Madre di Misericordia, perché Regina
Data: Venerdi 17 Agosto 2018, alle ore 9:31:10
Argomento: Mariologia


Dal libro di Antonino Grasso, Maria Madre di misericordia. ”Sotto il tuo manto c’è posto per tutti”. Meditazioni, Editrice Ancilla, Conegliano 2016, pp. 43-54.



1. Maria, la Madre del Re dell’universo

Solo Cristo è il vero Re delle nazioni e dell'universo. Egli è Re perché è il legame fra cielo e terra, il Capo e il coronamento divino dell'umanità, essendo Uomo-Dio. Cristo è Re perché «tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui» (Col 1,18) e tutto è stato ricondotto da Lui a Dio; tutto gli è sottoposto nella giustizia e nell'amore; tutto tende verso di Lui, come alla sua sorgente e al suo fine: Egli è l'alfa e l'omega. Come scrive San Paolo: «Tutto è vostro….il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1Cor 3,21-23). La Vergine, sempre inseparabile da Cristo perché sua Madre, sua Cooperatrice di salvezza e Madre degli uomini, partecipa alla sua regalità, soprattutto con la sua mediazione materna in nostro favore. Rabano Mauro in una sua “Omelia sull’Assunzione” afferma: «Ecco, tu sei esaltata al di sopra dei cori degli angeli, accanto al figlio Re e, Madre felice, in eterno regnerai Regina. Colui al quale hai offerto l’ospitalità nel tuo seno, ti ha dato il regno dei cieli». Con la sua maternità, Ella ha permesso che si realizzasse nel suo grembo l’inizio del regno di riconciliazione del Salvatore del mondo e la nostra umanità fosse elevata, in Lui e per Lui, a Dio, nella pienezza dell’identificazione di santità e di gloria. La Vergine Maria è Regina, perciò, sia perché è la Madre del Re riconciliatore e, in Lui, Madre di tutti gli uomini; sia perché è la creatura “riconciliata”, che in Lui raggiunge la pienezza di grazia e di gloria dell'umanità, divenendo l’ideale e il capolavoro di tutta la creazione redenta e santificata. La regalità universale di Maria è, quindi, la necessaria risultanza della missione stessa alla quale Ella fu predestinata da Dio e che costituì la ragione stessa della sua esistenza: la missione di Madre di Colui che veniva a restaurare l’ordine divino quale “Principe della pace” e di Madre di tutte le creature, di coloro, cioè, che la misericordia del Figlio Redentore e Pacificatore, affiderà alle sue cure materne, nel suo nuovo regno. Partecipe della regalità di Cristo, la regalità di Maria è, quindi, una regalità soprannaturale e spirituale, come lo stesso Gesù ha affermato: «Il mio regno non è di questo mondo» (Gv 18,36), una regalità che non ha limiti né di spazio e né di tempo perché si estende a tutti, a tutto, sempre. Questa regalità materna raggiunge tutti gli uomini, in tutte le loro azioni, con l'intento di dirigerli efficacemente verso Dio, fine supremo della loro esistenza e della loro eterna felicità, attraverso la totale conversione e santificazione, perché solo coloro che sono giustificati e liberi da ogni perversione «erediteranno il regno di Dio» (1Cor 6,8-10). Giovanni Geometra, in una sua “Omelia sulla Dormizione”, così esalta questa regalità di Maria: «Ora sei costituita Regina alla destra del Re, circondata da altre splendide regine, cioè dalle anime vergini e regali, con una veste tessuta d'oro dallo Spirito, avvolta dal manto regale della tua dignità, delle tue molteplici virtù e dei tuoi carismi. Ora tu ricevi dalle mani del Figlio tuo e Dio tuo il diadema della grazia, lo scettro del regno, la cintura e la porpora, cioè un potere universale e una luce che rifulge da tutta la tua persona e dalla tua divinizzazione».
La voce unanime della Chiesa nei secoli, ha riconosciuto e proclamato la regalità di Maria:
- Sant’Efrem la pregava così: «Vergine augusta e padrona, Regina e Signora, proteggimi sotto le tue ali, custodiscimi, affinché non esulti contro di me Satana che semina rovine, né trionfi contro di me l’iniquo avversario»;
- San Germano di Costantinopoli si rivolge a Lei dicendo: «Siedi, o Signora: essendo tu Regina e più eminente di tutti i re, ti spetta sedere nel posto più alto»;
- Sant’Andrea di Creta, riferendosi al mistero dell’Assunzione scrive: «Cristo porta in questo giorno come Regina del genere umano dalla dimora terrestre ai cieli la sua Madre sempre Vergine, nel cui seno, pur rimanendo Dio, prese l’umana carne»; e ancora: «Regina di tutti gli uomini, perché fedele di fatto al significato del suo nome, eccettuato soltanto Dio, si trova al di sopra di tutte le cose»;
- San Gregorio Nazianzeno riconosce in Lei la “Regina-Madre”, chiamandola «Madre del Re di tutto l’universo» e ancora: «Madre che ha partorito il Re di tutto il mondo»;
- Sant’Alfonso de’ Liguori scrive: «Poiché la Vergine Maria fu esaltata ad essere Madre del Re dei re, con giusta ragione la Chiesa l’onora col titolo di Regina».

 2. Regina, perché Madre di Misericordia

 La Regina del cielo, è assisa sul trono della sua gloria, per essere, ancora con più potenza, la nostra “Mediatrice materna” e la nostra amabilissima “Madre di Misericordia”. Il suo trono, è trono di pietà e la sua missione di Regina in cielo, è quella di chiedere continuamente per noi le grazie di cui abbiamo bisogno per entrare, come Lei, nella Patria beata. Ella in cielo è, come ci insegnano i Santi, «la Regina potente e buona che fa piovere sulla terra ogni benedizione». Giacomo di Milano, in una sua “Meditazione”, poteva scrivere: «Davvero, o Signora, sei “Regina di Misericordia”, perché non vi è in questa vita, uno che sia stato così disperato, così misero, che non attiri su di sé la tua misericordia salutare, se si rifugia sotto la tua protezione. Davvero, Signora, quando guardo a te, non vedo se non misericordia e, infatti, sei diventata Madre di Dio per i miseri…sei cinta di misericordia da ogni lato e sembra che tu non desideri altro che compatire. Sei molto compassionevole con i miseri, li hai adottati quali tuoi figli, hai voluto guidarli e, perciò, sei giustamente chiamata “Regina di Misericordia”». Maria è, quindi, la Regina di tutti, perché è la Madre di  tutti, una Madre potente, che veramente accompagna la nostra vita, la nostra vocazione, la nostra attività, a patto che noi la lasciamo agire come una Regina misericordiosa che vuol regnare solo per amore.
Questi concetti sono espressi magnificamente dall’antica antifona che tutti conosciamo e giornalmente recitiamo: «Salve Regina»:
- Salve Regina: con queste due parole manifestiamo tutta la nostra venerazione, tutto l'affetto, l'amore e il fiducioso slancio della nostra anima a Colei che è per noi lo specchio di Dio, la Regina rivestita di Sole, la Porta del Cielo, la Madre di nostro Signore;
- Madre di misericordia: consapevoli della nostra povertà interiore, dei nostri peccati, delle nostre indegnità, ci rivolgiamo alla Madre tutta bontà, il cui cuore trabocca di tenerezza e che ci aiuta a liberarci delle nostre miserie; alla Madre tutta sollecitudine, che tanto più ama i suoi figli quanto più essi hanno bisogno del suo soccorso;
- vita, dolcezza e speranza nostra: vita nostra, perché, secondo Goffredo di Auxerre «ci dà l’esempio di una condotta perfetta e di una totale santità»; dolcezza nostra, perché sul suo cuore «possiamo riposare il nostro cuore ferito e bisognoso d’amore ed essere ricoperti della stessa dolcezza del nostro Dio»; speranza nostra, perché tutto ci potrà mancare, «tutti potranno abbandonarci, ma con questa Madre, non abbiamo nulla da temere, possiamo tutto sperare: Ella non ci abbandonerà mai», ci guiderà a Dio e alla sua pace;
- a te ricorriamo noi esuli figli di Eva: non possiamo rassegnarci a vivere su questa “terra d'esilio”, ma aspiriamo al Paradiso che Eva ci ha fatto perdere con il peccato, che spesso perdiamo con i nostri peccati e perciò invochiamo la Madre e Regina «di percorrere con noi la faticosa via dell’esilio e aiutarci a giungere nella vera patria, in cielo, nella gioia del possesso divino», liberati dal male per vivere con Lei nella felice eternità in Dio;
- A te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime: sono i gemiti di tutte le creature sofferenti, che fanno della nostra terra una vera valle di lacrime; gemiti e pianti di coloro che non hanno speranza, che soffrono, che non hanno nessuno che li sostenga e consoli. Per noi che possediamo in Lei una dolcissima Madre, «i nostri gemiti e i nostri pianti, si trasformeranno in sospiri d'amore, di desiderio e di emozione dinanzi alla sua bontà e alla grande speranza che sa infonderci nei travagli della vita»;
- Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi: quegli «occhi da Dio diletti e venerati»  che ci dicono tutta la bontà, tutto il suo tenero amore; che ci assicurano della sua mediazione materna, la quale ci farà ottenere misericordia presso Dio, malgrado le nostre miserie e i nostri peccati;
- E mostraci dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del seno tuo: è Maria che ci aiuta in questa esistenza ad incontrare Gesù, nostra vita, nostra gioia, ma solo dopo che il velo del tempo si sarà squarciato, Maria potrà mostrarcelo in tutto il suo splendore, mostrarcelo nel pieno possesso di quella unità trasformante con Lui, nella quale vedremo «come la vita della Madre ha segnato la nostra vita; come il suo amore, ha sollecitato il nostro amore; come la sua pienezza ha aiutato la nostra povertà, perché ci realizzassimo totalmente in Cristo e lo raggiungessimo nella patria beata»;
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria: è l'ultimo grido d'amore, che riconosce le qualità della Regina tutta clemenza, tutta pietà e tutta dolcezza per coloro che a Lei innalzano le loro voci, quasi un gioioso canto di consolante certezza: «la preghiera rivoltale con fiducia, non sarà rigettata ma sicuramente e benevolmente accolta, perché Lei è e rimane sempre la Regina “di speranza fontana vivace”».
In definitiva, quella di Maria è una sovranità esclusivamente di misericordia, cioè un adoperarsi perché tutti giungano all'eterna felicità. Non è, perciò una Regina che si occupa di giudicare i colpevoli, né di castigarli: pensa soltanto a salvare i suoi figli, a condurli al cielo, malgrado qualsiasi ostacolo, perché di questo unicamente è stata da Dio incaricata. E siccome la salvezza eterna è il massimo bene a cui la creatura umana può e deve aspirare, la potenza regale di Maria è senza limiti. S. Alberto Magno dice che questa è la più splendida gemma del suo regale diadema «perché la sua misericordia si estende oltre la gloria. La giustizia, la grazia e la gloria, in quanto tali, importano solo il conferimento di un bene: la misericordia invece non soltanto conferisce un bene, ma toglie un male. Più ancora, la gloria si trova soltanto in cielo, mentre la misericordia si esercita in cielo e sulla terra, di modo che maggior sovranità è quella della misericordia». Per questo, la nostra Regina è soprattutto “Madre di Misericordia

3. Una Regina, colma di bellezza, al nostro servizio

La Regina piena di grazia, è anche piena di bellezza. I suoi fulgori sono riflessi viventi della trasparenza di Dio. Luminosa di un doppio splendore dell'anima senza peccato e del suo corpo glorioso preservato dalla corruzione della tomba, con l'incanto della sua bellezza, colloca acanto a Dio la nostra natura salvata dal Figlio, che esprime in Lei il suo capolavoro. Sant’Alfonso de’ Liguori per questo esclama: «O Regina degli Angeli, come il cielo ti ha fatta bella, perfetta! Tu sei così bella, così piena di grazia, che le tue attrattive divine rapiscono tutti i cuori. Quando ti si contempla, tutto il resto sembra brutto e deforme; ogni beltà si eclissa, ogni grazia scompare, come scompaiono le stelle al sorgere del sole». Secondo San Tommaso, nei suoi occhi si vede lo splendore del paradiso, «perché è Regina e Madre del Re, e sta sopra i cori degli Angeli e dei Santi, quale Madre gloriosa di Dio e Regina dell’universo». Ella adorna il cielo con la sua bellezza, sul suo volto i Beati vedono una luce che spande letizia, come mirabilmente scriva Dante nel suo “Paradiso”: «Nel ventre tuo si raccese l'amore - per lo cui caldo ne l'eterna pace - così è germinato questo fiore. Qui sei a noi meridïana face - di caritate, e giuso, intra i mortali, - sei di speranza fontana vivace». Ma il suo non è uno splendore che abbaglia, ma una bellezza che tutti possono contemplare, sentendosi infondere una dolce consolazione spirituale. Ella è, infatti, più Madre che Regina e mette la sua gloria al servizio dei suoi figli sparsi sulla terra. Su di noi vegliano quegli occhi che si rivolgono continuamente supplici sul volto di Dio; in nostro favore muove sempre quelle labbra, per chiedere misericordia; in nostro soccorso solleva quelle mani di luce, che un tempo portarono Dio. Ella si china sui suoi figli con dolcezza tanto più grande, quanto più essi sono diseredati, e riversa su di loro consolazione, aiuto e pace. San Massimo il Confessore nella sua “Vita di Maria” poteva scrivere: «Sebbene tu sia stata trasportata in cielo, non abbandoni gli abitanti della terra, e sebbene tu sia ora liberata dalle sofferenze e dalle tribolazioni di questa nostra vita e sia giunta alla felicità indicibile ed eterna, tuttavia non dimentichi la nostra attuale povertà, ma ci salvi e ci liberi da ciascuna delle nostre molte prove e tentazioni. Non lasciarci orfani del tuo aiuto e della tua grazia da noi desiderata ma sii sollecita e ricoprici con l'ombra della tua gloria e offri al Figlio tuo e nostro Dio la tua incessante intercessione e la supplica per coloro che ti lodano e ti glorificano. Ora, infatti, sei veramente la Regina di tutti alla destra del Re, con una veste intessuta d'oro ornata e ricamata dalla grazia dello Spirito santo, infinitamente bella, adorna di virtù».
Questo aumenta la nostra confidenza in Lei, ed accende in noi la speranza nel suo valido aiuto. Poiché, se in Maria ammiriamo la grandezza della Regina tutta intenta a soccorrerci e se in Maria amiamo il grande cuore della Madre nostra, tutta sollecitudine per il nostro bene, ci verrà facile riporre in Lei le nostre confidenze, potendo salutare in Lei la Regina sovrana d'amore. Diceva Don Bosco che dobbiamo glorificare Maria Regina del cielo e della terra, sentirci onorati di essere soggetti alla di Lei regalità sovrana e non perdere mai la fiducia che Ella sa sempre aiutarci, come Madre nostra e interporre per noi il suo valido patrocinio, e farci sentire l'efficacia del suo splendido regale aiuto. Scriveva ancora il Santo: «Questa Regina pietosa concede facilmente le grazie di cui abbiamo bisogno, e tanto più le spirituali. Ella in cielo è potentissima, e qualunque grazia domandi al suo divin Figliuolo, le è subito concessa. Se la Chiesa ci fa conoscere la potenza e la benignità di Maria con quell'inno che afferma: “Per entrare in paradiso basta invocare il nome di Maria”, bisogna pur dirlo quanto Ella sia potente. Il solo suo nome è rappresentato come “Porta del cielo”, e tutti quelli che vogliono entrarvi debbono raccomandarsi a Maria». Vale, quindi, l’invito di Dimitrij di Rostov: «Venite, salutiamo la nostra Regina, la Madre di Dio; salutiamo la Vergine Maria, nostra Regina, Madre del nostro Salvatore; venite, salutiamo la nostra Signora, nostra Regina e prostriamoci ai suoi piedi», dicendole il nostro sincero e filiale: «Grazie per tutto!».

4. La Regina della pace

Maria, madre del Principe della pace è, accanto a Lui, la prima ad essere immersa nella beatitudine dei pacifici, per essere stata la «Donna che ha accettato l’invito di Dio e aderito pienamente e liberamente al compimento di mediazione dolorosa e materna a beneficio di tutta quanta la creazione». Dal momento in cui diveniva Madre di Colui che, quale Salvatore, doveva riappacificare gli uomini con Dio, «Maria diveniva, per gli uomini stessi, la Regina della pace e, al servizio del Figlio, cooperava con Lui perché essi avessero, con tutti gli altri frutti della Redenzione, anche questo preziosissimo dono». Proprio il primo atto da Lei compiuto in questo mirabile mistero della salvezza, fu appunto un atto d’amore verso la pacificazione universale, dato che si offrì di accogliere nel suo grembo e poi generare, «il Principe e l'Autore stesso della pace, Gesù Cristo». L’annuncio della pace, infatti, cantato dagli Angeli nella notte di Betlemme, quando Ella lo diede alla luce, contraddistingue l’ingresso di Cristo nella storia: «Pace agli uomini di buona volontà» (Lc 2,14); il suo invito ad essere veri discepoli e diventare “figli di Dio” nella pace, caratterizza il suo messaggio: «beati i pacifici perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9); il dono stesso della pace contrassegna l’ultimo suo saluto da Risorto prima del ritorno al Padre: «Pace a voi!» (Gv 20,19). Per il “Si!” di Maria all’Incarnazione del Verbo, dunque, generosamente pronunciato, «gli uomini ebbero il Restauratore della creazione e il Liberatore del caos in cui l’umanità era caduta e ritornarono a risplendere l’amore e l’amicizia di Dio, la luce e l’ordine, la bellezza e l'armonia mirabile della prima creazione».
Iniziata, così, la sua missione di “Regina della pace”, Maria continua questa sua missione, attraverso l’opera di materna provvidenza di cui è stata incaricata da Dio per i suoi figli, per i quali si prodiga dispensando aiuti e grazie in mezzo alle loro necessità e indirizzandoli sempre alla pacificazione con Dio e tra di loro. «Totalmente votata alla pace, perché votata a Cristo salvatore dell’uomo, la “Regina della pace” continua incessantemente a presentare l’offerta di riconciliazione agli uomini, denunciando le atrocità dell’egoismo, l’iniquità delle violenze sull’uomo, le divisioni e le tenebre della morte». Nello stesso tempo, Ella si fa paladina e speranza di coloro che anelano alla pace, quella vera e autentica, frutto della liberazione da ogni forma di schiavitù e del trionfo della giustizia e dell’amore di Dio. La “Regina della pace”, inoltre, non solo invita gli uomini a rifiutare la violenza, lo sfruttamento, il degrado, ma risveglia nel loro cuore il desiderio «di quel ritorno alle limpide origini, a quell’ordine armonioso del progetto di Dio, per agire e vivere in un ambiente più adatto, più conforme alla dignità dell’essere umano, fatto a immagine e somiglianza di Dio stesso». Con la sua materna intercessione e il suo esempio, Ella, ricordando agli uomini che il mondo intero non è chiamato ad un destino di disordine, distruzione e  annientamento, ma a recuperare il supremo valore della vita nel suo complesso e che tutti siamo interpellati ad impegnarci perché la vita trionfi nella società, insegna a non cedere agli allettamenti della sopraffazione e del dominio, ma a testimoniare il sereno trionfo della vita sulle strutture della morte.
La “Regina della pace” è come il luminoso riflesso della creazione rispecchiata nella sua integrità originaria e proprio perché, appunto, creatura senza corruzione e totalmente integra, «denuncia per ciò stesso il degrado fisico e morale e l’inquinamento spirituale, sociale e cosmico, facendo emergere la bontà delle cose che Dio crea, la forza della loro armonia, la bellezza di tutta l’opera di Dio, orientata all’ordine e alla pace universale, nel trionfo dell’amore, sul modello trinitario». Maria richiama il mondo alla lucente trasparenza che rispecchia lo splendore di Dio nella notte del mondo e per ciò stesso lo invita a riconoscere il suo Creatore e Salvatore come sorgente dell’ordine morale, della pace personale e sociale. Come si augurava Paolo VI, la “Madre di Misericordia” «che ha conosciuto le pene e le tribolazioni di quaggiù, la fatica del quotidiano lavoro, i disagi e le strettezze della povertà, i dolori del Calvario, soccorra alle necessità della Chiesa e del mondo; ascolti benigna le invocazioni di pace che a lei si elevano da ogni parte della terra; illumini chi regge le sorti dei popoli; ottenga che Dio, il quale domina i venti e le tempeste, calmi anche le tempeste dei contrastanti cuori umani e ci dia la pace in questo nostro tempo, la pace vera, quella fondata sulle basi salde e durevoli della giustizia e dell’amore; giustizia resa al più debole non meno che al più forte; amore che tenga lontano i traviamenti dell’egoismo, in maniera che la salvaguardia dei diritti di ciascuno non degeneri in dimenticanza o negazione del diritto altrui».

 

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