Fondamenti e significati della multiforme ''presenza'' di Maria
Data: Mercoledi 17 Luglio 2019, alle ore 12:34:30
Argomento: Spiritualità


Dal libro di René Laurentin, Verso l'anno 2000 con Maria, Queriniana, Brescia 2000, pp. 133-146.

 



Si può parlare di una presenza di Maria? Si, il termine è esatto e privo di ambiguità e ha solide basi. Maria è presente a tutto il Mistero cristiano in tutti i tempi della Salvezza. Essa «occupa, dopo il Cristo, il posto più alto e più vicino a noi» dice il Concilio (Lumen gentium n. 54). É il primo membro del Cristo, membro fondatore del corpo mistico, il più importante, il più universale nella comunione dei santi, fin dall'origine: la Pentecoste alla quale fu presente. Essa resta il culmine e il cuore ardente della Chiesa in Gesù Cristo. In che modo prendere coscienza di questa presenza? In che modo realizzarla nella pratica? Perché amiamo tanto poco, noi che pure veniamo amati tanto? Per riafferrare dall'interno il nostro legame con Maria nel Corpo del Cristo, è bene comprenderlo, fondarlo, valutarlo. Che cosa e dunque questo legame? In che modo prenderne coscienza?

Presenza di Maria nella Scrittura

Ne troviamo il modello nella Scrittura: Maria è presente a tutta la vita del Cristo. Essa l'ha preparato, alla fine dell'Antico Testamento, cui essa dà compimento. Lo introduce nella famiglia umana (Lc 1,28-56), lo ha risvegliato all'umanità, lo ha accompagnato per tutta la sua vita fino a trent'anni, lo ha impegnato al suo ministero suggerendogli il segno di Cana (Gv 2,1-22). Durante i tre anni di separazione, la sua comunione spirituale si approfondì ancora di più. Lo ritrovò fisicamente e moralmente nella sofferenza e nella morte del Calvario, partecipando alla sua passione. Ha preparato e accompagnato con la sua preghiera la nascita della Chiesa (Atti 1,14); infine ha ritrovato suo Figlio nella gloria dell'assunzione. Essa è presente alla vita del Cristo (laboriosa, dolorosa e gloriosa) e con il suo amore di madre, e con la sua adesione teologale. É una comunione di fede, di speranza e di carità. La presenza reciproca di Maria al suo Figlio è per noi un modello, perché grazie a questa Madre, Dio è divenuto nostro fratello e ce l'ha donata come madre, identificandoci con sé. Certo, il nostro rapporto filiale è diverso da quello di Gesù, perché Gesù è Dio. Se egli le deve la sua umanità, essa deve a lui tutto, come Dio. Noi siamo umili figli di questa Madre, che ci ha così profondamente e spiritualmente adottati in lui. Secondo la mirabile logica del meraviglioso scambio, Maria che ha dato al Figlio di Dio l'umiltà umana, ha la missione di aiutare l'opera della nostra divinizzazione in Gesù Cristo. Essa coopera con lui a questa opera di Dio.

Presenza di Maria nella liturgia e nella vita della Chiesa

- La liturgia (preghiera ufficiale e costante della Chiesa, la lex orandi), riflette questa presenza universale e discreta. Maria ha un duplice posto nei due cicli liturgici: temporale e santorale, e in ciascuna messa, nell'anafora che ne è il centro, e ciò fin dal secolo IV.
- Unita al suo Figlio in una medesima preghiera, essa conosce con lui ed in lui, la Chiesa e ciascuno di noi. Essa è a servizio dei suoi figli che il Cristo le ha affidati. Con lui, essa intercede e assiste. Bisogna prenderne coscienza. La presenza discreta e universale di Maria, visibile e invisibile, è dappertutto nella vita della Chiesa: nella sua storia, nelle sue chiese, nelle sue icone. L'appello alla sua intercessione contrassegna tutta la storia dogmatica dei concili e delle lotte complesse della Chiesa, che hanno ispirato all'epoca carolingia, la famosa antifona: «Cunctas haereses interemisti in universo mundo, Tu hai vinto tutte le eresie nel mondo intero». Essa fu l'ispiratrice delle iniziative e vittorie della Chiesa. Molte feste sono state istituite per commemorare il suo aiuto efficace. Fin dai primi secoli, le sono state dedicate delle chiese, perché essa fu il primo tempio di Dio, e rimane il modello di tutti gli altri. Maria, tipo della Chiesa, è anche il tipo delle chiese nelle quali si rinnova la presenza eucaristica del Signore, e si prolunga la preghiera. In queste chiese come nelle case, le sue icone hanno il loro posto: icone di orante che ci ricordano la sua preghiera; icone di tenerezza (eléusa) che ci ricordano la sua relazione affettuosa e materna con il Cristo ma anche con noi. Esse hanno stimolato la fede e il fervore cristiani. Così, essa ha il suo posto nel tessuto quotidiano della vita cristiana.

 Tanti figli, tanto amore

Questa presenza è un fatto, veramente, da parte di Maria, nostra Madre. Ma tutti, questi figli! dirà qualcuno. Una simile moltitudine non può non disperdere e livellare l'amore. Questa obiezione somiglia molto alla domanda che la madre di un figlio unico rivolgeva ad una madre di famiglia numerosa (che ne ha rilasciata testimonianza alle Assises de la famille, Parigi, settembre 1986): «"Ma come fai ad amare tanti figli. Io faccio fatica ad amarne uno solo!" "Ma per me, ciascun figlio è unico", rispose. "Per ognuno di loro, il mio cuore si apre». Il cuore di Maria si è allargato, come abbiamo visto, non solo alla misura che la natura dà abbondantemente alle madri di famiglie numerose, ma alla misura di Dio di cui essa condivide la vita. Per Maria ciascuno di noi è unico. Essa ci ama tutti insieme, e l'universalità del suo amore non fa che intensificare l'amore di ciascuno in Gesù Cristo. Questa presenza è forte dalla parte di Maria, e misconosciuta dalla parte nostra, e sta a noi trovare in che modo attualizzare il posto di Maria nella nostra vita: per mezzo di quale icona, di quale segno (medaglia portata addosso), quali preghiere o pratiche, quali pellegrinaggi o scambi? Io preferisco lasciare l'ispirazione a ciascuno piuttosto che suggerire un modo di impiego, perché è auspicabile che l'amore filiale di ciascuno trovi le proprie forme e modi di espressione, i propri legami, poiché ogni legame filiale è personale. Attualizzando questa presenza misconosciuta, noi permettiamo alla nostra Madre di aiutarci meglio, perché essa non agisce per effrazione, non farà nulla senza di noi, ma sempre con noi.

Caratteri di questa presenza

Coloro che hanno tentato questa scoperta sono giunti a volte ad una presenza abituale, ardente, purificante e pacificante. «C'è un dono di presenza abituale della Santa Vergine, come c'è un dono di presenza abituale di Dio, molto raro, è vero, accessibile comunque ad una grande fedeltà», diceva Chaminade (L'esprit de notre fondation, t. I, p. 173). Non si tratta di una presenza visibile: Luigi Cestac (1801-1868), nel quale una tale presenza sbalordiva, rispondeva a coloro che lo interrogavano: «No, non la vedo, ma la sento, come il cavallo sente la mano del cavaliere, che lo guida» (testo citato da P. BORDARRAMPE, Le Vénérable L. E. Cestac, Paris, Gigord, 1925, p. 458). Questa presenza, ancora una volta, non è che il riconoscimento affettivo (mantenuto, attento, espresso) della presenza reale di Maria nella Comunione dei santi. Cerchiamo di caratterizzare una simile presenza, le sue modalità e i mezzi per coltivarla.

        1. É una presenza diversa da quella di Dio.
 - La presenza di Dio è trascendente. Egli è il nostro Creatore: ci fa essere. Egli è il principio permanente della nostra esistenza. Se potesse cessare di volerla (cosa impensabile, poiché Dio è costante e fedele), noi cesseremmo di esistere, come la luce si spegne appena la corrente non passa più. Egli ci è quindi più intimo di quanto non lo siamo a noi stessi. Questa presenza creatrice non ci schiaccia, perché suscita l'autonomia e la libertà stesse: mistero stupendo e misconosciuto. Io sogno una psicoanalisi che faccia prendere coscienza non più delle pulsioni dei nostri bassifondi, bensì di questa presenza fondamentale che dà senso, ordine e compiutezza a tutto il resto. Questa presenza fonda anche l'ordine della grazia per mezzo del quale Dio ci comunica la sua stessa vita. Perché la grazia è la vita stessa di Dio comunicataci, secondo Giovanni 7 38-39, dallo Spirito Santo che zampilla in noi come fonte d'acqua viva, secondo il desiderio del Cristo: «Che essi abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza». La grazia dunque è l'attualizzazione immediata della nostra anima (del nostro essere) da parte di Dio: egli ci comunica la sua stessa vita, il suo amore trascendente. Ci divinizza, secondo l'amore, senza snaturarci. 
- La presenza di Maria non è a questo livello, perché essa è una creatura, come noi... Il mondo esisteva prima che essa esistesse. Se cessasse di pensare a noi, noi non cesseremmo di esistere. Non è lei che ci fa essere. Creata da Dio, essa non può cooperare che in Dio al nostro innalzamento.  La presenza di Maria non è, come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, il Principio divino della grazia, la fonte della vita, perché essa stessa riceve da Dio la vita divina; essa non è autrice della nuova creazione, bensì serva del Signore. Conseguenza: la presenza di Maria è una presenza in Dio e per Dio. Ed è proprio così che la percepiscono i mistici: inseparabile da Dio, come il ruscello dalla sua sorgente. É una presenza che emana dal Padre, una presenza nel Cristo, nel suo corpo che è la Chiesa, una presenza nello Spirito Santo, legame della Trinità e della Chiesa per mezzo di quella vita d'amore che vi infonde.

        3. Una presenza permanente nella fede, umana,  femminile, materna e discreta
       
La presenza  di Maria è:
- una presenza permanente nella fede: Non è una presenza di sentimento, è una presenza di fede: una presa di coscienza dei nostri vincoli con lei, nel Cristo e nella Comunione dei santi, secondo la rivelazione stessa. É una presenza permanente, universale, come la sua presenza nella Scrittura e nella liturgia, come abbiamo visto;
- una presenza umana come quella del Cristo, che ci è per questo tanto vicino ed intimo;
- una presenza femminile, che è un suo carattere specifico. Essa è il culmine della missione stupenda e misconosciuta data da Dio alle donne: più vicine alla vita di quanto non lo siano gli uomini, distanziati dalla preoccupazione di dominarla e di governarla dall'esterno;
- una presenza materna: Maria, Madre del Cristo, uomo universale perché uomo-Dio, ha realizzato una maternità integrale: interamente riferita a Dio, ma anche integralmente e universalmente umana, secondo la vocazione che le ha confermato il Cristo dall'alto della Croce: «Donna, ecco tuo figlio» (Gv 19,27). Maria non è una madre possessiva. A volte è stato proiettato su di lei il modello artificiale di una madre suscettibile, che spia, fa pressione, castiga. Ma Maria non è stata una madre possessiva nei confronti di Gesù. Lo lasciava andare per la carovana senza controllarlo. Aspetta tutto un giorno prima di cercarlo (Lc 2,40-46). Essa rispetta allo stesso modo la libertà dei suoi figli adottivi. La sua esigenza non è ricatto bensì invito a percepire Dio e il Cristo, i soli capaci di renderci felici. Per quanto stupenda, per quanto completa sia la maternità di Maria, guardiamoci dall'ipostatizzarla con il genio in apparenza costruttivo di troppi teologi. Maria non va ridotta alla sua condizione di madre, per quanto importante essa sia. Essa non è l'essenza (platonica) della maternità. É una persona umana. Esiste, con tutta la libertà e la gratuità che questo comporta. E lo Spirito Santo la risveglia, non solo ai suoi doveri materni, ma ad una giusta distanza, rispettosa degli altri, ad una creatività, direi a quella fantasia che abita qualsiasi libertà. La sua sollecitudine riflette quella dello Spirito Santo che la ispira in trasparenza: risvegliare ciascuno dei suoi figli, ciascuna comunità, ciascuna Chiesa, al meglio di essi, secondo la loro diversità e le loro vocazioni specifiche;
- una presenza discreta, perché tutta riferita al Cristo, tutta riferita a Dio, come manifestano gli episodi dinamici della Visitazione e di Cana: «Fate tutto quello che vi dirà, (Gv 2,4). Numerosi mistici hanno notato come, dopo di essersi manifestata - a volte intensamente - essa sappia sparire per condurci al Cristo solo. Ed è bene seguire i suoi orientamenti interiori.

In che modo coltivare questa presenza?

        1. Attualizzare
        Si può coltivare questa presenza attualizzando i segni che ce ne sono stati dati nella vita della Chiesa:
- la Scrittura stessa, come abbiamo visto;
- la liturgia: Maria è presente in ciascuna messa, e lungo tutto l'anno: santorale e temporale;
- le chiese, santuari e pellegrinaggi che le sono dedicati;
- le icone che sono dei segni della sua presenza: un'icona non è un oggetto da vetrina. É una finestra sulla comunione dei santi. É uno sguardo;
- le devozioni tra le quali faremo la nostra scelta. Paolo VI raccomandava soprattutto l'Angelus e il Rosario.
Possiamo affidare fruttuosamente a Maria i nostri progetti e le nostre iniziative, non per scaricarcene, ma per farcene meglio carico, con lei, nella fede, cioè in Dio. Ciò che le viene affidato non è perduto. Soprattutto bisogna saper accogliere il dono di una simile presenza, come essa viene donata; in maniera viva o incolore, a seconda dei casi. Questo dono gratuito non deve essere oggetto né di impazienza, né di inquietudine. La sua vivacità occasionale non durerà che poco. Santa Teresa di Lisieux narra come essa vivesse per otto giorni «nascosta sotto il manto della Madonna, facendo le cose come non facendole». Ma questa invasione benefica durò solo otto giorni, ben poco se si considera la sua vita lungamente provata. Fu una tappa fruttuosa, non un Tabor definitivo.
Questa presenza va vissuta:
- da figli di Maria senza infantilismo, né dipendenza passiva;
- da servi senza servilismo;
- da fratelli di questa sorella maggiore, nell'ammirazione per la grazia esemplare, prototipo e fondatrice che essa ha stupendamente fatto sua.
Non si tratta di polarizzarsi su questo dono, né di spiarne i progressi, perché 1'attualizzazione della presenza di Maria comporta normalmente tempi forti e tempi deboli, indipendentemente dalla fedeltà. E non è bene agire in contrattempo, né inquietarsi di un ritorno ad una totale discrezione. Ma può essere utile discernere questi tempi forti, buoni da cogliere quando vengono dati, perché portano frutto.

        2. I tempi forti
        I tempi forti nella nostra vita sono ad immagine di ciò che sono nella Scrittura, nella liturgia, nella vita della Chiesa, e nell'esperienza dei santi:
-
Maria è la Vergine degli inizi.
Essa ha avuto un ruolo iniziatore e fondatore all'incarnazione e nell'infanzia del Cristo; a Cana, segno inaugurale del ministero di Gesù; poi nell'infanzia della chiesa, nata alla Pentecoste. Sarà anche per noi la Vergine degli inizi. É buona cosa confidarle quello che vogliamo intraprendere, quello che il Signore ci ispira, perché essa ci aiuti a portarlo bene a termine. Per molto tempo fu usanza di molte madri offrire il proprio figlio a Maria non appena ne conoscevano l'esistenza. Essa, che ha realizzato l'inizio per eccellenza, ha la missione di aiutarci nei nostri inizi, per portarli alla loro perfezione.
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Maria è la Vergine delle transizioni
(ed è la stessa cosa, perché non c'è inizio senza transizione, e gli inizi stessi sono delle transizioni). L'Annunciazione è l'inizio del Nuovo Testamento, ma è anche il passaggio dall'Antico al Nuovo. A Cana, il 'primo segno' che l'iniziativa di Maria ottenne, precipitò la transizione dalla vita nascosta alla vita pubblica. Affidiamo a Maria le transizioni, le crisi, i momenti delicati della nostra vita, i nostri progetti o ministeri.
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Maria è la Vergine delle notti spirituali
: 'Stella del mare', si dice fin dal Medio Evo; Nostra Signore dello Stabat, icona tragica del Calvario. Essa svolge un ruolo significativo nelle transizioni dolorose, nelle prove e nelle croci. Nei tempi di desolazione e di tenebre, essa non sopprime la morte e le tenebre: neanche lei vi è sfuggita: insegna a seguirle nella fede. Essa procura la pace nella croce e nella notte. Pensiamo a lei quando siamo schiacciati dagli eventi, dalle nostre difficoltà interiori, dalla malattia, o «nell'ora della nostra morte», come preghiamo nell'Ave Maria. Essa ha la vocazione di assisterci, dopo le nostre prove quotidiane, in questa ultima prova della vita. E nostra Madre nell'ora della nostra nascita al cielo. La presenza di Maria è libera e varia. Sappiamo accoglierla nella libertà dei figli di Dio.

 

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