Di P. Raniero Cantalamessa, dal sito del Catholic Charismatic Renewal International Service.
Lo Spirito Santo e Maria
Negli Atti degli apostoli, dopo aver elencato i nomi degli undici apostoli, l’autore prosegue con queste parole: "Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e con i fratelli di lui" (At l, 14). Dobbiamo anzitutto liberare il terreno da un'impressione errata. Anche nel Cenacolo, come sul Calvario, Maria è menzionata insieme con alcune donne. Si direbbe dunque che ella è li come una di esse, né più né meno. Ma anche qui la qualifica «madre di Gesù», che segue la menzione del suo nome, cambia tutto e mette Maria su un piano completamente diverso, superiore non solo a quello delle donne, ma anche a quello degli apostoli.
Cosa significa che Maria è li come la madre di Gesù? Che lo Spirito Santo che sta per venire è «lo Spirito del figlio suo»! Tra lei e lo Spirito Santo c'è un legame oggettivo e indistruttibile che è lo stesso Gesù che hanno generato insieme. Di Gesù, nel Credo, si dice che si è incarnato «per opera dello Spirito Santo, da Maria Vergine». Maria non è dunque nel Cenacolo semplicemente come una delle donne, anche se all'esterno nulla la distingue dalle altre, né lei fa nulla per distinguersi dalle altre. Maria, che sotto la croce ci è apparsa come Madre della Chiesa, qui, nel Cenacolo, ci appare come la sua madrina. Una madrina forte e sicura. La madrina, per potere svolgere questo ufficio, deve essere una che ha già ricevuto, per parte sua, il battesimo. Così era Maria: una battezzata dallo Spirito che ora tiene al battesimo dello Spirito la Chiesa.
Maria, che negli Atti ci viene presentata come perseverante nella preghiera in attesa dello Spirito Santo, è la stessa che l'evangelista Luca ci presenta, all'inizio del suo Vangelo, come colei sulla quale è sceso lo Spirito Santo. Alcuni elementi fanno pensare a uno stretto parallelismo tra la venuta dello Spirito Santo su Maria nell'Annunciazione e la venuta sulla Chiesa a Pentecoste, sia tale parallelismo voluto dall'evangelista, sia dovuto alla corrispondenza oggettiva tra le due situazioni.
A Maria, lo Spirito Santo è promesso come «potenza dell'Altissimo», che «scenderà» su di lei (cf Lc 1,35); agli apostoli è promesso ugualmente come «potenza» che «scenderà» su di essi «dall'alto» (cf Lc 24,49; At 2,8). Ricevuto lo Spirito Santo, Maria si mette a proclamare (megalynei), in un linguaggio ispirato, le grandi opere (megala) compiute in lei dal Signore (cf Lc 1,46.49); ugualmente, gli apostoli, ricevuto lo Spirito Santo, si mettono a proclamare in varie lingue le grandi opere (megaleia) di Dio (cf At 2,11). Anche il Concilio Vaticano II mette in rapporto tra loro i due eventi, quando dice che nel Cenacolo «vediamo Maria implorare con le sue preghiere il dono dello Spirito, che all'Annunciazione l'aveva presa sotto la sua ombra».
"Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo" (Lc 1, 35). Tutti quelli ai quali è mandata Maria, dopo questa discesa dello Spirito Santo, sono, a loro volta, toccati, o mossi dallo Spirito Santo (cf Lc 1,41; 2,27). È certamente la presenza di Gesù che irradia lo Spirito, ma Gesù è in Maria e agisce attraverso di lei. Lei appare come l'arca o il tempio dello Spirito, come suggerisce anche l'immagine della nube che l'ha coperta della sua ombra. Essa infatti richiama la nube luminosa che, nell'Antico Testamento, era segno della presenza di Dio o della sua venuta nella tenda (cf Es 13,22; 19,16).
La Chiesa ha raccolto questo dato rivelato e lo ha collocato ben presto nel cuore del suo simbolo di fede. Fin dalla fine del II secolo, è attestata, nel cosiddetto Simbolo apostolico, la frase secondo cui Gesù «è nato dallo Spirito Santo e da Maria Vergine». Nel Concilio Ecumenico di Costantinopoli del 381 - quello che definì la divinità dello Spirito Santo -, tale articolo entrò anche nel Simbolo Niceno-Costantinopolitano, dove si legge di Cristo che è «Incarnato dallo Spirito Santo e da Maria Vergine».
Si tratta dunque di un dato di fede accolto da tutti i cristiani, sia d'Oriente che d'Occidente, sia cattolici che protestanti. È una base sicura e non è piccola per ritrovare l’unità dei cristiani intorno alla Madre di Dio. Maria appare legata allo Spirito Santo da un vincolo oggettivo, personale e indistruttibile: la persona stessa di Gesù che insieme, anche se con apporti assolutamente diversi, hanno generato. Per tenere separati tra loro Maria e lo Spirito Santo, bisogna separare lo stesso Cristo, nel quale le loro diverse operazioni si sono concretizzate e oggettivate per sempre.
Gesù ha unito Maria e lo Spirito Santo più di quanto un figlio unisca tra loro il padre e la madre, perché se ogni figlio, con la sua semplice esistenza, proclama che padre e madre sono stati uniti un istante secondo la carne, questo figlio che è Gesù proclama che lo Spirito Santo e Maria sono stati uniti «secondo lo Spirito» e perciò in modo indistruttibile. Anche nella Gerusalemme celeste, Gesù risorto resta colui che fu «generato dallo Spirito Santo e da Maria Vergine». Anche nell'Eucaristia, riceviamo colui che fu «generato dallo Spirito Santo e da Maria Vergine».
Maria la prima carismatica della Chiesa
Dopo Gesù, Maria è la più grande carismatica nella storia della salvezza. Non nel senso che ha avuto il maggior numero di carismi. Al contrario, all'esterno ella appare povera di carismi. Quali miracoli ha compiuto Maria? Degli apostoli, si dice che perfino la loro ombra guariva i malati (cf At 5,15). Di Maria non si conosce, da viva, nessun miracolo, nessuna azione prodigiosa e clamorosa. Ella è la più grande carismatica perché in lei lo Spirito Santo ha compiuto la suprema di quelle sue azioni prodigiose che consiste nell'aver suscitato da Maria, non una parola di sapienza, non una dote di governo, non una visione, non un sogno, non una profezia, ma la vita stessa del Messia, la fonte di tutti i carismi, colui dal quale abbiamo ricevuto "grazia su grazia" (Gv 1,16)!
Alcuni Padri antichi hanno attribuito talvolta a Maria il titolo di profetessa, soprattutto pensando al Magnificat, o a causa di un'errata applicazione a Maria di Isaia 8,3. Ma, propriamente parlando, Maria non è nel rango dei profeti. Profeta è colui che parla in nome di Dio; Maria non ha parlato in nome di Dio. Ha quasi sempre taciuto. Se ella è profeta, lo è in senso nuovo e sublime: nel senso che ha «proferito» silenziosamente la Parola unica di Dio, l'ha data alla luce.
Ciò che lo Spirito Santo ha operato in Maria, se non è un semplice caso di ispirazione profetica, può invece e deve essere visto come un carisma, anzi, come il carisma più alto in assoluto mai concesso a una creatura umana che supera quello degli stessi agiografi che sono stati ispirati o mossi dallo Spirito per parlare da parte di Dio (cf 2 Pt 1,21). Infatti che cos'è il carisma e qual è la sua definizione? San Paolo lo definisce: Una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune (1 Cor 12, 7). Ora quale manifestazione dello Spirito è stata più singolare di quella di Maria e quale manifestazione dello Spirito è stata più «di utilità comune» della maternità divina di Maria?
Luca, ponendo Maria in così intimo rapporto con lo Spirito, prima nell'Incarnazione e poi, in modo diverso, anche nella Pentecoste, ce la presenta dunque, secondo la concezione generale che egli ha dell'azione dello Spirito, come la creatura pneumatica per eccellenza, che agisce sotto l'influsso dello Spirito, e come il luogo della manifestazione della potenza creatrice di Dio. Tutto questo però non deve indurci a immaginare tra Maria e lo Spirito Santo un rapporto quasi solo oggettivo e operativo, che non tocca cioè la sfera più intima della persona, con le sue emozioni e i suoi sentimenti. Maria non è stata solo il «luogo» in cui Dio ha agito. Dio non tratta le persone come luoghi, ma appunto come persone, cioè come collaboratori e interlocutori.
Luca conosce bene la sobria ebbrezza che provoca, con la sua azione, lo Spirito di Dio. Lo mette in rilievo nella vita di Gesù che un giorno «esultò» di gioia sotto la mozione dello Spirito Santo (cf Lc 10,21); lo nota per gli apostoli che, ricevuto lo Spirito, si mettono a parlare in lingue e sono così fuori di sé che alcuni li prendono per ubriachi di mosto (cf At 2,13). Lo nota infine per Maria, la quale, dopo quella discesa dello Spirito Santo in lei, va «in fretta» da Elisabetta e intona il Magnificat, in cui esprime tutta la sua esultanza. S. Bonaventura, un mistico che conosceva questi effetti dell'operazione dello Spirito Santo, così descrive Maria in questo momento: «Sopravvenne in essa lo Spirito Santo come fuoco divino che infiammò la sua mente e santificò la sua carne, conferendole una perfettissima purità […]. Oh, se tu fossi capace di sentire, in qualche misura, quale e quanto grande fu quell'incendio disceso dal cielo, quale il refrigerio recato, quale il sollievo infuso, quale elevazione della Vergine Madre, quale nobilitazione del genere umano, quanta condiscendenza da parte della Maestà divina! […] Penso che allora anche tu ti metteresti a cantare, con voce soave, insieme con la beatissima Vergine, quel sacro cantico: L’anima mia magnifica il Signore, e, saltando e giubilando, adoreresti anche tu, con il profeta bambino, il meraviglioso concepimento della Vergine».
Anche Lutero, nel suo Commento al Magnificat, attribuisce a un'operazione straordinaria dello Spirito Santo il cantico della Vergine. Scrive infatti: «Per intendere bene questo santo canto di lode, bisogna notare che la benedetta Vergine Maria parla per propria esperienza, essendo stata illuminata e ammaestrata dallo Spirito Santo; poiché nessuno può intendere rettamente Dio né la Parola di Dio, se non gli è concesso direttamente dallo Spirito Santo. Ma ricevere tale dono dallo Spirito Santo significa farne l'esperienza, provarlo, sentirlo; lo Spirito Santo insegna nell'esperienza come nella propria scuola, all'infuori della quale nulla s'impara se non parole e chiacchiere. Dunque la santa Vergine, avendo esperimentato in se stessa che Dio opera grandi cose in lei, per quanto umile, povera e disprezzata, lo Spirito Santo le insegna questa ricca arte e sapienza, secondo la quale Dio è quel Signore che si compiace ad innalzare ciò ch'è umile, e ad abbassare ciò che sta in alto».
Maria è l’esempio vivente di quella "sobria ebbrezza dello Spirito". Nel primo storico incontro del Rinnovamento Carismatico Cattolico con la Chiesa istituzionale in San Pietro nel 1975, terminato di leggere il discorso scritto, Paolo VI citò i versetti di un inno di S. Ambrogio "beviamo con gioia l’abbondanza sobria dello Spirito" (Laeti bibamus sobriam profusionem Spiritus"), e disse che questo poteva diventare il motto del Rinnovamento Carismatico.
Il Mese di Maggio con Maria modello di "charis"
Il Concilio Vaticano II ha reso familiare l’espressione cara ai Padri che parla di Maria come "figura della Chiesa", suo modello e sua madre. Io vorrei sottolineare come Maria è, in senso tutto speciale, modello di charis. La parola stessa "charis" richiama lei, la "piena di grazia". Ma non solo per questo. Maria è colei che avendo, nell’Annunciazione, ricevuto e sperimentato in se stessa la potenza dello Spirito, a Pentecoste si mette a disposizione dei discepoli perché anch’essi ricevano lo stesso dono e la stessa "potenza dall’alto".
E questo è esattamente ciò che il Santo Padre e la Chiesa desiderano che sia charis: uno strumento che, come Maria, non ha nessun potere giuridico o ministeriale, ma solo di umile servizio e di accompagnamento. Un "luogo" dove coloro che hanno sperimentato la corrente di grazia della nuova Pentecoste si mettono a servizio di altri nella Chiesa perché anch’essi possano fare la stessa esperienza rinnovatrice. Un "luogo" dove coloro che gratuitamente hanno ricevuto, gratuitamente danno.
Essendo nel mese di Maggio dedicato alla Vergine, propongo una preghiera particolare che ci permetta di essere anche noi "con Maria nel cenacolo in attesa dello Spirito Santo". Si tratta di un Rosario in cui con "i misteri" evochiamo le grandi presenze dello Spirito Santo nella storia della salvezza e con le decine di "Ave Maria" chiediamo, per intercessione della Vergine, di sperimentarne in noi i frutti. Propongo alcune possibili enunciazioni dei misteri:
1. Nel primo mistero contempliamo lo Spirito Santo nell’opera della creazione
"In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque" (Gen 1,1-2). Chiediamo allo Spirito Santo che all’inizio del mondo separò la luce dalle tenebre, le acque dalla terra e trasformò il caos nel cosmo, di ripetere questo miracolo nel mondo di oggi, nella Chiesa e nella nostra stessa anima, portando unità dove c’è discordia, luce dove c’è tenebra, creando in noi "un cuore nuovo".
2. Nel secondo mistero contempliamo lo Spirito Santo nella rivelazione
"Mossi da Spirito Santo, parlarono quegli uomini [i profeti] da parte di Dio" (2 Pietro 1,21). Chiediamo allo Spirito Santo l"’intelligenza della parola di Dio". Ispirate da Dio, le Scritture ora spirano Dio, lo "trasudano". Chiediamo di saper percepire nella parola di Dio la sua vivente volontà a nostro riguardo in ogni circostanza della vita. Chiediamo che come Maria sappiamo "accogliere e meditare nel cuore" tutte le parole di Dio.
3. Nel terzo mistero contempliamo lo Spirito Santo nell’incarnazione
"Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra" (Lc 1,34-35). Anche noi, davanti a una prova o a una cosa nuova che Dio ci chiede ci domandiamo spesso: "Come avverrà questo? Io non conosco uomo", non ho in me la capacità, è superiore alle mie forze… La risposta di Dio è sempre la stessa: "Riceverete forza dallo Spirito Santo che verrà su di voi" (Atti 1,8). Chiediamo allo Spirito Santo che come formò l’umanità di Cristo nel seno della Vergine Maria e attraverso di lei lo donò al mondo, così formi in noi Cristo e ci dia la forza di annunciarlo ai fratelli.
4. Nel quarto mistero contempliamo lo Spirito Santo nella vita di Gesú.
"Mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba" (Lc 3,21-22). "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio" (Lc 4,18). Nel battesimo Gesù fu unto come re, profeta e sacerdote. In lui lo Spirito Santo si raccolse come il profumo in un vaso di alabastro (S. Ignazio di Antiochia) e "si abituò a vivere tra gli uomini" (S. Ireneo). Sulla croce il vaso di alabastro della sua umanità fu infranto e il profumo del suo Spirito si effuse sul mondo. Chiediamo per intercessione di Maria un rinnovamento dell’unzione profetica, regale e sacerdotale che abbiamo ricevuto nel battesimo. Chiediamo di aiutarci a rompere il vaso di vetro che è la nostra umanità e il nostro "io" perché possiamo essere "il buon profumo di Cristo" nel mondo.
5. Nel quinto mistero contempliamo lo Spirito Santo nella vita della Chiesa
"Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo" (Atti 2,3-4). Si compie la promessa fatta da Gesù prima di salire al cielo: «Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo» (Atti 1,5). Da quel giorno tutto nella Chiesa vive e riceve forza dallo Spirito Santo: i sacramenti, la Parola, le istituzioni. Lo Spirito Santo è per il corpo di Cristo che è la Chiesa quello che l’anima è per il corpo umano" (S. Agostino). Chiediamo che per intercessione della Vergine Madre, molti si aprano oggi a ricevere la grazia rinnovatrice del battesimo nello Spirito.
Al rosario dello Spirito, facciamo seguire una Litania dello Spirito. Ricordiamo un titolo dello Spirito Santo: Spirito di santità, Spirito di pace, Spirito di gioia, Spirito di umiltà, Spirito di riconciliazione, Spirito di Cristo, ecc.; se siamo in molti a pregare, ognuno può pronunciare il titolo che gli sta a cuore, e tutti insieme si risponde: "Scendi su di noi!".
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