Dalla devozione alla spiritualità mariana
Data: Mercoledi 13 Dicembre 2017, alle ore 9:57:19
Argomento: Spiritualità


Di P. Battista Cortinovis, Convegno del Rosario a Pomposa del 22 aprile 2007.



Giovanni Paolo II ha scritto, in un testo particolarmente sintetico ma denso, che la consacrazione alla Santa Vergine è “un rapporto diretto e permanente con Maria, nella preghiera, nella disponibilità al suo materno influsso, nell’assimilazione dei suoi atteggiamenti evangelici… ordinato a risolversi in un cammino di fedeltà a Cristo, di docilità allo Spirito Santo, di comunione con il Padre e di vita ecclesiale” (Lettera al Vescovo di Trieste, 15 agosto 1984). Queste parole possono fare da guida alla spiegazione del titolo.

Nel comune linguaggio noi parliamo di devozione per indicare un atteggiamento spirituale – anche sincero e sentito – ma forse saltuario, segnato da alcuni gesti religiosi, compiuti di tanto in tanto, spesso soprattutto esteriori: una preghiera, un pellegrinaggio, un’offerta, un’immagine della Santa Vergine, o di un santo. Una spiritualità è invece qualcosa di più sistematico, abituale e continuo, un atteggiamento interiore capace di permeare tutta la nostra vita spirituale. Per questo il Papa parla di un “rapporto diretto e permanente con Maria”.

Ogni tipo di spiritualità cristiana deve condurre a Cristo, ma la spiritualità mariana prende Maria come modello e guida, come mezzo per andare a Cristo: a Gesù per Maria! Senza timore che Maria ci allontani da Cristo, o ci leghi solo a se stessa. Maria è talmente “piena di grazia”, cioè ricolma di Spirito Santo, che chiunque viene a contatto con lei entra nel mondo di Dio: vivendo pienamente nello Spirito Santo, trasformato totalmente in Cristo e a lui conformato, giunge alla perfetta comunione con il Padre. Questa è la spiritualità evangelica; è la santità a cui tutti sono chiamati. Come si vede, ha nello stesso tempo una dimensione trinitaria, cristocentrica e carismatica. E prende Maria come modello e guida, lei che è Figlia del Padre, Madre di Cristo, Sposa dello Spirito Santo.

Sull’esempio di Maria, ogni cristiano è chiamato a essere vero figlio del Padre, generante Cristo nel proprio cuore e negli altri, collaboratore e fedele alleato dello Spirito Santo, sempre e in ogni cosa. Il testo di Giovanni Paolo II precisa bene che il rapporto con Maria avviene nella preghiera e nella disponibilità al suo materno influsso. Noi preghiamo Maria e ci lasciamo “influenzare” da lei; a lei guardiamo e la imitiamo per assimilare i suoi “atteggiamenti evangelici”. Non basta dunque compiere qualche gesto di devozione di tanto in tanto, ma bisogna convertire la nostra vita, cambiarla di fatto e renderla conforme agli insegnamenti di Gesù Cristo. Si tratta dunque di un processo che richiede tempo, pazienza e perseveranza, data la nostra fragilità e ignoranza.

Ma è un cammino sul quale possiamo registrare rapidi progressi, se ci affidiamo a Maria, se a lei ci abbandoniamo, in serenità e pace interiore, “disponibili” al suo influsso materno, cioè pronti a rinunciare ai nostri progetti per aderire a ciò che il Signore vuole da noi. Maria infatti ci dice: “Fate quello che egli vi dirà!” (Gv 2, 5), come lei stessa aveva detto di sé: “Eccomi, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38). Lo scopo ultimo della spiritualità mariana è di renderci obbedienti a Cristo, capaci di vivere secondo gli insegnamenti del vangelo.

E c’è un’ultima indicazione nel testo di Giovanni Paolo II. È il riferimento alla “vita ecclesiale”. Ogni spiritualità autenticamente cristiana si apre alla dimensione ecclesiale. Sotto molti aspetti. Sia perché si vive nella Chiesa, dove si ascolta la Parola, si fa assemblea, si celebrano i misteri, ci si ama reciprocamente; e sia anche perché ci si apre all’annuncio, all’apostolato e alla missione nel mondo. Nel comune cammino verso la costruzione del regno di Cristo e la sua manifestazione finale e perfetta, quando egli sarà tutto in tutti, nello Spirito Santo e a gloria del Padre.

La spiritualità mariana apre a questi grandi orizzonti e diventa la via per entrare in pienezza nella storia della salvezza, là dove si compie in modo perfetto la nostra vocazione personale e il destino globale dell’umanità.

Si è detto che il rapporto “diretto e permanente con Maria” avviene nella preghiera. Vi è una forma di preghiera che va considerata come speciale distintivo della spiritualità mariana, ed è il Rosario. Recitato bene ogni giorno, il Rosario si trasforma in una scuola di spiritualità. È una preghiera mariana, poiché ci serviamo dell’Ave Maria, ripetuta in sottofondo, per creare il clima di vero ascolto di Dio. È anche una preghiera cristocentrica, poiché ci fa meditare i misteri della vita di Cristo per assimilare i suoi stessi atteggiamenti spirituali. È una preghiera recitata, che si adatta a chi si trova all’inizio del cammino spirituale; ma è anche una preghiera contemplativa, che lascia spazio al bisogno di silenzio dell’anima più avanzata nella santità, che si abbandona a Dio e gusta la sua misteriosa presenza.

Il Rosario, pregato ogni giorno, conduce a intrecciare gli eventi della vita di ciascuno con i misteri della vita di Cristo e di Maria, per imparare a leggere la nostra vita nella luce di Dio e cogliere la sua presenza “intrecciata” ai fatti della nostra quotidianità, allo scopo di abbandonarci a lui e di far coincidere i nostri progetti di vita con il suo progetto su di noi.

Come ha scritto ancora Giovanni Paolo II nella sua Lettera apostolica sul Rosario, questa forma di preghiera ci porta a ricordare Cristo con Maria, per imparare da lui e per conformarci a lui pienamente, per supplicarlo con Maria, di fronte ai bisogni del mondo intero, e per annunciare Cristo a tutti. È questa una mirabile sintesi della vocazione cristiana e della missione cui siamo chiamati, singolarmente e tutti insieme. Il Rosario dunque forma alla spiritualità mariana, che a sua volta conduce a vivere semplicemente il vangelo, pienamente e perfettamente.

 

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