La valenza sociale e politica del dogma dell'Immacolata Concezione
Data: Lunedi 13 Novembre 2017, alle ore 13:04:17
Argomento: Dogmi


Un articolo di Vincenzo Sansonetti in Focus XI (2015), n. 2, pp. 69-72.



Gran parte dei 213 cannoni sottratti dai francesi ai russi a Sebastopoli, nella vittoriosa guerra di Crimea, vennero usati per fondere la colossale statua di bronzo dedicata all’Immacolata che sarà poi elevata nel 1860 nel santuario di Notre-Dame di Puy, nel cuore della Francia, con una sottoscrizione nazionale capeggiata dallo stesso Napoleone III. Un evento singolare, se raffrontato alla politica fino ad allora attuata dall’imperatore, di segno marcatamente anticlericale, ma che rappresenta anche un esempio significativo della forza del dogma dell’Immacolata da poco proclamato e la sua capacità di incidere nelle vicende civili e sociali.

“Oggetto di fede certo ed immutabile”

«Dichiariamo, pronunciamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria, sin dal primo istante del concepimento, per singolare grazia e privilegio di Dio e in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli». La formula, chiara ed efficace, descrive con una sintesi mirabile cosa sia il dogma dell’Immacolata Concezione, il penultimo dogma mariano prima dell’Assunzione, solennemente proclamato dal beato Pio IX l’8 dicembre 1854 – anno nono del suo lungo pontificato – con la bolla Ineffabilis Deus. Bolla tormentata e riscritta nove volte prima di arrivare al testo definitivo, dopo la consultazione dei vescovi di tutto il mondo sollecitati dall’enciclica Ubi primum, un vero e proprio “sondaggio” per acquisire l’opinione dei fedeli nelle varie diocesi dei cinque continenti: 953 furono le risposte pervenute, di cui ben 908 positive1. Quell’8 dicembre 1854 tutte le campane di Roma suonarono a festa per un’ora di fila. Durante la lettura della Ineffabilis Deus, Papa Mastai Ferretti – il Pontefice di Porta Pia, della fine del potere temporale e del Sillabo – volle accanto a sé l’arcivescovo di Parigi, monsignor Marie Dominique Auguste Sibour, uno dei pochi ad aver risposto negativamente alla Ubi primum2.

Preservata dalla “frattura nella comunione con Dio”

Più di un secolo e mezzo dopo, all’Angelus dell’8 dicembre 2013, Papa Francesco riprende la definizione del dogma, spiegandone con semplicità il significato: «Su di Lei, quella ragazza di quel paesino lontano, su di Lei si è posato lo sguardo del Signore, che l’ha prescelta per essere la Madre del suo Figlio. In vista di questa maternità, Maria è stata preservata dal peccato originale, cioè da quella frattura nella comunione con Dio, con gli altri e con il creato che ferisce in profondità ogni essere umano. Ma questa frattura – prosegue Papa Bergoglio – è stata sanata in anticipo nella Madre di Colui che è venuto a liberarci dalla schiavitù del peccato». La Madonna non poteva essere segnata dal peccato dei progenitori: solo una creatura concepita pura e senza macchia avrebbe potuto accogliere in modo degno in grembo il Figlio di Dio fatto uomo. L’immacolato concepimento non va confuso con un altro dogma mariano, la maternità verginale di Maria. Sono due misteri diversi: il secondo si riferisce alla perpetua verginità della Madonna, prima durante e dopo il parto divino3. Il primo in- vece fa riferimento al fatto che Maria, fin dal primissimo istante del suo concepimento (i suoi genitori erano Anna e Gioacchino) fu preservata immune dal peccato originale. La solennità liturgica è l’8 dicembre (festa della Chiesa universale già dal 1708), data che corrisponde esattamente a nove mesi prima della nascita della Vergine, fissata per tradizione all’8 settembre. La Natività di Maria era celebrata in Oriente fin dal VI-VII secolo, ma non si conoscono i motivi per cui sia stato scelto proprio l’8 settembre. 

Un dono provvidenziale a una Chiesa esausta

Impossibile raccontare, anche per brevi cenni, la complessa storia del dogma dell’Immacolata. Questa verità di fede veniva uffcialmente riconosciuta, afferman- dosi quasi a furor di popolo, dopo secoli di profonda devozione nei cuori più semplici ma anche di accesi dibattiti e duri confronti fra diverse scuole teologiche (francescani favorevoli e perciò detti immacolisti, domenicani contrari e quindi chiamati macolisti), persino con santi opposti ad altri santi, ordini religiosi in guerra tra di loro, addirittura rivolte popolari e sfide a duello, fino a emettere pubblicamente, come avvenne in Spagna, el voto del sangue, cioè l’impegno a difendere a costo della vita l’Immacolata Concezione. Dispute forti e vigorose, mosse da una fede turbolenta ma sicura. Il dubbio che ha tormentato anche grandi Santi, come San Bernardo, che pure ha cantato in modo splendido le lodi di Maria4, è che la proclamazione del concepimento immacolato della Madonna potesse in qualche modo adombrare la missione di salvezza universale di Cristo, destinata a tutte le creature. Dalle origini, infatti, la Chiesa riconosce l’eccelsa santità della Vergine Maria, ma che ci fosse una creatura, anche una sola, esente dal peccato originale – questo l’argomento forte del partito contrario alla proclamazione del dogma – sembrava togliere qualcosa al potere salvifico di Cristo, sottrarre qualcuno, fosse pure sua Madre, al pieno dispiegarsi della sua forza redentrice. Pio IX è riuscito a mettere tutti d’accordo, invitando fedeli e teologi a considerare l’immacolata concezione uno speciale privilegio di Dio verso Maria. La “soluzione” teologica che alla fine si impose, ponendo termine a litigi e conflitti, con la definizione dogmatica che da oltre 160 anni è verità di fede, è appunto questa: Maria ebbe il privilegio, il dono di essere preservata dal peccato originale dal primo istante di vita (quindi ancora nel grembo materno) perché fosse degna Madre del Redentore e perché fosse una prefigurazione, cioè un “anticipo”, dell’umanità redenta.

Quell’inspiegabile raggio di luce

La proclamazione del dogma, l’8 dicembre 1854, si accompagna a un fatto prodigioso. Quella mattina, nella basilica di San Pietro gremita di fedeli, al momento della lettura della bolla – a detta di molti testimoni oculari – Pio IX è investito da un fascio di luce proveniente dall’alto. Fenomeno inspiegabile perché in tutti i periodi dell’anno, tanto più all’inizio dell’inverno, da nessuna finestra della basilica vaticana un raggio di luce poteva raggiungere l’abside dove si trovava il Papa. Qualcuno vi colse una sorta di “approvazione” celeste, ma anche l’auspicio di un avvenire più lieto e sereno nella vita così tormentata della Chiesa, che in quegli anni era duramente osteggiata da massoni e anticlericali5. La proclamazione del dogma dell’Immacolata si presenta quindi come un dono provvidenziale, concesso per ridare vigore, a metà del XIX secolo, a una Chiesa esausta e messa alle corde: il dogma infatti ricorda e mette in primo piano l’esistenza del peccato originale e la Redenzione portata da Cristo. In questo senso, assume anche pienamente una valenza sociale e politica.

La “conferma teologica” di Lourdes

L’11 febbraio 1858 a Lourdes, sperduto villaggio degli Alti Pirenei, in Francia, è giovedì grasso quando una contadinella analfabeta e malaticcia di 14 anni, una certa Bernadette Soubirous, sostiene convinta di aver visto in una grotta una «bella signora». L’apparizione è la prima di una serie di 18, che proseguono fino al 16 luglio. Il 25 marzo 1858, festa liturgica dell’Annunciazione (o dell’Incarnazione), alla sedicesima apparizione, la terz’ultima, la “signora” risponde a Bernadette, che le aveva chiesto chi fosse, definendosi «l’Immacolata Concezione». Parla in patois, il dialetto locale, utilizzando la medesima espressione della bolla pontificia Ineffabilis Deus di Pio IX. La circostanza sarà considerata decisiva a favore dell’autenticità delle apparizioni di Lourdes, e quindi del riconoscimento ufficiale, che avverrà il 18 gennaio 1862. Dal momento che Bernadette era una contadinella analfabeta, è più plausibile ritenere che abbia visto davvero la Madonna, piuttosto che conoscere con proprietà linguistica, per conto suo, il dogma proclamato quattro anni prima dal Papa. Lo stretto legame tra proclamazione del dogma e apparizioni a Lourdes conferma che la Madonna ha sempre agito nella Chiesa e per la Chiesa – anche attraverso le apparizioni – attenta perfino a sottolineare gli aspetti dottrinali via via riconosciuti e sviluppati. E così a Lourdes “è venuta” a certificare la Chiesa stessa del suo giusto operare, della sua cor-retta posizione teologico-pastorale. È come se alla Vergine premesse di confermare: «Eccomi, sono l’Immacolata Concezione, avete fatto bene a chiamarmi così».

Memoria dell’originale dipendenza da Dio

Il dogma dell’Immacolata Concezione, storicamente il più contrastato, si è anche rivelato subito un dogma scomodo, e lo è tuttora, perché ci mette davanti agli occhi un fatto, un’evidenza che la modernità e la cultura contemporanea hanno sempre rigettato: il mistero del peccato originale. Oggi, in una società disorientata in cui l’uomo pretende di bastare a se stesso e di essere immune da ogni colpa, il dogma dell’Immacolata Concezione appare superato, inutile, incomprensibile. Scomodo e “scandaloso” perché ci fa memoria della nostra originale dipendenza da Dio. Soprattutto da Rousseau in poi l’uomo ha la pretesa della totale autosufficienza, unita alla convinzione della immunità da colpe che, semmai, vengono attribuite alle “strutture sociali”, all’occorrenza da abbattere anche con la violenza. Ma così facendo, lungi dall’arrivare a edificare il paradiso in terra, l’esito può essere drammatico: giungere a fabbricare i lager e i gulag, oppure a distruggere le fondamenta della convivenza civile, con le ideologie nichiliste e relativiste oggi in gran voga. La realtà è che nasciamo con il peccato originale, siamo carichi di peccato. Ma proprio grazie all’Immacolata, che ci protegge e ci conduce all’amore di Cristo, possiamo tornare ad essere come il Padre ci ha voluti, ci ha pensati dall’eternità: aderire al nostro destino, essere felici, suoi Figli. Ancora Papa Francesco: «Anche noi, da sempre, siamo stati scelti da Dio per vivere una vita santa, libera dal peccato» (Angelus, 8 dicembre 2013).

Un modello di perfezione

L’Immacolata rappresenta l’esempio più che perfetto della persona umana. Solo Lei è creatura tutta umana e tutta celeste, innocentissima e bellissima. È un modello di perfezione senza uguali, e a tutti noi è chiesto di guardarLa. Chi vuole assumere una personalità umana che sia conforme ai voleri di Dio, chi vuole aderire al proprio destino di creatura voluta e amata dall’eternità dal suo Creatore, chi vuole essere fino in fondo se stesso, non la caricatura di se stesso che suscita il peccato, non può che alzare lo sguardo verso questo supremo modello, Maria, cui conformarsi. L’Immacolata ci fa vedere concretamente cosa significa rendere il nostro “esistere” coincidente con il nostro “essere”. Inutile cercare altrove un modello simile, perché un’altra persona umana perfetta come Lei non esiste e non può esistere, perché solo a Lei è stato concesso il privilegio di essere esente dal peccato. Anche tutti i Santi messi insieme sono inferiori alla Beata Vergine. Guardare a Lei significa far crescere in noi la consapevolezza di essere figli di Dio, per diventare personalità forti nella fede, pronti a una lotta implacabile contro il peccato, certi della vittoria della Grazia divina (il serpente schiacciato sotto i piedi dell’Immacolata), aperti all’amore verso Dio e i fratelli. Tutto il capitolo VIII della costituzione dogmatica conciliare Lumen gentium è dedicato alla Madonna e al suo ruolo esemplare nella storia della salvezza. Di Lei si sottolinea il mandato materno verso l’umanità, attribuito dallo stesso Gesù quando, sulla Croce, le affida con Giovanni tutta la Chiesa: «Madre, ecco tuo figlio». In questo “contesto materno” si inserisce la sequenza dei dogmi mariani, di cui l’Immacolata fa parte, voluti dalla Chiesa per accompagnare i credenti nel loro, spesso accidentato, cammino di fede.

In un preciso contesto storico

«Perché mai il Signore ha voluto, o ha permesso, che solo alla metà del XIX secolo la grande verità dell’Immacolata venisse infallibilmente proclamata?», si chiedeva monsignor Francesco Olgiati6. In altri termini, quale senso storico ha assunto la proclamazione del dogma? E che cosa significa per noi, oggi, nel terzo millennio? Il dogma dell’Immacolata si affaccia negli anni del liberalismo trionfante, da un lato, e del Manifesto del partito comunista di Karl Marx (1848), dall’altro. Tra la pubblicazione del volume di Joseph Ernst Renan, L’avvenire della scienza (scritto nel 1848- 1849) e il fiorire del positivismo di Augusto Comte (1798-1857). L’Ineabilis Deus irrompe negli anni in cui vi è la convinzione che Pio IX sarebbe stato l’ultimo Papa, che ci sarebbe stato l’ultimo prete, l’ultima Messa, l’ultima chiesa; la sensazione diffusa è che il mondo ormai dipenda solo dall’uomo: un uomo che, non riconoscendosi più peccatore e quindi bisognoso di perdono e di grazia, non ha più lo sguardo rivolto a Dio, ma alla terra. «A poco a poco l’incredulità diventa legittima e assume un carattere morale», osserva ancora Olgiati. «Perde significato il campanile con la croce», scrive lo storico tedesco Bernard Groethuysen (1887-1946). Il posto di Dio viene preso dall’uomo e dalla natura, dal nostro pensiero, dalle nostre attività. Autonomia è la parola d’ordine, il soprannaturale si eclissa e scompare. Si chiude un percorso che era iniziato con le rosee visioni di Cartesio e proseguito con il «migliore dei mondi possibili» di Leibniz, fino all’indiscussa bontà originaria di Rousseau e ai “sogni” impossibili del marxismo: abolizione del diritto e dello Stato, niente più codici, né prigioni, né pene. Ebbene, il dogma solennemente proclamato da Pio IX è un giudizio netto di condanna e negazione di tutte le pretese appena descritte, che conserva tutta la sua validità. Il dogma dell’Immacolata implica l’intera dogmatica cristiana: non solo il peccato originale, ma l’elevazione dell’uomo all’ordine soprannaturale, l’Incarnazione di Cristo, la Redenzione salvifica da lui compiuta.

“Il più grande avvenimento del secolo”

L’enciclica di San Pio X Ad diem illum, pubblicata nel 1904 a cinquant’anni della proclamazione del dogma dell’Immacolata, che Il Giornale d’Italia dell’11 luglio 1867 aveva definito «il più grande avvenimento del secolo», enumera tutti i suoi benefici influssi, innanzitutto sulla vita della Chiesa. Oltre a «i doni occulti di grazie» elargiti per intercessione della Vergine, Papa Sarto ricorda: la convocazione del Concilio Vaticano, nel 1870, con la definizione dogmatica dell’infallibilità pontificia, il «nuovo e mai più veduto fervore di pietà con cui i fedeli di ogni genere e di ogni nazione affluiscono, già da tempo, a venerare di presenza il Vicario di Cristo»; la «longevità di pontificato, a nessun altro prima di loro concessa, di Pio IX (che superò gli anni di San Pietro) e di Leone XIII, sapientissimi piloti della Chiesa»; le «apparizioni dell’Immacolata a Lourdes nel 1858 e la fioritura di miracoli e di pietà». Quattro anni prima, nel 1900, l’aristocratico francese conte Dubosc de Pe- squidoux aveva pubblicato una monumentale opera in due volumi7, per documentare l’influsso dell’Immacolata nella vita della Chiesa, in Francia (primo volume) e in vari altri Paesi (secondo volume). In effetti con questa definizione dogmatica, così pervicacemente voluta, Pio IX assesta un colpo decisivo agli «errori» fondamentali che si erano affermati nel XIX secolo con la pretesa di dominare il mondo: il razionalismo e il materialismo. L’8 dicembre 1864, festa dell’Immacolata e nel decennale del dogma, Pio IX pubblica il Sillabo, per contrastare le ideologie dominanti. La Francia, prima nazione in Europa a innalzare il vessillo della ribellione alla Chiesa cattolica, è anche la prima a tornare a una più intensa e libera vita di fede. Dopo l’esplosione del fenomeno di Lourdes, nel 1858, e dopo i disastri della Comune parigina, viene edificato sulla collina di Montmartre, a partire dal 1875, il grandioso tempio votivo nazionale dedicato al Sacro Cuore; vi sono solenni festeggiamenti, nel 1894 per l’introduzione della causa di beatificazione di Giovanna d’Arco, e nel 1895 per l’ottavo centenario della prima Crociata. Sempre nel 1895, nel giorno dell’Assunzione, dopo il coraggioso esempio dei cattolici di Roubaix, riprendono in tutta la Francia le processioni eucaristiche, che erano state proibite. La rinascita cattolica avviene sotto il segno dell’Immacolata anche in Italia e in altri Paesi europei. Nel 1867 a Bologna vede la luce, per opera del conte Mario Fani e di Giovanni Acquaderni, la Società della gioventù cattolica italiana, sotto il patrocinio dell’Immacolata. Qualche decennio dopo, in Polonia, un vivo focolaio di vita cattolica sarà acceso da Massimiliano Kolbe, frate conventuale e futuro santo, che morirà per un atto di carità ad Auschwitz, fondatore nel 1917 della Milizia di Maria Immacolata, diffusa in tutto il mondo.

NOTE
1 Ecco un passaggio dell’enciclica Ubi primum: «Desideriamo ardentemente che, con la maggiore sollecitudine possibile, vogliate farci conoscere quale sia la devozione che anima il vostro clero e il vostro popolo cristiano verso la Concezione della Vergine Immacolata, e con quale intensità mostri di volere che la questione sia definita dalla Sede Apostolica».
2 Il popolino romano ebbe subito la battuta pronta: «Mentre il Papa promulga la Verità, l’arcivescovo di Parigi sostiene la bugia» (giocando sul doppio senso di “bugia”, che stava anche per “candela”). Tre anni dopo quell’arcivescovo francese fu pugnalato da un sacerdote infermo di mente contrario al dogma.
3 È dogma di fede che la Madonna fu sempre Vergine: prima, durante e dopo il parto. Così insegna infallibilmente il concilio Lateranense I del 649: «La Santa Madre di Dio e sempre vergine immacolata Maria… ha concepito senza seme per opera dello Spirito Santo e ha partorito senza corruzione, permanendo indissolubile, anche dopo il parto, la sua verginità». Tale dogma, già difeso da Sant’Ambrogio nel sinodo di Milano del 390, fu insegnato espressamente da Papa San Leone I (Epistola dogmatica ad Flavianum) e riaffermato da Paolo IV.
4 San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), abate e dottore della Chiesa, è autore del trattato Lodi alla Vergine Madre, scritto tra il 1124 e il 1125, che riunisce quattro omelie di commento al racconto lucano dell’Annunciazione (Lc 1,26-38). Nella Commedia Dante lo colloca in Paradiso, di fronte alla candida rosa dei beati, come guida dell’ultimo tratto del suo viaggio ultraterreno, in virtù del suo spirito contemplativo e della sua devozione mariana. Il canto XXXIII del Paradiso si apre con la celebre preghiera che il Poeta immagina che il Santo rivolga alla Vergine Maria (vv. 1-45), perché Dante possa alzare lo sguardo verso Dio. Nell’enciclica Doctor Mellifluus del 24 maggio 1953, dedicata da Pio XII a San Bernardo, Papa Pacelli sostiene che, così come il santo monaco nei suoi tempi confusi pregava per l’intercessione di Maria, allo stesso modo è necessario nei tempi moderni tornare a pregare la Madonna per la pace e la libertà della Chiesa e delle nazioni.
5 Qualche mese più tardi ci sarà una sorta di sorprendente “conferma”, un singolare episodio documentato dalle cronache ottocentesche. Il 12 aprile 1855 Pio IX si reca in visita a Sant’Agnese, in via Nomentana, al Collegio di Propaganda Fide. A un certo punto il pavimento cede e sprofonda su quello sottostante. Ma grazie alla tempestiva invocazione di Pio IX nel preciso istante del crollo («Vergine Immacolata, aiutaci!»), nessuno si fece male. Tutti i presenti rimangono miracolosamente illesi. Da allora si diffuse l’usanza tra gli alunni del Collegio, durata oltre un secolo, di ripetere quell’invocazione ogni volta che scioglievano le fila.
6 Francesco Olgiati (1886-1962), religioso, docente universitario e filosofo neoscolatico, è stato tra le menti più acute che abbia avuto l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
7 L’Immaculée Conception et la Renaissance catholique (Tours- Paris, 1899-1900).



 







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