Ambrogio Autperto, il primo mariologo medievale
Data: Mercoledi 22 Marzo 2017, alle ore 9:08:12
Argomento: Medioevo


Un articolo di Paolo Riva su La Madonna della Neve, n. 3 marzo 2017, pp.6-7.




Dalla Francia fino a Benevento si svolge la vicenda di Ambrogio Autperto. Vissuto al tempi di Carlo Magno, affronta il terna dell'assunzione di Maria, ponendola in quanto nuova Eva legata al destino della Chiesa. Pure per lei usa il titolo di «sposa».
 

Quando il 22 aprile 2009, nel corso dell'Udienza generale del mercoledì, papa Benedetto pronunciò il nome di Ambrogio Autperto, molti si chiesero che santo fosse, dal momento che ai più appare una figura sconosciuta. E questo anche in passato, dal momento che, se il volume LXXXIX della celebre Patrologia Latina gli dedica solo poche colonne, in realtà le sue opere occuperebbero almeno due tomi della preziosa raccolta. Solo che sono stati attribuiti ora ad Ambrogio di Milano, ora a sant'Ildefonso, ora all'abate Ambrogio di Montecassino.

Nato da una distinta famiglia sul principio dell'VIII secolo in Francia, venuto in Italia, visitò Roma e si spinse fino a Benevento. Qui nel vicino monastero benedettino di S. Vincenzo al Volturno abbracciò la vita religiosa e nel 776 fu eletto abate dai suoi connazionali, mentre gli italiani eleggevano Potone. Chiamato a Roma in seguito a tale contesa, morì durante il viaggio; e qualcuno insinua assassinato. Benché la sua figura non risulti ancora del tutto chiara, Autperto è considerato teologo di grande importanza, eccezionale per la sua età.

La sua dottrina e la teologia rivestono particolare interesse nello studio di alcune problematiche mariologiche, come quella che riguarda 1'Assunzione di Maria, la sua maternità spirituale e la sua santità. Sono soprattutto due le omelie assai significative: In Purificationem S. Mariae e In Assumptionem che per lungo tempo è stata ritenuta opera di Agostino. Il giorno dell'Assunzione della Vergine sorpassa le solennità di tutti i santi e dall'intera cristianità deve essere celebrato con il massimo onore perché Maria ha dato alla luce l'Autore della vita. Ambrogio afferma senza esitazioni che la Chiesa ha accolto la festa dell'Assunzione al cielo di Maria sull'esempio di Cristo, risorto e asceso al Padre. «Ma la storia cattolica non narra il modo in cui ella è passata da questa terra nel regno celeste. Si dice che la stessa Chiesa di Dio non solo respinge le narrazioni apocrife, ma le ignora perfino. Infatti ve ne sono alcune senza il nome dell'autore che trattano della sua assunzione. Ma queste, come ho detto, non offrono alcuna garanzia di autenticità, in quanto non consentono affatto di dimostrare la veridicità dell'evento in ordine al precetto. Da questo ne consegue che alcuni manifestano delle perplessità, sia perché il suo corpo non si trova sulla terra, sia perché nella storia cattolica non si parla della sua assunzione con la carne, come invece si legge negli apocrifi. A costoro bisogna rispondere che, se l'uomo non trova sulla terra il corpo di Mosè [...] allora il cercarlo è proprio di quella stoltezza a causa della quale lo stesso Dio della maestà, incarnato, rifulse sulla terra. D'altronde non è neppure degno che uno si mostri sollecito nell'indagare sulla condizione del corpo di colei della quale non dubita che, elevata al di sopra degli angeli, regna insieme a Cristo. Agli uomini deve essere sufficiente soltanto sapere che la Vergine è veramente creduta regina del cielo, perché essa ha generato il Re degli Angeli». Allora non resta che ritenere come vero questo pensiero: noi cristiani crediamo che la Vergine è stata assunta al di sopra degli angeli, pur non sapendo se con il corpo o senza corpo.

Certo Ambrogio Autperto non si pronuncia sulla questione del corpo di Maria dopo la sua morte. E solo preoccupato di offrire le ragioni della glorificazione della madre di Dio. E da questo punto di vista imposta il problema in modo corretto. E riflettendo sulla missione di madre del Redentore, di colui che è risorto dai morti che la Chiesa raggiunge la certezza della piena glorificazione di Maria. Ed è interessante che in questo contesto sia introdotto accanto a quello di "madre" anche quello di "sposa". Sposa di chi? Autperto, nell'ambito del confronto con Eva, dice che Maria è la sola che ha meritato di essere chiamata madre e sposa. E poi dice che Maria è così bella che Dio l'ha eletta sua sposa. Due possono essere le spiegazioni: la prima, più teologica, mette in parallelo Adamo con Cristo nuovo Adamo e Eva con Maria nuova Eva; la seconda, più liturgica, dovuta, in quegli anni, all'utilizzo dei testi della festa della Dedicazione della chiesa anche per la festa dell'Assunzione.

Maria è la Regina dei cieli: ha infatti riparato i danni provocati dalla prima madre, Eva, e ha donato la redenzione all'uomo ormai perduto. Eva è l'autrice del peccato, Maria è l'autrice del merito. Come per gli altri Padri di questo periodo, anche Ambrogio si sofferma sull'umiltà di Maria e sulla sua pienezza di grazia. La Vergine dona all'uomo la grazia della riconciliazione, perché è lei ad impetrare ciò che domandiamo, a placare l'ira del Giudice, a soccorrere i miseri, ad aiutare i pusillanimi, ad infondere forza ai deboli e a pregare per tutto il popolo cristiano.

Maria è figura della Chiesa, la nuova Gerusalemme: la madre dei credenti, la redentrice. Nell'Omelia sulla Purificazione, Autperto spiega: «Se ci si chiede quale sia stato il motivo mistico per cui il nostro Redentore volle essere portato dalla propria città a Gerusalemme nel tempio del Signore dalla madre e dai parenti, noi scopriamo che la stessa gloriosa Madre e Vergine, nonché i familiari hanno rappresentato la figura di quella Chiesa che, a partire dalla Giudea, ha creduto negli Apostoli. Del resto quando mai non è stata vergine la Chiesa della quale l'Apostolo, parlando delle sue membra dice: Vi ho promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo? Quando mai non è stata madre, se per bocca del salmista si dice: Sion sarà chiamata madre; e il Signore nel Vangelo precisa: Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, padre e madre?».


RIVOLGI I TUOI OCCHI

«Tu, attraverso bianchi gigli e sboccianti rose primaverili, inviti i verginei cori ad abbeverarsi alle fonti della perenne vita, giacché essi non si lasciano irretire tra le seducenti maglie delle provocazioni  della carne. Tu nella beatissima reggia dei beati, avendo conseguito una dignità di primo grado, passeggiando qua e là tra le rugiadose piante, con dolce passo ti spingi tra l'incanto e l'olezzante profumo dei fiori del paradiso e con la tua santa palma cogli le immarcescibili viole. Tu, unita ai sommi cori, canti incessantemente all'unisono con essi e, insieme agli angeli e agli arcangeli, con voce instancabile non smetti in di ripetere: "Santo". Tu siedi nella stanza del Re, ornata con le gemme e le perle della beatitudine Gli angeli hanno collocato il tuo trono rea1e nella stanza dell'eterno Re. E lo stesso Re dei re, amandoti più di ogni altra come vera madre e dignitosa sposa, si unisce a te in un abbraccio di amore. Ma non meraviglia affatto se si degna di gioire insieme a te quel Dio che ora regna nei cieli e che, nato uomo da te, tu hai baciato tante volte sulla terra, quando egli era bambino. In nome dunque della beatitudine che possiedi, rivolgi i tuoi occhi, o Vergine, affinché scampiamo dalle nostre miserie».

 







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