La donna sempre presente nella vita dei cristiani
Data: Lunedi 1 Aprile 2019, alle ore 0:02:37 Argomento: Donna
Un articolo di Giulio Masciarelli, in L'Osservatore Romano del 25 marzo 2019.
Tornare con serietà all’intero mistero mariano. Il noto aforisma De Maria numquam satis che, con ogni probabilità, è da attribuire a Robertus Berthelot, morto nel 1630, il quale l’usò per la prima volta nel 1627, ricorda, fra l’altro, di passare sulle strade non ancora percorse fino in fondo dalla mariologia. Certamente l’espressione paradigmatica del carmelitano francese non è responsabile delle eventuali intemperanze devozionistiche, che potrebbero essersi date per una sua non corretta interpretazione. Al contrario, essa di fatto ha sostanzialmente favorito una mariologia mentis et cordis, equilibrata e lontana da ogni massimalismo suggestivo e irrazionale.1 Ancora oggi, perciò, il problema è quello di saper individuare e presentare le singolari e larghe collocazioni che il Dio trinitario ha riserbato alla Vergine di Nazaret nella storia della salvezza in quanto Madre di Cristo. Assai significativa, a questo punto, è la “trasversalità” del mistero mariano nella storia salvifica.2 Questo comporta che se ne tenga conto e che, ad esempio, il discorso mariano vada inserito nella teologia fondamentale dalla quale è totalmente ignorato, che sia elevato a livello di teologia della storia, che venga posto tra i vertici dell’ecclesiologia per evidenziare la radicalità delle scelte fatte da Dio rispetto alla Madre di suo Figlio e dell’intera famiglia di Adamo. Vanno considerate ancora di più, sulla scia del capitolo VIII della Lumen gentium, le conseguenze grandiose che derivano dalla particolare vicinanza di santa Maria al mistero Cristo e, in termini più estesi, quelle che vanno dedotte dall’unicità del suo rapporto col Dio trinitario. Ciò significa far penetrare in pienezza e a fondo il mistero mariano nella vita e nella missione della Chiesa per godere dell’attiva presenza materna della Vergine di Nazaret dentro il brano di storia salvifica che stiamo vivendo, a imitazione di quanto fece profeticamente il “discepolo amato”, allorché, dopo che il Crocifisso morente gli affidò Maria come Madre, quegli «la prese con sé fra le sue cose più care» (Giovanni, 19, 27).
Se Maria è centrale nel cristianesimo lei è necessaria per tutti
Nessun discorso cristiano ed ecclesiale, condotto in termini di essenzialità, può evitare l’incontro col tema mariano. Intanto, la stele orientatrice della mariologia è Cristo, centro del cristianesimo.3 Tuttavia, «la figura di Maria, pur non essendo il centro, è però centrale nel cristianesimo. (...) La centralità di Maria nel cristianesimo non si dà in virtù di un’auto-persuasione dei cristiani, ma per lo stesso sapiente disegno del Padre e la precisa volontà di Cristo».4 Se è così, Maria ci è necessaria. E c’è di più: il ritorno a lei si pone nell’ordine dell’urgenza, fra l’altro perché, come sottolineava Joseph Ratzinger da teologo, «potrebbe spettare alla devozione mariana operare il risveglio del cuore e la sua purificazione nella fede».5 Peraltro, nel corso della storia della Chiesa, Maria è rimasta sempre presente nella vita dei cristiani, oltre che implicata nelle spirali ereticali: è stata costantemente fonte d’ispirazione estetica e oggetto di riflessione credente; cosicché conosciamo una Maria delle fedi e degli eretici, delle arti e delle teologie, delle spiritualità e del culto, della pastorale e della missione. Il vero problema, allora, è quello di rinnovare la percezione di fede sul grande e complesso compito che il Padre ha affidato a Maria quale «socia Salvatoris»6, in un’opera di salvezza che ha le misure del Dio trinitario e che riguarda ogni uomo, l’intera famiglia di Adamo di cui Maria è la figlia innocente, Israele di cui è il “resto santo”, la Chiesa di cui è il santo inizio, l’intera storia della salvezza su cui ha posto il sigillo col suo «sì», tutta la creazione di cui è la “forma” integra.
Maria nel vortice del mistero trinitario
La persona e il ruolo della Vergine Madre sono essenziali poiché il suo mistero è concentrico al mistero di Cristo. Rimettere al centro dell’attenzione cristiana santa Maria finisce per convincere che «la dottrina su di lei costituisce il sistema di coordinate del pensiero cristiano».7 Cristo al centro provoca necessariamente, anche per Maria, l’apertura all’orizzonte trinitario. C’è di fatto la connessione della persona di Maria e della sua collaborazione con l’agire della Trinità nel farsi dell’evento Cristo. Tale intimo rapporto tra la creatura (Maria) e il Creatore (il Dio trinitario) ha provocato una contestualità drammatica, e non potrebbe essere diversamente poiché la differenza tra il piano finito-mariano e il piano infinito-trinitario fa sentire la sua vibrazione-fremito, il suo scuotimento intenso, la sua commozione altissima in tutta la storia della salvezza.
Mai senza Maria
Interrogarsi su Maria è interrogarsi sul cristianesimo. Guardando alla Vergine di Nazaret puntiamo lo sguardo sull’icona femminile del cristianesimo. Ciò facilita la risposta a molteplici domande: quale sia lo sguardo femminile sull’umano, quale sia la rilevanza religiosa del femminile, se esista un ambito teologico del femminile, se Maria sia una via femminile al cristianesimo. Ipotizzando, per assurdo, l’assenza di Maria, appare chiaramente l’impossibilità di fatto del cristianesimo. La Chiesa senza Maria dovrebbe spiegare diversamente: le sue origini (è stata la Chiesa nascente); l’ingresso nel mondo del suo fondatore (Cristo è «nato da donna»: cfr. Galati 4, 4); la sua attuale unione con Cristo che rende salvifico il suo agire (la sacramentalità è legata a Maria): il cristianesimo nasce in lei, che è la vera Betlemme, la vera grotta della Natività. Il riporre Maria «fra le nostre cose più care» implica il mettersi nell’alveo di una solida teologia mariale che consideri la Vergine Madre costantemente sulla soglia più alta, quella del mistero trinitario, nel convincimento che solo questo può aprire la strada a una concezione di Chiesa, quale spazio amplissimo, nel quale possano prendere doveroso posto pastorale e missionario i soggetti ecclesiali che non ancora hanno avuto modo di esprimersi in pienezza (ad esempio la donna, di cui Maria è impareggiabile icona profetica). Una grande mariologia, ben piantata sulla cristologia e fortemente legata alla teologia trinitaria, è strada sicura per giustificare, pensare e scrivere un affidabile discorso teologico che sappia presentare Maria, per usare un termine guardiniano, come “forma” della Chiesa e della missione. Alla fine, per tutte queste ragioni di fondo, appare sicura e convincente l’espressione rigorosa e severa di Raimon Panikkar: «Tutto è importante: teologia, scienza, cultura, progresso, tutto è molto importante, però, senza Maria, la nostra vita cristiana è monca e qualsiasi concezione che si tenta di dare del cristianesimo diventa fallita».8
NOTE
1 Cfr. Rum A., De Maria numquam satis. Un aforisma in cerca d’autore e di significato, in «Theotokos», 1994/2, 172.
2 Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente, n. 43.
3 Per Romano Guardini è anche poco dir questo perché egli è il cristianesimo stesso: cfr. L’essenza del cristianesimo, Brescia, Morcelliana, 1962.
4 208° Capitolo generale dell’Ordine dei servi di Maria, Fate quello che egli vi dirà. Riflessioni e proposte per la promozione della pietà mariana, Roma, Curia generalizia Osm, 1983, pagine 15-16.
5 Ratzinger J., Maria, Chiesa nascente, San Paolo, Cinisello Balsamo1998, p. 27.
6 Lumen gentium, n. 56.
7 Guardini R., La Madre del Signore. Una lettera, Morcelliana, Brescia 1972, p. 9.
8 Panikkar R., Dimensioni mariane della vita, Vicenza, La Locusta, 1972, p. 5.
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