La devozione a Maria nel magistero di Paolo VI
Data: Mercoledi 11 Luglio 2018, alle ore 18:13:23
Argomento: Magistero


Un articolo di Ettore Malnati del 2 maggio 2018 in Vatican Insider - Commenti.



In diversi documenti del suo pontificato Montini ha approfondito il rapporto tra la Madonna e la Chiesa

Dopo l’Ottavo Capitolo della costituzione conciliare Lumen Gentium, dedicato alla riflessione teologica sul ruolo di Maria nella storia della salvezza, Paolo VI a più riprese si rivolse al popolo cristiano per raccomandare la devozione e l’imitazione di questa singolare discepola e Madre di Cristo. Il 13 maggio 1967 Paolo VI nell’esortazione apostolica Signum Magnum metteva a cuore al popolo cristiano il rapporto tra Maria e la Chiesa, sottolineando la singolare maternità della Vergine di Nazaret nei confronti della comunità dei discepoli di Cristo in tutti i tempi1.  

Il Papa in questo documento presentò la maternità spirituale di Maria nei confronti della Chiesa non facendola risalire solamente al fatto che Ella aveva accettato di dare umana carne al Verbo divino, divenendo così, come afferma il Concilio Vaticano II, «sua intimissima socia nella nuova economia, quando il Figlio di Dio assunse da Lei l’umana natura, per liberare con i misteri della sua carne l'uomo dal peccato»2, ma anche perché «rifulge come modello di virtù davanti a tutta la Comunità degli eletti»3. Questa «identità-donata» da Dio a Lei in virtù della sua duttilità di piena fiducia al progetto divino per la salvezza dell'intera umanità, grazie ai meriti che nel tempo il Verbo Incarnato avrebbe acquisito, la rende sul piano esistenziale, come afferma il Concilio Vaticano II4, coinvolta «una volta per tutte» a soccorrere quel popolo che Cristo ha redento. 

Il rapporto Maria-Chiesa è fortemente legato al Disegno divino e ne acquisisce veridicità, autorevolezza ed efficacia non «dai meriti» di Maria ma per la scelta caduta su di Lei da Dio e da Lei accolta: «Beata sei tu perché hai creduto» (Lc 1,45). È proprio per la fede da Lei accolta e praticata che sarà così riconosciuta sin dalle origini della Chiesa ad avere con i discepoli e per i discepoli una presenza materna, su esplicita volontà di Cristo stesso (Gv 19,27). Se vi è un legame certamente istituito e fondato da Cristo è la maternità spirituale di Maria per la Chiesa «rappresentata» sotto la croce dall'apostolo Giovanni. È su questa radice scritturistica che poggia la convinzione teologica cattolica e ortodossa sull'ininterrotta intercessione di Maria presso il Figlio per il popolo di Dio sin dai primi secoli del sorgere della Chiesa. Paolo VI porta a testimonianza di questo «sensus fidelium» l'antichissima «antifona» che appartiene al patrimonio liturgico sia occidentale che orientale del «sub tuum praesidium»5. Nella Marialis Cultus, Papa Montini presenta il rapporto tra Maria e la Chiesa come «un punto d'incontro per l'unione di tutti i credenti in Cristo»6. Egli è consapevole che proprio il pensiero teologico di altre Chiese e comunità ecclesiali è discorde dalla teologia cattolica in merito alla funzione di Maria nell'opera della salvezza7, nonostante ciò egli vede la necessità che tutti i Cristiani sentano e facciano propria l'ansia per la ricomposizione dell'unità8 e pertanto, operino per questo, riscoprendo la pietà verso la Madre del Signore. 

Paolo VI crede profondamente all'impegno ecumenico attraverso le vie del dialogo, ne fa fede la sua prima enciclica Ecclesiam Suam e l'affermazione convinta dei suoi successori, da Giovanni Paolo II a papa Francesco circa la bontà di questa scelta9, ma qui egli fa intravedere come questo adeguarsi alla preghiera di Cristo «Padre fa’ che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,20) può essere realizzato proprio nel carattere ecclesiale del culto a Maria, dove appunto si rispecchiano le preoccupazioni della Chiesa stessa10

Paolo VI si spinge oltre e afferma che la pietà verso la Vergine è di per se stessa «sensibile alle trepidazioni e agli scopi del movimento ecumenico, cioè acquista essa stessa un'impronta ecumenica»11. L’impronta ecumenica del culto alla Madre del Signore qui è vista nel fatto stesso che rivolgersi alla Vergine pone già in comunione cattolici, ortodossi, anglicani, che oltre a venerare Maria «ne riconoscono la base scritturistica del suo culto... E - sottolinea Paolo VI - si uniscono inoltre i fratelli delle Chiese della Riforma nelle quali fiorisce vigoroso l'amore per le Sacre Scritture, nel glorificare Dio con le parole stesse del Vangelo (cfr. Lc 1,46-55)»12

Affinché lo Spirito possa ricomporre tutti nella verità e nella carità, Paolo VI sottolinea che è volontà della Chiesa cattolica che nel culto alla Madre del Signore «senza che ne sia attenuato il carattere singolare»13, sia evitata con ogni cura qualunque esasperazione che possa indurre in errore gli altri fratelli cristiani circa la vera dottrina della Chiesa cattolica e sia bandita ogni manifestazione cultuale contraria alla retta passi cattolica. Infine, essendo connaturale al genuino culto verso la Beata Vergine che «mentre - come afferma il Concilio Vaticano II - è onorata la Madre… il Figlio sia debitamente conosciuto, amato e glorificato»14, esso diventa via che conduce a Cristo fonte e centro della comunione ecclesiale, nel quale quanti apertamente confessano che Egli è Dio e Signore, Salvatore e unico mediatore (1 Tim 2,5) sono chiamati a essere una sola cosa tra loro, con Lui e con il Padre, nell'unità dello Spirito Santo15

Paolo VI vuole essere certo e concreto sugli atteggiamenti cultuali erronei che debbono essere corretti e rifacendosi alle stigmatizzazioni del Concilio esorta «per non oscurare la figura e la missione di Maria»16 a correggere ed evitare «sia l’esagerazione di contenuti o di forme che giungono a falsare la dottrina, sia la grettezza di mente… nonché alcune deviazioni cultuali come la vana credulità, che al serio impegno sostituisce il facile affidamento a pratiche solo esteriori; e lo sterile e fugace moto del sentimento così alieno allo stile del Vangelo che esige opera perseverante e concreta»17. Se si vuole veramente onorare Colei che cooperò con Cristo Suo Figlio alla nostra redenzione, è necessario – sottolinea Paolo VI – imitarla nella risposta al piano di Dio e fare propria quella vera devozione già indicata nel trattato di Grignion de Montfort e nell’enciclica Marialis cultus dello stesso Paolo VI. 

NOTE  
1 PAOLO VI, Esortazione Apostolica Signum Magnum 1,1-7
2 CONCILIO VATICANO II, Costituzione Dogmatica Lumen Gentium n.55 
3 Ibidem, n.65
4 Ibidem, n.62 
5 PAOLO VI, Esortazione Apostolica Signum Magnum 1,2 
6 PAOLO VI, Esortazione Apostolica Marialis Cultus n.33 
7 CONCILIO VATICANO II, Decreto Unitatis Redintegratio n.20 
8 PAOLO VI, Esortazione Apostolica Marialis Cultus n.32
9 GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica Ut Unum Sint n.28
10 GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica Ut Unum Sint n.28
11 PAOLO VI, Esortazione Apostolica Marialis Cultus n.32
12 Ibidem
13 CONCILIO VATICANO II, Costituzione Liturgica Sacrosanctum Concilium n.103
14 CONCILIO VATICANO II, Costituzione Dogmatica Lumen Gentium n.66
15 PAOLO VI, Esortazione Apostolica Marialis Cultus n.32
16 Ibidem, n.38
17 Ibidem, n.38  

 

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