L'Annuncio nel Tempio
Data: Lunedi 21 Agosto 2017, alle ore 10:27:30
Argomento: Islam


L'Annunciazione di Maria nel Corano. Un articolo in La Madonna della Neve, n. 6 giugno-luglio 2017, pp. 20-21.



Sono due i racconti di annunciazione a Maria - Uno avviene nel tempio, l'altro nel deserto - Sono gli angeli che portano il messaggio divino a Maria - Come nel Vangelo Maryam presenta le sue difficoltà - Ma risolve tutto Allah con un'azione ricreatrice.
 

Il Corano propone due versioni dell'annunciazione a Maria: una nel tempio e una nel deserto. Due ambienti caratteristici del mondo biblico, ciascuno ricco di simboli tra loro complementari: tempo del pellegrinaggio e tempo della stabilità, luogo della purificazione e luogo della festa... L'annuncio a Maryam, nella sura III, segue senza soluzione di continuità quello fatto a Zaccaria con il quale è comunicata la risposta divina alla sua preghiera: il dono di un figlio di nome Yahya, la cui missione sarebbe stata quella di attestare di un Verbo venuto da Dio. Perciò questo annuncio si apre a realizzazioni che la preghiera di Zaccaria non poteva prevedere: essa appare tutta orientata verso un'altra nascita, di cui gli angeli stanno per mettere a parte Maryam, quella del Verbo venuto da Dio, il cui nome sarà "il Messia, 'Isa figlio di Maryam". Ed è dunque nel tempio che gli angeli appaiono a Maryam.

A differenza di tutte le altre annunciazioni narrate nell'insieme delle Scritture, la descrizione di questa traduce innanzitutto in modo avvincente lo stupore dei messaggeri di fronte a colei presso la quale sono stati inviati. Negli altri casi l'annuncio di una concezione miracolosa veniva il più delle volte a porre qualche rimedio a una deficienza naturale, la sterilità o l'età avanzata. Nel caso di Maryam, si tratta di una fanciulla che ha scelto liberamente di mantenersi casta davanti a Dio. Prima di trasmettere il messaggio, gli angeli esprimono la propria meraviglia di fronte alla verginità di Maryam, segno di elezione divina, e si rivolgono a lei con solennità, ponendo attenzione alla benevolenza divina di cui è oggetto: «In verità, o Maryam, Allah ti ha eletta; ti ha purificata ed eletta tra tutte le donne del mondo». Questa elezione assolutamente unica può essere accostata a quella di Mosè, anche se non sono sovrapponibili, poiché ciascuna esprime con un particolare accento una relazione molto personale di Dio con il suo eletto: «Oh Mosè, ti ho eletto al di sopra degli uomini per affidarti i miei messaggi e le mie parole. Prendi ciò che ti do e sii riconoscente». Subito dopo il saluto, gli angeli proseguono restituendo Maryam alla classe comune dei servi di Dio, dicendole: «Oh, Maryam, sii devota al tuo Signore, adoralo e prosternati davanti a Lui con coloro che si inchinano». In Luca 1,38 è Maria che spontaneamente risponde al messaggero dichiarandosi "serva del Signore" o sua devota e fa atto di fiduciosa sottomissione a Dio: «Che avvenga di me quello che hai detto».

Segue un breve inserto - noi diremmo redazionale - nel quale Dio parla direttamente al Profeta. E poi il racconto prosegue: «Quando gli Angeli dissero: "Oh, Maria, Allah ti annuncia la lieta novella di un Verbo venuto da Lui: il suo nome è Messia, 'Isa, figlio di Maryam. Egli compirà prodigi in questa vita e nell'altra; egli è nel numero di coloro che Allah tiene accanto a Sé». Si tratta dell'unica annunciazione nel Corano che verta esplicitamente sulla nascita di un "Verbo venuto da Dio". In occasione dell'annuncio di Yahya (Giovanni), si tratta solo di un "figlio". Qui, invece, questo Verbo venuto da Dio che prende corpo in Maryam porta un nome e un titolo, fin dall'inizio dell'eternità, e viene per la prima volta pronunciato dall'angelo: "Il Messia, 'Isa, figlio di Maryam". Ma vediamo più da vicino.

Si tratta di un Verbo venuto da Allah - e qui dobbiamo sottolineare la forme indefinita "un Verbo", mentre il Vangelo di Giovanni nomina "il Verbo", per mezzo del quale tutto è stato creato. Il Corano dice "il Messia" (e non "Un Messia"), I'unico annunciato e atteso da tutta la storia biblica. Infine, 'Isa, figlio di Maryam: il suo nome è immutabilmente e da tutta l'eternità associato a quello di Maryam sua madre, dalla quale trarrà la propria identità sulla terra, in quanto nato senza padre.

Questo Verbo di Dio divenuto uomo in Maryam non è un infante - nel senso etimologico di chi non ha l'uso della parola - poiché, come dichiara l'angelo al momento dell'annunciazione: «Dalla culla parlerà alle genti come un uomo maturo e sarà tra gli uomini devoti». Sarà Dio stesso, senza mediazione, «a insegnargli il Libro e la Saggezza, la Torah e il Vangelo».

Alla domanda di Maryam: «Come potrei avere un bambino se mai un uomo mi ha toccata», l'angelo risponde: «É così che Allah crea ciò che vuole: quando decide una cosa, è sufficiente che dica ad essa: "Sii!", ed essa è». A Dio basta chiamare una cosa all'esistenza affinché, per la sua stessa parola, quella cosa esista. Nel versetto 35 della sura XIX si legge analogamente: «Non si addice ad Allah prendersi un figlio. Gloria a lui! Quando decide qualcosa dice: "Sii", ed essa è». Osserviamo che questi diversi momenti, essenziali alla presentazione coranica dei misteri fondatori del cristianesimo, sono tutti immediatamente riferiti all'azione creatrice di Dio, senza fare allusione né alla storia né soprattutto alla redenzione.

Il racconto dell'annunciazione termina qui. Il messaggero divino ricorda quello che Dio insegnerà al Messia, il quale, inviato a Israele, dirà: «In verità vi reco un segno da parte del vostro Signore. Plasmerò per voi un simulacro di uccello nella creta e quando vi soffierò sopra, con il permesso di Allah, diventerà un vero uccello. E per volontà di Allah, guarirò il cieco nato e il lebbroso, e farò vivere i morti. E vi informerò di quel che mangiate e di quel che accumulate nelle vostre case. Di sicuro, se siete credenti, in ciò vi è un segno».

Non si attende dunque risposta da parte di Maryam. E questo rende il racconto dell'annunciazione coranico profondamente diverso da quello evangelico. La logica biblica è quella dell'alleanza che implica un rapporto dialogico tra Dio e il suo popolo, tra il Signore e i suoi fedeli. L'assenso a una richiesta divina non è qualcosa di secondario, ma è essenziale dal momento che Dio non viola la libertà dell'uomo, ma con la sua grazia la mette in condizione di corrispondere ai suoi disegni. Questo aspetto è uno di quelli che segnano in modo radicale la diversità tra islam - che significa "sottomissione" - e cristianesimo. A Maria, nel Corano, in un certo senso non è nemmeno data la possibilità di disobbedire! E, perciò, viene meno tutta la forza del confronto che la letteratura cristiana ha formulato fin dai primi secoli tra Eva che disobbedisce al comando divino e Maria che dà il suo assenso all'annuncio dell'angelo. La sottomissione obbediente - nel Vangelo - non è imposta, ma liberamente scelta.
 

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