Maria ispira l'identità apostolica dell'operatore pastorale
Data: Venerdi 16 Ottobre 2020, alle ore 19:28:47
Argomento: Chiesa


Un articolo di Joseph Aubry, in NPG 1979-04-49.



IL POSTO DI MARIA NELL'ESPERIENZA APOSTOLICA DELL'OPERATORE PASTORALE

        L'educatore coopera con Dio al suo progetto di salvezza
        Alla base dell'impegno apostolico c'è la scoperta piena di ammirazione e di adorazione dell'Agape di Dio Padre, che si esprime nel disegno di salvezza universale. Questo disegno è il tessuto segreto di tutta la storia: cammina ed opera ad ogni istante. Il Padre per mezzo di suo Figlio risorto, Cristo per mezzo del suo Spirito e della sua Chiesa, non cessano di agire e di «operare nel cuore degli uomini» (GS 38), e specialmente nel cuore dei giovani in questo momento decisivo della loro storia personale. La meraviglia è che il Padre cerca e non cessa di chiamare degli operai per la sua messe, per la sua vigna. L'operatore pastorale (che ha meditato profondamente Mt 9,35-38, e 20,1-7) offre cuore e mani: rifiutando un progetto di vita stretto ed egoistico, dove Dio sarebbe «utilizzato», egli accetta di «decentrarsi» su Dio per servirlo; e la riuscita della sua vita gli appare nell'inserire il suo progetto personale nel progetto del Padre per riceverne le dimensioni sconfinate. Di questo Padre che desidera aprire il dialogo di amore con i giovani, con ogni giovane, l'educatore si sente chiamato ad essere un testimone valido e uno strumento efficace. II Dio creatore e redentore è essenzialmente un operatore, un lavoratore, un impresario prodigioso. In Giovanni sentiamo Gesù dire ai Giudei: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero... Quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa... Faccio le opere del mio Padre» (Gv 5,17-19,36; cf. 4,34). San Paolo quindi non teme di dire che siamo (o possiamo essere) i «cooperatori» di Dio (1 Cor 3,9; 2 Cor 6,1), e lui stesso chiama quelli che lavorano con lui all'evangelizzazione i suoi «cooperatori» (Rm 16,3-9).

        L'operatore pastorale si centra su Cristo «Operatore del Padre», per partecipare alla sua carità pastorale
        Che cosa fare allora per «cooperare con Dio» salvatore in modo efficace? Aderire con fede viva a Cristo, Operatore del Padre, buon Pastore dei giovani, per partecipare alla sua carità pastorale. «La fonte e l'origine di tutto l'apostolato della Chiesa è Cristo mandato dal Padre» (AA 4). Oggi più che mai Cristo è l'operatore del Padre, dedicato a far venire il suo regno tra gli uomini. L'atteggiamento fondamentale dell'apostolo è di aderire vivamente a questo Cristo risorto per partecipare, nello Spirito Santo, alla sua carità. Questo suppone immediatamente che, nella sua vita, dia un posto preponderante a queste tre realtà: alla conoscenza del Cristo passato, attraverso la meditazione del vangelo; all'intimità con il Cristo attuale, per mezzo della fede viva che lo fa percepire come Compagno della strada quotidiana; all'incontro eucaristico frequente, dove questo Cristo offre alla sua Chiesa proprio la pienezza della sua carità di Salvatore. Ecco l'essenziale: lasciarsi trasformare a poco a poco dal buon Pastore in buoni pastori. Proprio qui, allora, interviene anche la buona Pastora, Maria. Tuttavia, prima di parlare del suo intervento, è necessario ricordare che il progetto del Padre in Cristo ha incontrato e non cessa di incontrare dei «contro-operatori». Lo sguardo di fede dell'educatore scopre quest'altra realtà purtroppo operante nel mondo, che minaccia particolarmente i giovani: «il mistero dell'iniquità anch'esso in atto» (2 Tess 2,7). Il mondo è salvato, sì, ma non senza la croce né senza la lotta. All'educatore tale prospettiva dà una giusta visione del carattere drammatico dell'Agape di Dio, del carattere redentore della sua azione e del proprio intervento presso i giovani. Come Dio stesso, egli dovrà essere pronto ad impegnarsi fino al sacrificio, vigile per denunciare le forme di sfruttamento dei giovani, paziente e misericordioso davanti alle debolezze, preoccupato di educare nella verità.

        L'operatore pastorale coopera con Dio in Cristo, «aiutato» da Maria, dentro la Chiesa
        Arriviamo dunque al ruolo di Maria nel progetto di Dio e nell'opera apostolica. Colpisce vedere come la LG presenta Maria usando in modo privilegiato le due categorie della maternità e della cooperazione. Maria è la prima e più essenziale Cooperatrice del Padre, dopo Cristo suo Figlio. E lo è in forma materna, per essere la madre di Cristo, poi la madre dei fratelli di Cristo, aiutando, a questo titolo, tutti quelli che intervengono nella generazione e nell'educazione dei figli di Dio. Meritano una lunga meditazione, da parte nostra, LG 60-64, dove si legge ad es.: «L'unica mediazione del Redentore non esclude ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata da un unico fonte» (62b). «La beata Vergine... fu su questa terra l'alma madre del Redentore, la sua associata generosa del tutto eccezionale.... cooperò in modo tutto speciale all'opera del Salvatore... per restaurare la vita soprannaturale delle anime... per noi madre nell'ordine della grazia» (61 ripreso in AA 4) «Assunta nel cielo, ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna. E nella sua carità materna si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni... Per questo è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice...» (62 ripreso in AA 4). «Ella ha dato alla luce un Figlio che Dio ha fatto il primogenito di una moltitudine di fratelli; cioè dei fedeli: alla loro nascita e alla loro educazione coopera con amore di madre» (63). Non solo il Padre e il Cristo risorto buon Pastore si preoccupano della salvezza dei giovani, ma Maria risorta, cooperando umilmente con loro, ne ha una ansia materna e interviene attivissimamente, sia suscitando e aiutando gli educatori, sia aiutando direttamente i giovani stessi, suoi figli e sue figlie. Non c'è educazione valida di questi figli e di queste figlie di Dio senza il suo intervento materno. Ogni educatore quindi lavora nel Regno con una fede mariana, sapendo Maria presente per aiutarlo e aiutare i suoi giovani maternamente. Ma secondo la visuale del Vaticano II, questa presenza di Maria non può essere pensata fuori della presenza della Chiesa, per la ragione chiara che Maria non è altro che 1a figura e la sintesi personalizzata della Chiesa stessa. La Chiesa è la nuova Eva chiamata all'intima comunione con Cristo suo sposo, ma Eva anche collaboratrice, chiamata a «generare a una vita nuova ed eterna, dice LG 64, dei figli concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio». La Chiesa è nello stesso tempo l'oggetto della grazia redentrice e la grande Cooperatrice de Padre e di suo Figlio nella diffusione di questa grazia: è il «sacramento universale delle salvezza»: non c'è vera e completa cooperazione con Dio fuori di lei, non c'è valida educazione cristiana senza di lei.

LO STILE DI VITA APOSTOLICA ISPIRATO ALL'EDUCATORE DA MARIA

Arriviamo alla seconda parte della nostra riflessione. Prendendo Maria a casa sua, cooperando con lei per meglio cooperare con Cristo al disegno del Padre, l'educatore viene condotto a dare alla sua vita apostolica un certo stile, alcuni tratti caratteristici. Ce ne sono probabilmente molti. Ne ho scelti quattro, che indico brevemente.

        Una umiltà e uno zelo di serva davanti a Dio
        Anche se si presenta come regina potente, Maria ausiliatrice è innanzitutto la piccola serva del Signore, totalmente relativa alle persone di Dio Padre e di Cristo Figlio e al loro disegno di salvezza, dimentica di sé, aperta ai grandi orizzonti della salvezza del mondo, disponibile e docile all'azione dello Spirito. Per due volte, secondo il vangelo, si è definita come ancella: all'annunciazione: «Ecco, sono la serva del Signore»; e alla visitazione: «Ha guardato l'umiltà della sua serva». Di là, la sua povertà, la sua castità, la sua obbedienza, altrettanti atteggiamenti di disponibilità, e il suo coraggio fino alla croce. E adesso, regina del mondo: madre della Chiesa, rimane serva al servizio più che mai del Padre e di suo Figlio nella chiesa, e passando il suo cielo a fare del bene sulla terra. Accogliendo Maria, suo aiuto, l'educatore viene mantenuto in questo clima che la Chiesa vuole oggi ritrovare: «serva e povera». Se Maria è serva, a maggior ragione lui è servo di Dio, di Cristo, di Maria stessa e della Chiesa. Capisce meglio che tutto il suo lavoro è servizio, che prima di essere un fare e un dare, la sua missione è un ricevere, che lo supera sempre infinitamente e richiede da lui una fedeltà. La presenza di Maria lo aiuta a non comportarsi come il proprietario o il padrone della sua missione, ma a essere disponibile, espropriato a favore di Dio e degli altri, pronto ad accettare le novità e i cambi, cosciente che Dio potrebbe fare senza di lui («servo inutile», Lc 17,10), cosciente dei suoi limiti e difetti, convinto di non poter niente da solo (Gv 15,4; 1 Cor 3,5-9), e di aver un bisogno assoluto e continuo dello Spirito Santo, Operatore misterioso del disegno del Padre. E tuttavia questa umiltà non genera la passività. Anzi suscita fierezza e zelo, perché, come diceva Don Bosco, «delle cose divine la più divina è quella di cooperare con Dio a salvare le anime»: l'apostolato è senz'altro la cosa più grande proposta allo sforzo di un uomo. Allora, vi mette tutto il cuore, tutte le sue risorse, con la fiducia assoluta che attraverso i suoi limiti la forza di Dio e di Maria potrà manifestarsi. Quindi, va avanti con gioia e sicurezza, e abbandona i risultati della sua azione al volere misterioso del Padre.

        Una tenerezza di madre verso i giovani
        Il servizio di Maria, la sua cooperazione in Dio e il suo aiuto alla Chiesa sono essenzialmente di carattere materno: si tratta di far nascere e crescere bene dei figli di Dio, degli altri Gesù. La presenza di Maria buona Pastora e madre aiuta molto l'educatore a non dimenticare mai che l'essenziale del suo lavoro pastorale è di carattere paterno o materno: è un'opera di generazione e poi di educazione di figli di Dio, a poco a poco coscienti e decisi di vivere i valori del vangelo, configurandosi all'immagine del Figlio perfetto (cfr Rm 8,29). Ci sono certi aspetti del volto di Dio Padre che Gesù, precisamente perché è unicamente il Figlio, non ha potuto rivelarci se non soltanto in parole, mentre Maria madre del Figlio unico può esprimerli nella sua persona e nella sua vita. Nel suo rapporto di madre immacolata e vergine con il Figlio, fecondata dallo Spirito, ci permette di intravedere qualcosa del rapporto del Padre santo con lo stesso Figlio, nello stesso Spirito. E nel suo rapporto di madre sempre presente con noi, ci permette di capire meglio la tenerezza paterna e anche materna di cui Dio non cessa di circondarci, e che dobbiamo esprimere verso i nostri giovani. Maria aiuta l'educatore ad essere meglio padre, a immagine di Dio Padre, il quale è anche infinitamente madre. Gli fa capire che, nel suo lavoro pastorale, deve avere per i suoi ragazzi delle attenzioni delle delicatezze, delle pazienze anche di tipo materno. «Anche nella sua opera apostolica, la Chiesa giustamente guarda a Colei che generò Cristo, concepito dallo Spirito e-nato dalla Vergine appunto per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa. La Vergine infatti nella sua vita fu modello di quell'amore materno del quale devono essere animati tutti quelli che, nella missione apostolica della Chiesa, cooperano alla rigenerazione degli uomini» (LG 65). Potrei aggiungere che la presenza di Maria madre ausiliatrice può aiutare molto la Chiesa e le comunità ecclesiali a non instaurare un clima unilateralmente maschile, un modo di governo autoritario, uno stile di lavoro di tipo astratto e intellettualista. Quando in una comunità si perde il senso mariano, la devozione sincera a Maria, l'aspetto gerarchico soffoca l'aspetto mistico, e prevalgono le invenzioni tipicamente maschili e astratte: discorso permanente, consigli, commissioni, temi di discussioni da non più finire, partiti e gruppi di pressione, strutture e ristrutturazione, critica amara e polemica, e finalmente noia, perché manca l'amore e la concretezza della vita.

        Un coraggio di combattente nelle difficoltà
        Terzo comportamento ispirato da Maria ausiliatrice all'educatore apostolo: il coraggio e la forza combattente. Ho ricordato prima che, accanto ai cooperatori di Dio, ci sono i controoperatori, che rendono drammatico il compimento del disegno di salvezza. Ora Maria non è solo la serva e la madre, è l'immacolata e l'ausiliatrice, due titoli e due realtà che si congiungono per esprimere la lotta e la vittoria contro il male. Immacolata, Maria vince totalmente Satana e il peccato in se stessa, e si rende capace di essere sotto la croce questa donna in piedi che partecipa in maniera unica alla vittoria dell'amore che si sacrifica per vincere il peccato del mondo. Ausiliatrice, Maria è disponibile agli altri, ai suoi figli, per sostenerli nella loro lotta individuale ed ecclesiale contro il male multiforme e contro ogni sorta di nemico interno ed esterno. È la donna dell'Apocalisse, figura di una chiesa necessariamente «militante». È l'Ausiliatrice della storia della Chiesa, che interviene nei momenti di prova e di grave pericolo. La presenza dell'Ausiliatrice preserva l'educatore dall'illusione della facilità, pur ispirandogli un inesauribile ottimismo. Certo, oggi, non si tratta più di costituire un esercito cristiano per qualche crociata, nemmeno un partito politico. Ma già san Paolo ci aveva detto chiaramente che bisogna rivestirsi dell'armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo (Ef 6,11-17). Lottare contro l'errore e contro il male è difficile. E anche fare il bene, per difendere e diffondere la fede, per progredire, per perseverare con fedeltà, è difficile. Ebbene, Maria aiuta l'educatore a essere serenamente forte e coraggioso.

        Una speranza di futuro abitante del cielo
        Infine, mi sembra che la presenza di Maria aiuta l'educatore apostolo ad acquistare un atteggiamento interiore di profonda speranza escatologica. Il Vat. II, nel penultimo numero della LG, afferma: «La Madre di Gesù, come in cielo glorificata ormai nel corpo e nell'anima, è immagine e inizio della Chiesa che dovrà essere il suo compi mento nell'età futura, cosi sulla terra brilli come un segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio che peregrina, fino a quando non verrà il giorno del Signore». Una cosa mi ha sempre colpito: la morte umile di Don Bosco, in contrasto con la morte sublime di alcuni suoi giovani. Bisogna leggere e meditare, nelle tre biografie di Domenico Savio, di Magone e di Besucco, il racconto degli ultimi momenti e della morte di questi ragazzi, e il posto che ci tiene Maria. È più bello che qualunque pagina della leggenda aurea. Michele Magone in particolare fa delle dichiarazioni di questo tipo: «Al momento del giudizio, non sarò solo, ci sarà anche la Beata Vergine che mi assisterà; non ho più nulla a temere» (cap XIV). «La cosa che, più di ogni altra, mi consola in questo momento è quel poco che ho fatto in onore di Maria... O Maria, quanto mai i vostri divoti sono felici in punto di morte!», e poi Don Bosco lo incarica di varie commissioni per Lei (cap. XV). Maria Ausiliatrice aiuta l'educatore a credere fortemente alla vita eterna, a non perdere di vista, per se stesso come per i suoi ragazzi, che stiamo camminando sicuramente verso la vera patria del cielo, dove una delle nostre gioie più stupende sarà di vedere il volto di sole e di tenerezza di Maria stessa. In mezzo alla società dei consumi, forse questo non è una piccola cosa.







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