L'Archeologia alla scoperta del villaggio di Nazaret
Data: Sabato 19 Settembre 2009, alle ore 17:17:02
Argomento: Storia


Dal sito della Basilica dell'Annunciazione a Nazaret

È possibile visitare, a nord della basilica, l’area del villaggio antico di Nazaret e il museo annesso.

In quest’area sorgeva fino al 1930 il primitivo convento francescano costruito sulle rovine del palazzo vescovile di epoca crociata di cui restano tronconi di muri. L’area riportata a livello della roccia degradante verso sud, mostra come le case del villaggio erano costruite sul pendio con utilizzo di ambienti sotterranei facilmente ricavabili nel tenero calcare della montagna. Le abitazioni vere e proprie in muratura erano costruite in superficie o addossate alle grotte. Un ottimo esempio di abitazione semi-rupestre è visitabile nei pressi del muro a contrafforti della basilica crociata sul quale sono esposti i mosaici del monastero bizantino. Resta una grotta e una cameretta antistante con le pareti e l’ingresso ricavati dal taglio della roccia. In questa grotta, al tempo sottosuolo del parlatorio del convento, il P. Viaud scoprì i cinque splendidi capitelli ora conservati al museo. Nella grotta si conserva ancora un forno ricavato nello spigolo di nord-ovest, e si possono vedere alcune bocche di silos nel pavimento. Anelli ricavati nella roccia e una mangiatoia rimandano all’utilizzo della grotta come stalla almeno per un certo periodo.

Risalendo verso nord, in un’altra grotta aperta sulla parete occidentale, abbiamo altre bocche di silos aperte nel pavimento. Di forma a pera i silos erano usati per immagazzinare granaglie. Uno dei complessi più interessanti dell’area è quello detto del “frantoio” in relazione con la Grotta dell’Annunciazione, separato dal muro della basilica. E composto da resti di un pressoio con la vasca di circa 3 m di lato, profonda 40 cm, dalle celle vinarie o olearie, da silos e cunicoli sotterranei per il passaggio e per la necessaria areazione degli ambienti.

Il museo è ricavato in uno stanzone del palazzo vescovile adattato allo scopo. Vi sono esposti i principali reperti di scavo riguardanti il santuario. La storia dell’occupazione umana di Nazaret è riassunta da alcuni gruppi di tipologie ceramiche che vanno dal II millennio a.C. al 1500 d.C. I vasi del Medio Bronzo I e II (2000-1600 a.C.) e del Tardo Bronzo (1500-1300 a.C.) provengono dalle tombe ritrovate all’esterno del muro meridionale della basilica crociata. Quelli del Ferro I (X-IX sec. a.C.) da una tomba scoperta sulle pendici della montagna nel quartiere occidentale del centro abitato (casa Mansour). Il Ferro II (VIII sec. a.C.) è rappresentato da una giarra a collo stretto con doppio manico e imbuto, trovata in un silos a est della basilica. Le lucerne e le pentole del periodo romano provengono dalla suppellettile funeraria della tomba Lahham scoperta a sud del santuario. I piatti invetriati coprono il periodo medioevale fino al XVsecolo di provenienza diversa.

Per la storia del santuario notevoli sono gli elementi architettonici appartenenti a una sinagoga trovati sotto i mosaici degli edifici di epoca bizantina. I graffiti degli intonaci che coprono le pietre tagliate nella pietra di Nazaret, attestano il passaggio dei pellegrini cristiani e la venerazione per il luogo santo. Al centro della sala è visibile la base di colonna che con altri graffiti, come l’espressione in armeno “bella ragazza” riferita alla Madonna, reca in greco l’Ave Maria (Xaire Maria), la più antica attestazione archeologica della invocazione alla Vergine di Nazaret divenuta la preghiera mariana più comune tra i cristiani. In due bacheche a parte è esposto il rocco di colonna con l’altro graffito in greco “sul santo luogo di M(aria) ho scritto”, e il concio con il graffito rappresentante un personaggio portacroce che nell’iconografia bizantina posteriore sarà caratteristico della raffigurazione di san Giovanni Battista.

Nel museo sono inoltre esposte alcune sculture che decoravano la basilica dell’Annunciazione, tra i capolavori dell’arte crociata di Terrasanta. Con gli animali fantastici scolpiti sui conci modanati del grande arco di facciata della basilica, notare la parte inferiore di una figura con un ampio drappeggio della veste, forse un angelo, un frammento con ali, una testa dimezzata all’altezza degli occhi, due piedi con sandali. Sulla parete meridionale sono infissi tre pezzi di una cornice sui quali si può integrare parte di una iscrizione in bei caratteri unciali latini: “(Ecce Anci)lla Dom(ini)… conce(pit d)e Spiritu Sancto”. Nello spigolo della stessa parete, una pietra reca incisa nell’incavo in caratteri unciali minuscoli del sec. XII la prima parte dell’Ave Maria in latino.

In una absidiola della parete settentrionale, è esposta la statua acefala di S. Pietro trovata il 22 giugno 1966 demolendo il muro nord della chiesa francescana. L’apostolo indossa tunica e pallio cinto alla vita da una corda. Nella mano destra impugna due grandi chiavi e con la mano sinistra sorregge un modellino di chiesa a tre absidi sormontate da una torre. In uno slargo rettangolare della stessa parete sono esposti i 5 capitelli scoperti dal P. Viaud nel 1909, nascosti nella grotta detta dei “capitelli” da un anonimo e benemerito cultore d’arte dopo la caduta del regno latino di Gerusalemme. Il capitello della Chiesa occupa il centro. Sotto il baldacchino a motivi architettonici che si ripete anche negli altri capitelli, è raffigurata una donna con corona sul capo che incede verso destra. Tiene nella mano destra una croce astile mentre con la sinistra trascina un apostolo scalzo. Sui lati, due coppie di demoni armati di scudo, spada e arco, sono pronti ad attaccare le due figure inermi. L’artista ha voluto personificare la Fede o la Chiesa che guida l’apostolo alla predicazione malgrado l’opposizione dei demoni.

Capitello di San Tommaso. È uno dei 4 capitelli ottagonali, il primo sulla destra. Al centro di quattro coppie di apostoli, Gesù risorto, con nimbo a croce, mostra il costato ferito dalla lancia all’apostolo incredulo.

Capitello di San Pietro. Sono illustrati due episodi della vita dell’apostolo. Pietro che cammina sulle acque (Mt 14, 24-32) e Pietro che risuscita Tabita (Atti 9,36-43), divise dalla figura in piedi di Gesù nel mezzo della composizione.

Capitello di San Giacomo Maggiore. Il P. Bagatti propone di leggervi, da sinistra a destra, la vita leggendaria dell’apostolo come raccontata negli Atti apocrifi latini dello Pseudo-Abdia (Vi sec.). Predicando agli Ebrei, Giacomo aveva convertito un certo Fileto che aveva visto i miracoli dell’apostolo tra i quali la liberazione di una donna posseduta dai demoni. Giacomo, che era riuscito a fondare la chiesa locale, sul capitello rappresentata da un vescovo con tiara e da un diacono, fu perseguitato da Ermogene, dal pontefice Abiatar e dallo scriba Giosia che però, vinto dai fatti, si fece battezzare. L’apostolo pagò con la decapitazione tanto ardire. Il suo sepolcro fu onorato dai discepoli tra i quali Teodoro e Anastasio.

Capitello di San Matteo. Secondo lo Pseudo-Abdia, nella città di Maddaver in Abissinia, l’apostolo Matteo, presentato dall’eunuco Candace, battezzato dal diacono Filippo, risuscitò Eufranore figlio del re Eglippo che si fece battezzare insieme alla sua famiglia, moglie, figli (Eufranore e Beeor) e la figlia Ifigenia. Morto il re, gli successe Irtaco il quale voleva sposare Ifigenia che però si era consacrata al Signore. Matteo conferma la fanciulla nel santo proposito concedendole il velo delle vergini consacrate da lei chiesto in ginocchio davanti a tutto il popolo. Ciò provoca le ire di Irtaco che, sobillato dal demonio, condanna a morte l’apostolo. A Irtaco succede il cristiano Beeor che riportò la pace nella chiesa. I demoni devono allontanarsi sconfitti.







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