Un approfondimento di Paweł Żukowski in Studi Teologici ( Studia Teologiczne) 35 (2017), pp. 129-136.
Introduzione
Il secolo XIII è il secolo aureo della scolastica. Bisogna sottolineare che
con esso nella storia della Chiesa e del mondo, comincia un momento particolare
per la sistemazione teologica. Nel primo progetto organico di questo
sapere è anche la mariologia, sempre più messa così nel contesto della
cristologia e per questo intimamente legata con essa. In seguito si darà l’avvio
alla composizioni dei trattati autonomi di mariologia e di ecclesiologia.
Tuttavia la persona di Maria e della Chiesa rimarranno, completamente
e per lungo tempo, estranee l’una all’altra1. In questa epoca la mariologia
è stata molto trattata fra l’altro nel pensiero di san Bonaventura da Bagnoregio2.
Nel presente studio prendiamo in considerazione gli argomenti più importanti
presenti nella mariologia di san Bonaventura, che si riassumono
nei seguenti temi: la maternità di Maria, la grandezza di Maria, la sua bellezza
spirituale, Maria come la collaboratrice nella redenzione e il modello
da imitare.
1. Grandezza di Maria
Bonaventura appare come rapito dalla sublime grandezza di Maria, che
nessuna lingua al mondo potrebbe esprimere. È una grandezza che la pone
al di sopra di tutte le creature e la rende degna di essere onorata dagli uomini,
dagli angeli e dai santi. Egli ne parla con ammirazione facendo ricorso
a suggestive metafore: Maria è la terra germinante, la radice pullulante,
la fonte che zampilla, la luna piena, la stella del mare, l’aurora che sorge e il
sole sfolgorante3.
Quest’ultima metafora è solitamente attribuita a Gesù Cristo, “sole di
giustizia” ma, essendo la Madre intimamente unita al Figlio, può essere
riferita anche a lei; e così Maria è la donna eccelsa che si alza sul mondo
come il sole e del sole possiede le proprietà più belle: «la luminosità nel
sorgere, la rapidità nel decorso, la sublimità o preminenza incomparabile
rispetto alle altre creature e l’efficacia della sua azione»4. Bonaventura fissa
la sua attenzione sulla grandezza della Vergine quando la pone in relazione
con le tre Persone della Santissima Trinità, dalle quali ella riceve ogni dono:
«Tutta la Trinità, o Maria, ti ha conosciuto come sposa del casto
amore, come dimora della santa abitazione, come officina di mirabile lavoro. Con
termini distinti diciamo: il Padre conobbe Maria come dimora della sua maestà
[...], il Figlio ne riconobbe il principio della sua umanità, e lo Spirito Santo
il sacrario della sua bontà, nel quale raccolse pienissimamente e senza misura i carismi delle grazie»5.
1.1. Madre di Dio
È chiaro che tutta questa benevolenza ed azione di Maria a beneficio del
popolo di Dio affondano le radici nella maternità totale verso Gesù. Si tratta
di un legame con Dio e con gli uomini così come appare evidente in un
passaggio del IV Sermone sull’Annunciazione:
«Il Creatore di tutte le cose riposa nel tabernacolo del seno verginale,
perché qui ha preparato la sua camera nuziale, per poter in tal
modo diventare nostro fratello; qui egli dispose un trono regale per
poter diventare nostro principe; qui rivestì i paramenti sacerdotali
per poter diventare nostro pontefice. A causa dell’unione maritale,
ella è la Madre di Dio; a causa del trono regale, ella è la regina del
cielo; a causa dei paramenti sacerdotali, ella è l’avvocata del genere
umano»6. Bonaventura spiega il significato che l’Incarnazione riveste per la stessa
Madre di Dio attraverso la combinazione di tre sorte di meriti: congrui, digni e condigni. La questione viene presentata nel
Commento alle Sentenze
dove prima di tutto il nostro autore sottolinea come Maria meritò di
concepire il Verbo per merito congrui, relativo all’insieme delle sue virtù:
«A causa della sua grande purezza, umiltà e benignità, ella era adatta a diventare
la Madre di Dio».7
A seguito dell’annuncio dell’angelo e del consenso, la Vergine di Nazaret
meritò di diventare la Madre di Dio anche a causa della sua dignità, che
resta sempre un dono e una grazia ricevuti dalla ricchezza propria dello
Spirito Santo.
1.2. L’Immacolata Concezione
Nonostante questa apertura di fondo che lascia intravvedere la possibilità
di accogliere l’idea dell’immacolato concepimento, Bonaventura fedele ai
suoi principi metodologici, che sono la Scrittura, la ragione e la tradizione, torna a negare il fatto: per Maria non c’è esenzione dal peccato originale,
ma santificazione dopo averlo contratto8.
Questa posizione è, agli occhi del nostro autore, la migliore in quanto essa
è la più comune, la più razionale, la più sicura e la più aderente alla pietà:
«È più comune, dico perché quasi tutti sono del parere che Maria
abbia ricevuto il peccato originale, ciò che si prova dal fatto che
Maria andò soggetta a molte penalità: e non si può dire che le abbia
patite per l’altrui redenzione (...) ma si deve dire che le ha contratte.
È anche più razionale perché la natura precede sempre la grazia,
e di una anteriorità di tempo, e di una anteriorità logica di ordine. Come
dice Agostino, bisogna nascere prima di rinascere, come pure bisogna
essere prima di stare bene. L’anima dunque ha dovuto unirsi al
corpo prima di ricevere la grazia. Ora siccome quella carne era infetta,
trasmise l’infezione della colpa originale all’anima. Bisogna dunque
logicamente concludere che l’anima di Maria fu prima infetta
dalla colpa d’origine e poi santificata. È più sicuro perché conforme
alla pietà e all’insegnamento dei santi. I santi generalmente quando
parlano di questa materia, eccettuano il solo Gesù Cristo dall’universalità
della colpa, poiché si dice: Tutti hanno peccato in Adamo. Di
quelli con i quali abbiamo parlato non ne abbiamo trovato uno che
abbia detto Maria essere immune dalla colpa. È più conforme alla
pietà e alla fede perché per quanto si debba portare grande riverenza
alla Madre ed avere per lei una singolare devozione, molto di più si
deve fare col Figlio dal quale deriva alla Madre ogni onore e gloria»9.
Successivamente Bonaventura parla di una doppia santificazione di Maria:
la prima antecedentemente alla nascita e la seconda al momento di
concepire il Figlio. La posizione prudenziale e, al contempo, possibilista di Bonaventura concorre all’approfondimento della questione che sarà ripresa
da Duns Scoto. Intanto il culto e la festa erano ormai diffuse nel tempo,
per cui il santo dottore sottolinea che l’Immacolata concezione aveva lo
scopo di celebrare la santificazione della Madre del Signore, non quella pia
sentenza che, a suo avviso, non rendeva adeguato risalto alla redenzione
operata da Cristo.
1.3. L’ Assunzione di Maria
Rispetto all’Immacolata, la teologia dell’Assunzione elaborata da Bonaventura
è maggiormente comprensibile e condivisibile anche alla nostra
mentalità. Inoltre il maestro francescano non teme di affrontare almeno
due questioni ardue: la morte di Maria e il suo ingresso in Cielo in anima
e corpo. Aspetti che avevano generato non poche discussioni nei secoli
precedenti al santo e che emergeranno nuovamente (soprattutto la prima)
nell’epoca immediatamente successiva alla promulgazione del dogma nel
1950. L’Assunzione mantiene la forte valenza cristologica tipica del nostro
Dottore, per cui viene accolta, giustificata e motivata.
Per la santità unica di Maria, cioè per la opera della santificazione dello
Spirito Santo, così come si legge, in cui la Madre del Signore è la ‘piena di
grazia’ tale da collocarla al massimo grado di santità, Bonaventura scrive
che,
«La beata Vergine si è scelta la parte migliore in assoluto, perché è
diventata regina di misericordia mentre il Figlio è costituito re di giustizia;
ora la misericordia è migliore della giustizia, poiché la misericordia
ha sempre la meglio nel giudizio e: la misericordia del Signore
si espande su tutte le sue creature. In settimo luogo, si distinse ancora
nei confronti del Figlio, in quanto, se questi siede alla destra del Padre,
ossia fu messo a parte dei migliori beni del Padre, ella si è assisa Regina
alla destra del Figlio, e la Glossa dice che è stata resa partecipe dei
migliori beni del Figlio; ma tra le cose migliori questa rappresenta l’ottimo:
Maria ha dunque scelto per sé la parte migliore in assoluto. Ed è
evidente, dal momento che non mancò di alcun bene»10.
2. Bellezza spirituale di Maria
Bonaventura, nelle sue dense riflessioni, mette in luce non solo la grandezza
di Maria ma anche la sua incomparabile bellezza: «Maria è la Vergine
bellissima che il Signore ha preparato per il suo Figlio»11. Si tratta di una
bellezza spirituale che coincide con la santità, con la virtù, e riempie di stupore Bonaventura: se «è tanto soave contemplare con gli occhi del corpo il
sole che risplende all’orizzonte, quanto è più soave e gioioso contemplare
lo splendore della gloriosissima Vergine Maria»12.
3. Collaboratrice nella redenzione
La bontà di Dio, che ha creato il mondo secondo un progetto d’amore
vanificato purtroppo dal peccato dell’uomo, raggiunge la sua massima
espressione nell’incarnazione - morte - risurrezione del Figlio, mandato dal
Padre per redimere il mondo e sancire una nuova e definitiva alleanza. In
questo piano di redenzione è fondamentale il ruolo della Vergine Maria
che accoglie il progetto divino, facendolo totalmente proprio, e così diventa
preziosa collaboratrice del Figlio redentore13.
Aderendo alla parola dell’arcangelo Gabriele e rimettendosi docilmente
all’azione dello Spirito Santo, concepisce il Salvatore atteso da secoli e, come
donna nuova contrapposta all’antica Eva, dà avvio all’opera redentrice:
«Per questo, come la donna ingannata dal diavolo trasmise a tutti
la colpa, la malattia e la morte, così la donna istruita dall'angelo
e santificata e fecondata dallo Spirito Santo, senza alcuna corruzione
tanto nella mente quanto nel corpo, generò la prole che avrebbe dato
a tutti quelli che fossero venuti a lei la grazia, la salute e la vita»14.
Maria partecipa alla missione redentrice del Figlio non solo con la sua
adesione iniziale, ma anche con tutti gli altri “sì”, coscienti e liberi, pronunciati
lungo la sua esistenza.
4. La maternità di Maria
Grazie alla maternità divina, Maria non è soltanto Madre di Gesù Cristo, Figlio
di Dio, ma anche madre degli uomini e delle donne di ogni tempo. Nell’unica
generazione del Figlio, tutti sono figli della Vergine, sono cioè suoi figli nel
Figlio: «Nel suo santo utero il Figlio di Dio ha introdotto la natura umana per
poterla con se disporre e far sì che il Creatore divenisse nostro fratello e la beata Vergine divenisse madre di tutti i santi; per la Vergine Madre, Dio è divenuto
nostro Padre e il Figlio di Dio nostro fratello»15. Accettando di essere Madre
del Salvatore, Maria diviene madre universale per l’unione ontologica esistente
tra il Capo e le membra: partorendo il Capo ha partorito il corpo, generando
Gesù Cristo, il Primogenito, ha generato tutti i suoi figli. Si tratta di una maternità
spirituale ma reale: «Ella generò il Figlio nella carne e ha generato noi
spiritualmente. É madre alla maniera di Eva: come questa ci generò al mondo,
così la nostra Signora ci ha generato al cielo»16.
5. Modello da imitare
Visto l’amore che quest’amabilissima Madre nutre per i suoi figli, Bonaventura,
vibrante di autentico e profondo amore per Maria, invita caldamente
tutti gli uomini e le donne a elevare a lei ogni lode, con l’unica
avvertenza di «non credere nulla nei riguardi di lei che sia contro la verità
della sacra Scrittura e della fede cristiana»17; a invocarla ogni giorno, ogni
ora e con ogni fiducia per «trovare grazia e misericordia e aiuto al momento
opportuno» in lei, che è «madre di misericordia somma»18; ad amarla
con tutto il cuore e a venerarla in modo tutto particolare, come hanno fatto
i santi: «Non ho mai letto di un solo Santo che non abbia avuto una speciale
devozione alla Vergine gloriosa»19.
E allora, come dice Bonaventura, seguiamola, imitiamola, facciamo
nostri i suoi atteggiamenti: ascolto della Parola, profonda umiltà, intensa
pietà, pronta obbedienza, piena benevolenza, bellezza interiore, fortezza,
perseveranza. Così facendo saremo beati, perché amando e imitando
Maria «siamo maggiormente illuminati nelle verità dell’intelletto e arricchiti
di santa fama e di ogni bene»20. E raggiungeremo, pieni di gioia, il
vertice del nostro itinerario spirituale perché, per sempre «Dio abiterà in
noi e con noi, e noi con lui»21!
NOTE
1 Cfr. M. Semeraro, Maria e La Chiesa mutamenti del tema in epoca medievale,
in E. M. Toniolo (a cura di), La Madre del Signore nel Medioevo e nel
rinascimento, Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa», Roma 1998, p.
175.
2 San Bonaventura (*1218 anno Bagnoregio, Viterbo, †15 luglio 1274 anno Lion,
Francia), mistico e pensatore medievale, dottore allo studio di Parigi, diede
forma di sintesi sapienziale alla teologia scolastica sulle orme di Agostino.
L’espressione più matura di questo umanesimo teologico e nell’«Itinerario delle
mente a Dio». Discepolo di san Francesco guido con superiore saggezza il suo
ordine (1257 - 1273), tanto da essere chiamato «secondo fondatore e padre».
Vescovo e cardinale di Albano, partecipo al secondo Concilio di Lione e si
adopero per l’unita della Chiesa, in Messale Romano, Citta del Vaticano
1983, p. 359.
3 Cfr. B. Commodi, Canto francescano a Maria, San Paolo, Cinisello
Balsamo 2011, pp.75-92.
4 Bonaventura, De Nativitate B.M.V., Q IX, 708.
5 Idem, De Assumptione B.M.V., Q IX, 694.
6 Idem, De Annuntiatione beata Virginis Maria., Q IX, 672a.
7 Idem, In III Sententiarum, d. IV, a. 2, q. 2, concl.,107b.
8 Cfr. ibidem, p. 15.
9 Bonaventura, In III Sententiarum, d. III, p. 1, a.1, q. 2, concl., 68a.
10 Bonaventura, De Assumptione beata Virginis Maria, QIX, 703b.
11 Idem, In Vigilia Nativitatis Domini, Q IX, 98.
12 Idem, De Nativitate B.M.V., Q IX, 709.
13 Cfr. L. Di Girolamo, Maria tra teologia monastica e teologia scolastica,
p. 18.
14 Bonaventura, Breviloquio, 4, 3: CN V/2, 169.
15 Idem, De Annuntiatione B.M.V., Q IX, 672.
16 Idem, De Assumptione B.M.V, Q IX, 706.
17 Idem, III Sent., d. 3, p.1, a. 1, q. 1: Q 64.
18 Idem, Comm. al vangelo di Luca, 1, 70. 81: CN IX/1, 109 e 117.
19 Idem, De Purificatione B.M.V., Q IX, 642.
20 Idem, De Assumptione B.M.V., Q IX, 698.
21 Idem, In Nativitate Domini, Q IX, 125.
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