Il silenzio del Sabato
Data: Mercoledi 26 Settembre 2018, alle ore 11:11:05
Argomento: Cultura


Un commento al romanzo di Mariantonia Avati, in Madonna della Neve, n. 7 agosto-settembre 2018, pp. 22-23.



Negli anni aveva spesso immaginato quale eredità avrebbe lasciato a suo figlio, quale parte di sé lui avrebbe mantenuta. Non immaginava, almeno non prima delle ultime settimane, che sarebbe invece stata lei a ricevere un testamento, l'onere di proseguire quanto egli aveva interrotto. Questi sono i pensieri che si affollavano nella mente sconvolta dal dolore di Maria durante le ore che lentamente passavano tra la morte di Gesù e la sua resurrezione. Mariantonia Avati nell'intenso libro II silenzio del sabato (La nave di Teseo, Milano, 2018, pagine 194), prova a mettersi nei panni della madre di Gesù, per immaginare come questa donna abbia umanamente vissuto il suo ruolo materno e come abbia raggiunto la comprensione della sua missione di madre del figlio di Dio. E il titolo, II silenzio del sabato appunto, si riallaccia a quel giorno diventato caro ai cristiani, perché è quello - il sabato santo - in cui si ritiene che solo Maria abbia conservato la fede.
In questi anni sono molti i libri che cercano di dare spessore biografico e psicologico ai personaggi del Vangelo e, in primo luogo, alla Vergine Maria. Il criterio seguito, se svolto in modo onesto e privo di ogni pregiudizio ideologico, è quello di riferirsi a un'esperienza umana il più compiuta possibile, senza nulla togliere alla verità e alle domande che sorgono, collocandosi il più possibile nella prospettiva evangelica. Non sempre questi progetti raggiungono un risultato pregevole, ma non è certo questo il caso dell'opera di Mariantonia Avati. Il pregio principale di questo libro - scritto molto bene, con una prosa scarna ed efficace - è quello di restituirci un'immagine di Maria più vera e pin umana di quella alla quale siamo stati abituati. La realtà di una giovanissima donna che ha saputo accettare una proposta meravigliosa e difficilissima, e che giorno per giorno ha saputo inventare un ruolo che mai era stato vissuto e che mai più sarebbe stato vissuto dopo di lei.
Una donna che cresce insieme al figlio, nel trascorrere dei giorni, e per la quale la costatazione di S. Luca - «custodiva tutte queste cose nel suo cuore» (2, 51) - è un'esperienza che la trasforma e la fa crescere spiritualmente. Maria è una creatura che percorre la sua via con debolezza e coraggio insieme, con fiducia e paura. E già questo fatto la rende ai nostri occhi più vicina, più comprensibile, e allo stesso tempo ci offre un modello che è certo ineguagliabile, ma che offre spunti anche a noi per un percorso spirituale forte e innovativo.
Ma un altro punto che l'autrice ha immaginato, con coraggio e sottigliezza, e che Gesù abbia chiesto alla madre di aiutarlo a sopportare la passione, a resistere al dolore. La Maria che soffre per il figlio, quindi, è anche quella che capisce come e dove aiutarlo nel suo compito nascosto e tremendo nel «silenzio del sabato», fino alla resurrezione che in un certo senso è possibile anche perché lei continua a crederci, a sperare.
Maria è quindi davvero partecipe della redenzione di Cristo in modo profondamente consapevole, soprattutto perché riesce a comprendere che Gesù può continuare a vivere solo se gli esseri umani sapranno dare ascolto e vita alle sue parole cosi nuove e rivoluzionarie.
Un romanzo, dunque, molto appassionante e capace di suggerire nuove prospettive circa la passione di Gesù, grazie proprio a un coinvolgimento personale che mette in gioco apertamente il fatto che l'autrice è donna e madre.







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