La Regalità di Maria, come servizio materno
Data: Mercoledi 16 Agosto 2017, alle ore 23:22:13
Argomento: Culto


La Memoria Obbligatoria della Regalità di Maria, dal libro di D. M. Sartor, Le feste della Madonna. Note storiche e liturgiche per una celebrazione partecipata, EDB, Bologna 1988, pp. 133-138.

 



Maria Regina

Le basiliche romane ci hanno reso familiare l'immagine di Cristo Pantocrator, rivestito di insegne regali e dominante la volta dell'abside; nelle chiese bizantine, insieme con il Figlio vi è spesso anche la Madre, vestita come un'imperatrice. Così bisogna dire che, almeno a partire dal IV secolo, progressivamente si attribuisce a Maria il titolo di «Regina», che - con altri appellativi regali - diviene comune (soprattutto nel medioevo) sia per il culto liturgico (Salve Regina, Regina coeli, Ave Regina coelorum ... ), sia per la pietà popolare (vedi le Litanie lauretane e non, il V mistero glorioso del Rosario...), sia nell'iconografia (che spesso ama dipingere l'atto dell'incoronazione nella gloria del cielo ... ). Pertanto, a ragione Pio XIL, quando nel 1954 pubblica l'enciclica Ad coeli Reginam e istituisce la festa liturgica della Regalità di Maria, può dichiarare espressamente che «non si tratta di una nuova verità proposta al popolo cristiano». Oggi, tuttavia, si guarda con una certa diffidenza alla regalità di Maria, e ciò anche in ambienti attenti alla figura della Vergine di Nazareth e alla sua missione nella vita di Cristo e della chiesa. Da alcuni si osserva che il termine «regina» appartiene a un'epoca storica tramontata e riflette concezioni politiche e culturali ormai superate, comunque estranee alla sensibilità dell'uomo contemporaneo o addirittura tali da suscitare in lui una reazione negativa. Altri fanno notare che il sottofondo teologico di un tale titolo sembra favorire quel genere di discorso mariologico e quel tipo di pietà mariana che, ponendo l'accento esclusivamente sulla «grandezza» della Vergine, può finire per oscurare il suo «profilo evangelico»: insomma si ha paura - con la dottrina della regalità mariana - di rimanere ancorati alla «mariologia dei privilegi» senza passare decisamente alla «mariologia del servizio». Si radicalizzerebbe così l'opposizione tra la tendenza a esaltare nella Vergine la singolare dignità di Madre di Dio, contemplandola nella gloria celeste come donna circonfusa di luce e vicina al trono dell'Altissimo, e la tendenza a comprendere la Vergine nella sua vicenda evangelica, considerando il suo cammino di fede e il travaglio della sua adesione al volere di Dio come madre di Gesù e sorella nostra. Ora, a parte il fatto che il linguaggio teologico quando  è di matrice biblica conserva ancora la sua forza evocatrice di realtà spirituali e che in concreto la liturgia postconciliare (rifacendosi alle fonti bibliche e patristiche) usa con grande frequenza il termine «Re» applicato a Cristo, noi siamo convinti che i dati emergenti dall'odierna celebrazione liturgica della festa di «Maria regina» sono davvero equilibratori e rassicuranti per una corretta interpretazione del tema nell'ambito del contesto teologico attuale.

1. Una verità antica per una festa recente

La festa di Maria regina è, evidentemente, una celebrazione parallela alla solennità di Cristo re, e bisogna dire che praticamente è stata occasionata dall'affermarsi di quest'ultima. In verità, già all'inizio del secolo scorso, nel Congresso mariano celebrato a Lione nel 1900, veniva emesso un voto per la istituzione della «Festa della regalità universale di Maria» e per I'aggiunta nelle Litanie lauretane dell'invocazione «Regina dell'universo, prega per noi». Un simile desiderio veniva formulato anche nei Congressi di Friburgo (nel 1902) e di Einsiedeln (nel 1906); anzi, nel primo si chiedeva per l'auspicata festa la data precisa del 31 maggio, mentre nel secondo si chiedeva più in generale che i nuovi testi liturgici servissero di chiusura al mese mariano. Ma un largo movimento in favore di una festa propria della regalità di Maria si fece strada nella chiesa soprattutto dopo l'istituzione della festa di Cristo re, compiuta da Pio XI a chiusura dell'anno santo del 1925. Così nel 1933 sorgeva in Roma, per opera di Maria Desideri, il «Movimento internazionale Pro regalitate Mariae», diretto a diffondere tra i fedeli l'idea e la devozione verso la regalità mariana e a ottenere dalla Santa Sede una festa liturgica con questo titolo, mettendo insieme le adesioni dei vescovi e di altre personalità del mondo cattolico. Venivano così raccolte oltre mille petizioni, riunite in dodici volumi presentati successivamente a Pio XII. Nello stesso anno 1933 il vescovo di Port-Said benediceva la prima pietra di una cattedrale dedicata a Maria «Regina del mondo», consacrata poi solennemente da un legato papale il 13 gennaio 1937; accanto alle manifestazioni cultuali, uno dei principali effetti di questo movimento fu di aprire il campo a diversi studi sull'argomento; Così nel 1954, al termine dell'anno mariano per il centenario della definizione dogmatica sull'Immacolata, Pio XII non fa altro che tirare le fila di quest'ampio coinvolgimento del popolo di Dio sul tema, e nel ottobre pubblica la sua enciclica Ad coeli Reginam contenente le motivazioni stonco-teologiche della nuova festa; il 10 novembre, poi, a conclusione del Congresso internazionale mariologico-mariano (quasi tutto di approfondimento della questione), proclama la festa liturgica di Maria regina, da celebrarsi il 31 maggio. Inoltre - quasi segno tangibile del fatto - reincorona di sua mano la venerata immagine della Vergine «Salus populi Romani» della basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. I testi propri dell'ufficio e della messa della nuova festa vedranno la luce qualche mese dopo con decreto della S. Congregazione dei riti del 31.5.1955. Nel riformato Calendario romano del 1969 la festa della Regalità di Maria dal 31 maggio è stata trasferita al 22 agosto, ottava dell'Assunzione, «perché appaia più chiara la connessione tra la regalità della Madre di Dio e la sua assunzione» (Commentarium ufficioso vaticano). Pertanto il nuovo Calendario, come ha avvicinato, per un più profondo significato, la memoria del Cuore immacolato di Maria (prima fissata al 22 agosto) alla solennità del Sacro Cuore di Cristo, così, fissando la memoria di Maria regina otto giorni dopo 1'Assunta, ha inteso mettere in rilievo il legame stretto che intercorre tra assunzione e glorificazione della Madonna. Del resto questo corrisponde pienamente allo spirito della liturgia, che nell'antifona al Magnificat del 15 agosto così canta: «Rallegratevi, perché oggi Maria è salita nei cieli; con Cristo regna per sempre!». E anche il Concilio Vaticano II perentoriamente unisce i due avvenimenti affermando che: «L'immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale Regina dell'universo, perché fosse pin pienamente conformata col Figlio suo, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte» (LG 59: EV 1/433). Un mutamento di data, dunque, che non deve dispiacere: infatti se da una parte disancora la festa dall'ambito devozionale (mese mariano) dall'altra la immette in un alveo teologico (Assunzione) capace di meglio giustificarla e comprenderla.

2. I dati teologici del vissuto liturgico

La Marialis cultus di Paolo VI, in merito a questa memoria, afferma: «La solennità dell'Assunzione ha un prolungamento festoso nella celebrazione della beata vergine Maria regina, che ricorre otto giorni dopo, nella quale si contempla colei che, assisa accanto al Re dei secoli, splende come Regina e intercede come Madre» (n. 6: LV 5/27). Giustamente il testo sottintende che per la liturgia romana la solennità del 15 agosto costituisce, a rigor di termini, la celebrazione più piena della regalità di Maria: nella luce dell'Assunzione la festa del 22 agosto appare solo come un «prolungamento festoso» di essa, come peculiare contemplazione di «colei che, assisa accanto a! Re dei secoli, splende come Regina e intercede come Madre». E bisogna dire che il binomio Regina-Madre qui ricordato è costantemente presente nei formulari liturgici propri della messa del giorno. La celebrazione eucaristica si apre con il Salmo 44,10 che determina subito il tema proprio della festa: «alla tua destra è assisa la Regina splendente di oro e di gemme» (antifona di introito); ma subito l'orazione colletta come anche l'orazione dopo la comunione precisano che la memoria si incentra su Maria «come nostra Madre e Regina» e l'acclamazione al Vangelo del Lezionario italiano sottolinea egregiamente entrambe le dimensioni: «Ti salutiamo, Regina del cielo; Tu, che portasti in grembo il Salvatore, intercedi per noi, Vergine umile e gloriosa». Si tratta, dunque, di una regina che è insieme madre, o meglio si tratta di una regina che e tale perché madre del Re dei re e «perché» esercita verso di noi la sua regalità come una maternità. Questo sottofondo teologico, che cioè Maria è regina perché madre, è implicitamente presente sia nella colletta del giorno (che accosta Ia regalità materna di Maria verso di noi al fatto che è «la Vergine Madre, dalla quale nacque il Cristo Figlio di Dio», sia nell'orazione sopra le offerte (che fa consistere il contenuto della festa «nel gioioso ricordo della Madre del Signore»), ma è esplicitamente affermato dalle due letture, assegnate dal Lezionario italiano come da preferirsi in questa memoria. Infatti l'oracolo di Is 9,1-6 della prima lettura annuncia la nascita di un bambino che ha sulle spalle la dignità regale e a cui si attribuisce tutta una serie di titoli caratteristici: come non scorgere in questo bambino quello annunziato da Gabriele a Maria come colui al quale «il Signore Iddio darà il trono di Davide... e il suo regno non avrà mai fine» (Lc 1,32-33)? CosI la maternità divina associa Maria in maniera intima al suo Figlio, rendendola partecipe anche, delle sue funzioni messianiche, di cui fa parte la regalità. Inoltre nel v. 43 del Vangelo del giorno (Lc 1,39-47) per la prima volta Gesù è detto «Signore» nel linguaggio di Luca, usato in riferimento a Cristo, è il termine o titolo messianico che sottende una certa idea di potenza e di dominio. E Maria viene chiamata da Elisabetta  «la Madre del mio Signore», con tutte le implicanze culturali nei riguardi della Regina-Madre. É il primo argomento teologico in favore della regalità mariana, portato dall'enciclica di Pio XII: ella è regina perché è la madre del Signore, di modo che la regalità messianica del Figlio inevitabilmente si riflette sulla Madre. Purtroppo nei testi liturgici del giorno manca un riferimento esplicito a un altro fondamento teologico della regalità di Maria messo in luce dalla Ad coeli Reginam, ossia il fatto della sua partecipazione al compiersi della redenzione. L'orazione sopra le offerte afferma che «ci aiuti e ci soccorra il Cristo, uomo Dio, che si offrì per noi Agnello senza macchia sulla croce», ma non menziona il contributo del tutto eccezionale della Vergine Madre. Ora dal momento che è certo che la Vergine ha collaborato con il Redentore alla salvezza del mondo (cf. specie LG 61: LV 1/435), è giusto ritenere che ella partecipa anche di quella regalità che suo Figlio acquistò con il sangue versato. Così il fatto di non averlo espliitamente menzionato costituisce una lacuna teologica nei formulari liturgici, che invece nella messa di Pio XII affermavano: «Beata sei tu, vergine Maria, perché ai piedi della croce del Signore sei stata paziente: ora con lui regni,in eterno» (graduale) e che altrove ricordano «Maria, Regina del cielo e Signora dell'universo, stava presso la croce del Signore nostro Gesù Cristo nel put profondo dolore». Ma anche altre tematiche, care al sentire teologico odierno, rimangono piuttosto in ombra. Perché, ad esempio, non mettere chiaramente in luce come la regalità della Vergine è conseguenza della sua vita di donazione e di servizio e come ancora oggi ella esplica la sua regalità in forma di materno servizio? Perché non richiamare esplicitamente ai «poveri del Signore» del nostro tempo che Dio è fedele alle sue promesse e che il suo stile d'agire non è mutato, evidenziando come il Dio che ha esaltato Maria di Nazareth donna umile è povera, esalterà pur essi e quanti ai nostri giorni sono perseguitati e umiliati per la loro fedeltà al Vangelo? É la lacuna antropologica dei formulari della messa del giorno. E vero che l'antifona di comunione ricorda Lc 1,45 così concretizzata dall'antifona al Magnificat dei vespri: «Beata vergine Maria perché hai creduto alla parola del Signore: ora regni con Cristo in eterno» e che le petizioni dei formulari eucologici fanno chiedere che, per intercessione della Regina-Madre, anche a noi venga donata «nel regno dei cieli la gloria promessa ai figli di Dio» (colletta), di modo che anche noi «partecipiamo all'eterno convito» (orazione dopo la comunione), dove si può ricordare la promessa di Gesù: «Mangerete e berrete alla mia mensa nel mio Regno e siederete sopra dei troni per giudicare ... » (Lc 22,30). Ma ci sembra troppo poco, almeno per la sensibilità dei fedeli. Tuttavia - da questi elementi - si può prendere le mosse per armonizzare una celebrazione, che potrebbe correre il rischio di perpetuare la contrapposizione tra La Regina del cielo, vicina a Dio, e la Donna del Vangelo, vicina all'uomo; mentre si sa che «lei nella chiesa occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi» (LG 54: EV 1/428). A questo proposito ci sembra più completo e vitale quanto afferma il nuovo Rito per l'incoronazione dell'immagine della b. v. Maria del 1981, di cui riportiamo il testo eucologico più significativo, quasi sintesi attuale sul significato biblico-teologico-antropologico della regalità di Maria: «Benedetto sei tu, Signore, Dio del cielo e della terra che nella tua giustizia e misericordia disperdi i superbi ed esalti gli umili. Di questo tuo meraviglioso disegno ci hai offerto il modello perfetto nel Verbo fatto uomo e nella sua Vergine Madre. Il Cristo tuo Figlio che si è umiliato volontariamente fino alla morte di croce, risplende nell'eterna gloria e siede alla tua destra, Re dei re e Signore dei signori. E colei che si è chiamata tua serva, la Vergine da te eletta come genitrice del Redentore e vera madre dei viventi, innalzata sopra i cori degli angeli, regna gloriosa accanto al suo Figlio e prega per tutti gli uomini, avvocata di grazia e regina di misericordia. Concedi, o Padre, che seguendo il loro esempio anche noi ci consacriamo al tuo servizio e ci rendiamo disponibili l'un l'altro nella carità; così nella vittoria sull'egoismo e nel dono senza riserve adempiremo la tua legge e condurremo a te i nostri fratelli. Fa' che siamo lieti di vivere umili e poveri in terra, per raggiungere un giorno la gloria del cielo dove tu Stesso darai la corona della vita ai tuoi servi fedeli. Amen».

 

 







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