiamo comportarci come se Maria non avesse un ruolo essenziale nell’opera di salvezza, col pretesto ch’ella non può arrecare nessun arricchimento alla Redenzione operata da suo Figlio. La caratteristica propria del culto mariano esplicito è d’integrarsi nella vita cristiana come condizione della sua piena maturazione e del suo completamento normale. Questa proprietà si fonda su un fatto oggettivo: Dio ha voluto questo mistero mariano prendendolo come principio e struttura, unico nel suo genere, che inserisce nel mistero redentore di Cristo e di conseguenza, nel mistero stesso della nostra esistenza religiosa.

Il ruolo di Maria nell’ordine della grazia

Maria ha dunque un compito che interessa tutti gli uomini e che deve svolgere affinché l’umanità attui la vocazione datale nella persona di Cristo. Il suo posto unico nell’economia salvifica, Dio lo vuole come un invito a tutti gli uomini, al quale tutti devono rispondere in spirito di fede e di carità perché, in quanto fedeli, dobbiamo impegnarci in maniera sempre più personale sul piano della salvezza quale Dio l’ha oggettivamente voluta. Il corollario di questa vocazione o di quest’invito è che noi accettiamo in spirito di fede il rapporto speciale che Maria ha con noi, facendo di questo dato mariano oggettivo un motivo che ci spinga alla santità e all’impegno apostolico. Dio conosce il cuore umano perché il cuore dell’umanità è il cuore umano dell’Uomo-Dio. E non è un prodigio del suo amore l’aver dato una madre a Gesù e agli uomini e l’averla inserita nell’economia della grazia? Impossibile, dunque, per chi è veramente consapevole del ruolo di Maria, fare a meno di lei in una vita che vuol essere cristiana senza far torto all’invito divino, senza derogare dall’ordine cristiano. Per questo, a tutti deve stare a cuore annunziare il mistero mariano e valorizzarlo al massimo, perché questo mistero, in quanto dogma di fede, sta al centro stesso della fede cristiana. Ma conviene esser prudenti, quando ci si mette a propagare qualche forma particolare di devozione a Maria. Tali devozioni particolari non hanno un valore assoluto, e ogni zelo intempestivo in questo campo deve essere respinto come privo di senso mariano. In una famiglia numerosa, tutti i figli venerano la madre, ma ognuno a modo suo. Certi elementi comuni e una tonalità accentuata possono far sorgere tipi di devozione ben definiti; nessuno di essi però potrà mai arrogarsi il monopolio né ottenere il brevetto. Magari un determinato tipo si rivelerà, in un certo momento storico, particolarmente efficace, e riceverà l’incoraggiamento della Chiesa. Anche allora, però, in questa devozione si dovrà distinguere l’essenziale che resta dall’aspetto esteriore che invece è passeggero e caduco.

 

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