di Fr. Pierre Sampula della Fraternità di Luigi, Bovisio Masciago.
Oggi, se bisogna parlare del dogma dell’Immacolata Concezione, c’è di che interrogarsi su ciò che la dottrina della Chiesa vorrebbe esprimere con questo termine. Per questa ragione, è opportuno anzitutto aprire questa esposizione con alcune osservazioni che permettono di dissipare i malintesi in quanto al significato di questo dogma. Poi si dirà ciò che significa per noi e cosa c’insegna. Parlando del dogma dell’Immacolata Concezione, non dobbiamo riportarlo alla concezione verginale di Gesù nel seno di Maria, né all’idea secondo la quale Maria avrebbe concepito il Cristo senza che la sua maternità l’abbia macchiata di peccato; questo dogma è lontano da esprimere questa realtà. Non significa neanche che la nascita di Maria abbia presentato alcune differenze dal punto di vista fisico rispetto a quella degli uomini o che Maria avrebbe ricevuto un privilegio per evitare ogni sozzura che accompagna la nascita di un essere umano generato dell’amore coniugale di due esseri umani.
Il contenuto teologico del dogma dell’Immacolata Concezione
Promulgato dal Papa Pio IX nel 1854 nella bolla Ineffabilis Deus, questo dogma dichiarava che: “La Beata Vergine e Madre di Dio, Maria, è stata, in considerazione dei meriti di Gesù Cristo suo figlio, e dunque a causa della redenzione operata da suo figlio, gratificata da Dio, fin dal primo istante della sua esistenza, della grazia santificante e, di conseguenza, non ha conosciuto lo stato del peccato originale” (DZ, n°2803). La dottrina della chiesa, attraverso questo dogma, vorrebbe e vuole proclamare semplicemente che la Beata Vergine Maria è stata concepita nel seno di Anna, sua madre, senza che essa contraesse il minimo peccato originario. Detto diversamente, è stata esentata dal peccato originale per l’amore e la misericordia di Dio. Risulta che per meglio cogliere il senso ed il significato del dogma dell’Immacolata Concezione, si rivela necessario conoscere ciò che è il peccato originale, e in quale modo si contrae. La dottrina teologica del peccato originale c’insegna che tutti gli uomini, fin dal loro concepimento, sono già colpiti dal peccato originale e, alla nascita, vengono al mondo privi della grazia divina, e questo a causa del peccato commesso dal primo uomo. Ciò mostra che il peccato originale non è un peccato personale dovuto ad un’azione cattiva fatta dall’uomo con la sua piena responsabilità. Si tratta, al contrario, di un peccato di natura che ogni uomo contrae a partire dalla sua nascita e fin dalla sua concezione per il fatto proprio di appartenere in maniera solidale ad un’umanità peccatrice che, fin dalle sue origini, aveva scelto la disobbedienza al posto della sottomissione a Dio. Andando nello stesso senso, J. Bur fa questa affermazione: “lo stato di peccato originale alla nascita significa che la nostra condizione nativa non comporta in se stessa l’amicizia con Dio né la partecipazione effettiva alla sua vita divina. Questa sarà conferita, dopo la nascita, dalla rinascita filiale in Gesù Cristo, operata dal sacramento del Battesimo o da quello che lo supplisce”. Presentato sotto questa prospettiva, non concepiamo il peccato originale come una macchia che si cancella con il battesimo. Ammettiamo semplicemente che per il peccato originale l’uomo è privato, fin dalla sua concezione ed alla nascita, della grazia santificante che gli sarà data solamente attraverso il Battesimo. Allo stato del peccato originale, l’uomo è consegnato a due attrattive opposte, l’attrattiva verso il bene e l’attrattiva verso il male. Nel linguaggio cristiano, questa ultima attrattiva è chiamata concupiscenza. Per quel che riguarda Maria, la teologia cattolica afferma che non è stata segnata dal peccato originale e non ha conosciuto, di conseguenza, neanche la concupiscenza. Inoltre, “non ha provato mai nessuna tendenza a fare il male” (Leysbeth). Ammettere che Maria è stata preservata, fin dalla sua concezione, dal peccato originale, vuole dire semplicemente che Maria è stata santificata fin dal primo istante della sua esistenza dalla grazia della vita divina. Così, si può dire che l’immacolata concezione di Maria consiste nel possesso, fin dall’inizio della sua esistenza, della vita della grazia divina che gli è data senza merito da parte sua, ma per la grazia premurosa di Dio, che è accordata agli altri uomini solo dopo la loro nascita. Perché questa differenza e quali sono le ragioni?
Le ragioni del Privilegio dell’Immacolata Concezione
Se Maria ha ricevuto fin dalla sua concezione la grazia santificante, è a causa della sua maternità divina. Numerosi sono quelli che sostengono che se colui che doveva nascere da lei era Uomo-Dio, senza peccato, era inconcepibile che fosse concepito in una natura portatrice di peccato. Dio non poteva dunque fare altro che preparare al suo Figlio beneamato una dimora degna di lui. È anche ciò che ci rivela l’orazione di apertura della messa dell’Immacolato Concezione: “Tu hai preparato a tuo Figlio una dimora degna di lui, per la concezione Immacolata della Vergine Maria (…)”. La seconda ragione del privilegio dell’immacolata concezione per Maria gli viene in virtù della redenzione operata da Cristo, perché, di Maria, la chiesa insegna che appartiene alla comunità dei redenti. Ciò che vuole dire che anche lei fu come noi, redenti in virtù dei meriti di Cristo. Ma bisogna sottolineare che “la sua redenzione fu preservatrice, mentre la nostra è riparatrice”. Possiamo ora interrogarci su cosa significa l’Immacolata concezione per noi.
Significato attuale del dogma dell’Immacolata Concezione
Attraverso il dogma dell’Immacolata concezione comprendiamo che il principio di ogni essere spirituale è stabilito da Dio. È Dio solo che possiede il nostro destino ed è solo Lui che lo traccia. Noi non possiamo mai ritornare al di sotto del principio che Dio ci ha fissato. Questo dogma ci mostra anche che Dio avvolge tutta la vita dell’uomo col suo amore redentore e con la sua fedeltà amante. Ricorda anche che “Dio che ha l’iniziativa è sempre al di là delle nostre rappresentazioni, delle nostre attese, in una chiarezza che intravediamo solamente man mano” (Rouet). Un altro autore (Fairweather) è più chiaro quando dichiara che “non bisogna comprendere l’immacolata Concezione come una purezza morale, come facevano i giansenisti, ma piuttosto come l’espropriazione di un essere da parte di Dio e come l’accettazione, nella fede, da parte di questa persona, a collaborare al progresso divino che gli è progressivamente svelato”. A partire da questo dogma abbiamo un’idea di ciò che era l’uomo prima della caduta. Notiamo che Sant’Anselmo, San Bernardo e San Tommaso d’Aquino hanno rifiutato l’immacolata Concezione per la sola ragione che contraddice, secondo loro, l’universalità del peccato originale; mentre San Bonaventura e Giovanni Duns Scoto l’hanno difesa con tanta energia.
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