Ave Maria: una preghiera che assicura l'equilibrio del mondo
Data: Lunedi 26 Ottobre 2020, alle ore 9:38:34
Argomento: Preghiere


Dal libro di Alessandro Ponzato, L'Ave Maria. Preghiera di tutti, Gribaudi, Milano 1987, pp. 5-10.



Una storia che non più essere raccontata

C'è una storia ufficiale dell'Ave Maria. Quando è nata questa preghiera, in che ambito si e formata, come si è sviluppata, da quali materiali e composta, in che epoca ha assunto la fisionomia definitiva che noi conosciamo.
Ma c'è, parallela, sotterranea, e ancora più importante, un'altra storia dell'Ave Maria, che non potrà mai essere raccontata, descritta, definita. Perché è la storia di centinaia di milioni di persone, nelle epoche più diverse, e nei luoghi più vari.
Una storia che si può soltanto indovinare, intuire.

Le labbra sfuggono alla paralisi

L'Ave Maria è legata a un'infinità di tragedie, pericoli incombenti, situazioni drammatiche, speranze ostinate, crisi squassanti, esplosioni di gioia, incubi, momenti di serenità, tempeste improvvise, esperienze esaltanti.
Oserei dire che l'Ave Maria sta alla base di parecchi miracoli.
Mi confidava un amico: «Ho vissute ore terribili. Attanagliato da un terrore paralizzante. Mi sono sentito perduto. Ma mi sono accorto che non tutto, nel mio corpo, era bloccato, quasi. pietrificato: le labbra continuavano, mi pareva per conto loro, a macinare delle Ave Maria... ».
L'Ave Maria trova posto sul versanti opposti della disperazione e della felicità più incontenibile, della trepidazione e della sicurezza, dell'aridità e della freschezza più spontanea.

Dove nasce l'Ave Maria

Bara, culla, chiesa, strada, campo di battaglia, chiostro, letto d'ospedale, catapecchia, grattacielo, aula d'esami, cucina, metropolitana, sentiero di montagna, marciapiede di una città, cortile, aula di tribunale, jet, carrozzella, stadio, finestra da cui si interroga il buio della notte, camera d'attesa di una sala operatoria, scrivania, sportello di un ufficio di collocamento... possono essere i «luoghi» dell'Ave Maria.
Le situazioni esistenziali più diverse vengono assunte ed espresse da questa preghiera: solitudine agghiacciante e fraternità calorosa, accoglienza, scelta tormentosa, una busta inquietante da aprire, incontri decisivi, fedeltà costosa, umiliazione bruciante, una croce che ti schianta, un'avventura rischiosa, una fortuna insperata, una rivelazione sconvolgente, delusione per un'amicizia che si sgretola, amarezza per una promessa mancata, soddisfazione per un'impresa riuscita, commozione per una mano inattesa che si posa sulla tua spalla nel momento dello sconforto.
L'Ave Maria nasce sulle labbra del mistico, del santo, della persona pia, della vecchietta timorata di Dio, della creatura innocente. Ma anche (almeno qualche volta nella vita) viene biascicata dalla bocca del furfante, del peccatore, del poco di buono, della prostituta.

Una preghiera «giusta» per i giorni feriali

L'Ave Maria è la preghiera «giusta». Per i momenti cruciali della vita, per le svolte più traumatiche, le situazioni-limite. Ma preghiera «giusta» anche per lo scorrere tranquillo delle giornate, senza scossoni di rilievo, senza imprevisti. la preghiera dell'ordinario, della regolarità, dell'apparente banalità. una specie di sacramento dei giorni feriali. Le solite occupazioni, il solito impasto di bocconi amari e minuscole gioie, le solite attese scandite da uno sguardo rassicurante all'orologio, i soliti fastidi, la stanchezza, le ombre, i soliti incontri e scontri, le incomprensioni, le solite presenze più o meno benefiche, i torti da dimenticare, il solito gioioso servizio da prestare, le rughe da cancellare e il sorriso da regalare...
L'Ave Maria accompagna il tran tran della vita di tutti i giorni. Riscatta la monotonia esasperante delle ore tutte uguali. Da' un senso alle cose «insignificanti ». Ti aiuta a scoprire che la vita ha un sapore non soltanto quando è condita da avvenimenti eccezionali, ma soprattutto quando la si sa cucinare con la ricetta fatta di ingredienti poveri, suggeriti dal cuore, che si rifiuta di cedere al ricatto dell'abitudine, della noia, della ripetitività.
Ti suggerisce che la grandezza autentica la si costruisce con piccole cose, materiali semplici, azioni senza risalto esteriore, ma determinate da un'esigenza di armonia, coerenza, fedeltà ai compiti più ingrati. Ti fa capire che l'eroismo più necessario (e più difficile) non è quello dei rari gesti spettacolari, degli interventi in scena del primattore acclamato dal pubblico, ma quello di chi si sforza di svolgere la propria parte, modesta, con dignità, decenza e... assenza di spettatori.

«Buongiorno» alla vita

L'Ave Maria non contempla l'acuto isolato. Accompagna l'esistenza su una tonalità delicata, con note poco squillanti che si inseriscono in una partitura scontata. L'Ave Maria è la preghiera di chi ha il coraggio di ricominciare sempre da capo. Di chi possiede la vera intelligenza: quella che permette di «vedere» come il vero, sensazionale avvenimento inaudito, sia la vita che ti viene offerta ogni giorno e che ogni giorno devi accogliere con stupore e riconoscenza, in quanto dono all'insegna della più assoluta gratuità. Nulla va da sé.
Ave Maria. Una, dieci, cento, mille, centomila volte. E ogni volta, al mattino, spalanchi gli occhi e dici «buongiorno» alla vita. Spalanchi le finestre e ti accorgi che quella giornata, uguale a infinite altre, è una «cosa nuova». ...E anche una «cosa bella».

Se...

Sarebbe un'impresa sensazionale poter ricostruire la storia dell'Ave Maria. Voglio dire avere la possibilità di accertare che cosa è avvenuto nel mondo, negli angoli più remoti della terra, in una stanza qualsiasi di una casa qualsiasi, nella zona più segreta di un uomo, grazie all'Ave Maria.
Persone che hanno tenuto duro, nonostante tutto.
Fragili creature che hanno saputo sopportare situazioni «insostenibili».
Umili protagonisti silenziosi di storie di generosità, perdono, dimenticanza di sé.
Esistenze consumate nell'oscurità più luminosa.
Individui capaci di rispondere alla provocazione della cattiveria e del sopruso col perdono e la dolcezza.
Infaticabili produttori di generosità, pulizia, bontà, speranza, luce.
Tenaci testimoni della misericordia e della pietà.
Operatori di pace e di riconciliazione.
Gente da niente, consapevole, nonostante il compatimento e la derisione dei maestri illustri, che il compito più urgente è quello di fabbricare «opere buone», mentre i personaggi importanti fabbricano (nella migliore delle ipotesi) chiacchiere inconcludenti. In una prospettiva opposta e complementare, sarebbe interessante accertare che cosa sarebbe stata la cosiddetta «grande storia» e la minuscola storia (o cronaca) di certe persone, se non ci fosse stato il peso determinante di questa preghiera.

Chi rende l'aria più respirabile

A costo di apparire ingenuo, ml sorprendo a pensare che l'equilibrio del mondo viene assicurato, in maniera determinante, da una preghiera semplice, comune, recitata da persone semplici e comuni, che non si accontentano però di muovere le labbra, ma si preoccupano anche di garantire le giuste dosi di anti-veleno in modo da rendere l'aria sufficientemente respirabile (nonostante la colossale congiura per renderla tossica). Non illudiamoci: l'equilibrio del nostro pianeta non è affidato ai missili contrapposti.
Ci sono, ignorate, infinite rampe sotterranee da cui partono regolarmente innocue e provvidenziali preghiere che neutralizzano i tentativi compiuti, con feroce determinazione, da «animali razionali» che rivelano, senza pudore, la loro inguaribile vocazione alla stupidità.

Qualcosa di nuovo, come la prima volta

«Ave Maria...»
«Santa Maria...»
Chi tiene conto delle preghiere? Chi prende sul serio queste parole vecchie di duemila anni? Oggi le parole che contano sono quelle della telematica, dell'informatica, delle armi, dei colloqui tra grandi, delle ideologie, del listino di Borsa, della pubblicità, dei maghi di tutti i calibri.
Per fortuna, ci sono milioni di individui ignari che si attaccano a quella fune che sembra logora.
«Ave Maria...»
«Santa Maria...»
Oranti che continuano a credere, imperterriti, nel peso, nel valore, nella forza trasformante di quelle parole antiquate.
«Ave Maria...»
E nel mondo succede qualcosa di decisivo. Proprio come è già capitato, la prima volta, duemila anni fa...
 







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