Sguardo sinottico alla figura di Maria
Data: Sabato 19 Settembre 2009, alle ore 18:21:26
Argomento: Mariologia


Testo tratto dall' Enciclopedia del Cristianesimo

La madre di Gesù (in ebraico: Mirjam; in greco: Mariám).

Il Nuovo Testamento non narra la vita di Maria, perché il suo centro d'interesse è l'annuncio di Gesù Cristo. Quando parla di Maria, la pone sempre in relazione a Gesù e sotto la luce che promana dalla sua morte e risurrezione. Tuttavia la realtà storica di Maria appare attestata da una molteplicità di elementi. I Vangeli sinottici, gli Atti degli apostoli, Paolo e Giovanni convergono nel trasmettere l'esistenza di una donna concreta dalla quale è nato Gesù. I primi tre evangelisti riferiscono anche il suo nome, Maria. La descrizione neotestamentaria di Maria è assai realistica e rifugge da ogni idealizzazione mistica. Maria appare come donna ebrea del suo tempo: si fidanza, visita l'anziana parente Elisabetta, partorisce, compie il pellegrinaggio annuale a Gerusalemme, ascolta, medita, parla, gioisce e soffre. Questi e altri dati biografici non sono trasmessi come testimonianze storicamente rigorose, ma in un contesto di riflessione teologica che approfondisce il significato di Maria nella storia della salvezza. Nella predicazione cristiana primitiva, concentrata sull'annuncio essenziale di Cristo morto e risorto, si tace su Maria. Tuttavia Paolo, in un contesto polemico contro i giudaizzanti, rompe il silenzio e introduce un testo di alto interesse cristologico che fa menzione anonima della "donna" dalla quale nacque Gesù (Gal 4,4). Nello stesso contesto Marco riferisce un episodio in cui, all'annuncio dell'arrivo della madre e e dei suoi fratelli e sorelle, Gesù proclama il primato di una nuova famiglia costituita dall'adesione alla volontà di Dio rispetto a quella fondata sui legami di sangue (Mc 3,31-35). Attutita la polemica antigiudaica, Matteo nei primi due capitoli del suo Vangelo, detti "Vangeli dell'infanzia", descrive l'origine di Gesù (Mt 1,18) nel concepimento verginale da parte di Maria, preannunciato da Isaia 7,14. Così la Vergine madre risulta inserita nel misterioso piano di Dio mediante lo schema promessa-concepimento. Matteo interpreta il concepimento verginale in senso rigoroso, partendo dall'evento trasmesso nella comunità cristiana.

  La testimonianza di Luca

Con Luca la figura di Maria esce dallo sfondo e assume un rilievo di primo piano nella storia della salvezza. La scena dell'annuncio dell'angelo a Maria (Lc 1,26-38), che ha ispirato innumerevoli scrittori e artisti, evidenzia anche la vocazione di Maria insieme con la nascita meravigliosa del Figlio di Dio generato verginalmente nel suo grembo mediante lo Spirito (Lc 1,35-37). Maria entra nel dialogo tra Dio e l'umanità offrendo una risposta di fede esemplare: "Eccomi, sono la serva del Signore. Avvenga di me secondo la tua parola" (Lc 1,38). Elisabetta, visitata da Maria, riconosce in lei la "benedetta fra le donne" (Lc 1,42), "la madre del mio Signore" (Lc 1,43) e "colei che ha creduto" (Lc 1,45). Elisabetta interpreta così la risposta di Maria all'angelo (Lc 1,38) come un atto di fede , con cui la Vergine si apre alle promesse di Dio e permette loro di giungere al compimento. Il Magnificat , la preghiera con cui Maria risponde a Elisabetta, assume un grande valore per la Chiesa, in quanto è considerato "la più antica teologia mariana" (R. Schnackenburg). In realtà il cantico applica alla vicenda di Maria lo schema salvifico secondo cui Dio esalta gli umili: "Ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente" (Lc 1,48-49). Nell'incontro con Simeone nel Tempio Maria riceve un'ulteriore rivelazione, che allarga il messianismo a proporzioni universali e anche tragiche. Gesù sarà "luce delle genti" e insieme "segno contraddetto". Maria è unita alla sorte del Figlio, poiché una "spada" le trafiggerà l'anima (Lc 2,35). Nell'episodio del ritrovamento di Gesù bambino nel Tempio, la madre sperimenta in anticipo la Pasqua di dolore e di gioia. Anche se non comprende le parole di Gesù, Maria le conserva nel cuore (Lc 2,51) e le medita (Lc 2,19).

 La testimonianza di Giovanni

Giovanni presenta il ruolo della madre di Gesù all'inizio e al termine della vita pubblica. Nello sposalizio a Cana di Galilea Maria non solo interviene presso il figlio perché ponga rimedio a una mensa priva di vino , ma personifica Israele che rinnova la formula d'Alleanza: "Fate quello che egli vi dirà" (Gv 2,5). L'intervento di Maria è all'origine del primo miracolo compiuto da Gesù e della fede dei discepoli (Gv 2,11). La madre di Gesù ricompare presso la croce, dove avviene una scena di rivelazione, in cui Gesù svela la qualità teologica nascosta del discepolo amato e di Maria: essere rispettivamente figlio e madre secondo la rigenerazione nello Spirito. Significativa e paradigmatica è la risposta del discepolo amato a tale rivelazione: egli fa spazio a Maria nella comunione d'amore con Gesù e la accoglie nella sua casa come prezioso dono materno del Cristo crocifisso (Gv 19,27). L'ultima menzione biblica di Maria si trova al capitolo 12 dell'Apocalisse nella "donna vestita di sole". Essa rappresenta la comunità sponsale che genera Cristo risorto attraverso i dolori del parto sperimentati nella passione. I lineamenti della donna sono quelli di Maria, madre del "figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni" (Ap 12,5).

 La riflessione cristiana su Maria

Nel corso dei due millenni di cristianesimo assistiamo a un progressivo sviluppo del ruolo di riferimento di Maria e a una continua integrazione della figura di Maria nella cultura delle diverse epoche. 

Il periodo patristico
Il periodo patristico dapprima scopre Maria come nuova Eva (Giustino e Ireneo), poi fissa la sua immagine dogmatica: il concilio di Efeso (431) la proclama Theotókos (in greco: madre di Dio); il concilio Lateranense del 649, semprevergine; il secondo concilio di Nicea (787) stabilisce che Maria sia da onorare nelle icone con culto di dulia, o venerazione, non di adorazione. Contemporaneamente a livello popolare si affermano i vangeli apocrifi , che nei cicli dell'infanzia e della dormizione (morte) fanno emergere Maria quale protagonista di salvezza. Sorge pure, dapprima timidamente, la preghiera rivolta a Maria, di cui si ha nel III sec. un prototipo nel Sub tuum praesidium (sotto la tua protezione), che la riconosce Theotókos santa e misericordiosa e l'invoca perché liberi dal pericolo.

Il Medioevo
Il Medioevo interpreta la figura di Maria negli schemi della gerarchia feudale. Vede in lei la gloriosa regina e la madre della misericordia, ma insieme la mediatrice di riconciliazione "costituita tra Cristo e la Chiesa" (s. Bernardo ). Da parte dei fedeli consegue la commendatio (affidamento), gesto rituale con cui, al pari dei vassalli in rapporto al loro signore, si consegnano con fiducia a lei in cambio della sua protezione. Tale fiducia si afferma attraverso la diffusione dei Miracula (Miracoli), che narrano gli interventi di Maria a favore dei peccatori.

L'età moderna
Lutero reagisce contro le esagerazioni del culto mariano, richiamando alla fede in Cristo unico mediatore e scorgendo (Commento al Magnificat, 1521) in Maria la serva del Signore, partecipe della sua kénosi. La pietà secentesca posttridentina amplifica al massimo l'immagine di Maria. Si rivolge a lei con titoli di eccellenza, eminenza, grandezza, privilegio, trionfo e fa difficoltà a chiamarla sorella e serva del Signore. Nasce proprio in epoca barocca la trattazione della mariologia come disciplina teologica separata e organica per opera del siciliano P. Nigido (1602). Nel '700 ­ in linea con il famoso libretto di A. Widenfeld, Avvisi salutari della beata Vergine Maria ai suoi devoti indiscreti (1673) ­l'illuminismo punta sulla ragione moderatrice e propone una "regolata devozione" (L.A. Muratori), cioè prudente, non eccessiva né superstiziosa, ma rispettosa del primato di Cristo. Su questa posizione si allinea il sinodo di Pistoia (1786) suscitando il duplice rifiuto di Roma e del popolo (moti reazionari al grido di "Viva Maria" ad Arezzo, 1794). Nel '700 due libri diffusissimi ­ il Trattato della vera devozione di s. Luigi Maria de Montfort e Le glorie di Maria di s. Alfonso Maria de' Liguori ­ propongono al popolo una devozione affettuosa e sentita verso Maria, ma insieme cristocentrica e orientata a una seria vita cristiana.

L'età contemporanea
Nell'800, dopo la consultazione scritta dei vescovi, Pio IX definisce (1854) dogmaticamente l'Immacolata Concezione di Maria. Essa è accolta con entusiasmo dalle nazioni cattoliche, che vi vedono il trionfo del sensus fidelium (sentimento dei fedeli) e un'espressione in sintonia con la cultura restauratrice favorevole al privilegio. Le apparizioni del 1830 a Catherine Labouré e quelle a Bernadette Soubirous in una grotta di Lourdes (1858) preparano e confermano a loro modo la definizione dogmatica. Il romanticismo, da parte sua, incide sulla devozione mariana popolare assumendo talora toni di affettuosità esagerata, ma trovando nel beato Bartolo Longo un interprete equilibrato che unisce la carica affettiva all'orientamento cristologico e all'impegno sociale. Il '900 continua nella promozione della mariologia e del culto mariano, giungendo alla definizione dogmatica dell'Assunzione di Maria da parte di Pio XII (1950). Questo movimento mariano deve confrontarsi con altri movimenti, come quelli biblico, patristico, liturgico ed ecumenico, che, richiamandolo all'intero piano della salvezza, lo arricchiscono con nuove prospettive. Si determina così la "questione mariale", descritta come "una tensione tra pietà cristocentrica e pietà mariocentrica... tra una pietà che si proclama mariana e una pietà che non lo è" (R. Laurentin).  Il problema trova una soluzione equilibrata nel concilio Vaticano II , che inserisce la figura e la funzione di Maria, madre del Salvatore, nel mistero di Cristo e della Chiesa e nella storia della salvezza. Il capitolo VIII della costituzione dogmatica Lumen gentium (1964) resta "in un certo senso la Magna Charta della mariologia della nostra epoca" (Giovanni Paolo II). Esso segna la fine di una mariologia autonoma e unidirezionale e il ritorno alle prospettive di storia della salvezza della Bibbia e dei Padri della Chiesa. Paolo VI, nel presentare la Lumen gentium, proclamò Maria "madre della Chiesa".  Stranamente, dopo il magistrale documento mariano del concilio, nella Chiesa cattolica si registra una certa crisi mariana, con il venir meno di alcune espressioni devote tradizionali. La Marialis cultus di Paolo VI (1974) addita la causa della crisi mariana nel cambiamento culturale, nel "divario tra certi suoi contenuti e le odierne concezioni antropologiche e la realtà psicosociologica, profondamente mutata, in cui gli uomini e le donne del nostro tempo vivono e operano". Il periodo postconciliare conosce poi un rilancio del movimento mariano, dovuto anche alla personalità di Giovanni Paolo II, convinto dell'efficacia salvifica e pastorale della presenza di Maria nella spiritualità cristiana. Lo studio sulla madre di Gesù prosegue in triplice direzione: la via conciliare del rinnovamento, la via complementare del ricupero, la via inedita del confronto culturale. Recentemente si affaccia alla ribalta la tendenza a scorgere in Maria una sintesi o compendio dei massimi dati della fede (cfr. LG, 65). Ella è "la donna icona del mistero" (B. Forte), "microstoria della salvezza" (S. De Fiores), "chiave del mistero cristiano" (R. Laurentin).

Maria nel dialogo ecumenico

Tra i problemi attuali della mariologia emerge il dialogo ecumenico. Gli incontri tra cattolici e protestanti hanno già apportato alcuni frutti, come il superamento di posizioni rigide, l'attenzione ai presupposti culturali, l'accordo sui fondamenti biblici del mistero mariano, colto nel legame materno che unisce Maria al Cristo salvatore, e sull'atteggiamento di lode verso di lei. In genere, da parte protestante si nota un tentativo di riappropriazione della figura della Vergine di Nazaret. "Maria non soltanto cattolica, ma anche evangelica", hanno affermato nel 1982 le Chiese tedesche evangelico-luterane. Permangono le difficoltà circa la cooperazione di Maria alla salvezza e la sua intercessione celeste.

Prospettive della mariologia

La mariologia dovrà armonizzare le istanze teologiche e quelle derivanti dalla devozione mariana secondo le finalità cristologiche ed ecclesiali e secondo i criteri che provengono dalla Bibbia, dalla liturgia, dall'ecumenismo e dall'antropologia. Le Chiese e il mondo non potranno prescindere da Maria, in quanto rappresenta un elemento strutturale del cristianesimo. Ella è strumento nelle mani di Dio per il suo piano di salvezza; è discepola in ascolto e in atteggiamento di umile serva del Signore; è figura della Chiesa come modello esemplare di comportamento per l'attuazione della volontà salvifica di Dio e per il rinnovamento della missione evangelizzatrice; è immagine ideale per tutto il popolo di Dio in cammino verso il giorno del Signore, segno di sicura speranza e consolazione. Senza Maria il mondo religioso diviene più povero e la Chiesa viene privata del suo membro più eccellente dopo Cristo. Il terzo millennio si ispirerà a Maria, che ha accolto il Dio Tutt'altro e imprevedibile, per imparare la difficile arte della convivenza nell'amore tra differenti popoli. [Stefano De Fiores]







Questo Articolo proviene dal PORTALE DI MARIOLOGIA


L'URL per questa storia è:
/modules.php?name=News&file=article&sid=201