«"Eletto dottore e santo mariano", "Apostolo della Madonna", "cantore della bellezza di Maria": sono questi solo alcuni degli appellativi che Bernardino da Siena si è guadagnato in un secolo eminentemente mariano, nella spiritualità e nella teologia, come quello trascorso. La fioritura degli studi mariologici, attorno alla metà e alla fine del ’900, ha comportato una specifica indagine sulla figura di Maria come oggetto di pietà e di riflessione nella storia cristiana, assegnando al suo interno una posizione indiscussa a Bernardino, non tanto per l’originalità dottrinale, quanto per il suo ruolo di divulgatore della devozione mariana tra il popolo. Non è sempre facile orientarsi all’interno di questa produzione ampia e diseguale, che appare talora mossa da intenti devozionali più che scientifici, talora condizionata da istanze apologetiche – dell’auspicato titolo bernardiniano di dottore della Chiesa così come dei dogmi mariani stessi, proclamati o da proclamare – e sempre esposta alla tentazione di livellare a posteriori il pensiero bernardiniano, perdendone lo sfondo storico, o di trasporre cenni occasionali e schemi omiletici in un sistematico "trattato di mariologia". Né è mia intenzione procedere ad una valutazione in tal senso, che richiederebbe altro spazio e altre competenze. Più modestamente, ritengo utile sottoporre a verifica, con l’ausilio della metodologia agiografica, una delle definizioni riservate a Bernardino, quella di "santo mariano": mera iperbole retorica? espressione della coscienza del protagonista o degli osservatori? carattere specifico del Senese o in qualche modo applicabile al modello di santità diffuso dal minoritismo osservante? A tali quesiti cercherò di formulare qualche risposta nelle pagine che seguono, abbozzando tre possibili percorsi all’interno del corpus agiografico bernardiniano[...]».