La maternità spirituale e l'intercessione di Maria
Data: Domenica 18 Ottobre 2020, alle ore 17:43:42
Argomento: Mariologia


Dal libro di Roberto Coggi, Trattato di Mariologia. I misteri della fede in Maria, ESD, Bologna 2011, pp. 218 -235.



Premessa
Abbiamo già visto come la stretta cooperazione di Maria all'opera della Redenzione dia il fondamento alla sua attuale attività di aiuto nell'applicazione dei frutti di tale opera. Per esprimere tale attività si dice che Maria è nostra madre, sul piano spirituale della grazia, che è nostra mediatrice (secondo un'espressione molto comune «mediatrice di tutte le grazie»), che intercede per noi. Qui vogliamo esaminare la maternità spirituale di Maria nei nostri riguardi e la sua intercessione per noi, tenendo distinti i due aspetti ma considerandoli insieme, dato che sono strettamente collegati. La «mediazione» di Maria risulterà inclusa in questo esame.

1. Il fondamento biblico della maternità spirituale e dell'intercessione

        a) Il "sì" dell'Annunciazione
        Quando la Beata Vergine Maria diede il suo consenso alla proposta dell'angelo che le annunciava il mistero dell'Incarnazione, concepì nel suo seno il Verbo Incarnato, ma insieme con Lui concepì anche le membra del suo Corpo mistico. Infatti S. Tommaso afferma che la grazia personale di Cristo e quella che lo costituisce Capo della Chiesa si identificano.l Quindi Maria, divenendo la Madre del Capo, divenne anche spiritualmente la Madre delle membra del Corpo mistico, cioè di tutti noi.

        b) L'intercessione alle nozze di Cana
        Maria Santissima ci appare mossa da un grande amore materno verso i due sposi, e capace di una potentissima intercessione presso il suo Figlio. Infatti la sua preghiera viene pienamente esaudita, e con grande generosità, da parte del Signore: le sei giare di pietra furono riempite fino all'orlo, e il vino risultò eccellente (Gv 2, 6. 10)! In questo brano evangelico Maria è sempre denominata da Giovanni: «la Madre». La Madre di Gesù, certamente, ma anche in un certo senso la Madre dei discepoli; una Madre che si preoccupa dei suoi figli e intercede per loro.

        c) L'affidamento di Giovanni a Maria sotto la Croce
        É questo l'episodio classico che viene preso come fondamento per la dottrina della maternità spirituale di Maria nei nostri riguardi (in quanto si considera Giovanni come rappresentante di tutti noi). [...] Come vedremo fra poco, questa interpretazione non fu subito presente nel pensiero dei Santi Padri come lo è oggi nell'insegnamento dei teologi e del Magistero. Osserviamo poi che in base a quanto visto al punto a) non sembra corretto dire che Maria e divenuta nostra Madre sul Calvario. É giusto dire invece che Maria Santissima ci ha concepiti a Názaret e ci ha dati alla luce sul Calvario (nel dolore, possiamo aggiungere). Gesù quindi con le prole: «Ecco tuo figlio», «Ecco tua madre», non costituisce Maria nostra Madre, poiché ella lo era già, in quanto ci aveva già concepiti, ma la dichiara tale.

2. Il fondamento nella Tradizione
 
La maternità spirituale di Maria verso di noi non fu percepita chiaramente fin dall'inizio. Quando si cominciô a guardare alla madre di Gesù si cercò nel Vangelo il suo volto, se ne affermò la maternità divina, la verginità, la santità, la pienezza di grazia. Si comprese che Maria stava già in cielo con Gesù, e la preghiera a lei divenne sempre più fiduciosa. Però il tema della sua maternità verso i credenti era più vissuto che espresso. Ci si sentiva troppo piccoli per chiamare Madre nostra la Madre di Dio. Eppure non si può, dire che questa tematica fosse del tutto assente agli inizi. Già S Giustino l'aveva intuita con l'idea di Maria nuova Eva. Per S. Ireneo «Maria è la nuova Eva che rigenéra gli uomini a Dio».2 S Epifanio chiama Maria «la Madre dei viventi».3 Per S Ambrogio Maria «è figura della Chiesa», che e nostra madre.4 Per S Agostino Maria «coopera con la carità alla nascita dei fedeli».5 Il tema dell'intercessione, come abbiamo accennato, si sviluppa dunque prima di quello della maternità: ciò e possibile perche nei primi secoli non viene ad esso direttamente collegato. Non si vede ancora chiaramente che l'intercessione di Maria e un'intercessione materna, l'intercessione di una madre per suoi figli. Per vedere riuniti i due temi occorre attendere il X secolo, con Giovanni il Geometra. Con lui, afferma il Laurentin, «i due temi, intercessione e maternità spirituale, sinora indipendenti, si uniscono».6 Maria intercede, per noi in quanto è Madre dei cristiani. Scrive Giovanni il Geometra: «O comune e nuova Madre, nuova non solo perché madre del nuovo uomo e Dio, né unicamente perché hai generato in un modo nuovo [verginale], ma ancora perché ti sei mostrata a nostro riguardo superiore alle madri ordinarie, madre per tutti noi insieme e per ciascuno molto più della madre nostra, e ci hai amati più di quanto si potrebbe dire».7 E aggiunge: «Tu sei nostra madre, ottienici il perdono».8 S. Anselmo d'Aosta (1109) sarà il primo in Occidente ad affermare in modo chiaro ed esplicito che Maria è nostra Madre «La Madre di Dio e madre nostra».9 Ruperto di Deutz (1130) vede la maternità universale di Maria come frutto delle sofferenze che ella patì sul Calvario: «Infatti sul Calvario, nella passione del suo Figlio unigenito, soffrì come una vera partoriente, generando così alla salvezza tutti noi. Perciò è veramente nostra madre».10 Il grande cantore dell'intercessione di Maria sarà infine S. Bernardo (1153), la cui dottrina a tale riguardo può essere riassunta in questa affermazione: «Dio ha voluto che non avessimo niente che non passasse per le mani di Maria».11 Nell'epoca moderna la dottrina della maternità spirituale di Maria e della sua intercessione diventa insegnamento comune. Ne tratta fra gli altri S. Francesco di Sales (1622) con il suo stile impareggiabile. Egli collega innanzitutto la maternità spirituale di Maria con il mistero dell'Incarnazione, scrivendo così: «Sebbene, di fatto, abbia portato solo lui nel suo grembo, ha tuttavia portato anche tutti i cristiani nella persona del Figlio suo».12 Inoltre Maria è Madre universale poiché si è unita a tutta l'opera redentrice del suo Figlio, soprattutto durante la Passione: «Maria concepì Gesù adombrata dallo Spirito Santo; perciò lo portava senza disagio e lo partorì senza dolore. Nostro Signore le riservò i dolori del parto per il giorno della sua crocifissione, a cui dovette assistere la sua santa Madre».13 La maternità spirituale di Maria è poi vista da S. Francesco di Sales come l'ultimo dono che il Figlio ci elargisce dall'alto della Croce: «Gesù le diede una certa unione di cuore e di amore tenero per il prossimo, quell'amore degli uni per gli altri che è uno dei più grandi doni che la sua bontà concede agli uomini. Ma quale amore? Un amore materno: "Donna, ecco tuo figlio!" (Gv 19, 26). O Dio! Quale scambio! Dal Figlio al servo, da Dio alla creatura! Eppure lei non rifiuta, sapendo che nella persona di S. Giovanni accettava per suoi tutti i figli della Croce, e ne sarebbe stata la Madre diletta!».14 É logico che da queste premesse sgorghi una piena e totale fiducia nell'intercessione di Maria nei nostri riguardi. Infatti S. Francesco di Sales ci ha anche lasciato quella sua famosa preghiera che, fra l'altro, dice così: «Tu sei mia Madre e mia Sovrana ( ... ). Ti prego dunque ( ... ), degnati di consolarmi ( ... ). Ricordati, o dolcissima Vergine, che sei mia Madre e che io sono tuo figlio ( ... ). Tu sei la Madre comune di tutti i poveri mortali, e quindi sei anche la Madre mia ( ... ). Dal momento dunque, o dolcissima Vergine, che sei la Madre mia e che sei così potente, come potrei scusarti se tu non mi confortassi e non mi porgessi il tuo aiuto e la tua assistenza? Vedi, o Madre mia, che sei costretta a concedermi ciò che ti chiedo».15 Come si vede, qui la dottrina ha ormai raggiunto il suo pieno sviluppo. Essa incontrerà qualche attacco e qualche resistenza da parte dei giansenisti, ma otterrà il suo trionfo definitivo con S. Alfonso e il suo libro Le glorie di Maria (1750). Da allora essa appartiene al patrimonio acquisito della Chiesa.

3. L'insegnamento del Magistero

Può sembrare strano, ma la prima allusione all'intercessione attuale di Maria compare solo alla fine del XIV secolo, con il Papa Bonifacio IX (1404). Più tardi tornerà sull'argomento Benedetto XIV in una Bolla per le Congregazioni mariane (1748). Pio IX nella bolla Ineffabilis Deus per la definizione del dogma dell'Immacolata (1854) fa delle affermazioni importanti: «Ascoltino le nostre parole tutti i carissimi figli nostri e della Chiesa Cattolica, e con sempre più ardente fervore di devozione, di pietà e di amore continuino a venerate, a invocare, a supplicare la Beatissima Vergine Maria Madre di Dio, concepita senza il peccato originale, e ricorrano con ogni fiducia a questa dolcissima Madre di misericordia e di grazia, in tutti i pericoli, in tutte le angustie, in tutte le necessità, in tutti i dubbi e in tutte le trepidazioni. Non vi può essere infatti luogo a timore o a disperazione quando ella è la nostra guida e il nostro auspicio, quando ella ci è propizia e ci protegge: poiché ella ha un cuore materno per noi, e mentre tratta gli affari che riguardano la salvezza di ciascuno di noi, è sollecita di tutto il genere umano. Costituita da Dio Regina del cielo e della terra ed esaltata al di sopra di tutti i cori degli Angeli e di tutte le schiere dei Santi, sta alla destra del suo Figlio Unigenito, Nostro Signore Gesù Cristo, e con le sue potentissime preghiere di Madre supplica; trova ciò che cerca e non può rimanere inascoltata».16 Da Leone XIII a Pio XII l'insegnamento pontificio sull'intercessione di Maria e il suo collegamento con la maternità spirituale diventa sempre più frequente e incisivo. I1 fondamento di tale insegnamento sta nel passaggio dalla maternità verso Cristo Capo alla maternità anche verso le sue membra (maternità fisica la prima e spirituale la seconda), e nell'associazione di Maria alla passione del Signore. Il Concilio Vaticano II riprende questa tematica, che è presente in tutto il Capitolo VIII della Lumen Gentium, anche se evita le espressioni più forti.17 Nel n. 67 troviamo questa bella formulazione sintetica: «Questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal consenso fedelmente prestato nell'Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti». Come si vede, qui la maternità spirituale è vista come analoga a quella fisica, la quale comprende tre momenti: quello della concezione, quello della generazione e quello della cura per la crescita dei figli. La prima fase, quella del concepimento, è presente nell'Annunciazione: «dal momento del consenso fedelmente prestato nell'Annunciazione». Concependo Cristo nel suo seno, Maria per ciò stesso ci concepisce in qualche modo ala vita divina. La seconda fase, quella della nascita, ha avuto luogo sul Calvario: il fiat dell'Incarnazione si prolunga e trova tutto il suo senso nel fiat del Calvario, in quel consenso «mantenuto senza esitazioni sotto la croce». Se non siamo il frutto delle sue viscere, siamo il frutto delle sue lacrime.18 La terza fase, quella della cura e della crescita, Maria la svolge attualmente dal cielo: «essa perdura senza sosta ( ... ) fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti». Difatti, scrive il Concilio, «assunta in cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione, continua [intercessione ininterrotta] a ottenere le grazie della salute eterna [intercessione efficace]. Con la sua materna carità [intercessione maternale], si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata [intercessione perseverante] ».19 A questo punto il Concilio enumera quattro titoli con cui la Vergine viene invocata in Oriente e in Occidente: «Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice». É soprattutto quest'ultimo titolo che ha suscitato difficoltà nelle discussioni conciliari, ma esso è usato dai tre grandi Dottori Orientali dell'VIII secolo: Andrea di Creta, Germano di Costantinopoli e Giovanni Damasceno. Il Concilio, citandolo, si premura di ricordare che «esso va inteso in modo che nulla detragga o aggiunga alla dignità e all'efficacia di Cristo, unico Mediatore». La mediazione di Maria è una partecipazione della mediazione di Cristo, come il sacerdozio ministeriale e battesimale è una partecipazione del suo sacerdozio, e la bontà della creatura è una partecipazione della bontà del Creatore. La mediazione di Maria è una mediazione in Cristo. Maria non si pone fra noi e il Signore impedendo in un certo modo il nostro contatto diretto con lui, ma si pone, per cosi dire, a lato, facilitandolo. Il Concilio espone questo concetto con una formula chiara: «Ogni salutare influsso della Beata Vergine verso gli uomini ( ... ) non impedisce minimamente l'immediato contatto dei credenti con Cristo, ma anzi lo facilita».20 Un altro paragrafo approfondisce il tema della «funzione subordinata di Maria», e si conclude con queste parole: «Questa funzione subordinata di Maria la Chiesa non dubita di riconoscerla apertamente, continuamente la sperimenta e raccomanda all'amore dei fedeli, perché sostenuti da questo materno aiuto siano più intimamente congiunti col Mediatore e Salvatore».21 Paolo VI nell'esortazione apostolica Signum magnum (1967) fa un'affermazione assolutamente degna di nota. Egli scrive: «La maternità universale di Maria è una consolantissima verità, che per libero beneplacito del sapientissimo Iddio fa parte integrante del mistero dell'umana salvezza: essa, perciò, deve essere ritenuta per fede da tutti i cristiani».22 B. De Margerie commenta: «L'esortazione Signum magnum è, per quanto ci risulta, il primo documento del Magistero della Chiesa che presenti esplicitamente la Maternità spirituale come una verità di fede cattolica, una verità divinamente rivelata e, come tale, creduta e accettata dalla Chiesa. C'è perfino da meravigliarsi che una dichiarazione così importante, così vicina a una definizione dogmatica, senza peraltro (sembra) costituirla, non abbia richiamato più abbondantemente l'attenzione non solo dei teologi in genere, ma perfino dei mariologi in particolare».23 Nel Credo del Popolo di Dio (29 giugno 1968) Paolo VI così si esprime: «Noi crediamo che la Madre santissima di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti». Il Papa Giovanni Paolo II ritorna spessissimo su questa dottrina, e il Catechismo della Chiesa Cattolica, da lui promulgato, riprende fedelmente l'insegnamento del Concilio (nn. 967-970).

4. Maria Madre della Chiesa

Oltre a essere la Madre spirituale di tutti noi Maria Santissima è anche la Madre spirituale di tutta la Chiesa, come proclamò solennemente Paolo VI alla fine del terzo periodo conciliare (21 novembre 1964). Ecco le sue parole: «A gloria dunque della Vergine e a nostro conforto, Noi proclamiamo Maria Santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il Popolo di Dio, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amorosissima; e vogliamo che con tale titolo soavissimo la Vergine d'ora innanzi venga ancor più onorata e invocata dal popolo cristiano». Il testo conciliare, anche se non contiene esplicitamente la formula «Madre della Chiesa», contiene però chiaramente ciò che da tale formula viene espresso, come risulta ad esempio dai seguenti passi della Lumen Gentium, cap. VIII: «[Maria è] pienamente madre delle membra di Cristo» (n. 53); «la Chiesa Cattolica, ammaestrata dallo Spirito Santo, la onora con affetto di pietà filiale come madre amantissima» (n. 53); «madre di Cristo e madre degli uomini, massimamente dei fedeli» (n. 154); «concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, patendo insieme con il Figlio suo morente in Croce cooperò in modo davvero singolare all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza, l'ardente carità, per rinnovare la vita soprannaturale delle anime. Per questo motivo divenne per noi madre nell'ordine della grazia» (n. 61). «Questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura incessantemente, dal consenso che fedelmente presto nell'Annunciazione, e che sotto la Croce confermò senza interruzione, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Infatti assunta in cielo non abdicò a questo ufficio salvifico, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni dell'eterna salvezza. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti (sulla terra) ed esposti a tanti pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata» (n. 62). «diede alla luce il Figlio, che Dio pose come primogenito tra molti fratelli (Rm 8, 29), ossia tra i fedeli, alla generazione ed educazione dei quali ella coopera con amore di madre» (n. 63). «Questa Vergine durante la sua vita fu esempio di quel materno affetto da cui tutti dobbiamo essere animati cooperando alla missione apostolica della Chiesa per rigenerare gli uomini» (n.65). «Ricordino pertanto i fedeli che la vera devozione procede (...) dalla vera fede, con cui siamo condotti a riconoscere l'eccellenza della Madre di Dio e siamo eccitati a un filiale amore verso la Madre nostra e all'imitazione delle sue virtù» (n. 67). «Tutti i fedeli rivolgano insistenti suppliche alla Madre di Dio e Madre degli uomini, affinché essa, che con le sue preghiere fu presente agli esordi della Chiesa, ora pure in cielo, esaltata sopra tutti i beati e gli angeli, interceda presso il Figlio suo nella comunione di tutti i santi, fino a che tutte le famiglie dei popoli, sia quelle che sono insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, con pace e concordia siano felicemente riunite nell'unico Popolo di Dio, a gloria della Santissima e indivisibile Trinità» (n. 69). Quali sono i fondamenti del titolo di «Madre della Chiesa»? Innanzitutto quello indicato dallo stesso Paolo VI nel discorso citato (p. 227), cioè la maternità di Maria verso Cristo, Capo del Corpo mistico: «Come infatti la divina maternità è il fondamento della speciale relazione di Maria con Cristo e della sua presenza nell'economia della salvezza operata da Gesù Cristo, così pure essa costituisce il fondamento principale dei rapporti di Maria con la Chiesa, essendo ella Madre di Colui che fin dal primo istante dell'Incarnazione nel suo seno verginale ha unito a sé come Capo il suo Corpo mistico che è la Chiesa. Maria dunque, come Madre di Cristo, è anche Madre dei fedeli e dei Pastori tutti, cioè della Chiesa». Un secondo fondamento si trova nella partecipazione di Maria al sacrificio della Croce: «Dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: Donna, ecco tuo figlio (cf. Gv 19, 26-27)» (Lumen Gentium 58). «Per questo fu per noi Madre nell'ordine della grazia» (ibid., 61). Scrive molto bene il P. Ignace de la Potterie: «Sul Calvario la Chiesa è doppiamente rappresentata: come madre dei fedeli è personificata nella madre di Gesù; come popolo escatologico dei credenti e presente nella persona del discepolo. Siccome la madre di Gesù è la madre dei credenti e questi sono la Chiesa, lei è dunque, per la sua funzione materna, la Madre della Chiesa».24 Infine non si può dimenticare la presenza di Maria nel Cenacolo il giorno di Pentecoste, quando la Chiesa venne alla luce: «C'è un parallelismo fra la storia di Gesù e la storia della Chiesa: Maria ha avuto un compito unico nella venuta di Cristo in questo mondo. Segnalando ora la presenza di Maria nel Cenacolo, Luca sembra insinuate un prolungamento della maternità di Maria nella formazione della Chiesa».25 «Indicando la presenza di Maria tra la giovane assemblea, Luca ha indubbiamente voluto significare che Colei che aveva messo al mondo Gesù partecipava in qualche modo alla nascita della Chiesa universale».26 Concludiamo questo paragrafo con una citazione di Jean Galot: «Il titolo "Madre della Chiesa" è un complemento indispensabile ai due titoli essenziali che il culto e la devozione hanno riconosciuto a Maria: madre di Dio e madre degli uomini. Maria è madre di Dio non per suo vantaggio personale, ma in vista di una cooperazione materna all'opera salvifica, e quindi di una maternità che deve estendersi alla Chiesa. Maria è madre degli uomini, non semplicemente di ogni cristiano singolo, ma di tutti i cristiani riuniti in comunità. Se la maternità spirituale di Maria è una verità acquisita nella pietà e nella teologia, non si vede perché si debba restringere la sua estensione a una serie di individualità: questa maternità non può esistere nei riguardi dei singoli se non perché esiste nei riguardi della Chiesa». «Se la devozione si è Soprattutto concentrata sull'aspetto individuale della maternità spirituale, non è forse auspicabile che si completi questa prospettiva e che si attiri l'attenzione dei fedeli sul suo aspetto comunitario? Per il cristiano non deve essere una cosa indifferente che la Chiesa stessa, nella sua missione ed espansione, venga a beneficiare dell'amore materno di Maria. Questo amore verte a un tempo su ogni individuo in particolare e sulla comunità nel suo insieme. Già il titolo di Regina dell'universo, con cui l'Enciclica di Pio XII "Fulgens Corona" invitava i fedeli a onorare Maria, ci orientava nella direzione comunitaria. Si deve sottolineare che la maternità di Maria nei riguardi della Chiesa forma il quadro autentico e necessario della maternità spirituale, il fondamento dell'amore materno di Maria nei riguardi di ogni singolo cristiano».27

5. Maria e lo Spirito Santo

Abbiamo dunque visto che Maria è Madre della Chiesa. Ora, lo Spirito Santo e l'anima della Chiesa (cf. Lumen Gentium 7). Mi sembra quindi che possiamo accennare, a questo punto, a un tema che è oggetto di studio approfondito da parte dei teologi contemporanei, cioè al tema del rapporto fra Maria Santissima e lo Spirito Santo.28 La prima cosa che balza agli occhi e che l'Incarnazione del Verbo è attribuita dal Vangelo all'opera dello Spirito Santo, e che tutte le domeniche nel Credo noi professiamo che Gesù Cristo «per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo». In realtà la teologia insegna che tutta la Trinità ha operato l'Incarnazione del Verbo, cioè (nel medesimo istante) ha disposto la materia tratta dalla Vergine Maria, ha creato l'anima di Gesù, l'ha unita alla materia così disposta e ha unito ipostaticamente al Verbo la natura umana così formata. Tuttavia quest'opera viene attribuita allo Spirito Santo nel senso che gli viene «appropriata».29 Perché questa appropriazione allo Spirito Santo a preferenza delle altre due Persone della Santissima Trinità? Sentiamo S. Tommaso: «Si deve dire che tutte e tre le persone delta Santissima Trinità hanno cooperato alla concezione del corpo di Cristo. Tuttavia essa è attribuita allo Spirito Santo per i tre seguenti motivi: primo, poiché ciò conviene alla causa dell'Incarnazione dalla parte di Dio. Lo Spirito Santo, infatti, è l'Amore del Padre e del Figlio. Ora, è evidente che è l'amore sommo di Dio per l'umanità che ha spinto il Figlio suo ad assumere la carne umana net seno della vergine Maria, come afferma S. Giovanni: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito"(3. 16)». «Secondo, poiché ciò conviene alla causa dell'Incarnazione dalla parte delta natura assunta. Infatti la presenza dello Spirito Santo nel mistero del Dio fatto uomo sta a indicare che la nostra natura è stata assunta dal Figlio di Dio nell'unità della persona non in ricompensa di precedenti meriti, ma per pura grazia e liberalità: ora, la grazia è un dono celeste che si suole attribuire, come ad Autore, allo Spirito Santo». «Terzo, poiché ciò conviene at termine dell'Incarnazione. Essa infatti tendeva a far sì che l'uomo concepito da Maria fosse insieme santo e Figlio di Dio. Ora, sia la figliolanza divina che la santità si sogliono attribuire, come a prima sorgente, allo Spirito Santo. É per lui, infatti, che gli uomini divengono figli di Dio, come ci assicura S. Paolo: "Perché siete figli, Dio mandò nei vostri cuori lo Spirito del Figlio suo, il quale grida Abbà (Padre)" (Gal 4, 6). Egli è inoltre, secondo l'Apostolo, "lo Spirito di santità" (Rm 1, 4). Perciò, come gli altri uomini sono santificati spiritualmente dallo Spirito Santo affinché divengano figli adottivi di Dio, così Cristo per virtù dello Spirito Santo fu concepito nella santità per essere il Figlio naturale di Dio».30 Questo legame fra lo Spirito Santo e Maria non si limita però al momento dell'Incarnazione. Paolo VI, nell'Esortazione Apostolica Marialis Cultus del 2 febbraio 1974, tratta con ampiezza questo argomento: «Ci sembra utile far seguire un richiamo all'opportunità di dare adeguato risalto a uno dei contenuti essenziali della fede: la persona e l'opera dello Spirito Santo. La riflessione teologica e la liturgia hanno rilevato, infatti, come l'intervento santificatore dello Spirito nella Vergine di Nazareth sia stato un momento culminante delta sua azione nella storia delta salvezza. Così, ad esempio, alcuni santi Padri e scrittori ecclesiastici attribuirono all'opera dello Spirito la santità originale di Maria, da lui "quasi plasmata e resa nuova creatura"; riflettendo sui testi evangelici - "lo Spirito Santo verrà sopra di te, e la potenza dell'Altissimo ti ricoprirà" (Lc 1, 35) e "Maria ( ... ) si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo; è opera di Spirito Santo ciò che in lei si è generato" (Mt 1, 18. 20) - scorsero nell'intervento dello Spirito una azione che consacrò e rese feconda la verginità di Maria e lei trasformò in Palazzo del Re o Talarno del Verbo, Tempio o Tabernacolo del Signore, Arca dell'Alleanza o della Santificazione, titoli ricchi di risonanze bibliche. Approfondendo ancora il mistero della Incarnazione, essi videro nell'arcano rapporto Spirito Santo - Maria un aspetto sponsale, poeticamente ritratto così da Prudenzio: "La Vergine non sposata si sposa allo Spirito", e la chiamarono Santuario dello Spirito Santo, espressione che sottolinea il carattere sacro della Vergine, divenuta stabile dimora dello Spirito di Dio. Addentrandosi nella dottrina sul Paraclito, avvertirono che da lui, come da sorgente, erano scaturite la pienezza di grazia (cf. Lc 1, 28) e l'abbondanza di doni che la ornavano: allo Spirito, quindi, attribuirono la fede, la speranza e la carità che animavano il cuore delta Vergine, la forza che ne sosteneva l'adesione alla volontà di Dio, il vigore che la sorreggeva nella sua "compassione" ai piedi delta Croce; segnalarono nel cantico profetico di Maria (cf. Lc 1, 46-55) un particolare influsso di quello Spirito che aveva parlato per bocca dei profeti. Considerando, infine, la presenza della Madre di Gesù net Cenacolo, dove lo Spirito scese sulla Chiesa nascente (cf. At 1, 12-14; 2, 1-4), arricchirono di nuovi sviluppi l'antico tema Maria - Chiesa, e, soprattutto, ricorsero all'intercessione delta Vergine per ottenere dallo Spirito la capacità di generare Cristo nella propria anima, come attesta S. Ildefonso in una supplica, sorprendente per dottrina e per vigore orante: "Ti prego, ti prego, o Vergine santa, che io abbia Gesù da quello Spirito dal quale tu stessa hai generato Gesù. Riceva l'anima mia Gesù per opera di quello Spirito per il quale la tua carne ha concepito lo stesso Gesù ( ... ). Che io ami Gesù in quello stesso Spirito nel quale tu lo adori come Signore e lo contempli come Figlio" (n. 26)». «Si afferma talvolta che molti testi della pietà moderna non rispecchiano sufficientemente tutta la dottrina intorno allo Spirito Santo. Spetta agli studiosi verificare questa affermazione e valutarne la portata; nostro compito è quello di esortare tutti, specialmente i pastori e i teologi, ad approfondire la riflessione sull'azione dello Spirito nella storia della salvezza, e a far sì che i testi della pietà cristiana pongano nella dovuta luce la sua azione vivificante. Da tale approfondimento emergerà, in particolare, l'arcano rapporto tra lo Spirito di Dio e la Vergine di Nazareth e la loro azione sulla Chiesa; e dai contenuti della fede più profondamente meditati deriverà una pietà più intensamente vissuta (n. 27)».31 Come si è visto, Paolo VI accenna al tema di Maria «Sposa dello Spirito Santo», pur senza usare esplicitamente questo termine. Esso non è usato nemmeno dal Concilio, ma è tradizionale, soprattutto da S. Luigi Grignion de Montfort in poi. Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II lo usa comunemente. Esso ha il vantaggio di mostrare l'intimo rapporto personale e amichevole che c'è tra lo Spirito Santo e Maria, e inoltre di completare in modo semplice e chiaro il quadro dei rapporti di Maria con le tre Persone della Santissima Trinità: Ella è figlia del Padre, madre del Figlio, sposa dello Spirito Santo. Tuttavia il termine presenta anche degli inconvenienti: infatti Maria è sposa in un senso motto più debole di quanto sia figlia e madre, soprattutto per il fatto che lo Spirito Santo in nessun modo può essere detto padre di Gesù. E questo un punto importante e da capire bene. La paternità comporta la generazione. Ora, lo Spirito Santo non ha generato Gesù. Non lo ha generato in quanto Gesù è Dio, poiché il Figlio è stato generato nell'eternità dal solo Padre. Non lo ha generato in quanto è uomo, poiché la generazione significa «l'origine di un vivente da un principio vivente congiunto secondo la somiglianza delta natura».32 Ora, lo Spirito Santo è di natura divina, quindi non ha dato origine a Gesù uomo comunicandogli (trasmettendogli) la sua natura. Quindi non lo ha generato, per cui non è suo padre nemmeno secondo l'umanità. Si può e si deve dire senza dubbio che lo Spirito Santo (per appropriazione, come abbiamo visto) è stato la causa efficiente delta generazione di Cristo secondo la natura umana, ma questa causalità non comporta in alcun modo una paternità. Per questo motivo molti autori preferiscono chiamare Maria «santuario», o «tempio», o «dimora» dello Spirito Santo, piuttosto che sua «sposa».

NOTE
1 Cf. S. TOMMASO D'AQUINO, S. Th., III, q. 8, a. 5.
2 S. IRENEO, Contro le eresie IV, 33, ii, PG 7, 1080.
3 S. EPIFANIO, Panarion 78, 18, PG 42, 728.
4 S. AMBROGIO, Commento a S. Luca 2, 7, PL 15, 1635-1636.
5 S. AGOSTINO, La santa verginità 6, PL 40, 399.
6 R. LAURENTIN, La Vergine Maria, Paoline, Roma 1983, p. 94, nota 38.
7 Citato da J. GALOT, L'intercession de Marie, in Maria, vol. 6, Beauchesne, Parigi 1961,p.521.
8 Citato da LAURENTIN, 1. cit.
9 Citató da J. GALOT, op. cit., p.529.
10 RUPERTO DI DEUTZ, Commento a S. Giovanni, PL 169, 790.
11 S. BERNARDO DI CHIARAVALLE, Discorso III nella Vigilia di Natale, PL 183, 100, n; W. É noto come Dante, nell'ultimo canto della Divina Commedia (Paradiso 33, vv. 13-15), metta in bocca a S. Bernardo queste parole rivolte a Maria: «Donna, Se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disianza vuol volar sanz'ali». Questo testo compare nella Liturgia delle Ore (Inno dell'Ufficio delle Letture del Comune della Beata Vergine Maria).
12 S. FRANCESCO Dl SALES, Oeuvres completes, Annecy, vol. 9, p. 93.
13 Ibid., vol. 10, p. 69; cf. vol. 9, p. 88.
14 Ibid., vol. 9, p. 276.
15 Ibid., vol. 2, pp. 427-428. Sono debitore di queste bellissime citazioni al «salesiano» LUIGI MELOTTI, neIl'opera già più volte citata: Maria, la madre dei viventi, Elle Di Ci, Leumann (TO) 1986, pp. 102-103. Anche per il seguente paragrafo riguardante il Magistero attingo a questo Autore.
16 Encicliche mariane, a cura di A. Tondini, Belardetti, Roma 1954, p. 57.
17 Non bisogna dimenticare che questo capitolo è il felice risultato di un faticoso compromesso fra la corrente per così dire «massimalista», che avrebbe voluto esaltare ancora di più Maria, magari con l'aggiunta di qualche nuovo titolo onorifico, e la corrente «minimalista», che desiderava una trattazione sobria, soprattutto per non urtare i fratelli protestanti, ma anche gli ortodossi, ostili a nuove definizioni o proclamazioni.
18 Cf. L. MELOTTI, op. cit., P. 106.
19 Lumen Gentium, n. 62.
20 Ibid.,n.60.
21 Ibid.,n.62.
22 Acta Apostolicae Sedis 49 (1967), p. 468.
23 B. DE MARGERIE, La doctrine de la maternité spirituelle de Marie et les liturgies de l'Eglise catholique, in Ephemerides Mariologicae 25 (1975), p. 62.
24) I. DE LA P0TTERIE, La parole de Jesus: «Voici ta Mére» et l'accueil du disciple (Gv 19, 27 b), in Marianum 36 (1974), 110, p. 39.
25) L. MELOTTI, op. cit., p. 177.
26) F. M. BRAUN, La Mere des fideles, Casterman, Tournai-Parigi 1953, p. 123.
27) J. GALOT, Mere de l'E'lise, in Nouvelle Revue Theologique 96 (1964), p. 1180.
28) Chi volesse avere un panorama completo di questa tematica può consultare A. AMATO, Voce «Spirito Santo» in NDM, pp. 1327 ss.
29) Si ha l'appropriazione quando qualcosa che è comune a tutte e tre le Persone della Santissima Trinità viene attribuito preferenzialmente (ma non esclusivamente!) a una singola Persona, a motivo della somiglianza che vi è tra quella cosa e le proprietà caratteristiche di quella Persona. Per esempio l'opera della creazione viene appropriata al Padre poiché indica un principio da cui tutto deriva, e d'altra parte il Padre è il principio della Santissima Trinità. Questa attribuzione preferenziale non esclude però che anche al Figlio e allo Spirito Santo competa il nome di Creatore (cf. S. TOMMASO, S. Th., I, q. 39, aa. 7-8).
30 S. Th., III, q. 32, a. 1.
31 PAOLO VI, Marialis Cultus. Ho citato il passo omettendo le note, per le quali rimando al testo originale.
32 Cf S. TOMMASO, S. Th., I, q.27, a. 2.







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