Maria nella Liturgia cattolica e nella Liturgia riformata
Data: Venerdi 4 Settembre 2009, alle ore 1:41:33
Argomento: Riforma


Differenti valutazioni della presenza di Maria nel culto della Chiesa

1. MARIA NELLA LITURGIA CATTOLICA

Il luogo naturale e il più idoneo per venerare la Madre del Signore è, per la Chiesa cattolica, la liturgia e le varie celebrazioni sono esse stesse, molte volte e sotto diversi aspetti, memoria cultuale di Maria. Nella liturgia, infatti:
- la venerazione di Maria confluisce e quasi si annulla nel culto che rendiamo alla SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, dove alle nostre deboli voci si associa quella pura e limpida di lei, per glorificare Dio con noi;
- la pietà mariana si immerge nella celebrazione del mistero pasquale e si pone in attesa del dono dello Spirito poiché ogni genuina celebrazione liturgica è attuazione della Pasqua del Signore ed effusione di grazia dello Spirito;
- la memoria di Santa Maria trova la sua più felice inquadratura perché nella celebrazione annuale dei misteri di Cristo e della salvezza, dall’Avvento alla Pasqua, essa ritorna ora come annuncio profetico in parole, figure e fatti nell’Antico Testamento; ora come presenza attiva della madre accanto al Figlio in avvenimenti di immensa portata salvifica (Incarnazione - Natale – Epifania – Pasqua – Pentecoste); ora come proiezione dinamica verso le realtà ultime che in lei si sono già compiute;
- la pietà mariana incontra la divina Parola e quindi è proprio la liturgia lo spazio prolungato per la proclamazione e l’interpretazione dei testi biblici riguardanti Maria di Nazaret;
- Maria non è celebrata isolatamente ma in comunione con tutti i santi nella quale ella appare in collegamento vitale con i progenitori, i martiri, le vergini e gli innumerevoli discepoli che lungo i secoli hanno reso testimonianza a Cristo. In questo ambito la Vergine si mostra via via figlia di Adamo, sorella nostra, madre dei discepoli così che la sua figura acquista le giuste proporzioni, la sua immagine risulta sottolineata in ciò che ha di unico ed esclusivo e il suo rapporto con la Chiesa viene evidenziato con varietà di aspetti;
- la pietà mariana acquista anch’essa una dimensione escatologica. La liturgia è infatti proiezione verso le realtà ultime, è attesa del Signore che è venuto viene e verrà e la Vergine appare in essa come la Santa Maria di questo triplice avvento: attese infatti la venuta del Messia; attese la venuta dello Spirito; attese la venuta gloriosa del Signore che per lei si attuò nell'assunzione in anima e corpo al cielo.
Vista la straordinaria capacità della liturgia di collocare in un quadro efficace e significativo le espressioni di venerazione a Santa Maria, si comprende l’esortazione conciliare, approfondita poi da Paolo VI, a promuovere il culto specialmente liturgico verso la Beata Vergine e non si può comprendere invece la disattenzione verso la liturgia di molti operatori pastorali che pure intendono favorire la pietà mariana.

2. MARIA NELLA LITURGIA RIFORMATA

I Protestanti dicono che nella liturgia, Maria ha il posto che le attribuisce l’evangelo, quello di essere cioè in mezzo alla comunità dei credenti. Maria appare come la testimone dell’eccelsa grazia di Dio verso ogni creatura: testimone, esempio di fede, colei che indica la via del discepolato, che sta dalla parte della Chiesa riunita per l’adorazione dell’unico Dio. Maria dunque credente come noi, una di noi, con noi nella comunione dei santi. Non una Maria che riceve la nostra preghiera, che intercede per noi, in quanto lei stessa si trova nella nostra posizione di creatura, bisognosa di quella salvezza che, anche per lei, Madre del Salvatore, è unicamente nel Figlio. Dunque anche nella liturgia riformata c’è posto per Maria, riconosciuta con il Concilio di Efeso Theotokos, titolo che non ha fatto mai problema alla teologia protestante perché situato nel suo giusto contesto che è quello cristologico. La motivazione, infatti, che ha portato alla definizione di questo titolo concerneva la definizione della natura di Cristo e non di Maria; l’intento non era quello di glorificare la Vergine, ma di esprimere con un termine chiaro la realtà divina e umana di Cristo. Per le Chiese riformate parlare di Maria nella liturgia, significa sostanzialmente evocarne la figura di testimone e sorella nella fede, al seguito delle scarne testimonianze bibliche: Maria madre di Gesù, testimone fra gli altri testimoni, con le peculiarità che gli evangeli le attribuiscono. Le scelte di fondo della liturgia riformata si fondano, quindi, essenzialmente e unicamente sul dato biblico: solo la S. Scrittura è il metro non solo per la dottrina ma anche per la liturgia. La preminenza del dato cristologico nella liturgia riformata, specificum della confessione luterana, porta a parlare anche di Maria ma in termini propriamente confessionali, al cui fondo sta il chiaro rifiuto della sua stilizzazione quale “mediatrice” nella storia della salvezza. Il luogo liturgico centrale di Maria nella liturgia riformata è soprattutto il Natale. Maria è presente anche nella musica sacra luterana, nei corali tradizionali, nei canti del Magnificat di Lutero e in alcune composizioni di autori contemporanei.

3. LINEE TEOLOGICO - LITURGICHE PER IL DIALOGO ECUMENICO

Le primitive formulazioni delle professiones fidei nate in ambito liturgico – battesimale e riconosciute da tutte le Chiese, annoverano Maria Vergine Madre. La liturgia può, dunque, essere un locus fecondo per un proficuo dialogo ecumenico su Maria. Ella non può essere isolata dal Figlio Salvatore e di conseguenza nemmeno dai dati storico – salvifici e dal memoriale celebrativo. Questo comporta un sereno accostarsi alla pietas mariana. Lo scambio, infatti, tra il sensus fidelium, il sensu fidei e il consensus ecclesiae corre parallelo all’interscambio tra le tre leges: credendi, orandi, vivendi. Maria, associata per volere della SS. Trinità alla storia della salvezza e indicata da Gesù quale madre dei suoi fratelli e delle sue sorelle, è presente sia nelle verità di fede credute, confessate e professate, sia nella pietà dei fedeli delle prime generazioni cristiane. Questo orienta verso l’unità da costituirsi nel Figlio Unigenito di Dio, unigenito anche di Maria. Sulle molteplici connessioni implicate negli asserti enunciati si può avviare un fruttuoso dialogo ecumenico. Tanto più ci si soffermerà sull’adorazione dovuta al Figlio Salvatore, altrettanto maggiormente si potrà potenziare la venerazione alla Madre che, a sua volta, come alle origini, arricchirà organicamente la professio, confessio, celebratio dei divina mysteria di tutte le Chiese.

Fonti dell'articolo
1. Costituzione Dogmatica sulla Chiesa "Lumen Gentium, Cap. VIII, n° 66-69, e anche PAOLO VI, Esortazione Apostolica "Marialis cultus", n° 31.
2. Documento del Capitolo Generale dell'Ordine dei Servi di Maria "Fate quello che egli vi dirà", Roma 1983, n° 55.
3. E. Genre, C’è posto per Maria nella liturgia riformata?, in "Rivista Liturgica", marzo/giugno 1998 , Messaggero, Padova, pp. 241ss.
4. D. Wackerbarth, Maria nella liturgia luterana. La figura e la presenza liturgica di Maria in relazione alle scelte di fondo bibliche della Riforma
in "Rivista Liturgica", Marzo/giugno 1998, Messaggero, Padova, pp. 257ss.

5. A. M. Triacca, Maria Vergine, madre dell’unità. Linee teologico – liturgiche per il dialogo ecumenico
in "Rivista Liturgica", Marzo/giugno 1998
Edizioni Messaggero, Padova, pp. 171ss








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