Un articolo di Deyanira Flores in Thetokos XVII (2009/2) pp. 337-420.
«Il significato simbolico del Cantico dei Cantici ha affascinato ebrei e cristiani lungo i secoli. I primi commenti esegetici in campo cristiano furono scritti da Ippolito (†235) e Origene (†253). Altri commenti celebri includono quelli di san Gregorio di Nissa (†392), san Gregorio Magno (†604) e san Bernardo di Chiaravalle (†1153). Nella tradizione cristiana, lo sposo del Cantico è identificato con Gesù Cristo, e la sposa con la Chiesa, l'anima fedele o entrambe. Dai tempi dei Padri della Chiesa, alcuni versetti del Cantico furono applicati alla Vergine. Soprattutto a partire dal secolo IX, la liturgia latina ne fece uso per i testi di antifone e responsori delle feste della Natività di Maria e dell'Assunzione. Molti autori medievali seguirono questa pratica, in particolare nelle loro omelie sull'Assunzione. Nel medioevo si trovano anche dei commenti sul Cantico che fanno applicazioni parziali alla Vergine. Comunque, è stato soltanto nel XII secolo che appare l'idea di applicare tutto il Cantico a Maria. Questa applicazione mariana la troviamo in sei autori, dei quali almeno tre - Ruperto di Deutz (†1130), Onorio di Autun (†1133/56) e Guglielmo di Newburgh (†ca. 1198) - scrissero i loro commenti indipendentemente gli uni dagli altri[...]».