Un articolo di Bianca Maria Veneziani in Madre di Dio, n. 12 - dicembre 2006.
Fu uno dei più grandi missionari di tutti i tempi, e faceva assoluto affidamento sulla corona del Rosario. Compagno di studi di Sant’Ignazio di Loyola, il giorno dell’Assunzione del 1534, nella Cripta della Chiesa di Montmartre a Parigi, Francesco Saverio si consacra a Dio insieme con lo stesso Ignazio di Loyola ed altri cinque compagni, dando così origine alla gloriosa "Compagnia di Gesù". A trentacinque anni ha inizio la sua grande avventura missionaria: su invito del Re del Portogallo, viene scelto come Legato Pontificio per le Colonie portoghesi nelle Indie Orientali. Goa, in India, sarà il centro della sua intensissima attività missionaria che si irradierà per un’area talmente vasta che avrebbe dell’eccezionale anche con gli attuali mezzi di trasporto: in dieci anni percorse l’India, la Malacca, le Molucche e isole ancora allo stato selvaggio. "Se non trovo una barca, ci andrò a nuoto" – diceva Francesco Saverio, che poi commentava: "Se in quelle isole ci fossero miniere d’oro, i Cristiani vi si precipiterebbero. Ma non ci sono che delle anime da salvare". E ci andò. Dopo quattro anni di attività missionaria in queste isole, tagliato fuori dal mondo civile, si imbarcò su una giunca per il Giappone dove, tra difficoltà immense, stabilì il suo primo presidio di Cristiani. Il suo zelo non conosceva soste: dal Giappone già mirava alla Cina. Riprese il mare, raggiunse Singapore e fu a 150 km da Canton, il grande porto cinese. Nell’isola di San Chao, in attesa di un’imbarcazione che lo portasse in Cina, cadde gravemente malato. Morì in riva al mare, il 3 Dicembre 1552, a soli 46 anni di età. Aveva amministrato il Battesimo a innumerevoli convertiti.
Il "grande padre della corona al collo"
Lasciando Parigi per Roma, insieme con Sant’Ignazio di Loyola, Francesco Saverio volle pendersi al collo, bene in vista, una grossa corona del Rosario. Partendo per le lontane Indie, non portò altro con sé che il "Breviario" e la corona del Rosario; e, giunto a Goa, divenne ben presto famoso come il "grande padre della corona al collo": con questa operava numerosi prodigi, come la guarigione di malati; tant’è che spesso gli indigeni gliela sottraevano, per portarla agli infermi. Devoto com’era della Santa Vergine, non cessò mai di insegnare la pia pratica del Rosario: basti pensare che, in Giappone ad esempio, i Cristiani da lui convertiti mantennero questa pratica come simbolo dell’ortodossia nei tre lunghi secoli di isolamento dell’Impero nipponico dal resto del mondo. Francesco Saverio visse fino all’ultimo nel segno di Maria, lasciando questo mondo con la corona tra le mani e mormorando: "Mater Dei, memento mei!" – "Madre di Dio, ricordati di me!". Come Davide, San Francesco Saverio seppe abbattere il Golia del paganesimo con le pietruzze del Rosario, levigate dal continuo scorrere devoto; e l’arido ma eloquente linguaggio delle cifre garantisce l’importanza della riuscita: lui, il più grande missionario cattolico, operò circa tre milioni di conversioni. Quando il filosofo positivista Augusto Comte [1798-1857] concepì il famoso Calendario in cui sostituiva i nomi del Santi [secondo lui, passati irrimediabilmente di moda] con quelli di "benefattori dell’umanità",non osò cancellare il nome di Francesco Saverio, sentendo di non dovergli negare l’onore del ricordo per i suoi meriti davvero eccezionali. Questo riconoscimento di un miscredente illumina maggiormente, se ce ne fosse bisogno, la grandezza dell’opera di questo Santo che seppe essere grande apostolo anche perché fu grande devoto della "Regina degli Apostoli" di tutti i tempi.
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