Maria, donna e ministeri nella Chiesa
Data: Mercoledi 16 Settembre 2009, alle ore 17:17:59
Argomento: Donna


Da: STEFANO DE FIORES, Maria madre di Gesù. Sintesi storico – salvifica. EDB, Bologna 1992

Maria sorella nel discepolato

Se la Vergine è “tipo della Chiesa” vuol dire che in lei la Chiesa si specchia per trovare il suo essere sul piano ontologico e il suo dover essere sul piano operativo. Maria è dunque paradigma sia degli uomini e sia delle donne nella Chiesa, perché rivela a tutti la struttura basilare della Chiesa che è verginale e materna, caratterizzata cioè dal “si!” dalla fede e dell’amore verso il Padre per cooperare con lo Spirito alla nascita di Cristo nel cuore dei fratelli.

Chiamare Maria nostra “sorella” vuol dire che essa condivide la nostra condizione umana in quanto figli di Adamo, ma anche la sua partecipazione alla fraternità/sororità cristiana come membri della Chiesa redenta da Cristo. In questa prospettiva Maria appare come la prima “discepola” di suo Figlio perché, a partire dall’annunciazione, accoglie la Parola con l’obbedienza che sarà richiesta a coloro che sono chiamati a diventare discepoli di Gesù, avanzando nella peregrinazione della fede. Uomini e donne, fratelli e sorelle di Maria nel discepolato, hanno molto da apprendere spiritualmente da lei: Maria li conduce verso la pienezza della loro vocazione cristiana che è la maturità spirituale in Cristo, cioè la pienezza della fede e dell’adesione a Lui. Soprattutto la donna trova nella “sorella” Maria un aiuto concreto di come affrontare i problemi della sua esistenza, dato che Maria si presenta come la Donna nuova e perfetta cristiana che riassume in sé le situazioni più caratteristiche della vita femminile perché vergine, madre e sposa.

Maria, donna, ministeri

Passando dall’ordine della santità a quello dei ministeri e dei carismi, il riferimento a Maria diventa più problematico perché essa rischia la strumentalizzazione per provare determinate tesi a favore o contrarie ai ministeri ecclesiali delle donne. Occorre quindi procedere con cautela, partendo sempre dalla realtà testimoniata dal dato biblico.

A) LO SPIRITO DI SERVIZIO
Come “serva del Signore” (Lc 1,38) Maria è certamente un paradigma dello spirito di servizio che deve animare ogni carisma nella Chiesa. Maria insegna a tutti ad esorcizzare il potere e il prestigio da ogni uso egoistico e individuale: ella vive la sua somma dignità di Madre di Dio come umile disponibilità e collaborazione al piano di Dio. Inoltre la donna, guardando a Maria, trova in lei il segreto per vivere degnamente la sua femminilità ed attuare la sua vera promozione nella Chiesa e nel mondo.

B) CARISMI DI MARIA
La Madre del Signore entra legittimamente nella storia della salvezza e partecipa alla condizione del popolo di Dio, in particolare ai carismi distribuiti dallo Spirito Santo per l’edificazione della Chiesa. Maria è riconosciuta dalla Tradizione della Chiesa soprattutto come profetessa perché, dopo l’effusione dello Spirito, canta nel suo Magnificat le lodi di Dio che si manifesta nella storia.

C) MARIA E I MINISTERI
Sul piano dei ministeri esistono delle evidenze che concernono Maria in quanto donna:
a) Maria non è stata ordinata sacerdote nel senso canonico del termine. Da questo fatto Epifanio di Salamina (+403) deduce l’esclusione delle donne non solo dal sacerdozio ma anche dall’amministrazione del battesimo. Infatti, scrive Epifanio, se Dio avesse voluto che le donne esercitassero il sacerdozio, chi meglio di Maria avrebbe potuto adempiere la funzione sacerdotale del Nuovo Testamento, lei il cui utero divenne il tempio e il domicilio in cui il Signore realizzò l’economia della sua incarnazione? Questo motivo “mariano” per l’esclusione delle donne dal sacerdozio si è ripetuto non solo nel Medioevo, ma giunge fino a noi con la dichiarazione Inter insignores del 1976. C’è da augurarsi comunque che questo argomento “mariano”, in un momento in cui ai laici viene riconosciuta l’abilitazione ad essere ministri del battesimo e del matrimonio e ad insegnare le scienze sacre (CIC, can 229 e 232, § 3) venga accantonato per riferirsi a Maria per quello che Dio ha operato in lei e con lei.
b) E’ molto più produttivo ispirarsi a Maria che ha ricevuto da Dio il più alto ministero nella Chiesa, quello della maternità divina, per appoggiare una maggiore partecipazione della donna nella vita ecclesiale anche nel campo dei ministeri canonici, secondo la maturazione della stessa coscienza ecclesiale. In particolare non si vedrebbe difficoltà ad ammettere la donna ai ministeri non ordinati del lettorato e accolitato, mentre ormai aumentano le voci, sia in oriente che in occidente, che richiedono l’ammissione delle donne al diaconato. Secondo, infatti, studi recenti risulterebbe non soltanto che il diaconato femminile è un’isituzione che esisteva nella chiesa unita prima dello scisma del 1054, che è riconosciuta da tre concili ecumenici (I, IV V/VI) ma l’esistenza dell’ordinazione diaconale delle donne nel corso del primo millennio. Questo ministero infatti, secondo la Didascalia Apostolorum e le Costituzioni apostoliche, cioè dall’inizio del III secolo, veniva conferito con un rito liturgico che comportava gli stessi elementi considerati essenziali per l’espiscopato, il presbiterato e il diaconato maschile: l’imposizione delle mani, l’invocazione dello Spirito Santo sull’eletta perché potesse compiere degnamente il suo ministero, la consegna della stola diaconale e, in particolare a Costantinopoli, anche la consegna del calice con il sangue di Cristo. Il lavoro di chiarificazione e fondazione critica di questi dati è in corso.

D) MARIA TIPO DEL POPOLO SACERDOTALE
La Chiesa, afferma la dichiarazione Inter insignores del 1976, per fedeltà all’esempio del suo Signore, non si considera autorizzata ad ammettere le donne all’ordinazione sacerdotale. Si tratta di una tradizione continua e universale che riveste un carattere normativo in quanto si appoggia sull’esempio di Cristo e viene considerata conforme al disegno di Dio per la sua Chiesa.
Al di là delle distinzioni ministeriali, Maria appare per tutti come “tipo del popolo sacerdotale” che si unisce a Cristo per celebrare nel rito liturgico e nella vita il mistero della salvezza. Maria è il “luogo della presenza e tenda dell’Altissimo” che suggerisce una transitività cultuale che non può essere disattesa. Maria è luogo epicletico, luogo di evocazione – invocazione dello Spirito Santo. La sua potenza trasformante sorregge la maternità divina, fa di Maria la nuova arca, verso la quale erompe il giubilo del popolo. E ancora: Maria che offre il proprio Figlio a Dio nel tempio di Gerusalemme e poi entra in comunione con il suo sacrificio sul Golgota, non è forse figura della Chiesa che offre il suo sacrificio eucaristico, in unione, mediante lo Spirito, con l’unico Sommo Sacerdote? Per questa sua comunione con il mistero della redenzione, Maria assolve al compito di formare a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia. Nessuno come lei prese parte al sacrificio del Figlio, perciò va riconosciuta come figura prototipa della chiesa ministeriale e carismatica, in quanto in lei coincidono servizio e carisma, ministero e santità.







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