Meditazione del Card. Angelo Amato, tenuta nella chiesa di Santa Maria in Via Lata a Roma, il 19 dicembre 2015.
1. La misericordia è la qualifica più commovente di Dio. Sono ben dieci i cosiddetti Salmi della Misericordia.2 L'intero Salmo 136 è il cantico più ampio dedicato a questo attributo di Dio: «Alleluia. Lodate il Signore perché è buono: perché eterna è la sua misericordia. Lodate il Dio degli dei: perché eterna è la sua misericordia. Lodate il Signore dei signori: perché eterna è la sua misericordia. Egli solo ha compiuto meraviglie: perché eterna è la sua misericordia. Ha creato i cieli con sapienza: perché eterna è la sua misericordia. Ha stabilito la terra sulle acque: perché eterna è la sua misericordia. Ha fatto i grandi luminari: perché eterna è la sua misericordia. Il sole per regolare il giorno: perché eterna è la sua misericordia; la luna e le stelle per regolare la notte: perché eterna è la sua misericordia. Percosse l'Egitto nei suoi primogeniti: perché eterna è la sua misericordia. Da loro liberò Israele: perché eterna è la sua misericordia; con mano potente e braccio teso: perché eterna è la sua misericordia. Divise il mar Rosso in due parti: perché eterna è la sua misericordia. In mezzo fece passare Israele: perché eterna è la sua misericordia. Travolse il faraone e il suo esercito nel mar Rosso: perché eterna è la sua misericordia. Guidò il suo popolo nel deserto: perché eterna è la sua misericordia. Percosse grandi sovrani: perché eterna è la sua misericordia; uccise re potenti: perché eterna è la sua misericordia. Seon, re degli Amorrèi: perché eterna è la sua misericordia. Og, re di Basan: perché eterna è la sua misericordia. Diede in eredità il loro paese; perché eterna è la sua misericordia; in eredità a Israele suo servo: perché eterna è la sua misericordia. Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi: perché eterna è la sua misericordia; ci ha liberati dai nostri nemici: perché eterna è la sua misericordia. Egli dà il cibo ad ogni vivente: perché eterna è la sua misericordia. Lodate il Dio del cielo: perché eterna è la sua misericordia».
2. I ventisei versetti del Salmo 136 si concludono tutti con il riferimento alla misericordia infinita di Dio. Sono ventisei aspetti del volto compassionevole di Dio. La misericordia è il cuore di Dio. Di misericordia è pieno il cuore di Papa Francesco, il papa del giubileo della misericordia. La misericordia è la parola materna che non conosce legge.3 Al riguardo, il biblista Ermes Ronchi riporta una racconto rabbinico: «Per ventisei volte il Signore si era messo pazientemente all'opera per plasmare il mondo, fondandolo sulla giustizia, ma ogni volta, dopo che era rotolato fuori dalla sua mano, il mondo si rompeva al primo ostacolo e andava in pezzi».4 A questo punto il Signore chiese consiglio agli Angeli, che gli dissero che probabilmente la sola giustizia non bastava, occorreva una buona dose di misericordia. Il Signore così fece e alla ventisettesima volta il mondo rimase saldo, sulle fondamenta della giustizia e della misericordia. Dice Papa Francesco: «La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, e nessuno può porre un limite all'amore di Dio che perdona».5 La misericordia, cuore dell'infinita carità di Dio, si espande come onda benefica nel cuore dell'umanità intera, facendo germogliare fiori e frutti di bontà e di dolcezza. Nella festa ebraica di Succot - o festa delle Capanne (cf. Lv 23,33) - c'è il seguente rito. Si legano quattro piante: limone, mirto, salice e palma. Strette insieme, la fragranza del limone e del mirto si trasmette anche alle due piante non profumate, e cioè al salice e alla palma. E così il profumo si quadruplica. La misericordia, come profumo di carità, è cioè effusiva e sovrabbondante. In tal modo il profumo delle buone opere dei Santi inonda anche la miseria dei peccatori. La santità, cioè, contagia beneficamente la debolezza e la fragilità umana.6
3. Maria, Mater misericordiae (Salve Regina), è stata la creatura maggiormente contagiata dalla divina misericordia. Guardando a Maria molti santi hanno affinato la loro carità misericordiosa portandola ad altezze eroiche. Sono i cosiddetti santi mariani diventati specchio della divina misericordia. Uno di questi è senz'altro San Giovanni Bosco, grande pedagogista ed esperto educatore di giovani. Di Don Bosco è nota la grande devozione mariana. Il titolo di Maria Ausiliatrice, Maria aiuto dei cristiani, è diffuso in tutto il mondo ed è stato ufficialmente riconosciuto dal Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium. I Padri conciliari, dopo lungo dibattito, hanno racchiuso in quattro nomi la figura di Maria, che con carità di madre si prende cura dei fratelli del suo Figlio che sono ancora pellegrini, posti fra pericoli e tribolazioni, fino a quando non siano condotti nella patria beata: «Per questa ragione la beata Vergine viene invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice» (LG n. 62). I titoli in latino sono più chiari: si tratta di Advocata, Auxiliatrix, Adiutrix e Mediatrix. In pratica il titolo di ausiliatrice viene confermato due volte (Auxiliatrix e Adiutrix), a dimostrazione che non si tratta solo di una qualifica pietistica ma teologica e sottolinea il grande patrocinio di Maria sulla Chiesa e sui cristiani. La pedagogia di Don Bosco è sostenuta dal principio della misericordia, che, applicato ai giovani, significa non repressione e correzione, ma prevenzione e benevolenza. È l'atteggiamento materno dell'educatore che evita al giovane le occasioni del male, non castigandolo, ma prevenendolo. Di Don Bosco abbiamo anche una intera opera dedicata proprio alla misericordia. Il suo confessore, San Giuseppe Cafasso, instancabile maestro di spirito e assistente dei condannati a morte, premeva molto nel suo insegnamento e nella sua predicazione sulla misericordia divina. A quell'epoca - siamo nella prima metà dell'Ottocento - tale insistenza pastorale era una salutare reazione al diffuso rigorismo giansenistico. Così Don Bosco, invitato dalla Venerabile Marchesa di Barolo, scrisse un libro di 111 pagine, intitolato pragmaticamente: Esercizio di Divozione alla Misericordia di Dio. Come educatore, non si contentava di esporre la teoria sulla misericordia, ma invitava i giovani ad esercitarsi nella pratica della misericordia. Alcuni di questi esercizi, ad esempio, invitavano a perdonare chi ci offende, a fare una mortificazione per ottenere la misericordia divina sui peccatori, a dare l'elemosina ai bisognosi. Don Bosco stesso, anch’egli confessore instancabile, riversava la misericordia divina sui suoi giovani penitenti, che venivano educati al perdono, al rispetto del prossimo, alla fraternità e soprattutto a fuggire il male.
4. Un altro grande santo mariano, testimone e martire della misericordia divina, è San Massimiliano Kolbe, il fondatore della Milizia dell'Immacolata. Imitando il sacrificio di Cristo e l'esempio dei martiri cristiani, San Massimiliano si consegnò in pasto a belve dal volto umano in un sublime gesto di carità fraterna e fu così macinato dai denti di queste iene, per divenire ostia eucaristica di Nostro Signore Gesù Cristo. Ecco come avvenne il suo martirio. Nel campo di sterminio di Auschwitz, un giovane condannato a morire nel bunker della fame, scoppiò in lacrime dicendo di avere moglie e figli che lo aspettavano a casa. A quel punto Kolbe si offrì al suo posto. Fu così rinchiuso nel bunker del Blocco 11. Dopo due settimane di agonia senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi e continuavano a pregare e cantare inni a Maria. Alla fine furono uccisi il 14 agosto 1941, vigilia della Festa dell'Assunzione di Maria, con una iniezione di acido fenico. Il corpo del Kolbe venne cremato il giorno seguente, e le ceneri disperse. A colui che gli faceva l'iniezione letale, il Martire disse: «L'odio non serve a nulla; solo l'amore crea». E poi pronunciò le sue ultime parole: Ave Maria. L'atto eroico del Kolbe fu un gesto materno di misericordia. Ebbe compassione di quel poveretto condannato a morte per rappresaglia. La vita del Kolbe fu plasmata dalla devozione a Maria. Fu una “marianische Grundexistenz”, una esistenza radicalmente mariana e interamente concentrata sull’Immacolata, sentita come stella polare, che segna la rotta della sua navigazione spirituale, e come faro, che attira nel porto sicuro delle sue braccia materne. Il suo è veramente – per usare una categoria cara alla spiritualità francescana – un “itinerarium mentis in Deum per Mariam”. “Nostra Mammina Immacolata”, “Mammina celeste” sono i vezzeggiativi filiali che il Kolbe rivolgeva con semplicità e confidenza alla Beata Vergine. Per lui il santo Rosario, raccomandato dall'Immacolata a Lourdes, è la spada che sconfigge il male. Scrive al riguardo: «Una preghiera semplice e sublime insieme che l'Immacolata stessa, apparendo a Lourdes ha indicato, è il santo rosario. Esso divenga la spada di ogni milite dell'Immacolata, così come la medaglietta è la pallottola che abbatte il male».7 La devozione a Maria riempiva il suo cuore di tale dolcezza di carità da riversare sul prossimo tribolato la misericordia divina.
5. Accanto al montenegrino San Leopolto Mandic, indefesso ministro della confessione, un altro Santo mariano modello di misericordia è San Pio da Pietrelcina, il taumaturgo del Gargano. Grande devoto di Maria, Padre Pio educava i numerosi penitenti alla conversione, al perdono, alla misericordia. Il suo gesto sacramentale cancellava il peccato, confortava i penitenti e con benevolenza materna li riportava sulla via del bene. Apparentemente scorbutico per evitare un falso protagonismo, in realtà Padre Pio era mite e misericordioso, accogliente e premuroso verso tutti.
6. Ai santi mariani della misericordia appartiene a pieno diritto anche San Giovanni Paolo II, il papa del Totus tuus, tutto di Maria, il papa scampato alla morte, il 13 maggio 1981, per intercessione della Madonna di Fatima. Il santo Papa polacco morì il 2 aprile 2005, di sabato, giorno mariano – la Beata Vergine volle dare un segno di materna benevolenza nei confronti di colui che le si era consacrato con il motto “Totus tuus” – e ai primi Vespri della II Domenica di Pasqua, da lui denominata a partire dall’anno 2000 Domenica della Divina Misericordia. Il Padre celeste, «grande e misericordioso» – come dice il Postcommunio della festa – volle in questo giorno chiamare a sé il suo servo fedele, per fargli gustare quella misericordia divina, da lui tanto proclamata, una misericordia che è somma espressione di giustizia e di onnipotenza, secondo il dato evangelico icasticamente riassunto da San Tommaso con l’affermazione: «Misereri ponitur proprium Deo. È proprio di Dio usare misericordia; e in questo specialmente si manifesta la sua onnipotenza».8 San Giovanni Paolo II è anche il Papa che con l'enciclica Dives in misericordia (30 novembre 1980), che ha spalancato la finestra sul paradiso, rivelandoci il volto di Dio Padre, ricco di misericordia verso tutti: «Nel nome di Gesù Cristo crocifisso e risorto - questa la chiusura veramente profetica dell'enciclica - nello spirito della sua missione messianica che continua nella storia dell'umanità, eleviamo la nostra voce e supplichiamo perché, in questa tappa della storia, si riveli ancora una volta quell'amore che è nel Padre, e per opera del Figlio e dello Spirito Santo si dimostri presente nel mondo contemporaneo e più potente del male: più potente del peccato e della morte. Supplichiamo per intercessione di Colei che non cessa di proclamare "la misericordia di generazione in generazione", ed anche di coloro per i quali si sono compiutamente realizzate le parole del discorso della montagna: "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia"».
7. Anche Santa Teresa di Calcutta appartiene ai santi mariani della misericordia. Nel 1979 le fu assegnato il Premio Nobel per la Pace: «Andò a ritirare il premio con la corona del Santo Rosario stretta tra le grosse mani, abituate alla fatica del lavoro e alla dolcezza della carezza: nessuno osò rimproverarla per il suo affetto verso la Madonna, neppure in una terra rigidamente luterana!».9 Madre Teresa è universalmente conosciuta come la donna della compassione verso i poveri, gli abbandonati, gli ammalati, verso tutti coloro che vengono chiamati gli scarti dell'umanità. Ha fondato anche la congregazione delle Missionarie della Carità per testimoniare con le opere la presenza della misericordia divina nelle cosiddette periferie del mondo. Madre Teresa rivelò il segreto del suo cuore misericordioso in un colloquio con un giovane sacerdote, Angelo Comastri, oggi Cardinale. In un incontro fortuito, la Suora gli disse a bruciapelo: «Quante ore preghi ogni giorno?». Il sacerdote si aspettava un richiamo alla carità e un invito ad amare di più i poveri. Invece la Madre gli chiedeva quante ore pregava. Poi prendendogli le mani tra le sue disse: «Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per potere aiutare i poveri! Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega. Pregando, Dio mi mette il Suo Amore nel cuore e così posso amare i poveri. Pregando!».10 La misericordia è il frutto dell’unione con Dio nella preghiera. Nel suo viaggio di ritorno, Madre Teresa si fermò a Roma. I giornalisti si precipitarono a intervistarla e la Madre li accolse paziente mettendo nella mano di ciascuno una piccola medaglia dell'Immacolata. A un giornalista che le manifestò la sua convinzione che dopo la sua morte il mondo sarebbe stato lo stesso come prima, pieno di cattiveria, la Madre rispose con semplicità: «Vede, io non ho mai pensato di poter cambiare il mondo! Ho cercato soltanto di essere una goccia di acqua pulita, nella quale potesse brillare l'amore di Dio. Le pare poco?». Poi, nel silenzio commosso dei giornalisti la Madre continuò: «Cerchi di essere anche lei una goccia pulita e così saremo in due. È sposato?». «Sì, Madre». «Lo dica anche a sua moglie, così saremo in tre. Ha dei figli?». «Tre figli, Madre». «Lo dica anche ai suoi figli, così saremo in sei...».11
8. Nel mese di gennaio celebreremo la memoria liturgica della giovane martire romana S. Agnese, ma anche di una ragazza cilena non ancora tredicenne, la Beata Laura Vicuña. Laura continua la catena della santità giovanile al femminile, che vede figure grandiose in Santa Giovanna d'Arco, in Santa Teresa di Lisieux, nella Beata Elisabetta della Trinità, in Santa Maria Goretti. Laura è un fiore di campo umile e profumato, sbocciato prematuramente sul ciglio della strada, che con la sua bellezza e la sua gioia di vivere preannuncia lo splendore della primavera con i suoi mille alberi in fiore. La vita di Laura è un mistero di sapienza. Nella sua breve esistenza di quasi tredici anni (nacque a Santiago del Cile il 5 aprile 1891 e morì a Junín de los Andes, in Argentina, il 22 gennaio 1904), ella raggiunse la perfezione della santità, verificando quanto dice il libro della Sapienza e cioè che la vecchiaia non si misura dagli anni ma dalla virtù: «la canizie per gli uomini sta nella sapienza, vera longevità è una vita senza macchia» (Sap 4,9). Non i capelli bianchi, ma lo splendore della virtù rivela la vera età di ogni essere umano sulla terra. La maturità di una persona umana risiede nella sua santità: la santità è la misura della nostra vera età. Come fece Laura a giungere in così breve tempo alla perfezione, compiendo una carriera che ad altri costa decenni di fatica e di impegno? L'esistenza di Laura può essere paragonata a un dramma, che si svolge in un ambiente difficile in mezzo a personaggi molto diversi tra loro. L'ambiente in cui visse Laura non fu tra i più favorevoli. Era un ambiente antieducativo, irto di ostacoli se non addirittura pericoloso. Laura ebbe un'esistenza difficile: rimase orfana e povera quando era ancora bambina; si fece emigrante con la mamma in città e paesi stranieri; non ebbe una protezione adeguata da parte della mamma, povera donna provata dall'indigenza e dal bisogno. I personaggi della sua vicenda sono vari: la mamma, buona ma debole e rimasta vedova troppo giovane e poco consapevole della ricchezza spirituale della figlia; la sorella, più piccola, bisognosa anche lei di protezione e di conforto. Ci sono poi le suore, le sue educatrici, le Figlie di Maria Ausiliatrice, che costituiscono gli angeli della luce e della gioia nella sua vita. Ma c’è anche un angelo del male, il diabolico Mora, il convivente della mamma, che tenta la piccola Laura con proposte ignobili. In un ambiente poco edificante, che sembra la strada polverosa della parabola del seminatore, dove la parola del Signore non avrebbe dovuto avere lunga vita, schiacciata dalle situazioni avverse e dalla cattiveria dell'uomo, in questo ambiente difficile appunto, la piccola Laura diventa grande: dà non il trenta o il sessanta, ma il cento per cento. In lei la grazia battesimale e la devozione mariana sprigionano una incontenibile energia spirituale, sviluppando tutte quelle virtù che le fanno vivere un'esistenza di unione col Signore, unica ed esemplare. L’esistenza della piccola Laura era ancorata alle due salde colonne dell’Eucaristia e dell'Immacolata. Qual è il messaggio di Laura? Anzitutto conferma quanto la psicologia e la sociologia dice dei bambini. Al riguardo lo psicologo Francesco Ferrarotti scriveva sul Corriere della Sera di qualche anno fa: «A dieci anni la bambina ha già imparato a gestire le più importanti relazioni affettive della sua vita. Potrebbe perfino portare avanti una casa come la sua bisnonna. Il bambino della stessa età invece è un essere primitivo, scoordinato e ben poco attraente». Ma poi soprattutto conferma che è la grazia la vera educatrice dei bambini, anche dei maschietti. I grandi spesso non fanno che intralciare lo sviluppo di questo meraviglioso fiore di santità. Sono tre i gioielli della sua veste virtuosa: mortificazione, fortezza, generosità. Mortificazione. La sua vita fu una continua umiliazione: la povertà, il freddo, la fame, una famiglia dissestata. Laura non solo non si lamentò, ma cercò di vivere questa sua condizione in pienezza di grazia. Aggiungendo mortificazione a mortificazione, non piangeva quando veniva scoperta con il letto bagnato durante le notti di freddo e veniva rimproverata ingiustamente; non si arrese nemmeno quando la Superiora le rifiutò la mantellina di postulante alla vita consacrata per la cattiva condotta della mamma. Fortezza. È la virtù degli arditi e dei coraggiosi. La piccola e fragile Laura esprime al meglio la virtù della fortezza con la quale riuscì a sopportare le innumerevoli umiliazioni, a superare le tentazioni di un personaggio diabolico, a sopperire alla vita disordinata della mamma, causa dell'abbandono del suo sogno di consacrazione tra le Figlie di Maria Ausiliatrice, a offrire la sua malattia e la sua vita per la conversione della mamma. Generosità. Laura, infine, fu oltremodo generosa verso il Signore, al quale si consacrò con i voti emessi in modo privato. Fu generosa verso la Madonna, con la quale colloquiava non solo a parole, ma anche con la pratica dei fioretti. Fu generosa verso il prossimo, verso la mamma, alla quale concesse sempre perdono, comprensione, misericordia. La piccola Laura diventa maestra di carità soprattutto nei confronti della madre, per la conversione della quale ella si immola, rifiutando il male e perdonando al suo assassino. La madre cambiò vita solo quando si accorse che la piccola agonizzante si era offerta in sacrificio per la sua redenzione. Alla scuola dell'Immacolata, Laura diventò trasparenza di gioia e di purezza, diffondendo attorno a sé amore e perdono.
9. Ma la galleria dei santi mariani maestri di misericordia non si ferma ai pochi che abbiamo presentato. Tutti i santi sono toccati dalla misericordia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Tutti i santi sono figli della Madre della Misericordia, capolavoro della bontà divina. Al riguardo Papa Francesco afferma: «Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall'amore del Padre per essere Arca dell'Alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù».12 Per questo la preghiamo con fede: «Salve Regina, Madre di misericordia: vita, dolcezza e speranza nostra, salve». È Maria che ci forma alla concretezza della misericordia esortandoci a viverla mediante le opere di misericordia corporale e spirituale. Sono molte le Congregazioni religiose maschili e femminili segnate dal carisma della misericordia. Esse diffondono il buon odore di Cristo nel mondo intero.
NOTE
1 La Meditazione rientra nel ciclo dei "Sabati Mariani 2015-2016.
2 PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE , I Salmi della Misericordia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2015.
3 Cf. ERMES RONCHI, La parola materna che non conosce legge, in Luoghi dell'infinito, Dicembre 2015, p. 17-23.
4 Ib. p. 17.
5 PAPA FRANCESCO, Bolla Misericordiae vultus, n. 3.
6 DOMENICO UMBERTO D'AMBROSIO, Contemplare il mistero della misericordia, Rosato, Lecce 2015, p. 9-10.
7 Cf. SK n. 1088, 1127.
8 STh II, II, q. 30, a. 4c.
9 ANGELO SCELZO, Il Giubileo della misericordia. Francesco, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2015, p. 161.
10 Ib. p. 160.
11 Ib. p. 161.
12 PAPA FRANCESCO, Bolla Misericordiae vultus, n. 24.