Un articolo in Sovvenire, Trimestrale di informazione sul sostegno economico alla Chiesa, XVI (2017) - Supplemento al numero 4 - Dicembre 2017.
1. FRANCISCO: “Com’è Dio? Non si può descrivere”
di Enrica Aquiliani
Un bambino mite, diventato un contemplativo dopo le apparizioni, di cui non udì le parole. “Francisco non era vivace come Jacinta, ma pacifico e condiscendente” scriveva suor Lucia nei resoconti ai vescovi sulla personalità dei cugini. “Nei giochi Francisco cedeva senza resistere: “Credi di aver vinto tu? E va bene!”. Era quello “che perdeva sempre, ma non aveva mai paura, andava di notte in cerca di volpi e martore. Si animava contando le stelle, davanti all’alba e ai tramonti”. Francisco vide senza suoni anche i segreti: “Perché la Madonna stava con un Cuore in mano, spargendo sul mondo quella luce così grande che è Dio?” chiedeva. “Se lo chiamavo da lontano, alzava la mano e mostrava il rosario – ricordava Lucia - Francisco prediligeva la Santissima Trinità. Mi diceva: “Noi stavamo ardendo in quella luce che è Dio, ma non ci bruciavamo. Com’è Dio! Non si può descrivere. Ma che pena che Lui sia così triste. Se potessi consolarlo!”. Fece coraggio alle bambine di fronte a famiglie e autorità inflessibili perché confessassero di aver inventato tutto. Ad agosto 1917 nel carcere di Ourem recitò il rosario con i detenuti: “Se volete pregare, dovete togliere il basco”. Lucia lo trovava in preghiera sulle colline o davanti al Santissimo nella chiesa di Fatima, il suo ‘Gesù nascosto’, per chi si raccomandava a lui di far tornare salvi dalla guerra i giovani del paese, cosa che accadde. Morì nell’epidemia europea di febbre spagnola il 4 aprile 1919. Fin all’ultimo offrì sacrifici e si confidò con le bambine: “La Madonna ha detto che andrò in Cielo. Ho paura di dimenticarmi di pregare per tutti quando vedrò il Signore”. Soffriva senza mostrarlo, e con poca voce si dissero ‘arrivederci in cielo’. La nostalgia uno dell’altro restò sempre: “è una spina acuta che punge il cuore nonostante gli anni” annotò Lucia.
2. JACINTA, la salvezza delle nazioni affidata ai piccoli
di Elisa Pontani
Una bambina come tante diventata un’anima di straordinaria fermezza, con il dono della profezia. Jacinta Marto morì a neppure 10 anni, in fama di santità per le guarigioni da lei ottenute. La più piccola dei veggenti di Fatima, che sulle colline giocava all’eco, a bottoni e amava ballare, scriveva Lucia “attinse alla scuola di Maria un grande amore per il Figlio”. “Gesù è per vostro amore e per salvare i peccatori, perché più nessuno vada in quella prigione di fuoco dove si soffre tanto” diceva, offrendo digiuni e rinunce. In prigione a Ourem sorridevano, “ma dite al sindaco questo vostro segreto, che v’importa che quella Signora non voglia”. “Dirlo no! – ribatteva lei con vivacità - "piuttosto morire”. Delle visioni non capì tutto, chiedeva a Lucia, ma si fidava: “La Signora ci vuole bene”. Trasferita a Lisbona per polmonite, subì un intervento senza anestesia totale: “Ora puoi convertire tanti peccatori, perché soffro molto” le sentirono dire i medici. Gli ultimi 4 giorni i dolori sparirono, come le aveva preannunciato la Vergine, che veniva a visitarla. Testimoni la sentivano parlare ‘con autorità’ anche della guerra in cui il mondo rischiava di ricadere ‘in Spagna, prima che nelle altre nazioni’: “Se gli uomini sapessero ciò che è l’Eternità, farebbero di tutto per cambiare vita”. Alla madrina disse: “fugga le ricchezze, sia amica della povertà”. Morì il 20 febbraio 1920. È stata canonizzata con Francisco dopo che il brasiliano Lucas Maeda de Oliveira, di 5 anni, precipitato da 6 metri d’altezza e per cui il padre aveva invocato Maria e i pastorinhos, è sopravvissuto a lesioni gravissime senza spiegazione scientifica. Lo scorso 13 maggio era sull’altare con Papa Francesco.
3. Fedeltà e testimonianza, la lunga vita di LUCIA
di Paola Inglese
"Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e il cammino che ti condurrà a Dio”. Le parole della Vergine a Lucia de Jesus sono state tema-guida del Centenario. L’eroismo dei pastorinhos si compì in destini diversi (lei visse quasi un secolo), a partire dalla richiesta mariana: “Volete offrirvi a Dio per sopportare tutti i dolori che vorrà mandarvi, in riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?”. “Sì, vogliamo”. Prima interlocutrice di Maria nelle apparizioni, Lucia, a 10 anni lavorava tra greggi e telaio. La ‘Signora’ le disse di imparare a scrivere. Nel crescendo di curiosità verso i bambini, l’apparizione del 13 ottobre, col suo segno promesso, segnò l’acme delle tensioni. Al sindaco che le chiedeva “Non hai paura che ti facciano del male se non accadrà niente?” Lucia disse “non temo nulla”. Alla Cova da Iria in 70 mila circondarono lei e i cugini, a piedi, su carri, biciclette e auto piantate nel fango per la pioggia che cadeva dalla mattina. A mezzogiorno Lucia fu strattonata, ma lei guardò il cielo: “Giacinta, inginocchiati, ecco il lampo”. Annotò il cronista del quotidiano O Dia: “Uscì il sole e roteò su se stesso, in una luce che cambiava colore, blu, gialla, violacea. Tutti caddero in ginocchio”. Il cronista anticlericale de O Seculo: “nel terrore il popolo fissava il sole che contro tutte le leggi cosmiche minacciava di schiacciarci”. Non fu suggestione collettiva: anche ad Alburitel, a 20 chilometri di distanza, la gente gridava in strada ‘è la fine del mondo’. Nei villaggi vicini, si riempirono le chiese. Ma durò poco. Lucia in casa patì l’isolamento per il tracollo economico familiare con la perdita del podere Cova da Iria, dove l’afflusso era incontrollabile. Ci fu anche un attentato dinamitardo nel 1920 alla cappellina contro ‘l’inganno perpetrato dalla Chiesa’. Alla morte dei suoi cugini, nel 1921 il vescovo di Leiria ordinò a Lucia di ritirarsi in collegio, nascondendo la sua identità. Strappata al suo mondo, lei obbedì. Vilar del Porto, dopo la professione religiosa Pontevedra e Tuy, in Spagna, fino al carmelo di Coimbra. Suor Lucia rivelò che il 10 dicembre 1925 Maria era tornata, a chiederle la devozione dei primi cinque sabati e la consacrazione della Russia. E che le apparizioni di Fatima erano state precedute nel 1916 tre volte da un angelo: nella prima “un forte vento scosse gli alberi, anche se era sereno. Dal cielo una figura, un giovane di 14-15 anni, al sole trasparente come il cristallo, ci disse: “Non abbiate paura! Sono l’Angelo della Pace”. E inginocchiatosi fino a toccare il suolo, ci fece ripetere tre volte: ‘Mio Dio! Io credo, adoro, spero e vi amo! Vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano’. I Cuori di Gesù e Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche”. Tornò mesi dopo: “Ci disse: Pregate molto. I Cuori Santissimi di Gesù e di Maria hanno su di voi disegni di misericordia”, insegnando la preghiera trinitaria di Fatima. Infine diede loro la Comunione sotto le due specie. Nel 1942 suor Lucia seppe che Pio XII alla radio aveva consacrato il mondo al Cuore Immacolato di Maria. Primo Papa alla Cova da Iria fu Paolo VI, che volle suor Lucia con sé. Avrebbe poi incontrato Papa Wojtyla per la beatificazione dei cugini e la rivelazione del terzo segreto, rivedendo Fatima e il villaggio natale di Aljustrel. Lucia chiuse gli occhi il 13 febbraio 2005, poche settimane prima del Papa salvato a piazza San Pietro ‘da una mano materna’.