Di Jesus Castellano Cervera, in AA. VV., Come pregare con Maria, Centro
di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 1991, pp. 145-159.

Introduzione
Il titolo della nostra Relazione ci immette direttamente
negli spazi del cuore, in quella intimità con Maria che ci permette di stabilire nei suoi confronti non solo una contemplazione o una imitazione esterna, ma una autentica comunione nel senso forte della parola che significa una compagnia, una presenza, una comunicazione, identificandoci con
i suoi sentimenti. È questa la realtà della spiritualità mariana
che chiamiamo «Communio» e si realizza negli spazi del
cuore e nell'ambiente stesso della sua e della nostra preghiera, che è lo Spirito Santo. Questo appunto vuoi dire il titolo: «pregare con Maria».
Pregare con lei nella vita significa spalancare tutti i nostri
spazi vitali, aprirli a Dio mediante la conversazione, il dialogo con Lui, per essere accompagnati dalla Vergine Maria in
modo che tutta la nostra esistenza sia da lei guidata in una
perseverante comunione ed una consapevolezza della sua
presenza. È introdurre la preghiera continua, senza interruzione, nella nostra vita e intensificare in alcuni momenti tale rapporto affinché la luce della preghiera interiore possa
tutto trasfigurare.
Pregare nella vita vuol dire riempire di Dio tutti i momenti dell'esistenza. Specialmente in quei frangenti di dubbio, di lotta, di sorpresa, di fallimento, di dolore e di stupore
che aprono nel nostro cuore varchi di mistero. Sono i momenti della vita pregata che viviamo al cospetto di Dio con
una altissima intensità teologale. Momenti nei quali siamo
capaci di mantenere il senso della sua presenza e fiorisce sincera e serena davanti a Lui la nostra preghiera davanti alla
novità di un evento che ci interpella.
Il carattere mariano di tale dialogo vitale con Dio può rivestire una duplice caratteristica. Può essere un semplice
«re-agire» nella vita con gli stessi sentimenti della Vergine.
Può essere invece un intensificare esplicitamente il nostro
dialogo con lei, la nostra invocazione e supplica: con le preghiere della tradizione cristiana, con le semplici invocazioni
spontanee che esprimono la comunione con la Madre, in un
modo spontaneo di conversare con la Vergine, rapportando
al suo cuore ogni realtà della vita.
Così enunciato, il tema della nostra conversazione si
apre a molteplici considerazioni che vanno dall'analisi della
religiosità popolare mariana alla riscoperta del carattere mariano che si può intravvedere in ogni orazione cristiana, nelle esperienze dei poveri e semplici del popolo di Dio e nei
Santi di tutti i tempi che hanno vissuto nella preghiera la loro comunione ed intimità con la Santa Madre di Dio.
Cercheremo di esporre tutto in tre momenti:
I. La vita come ambito della religiosità e della preghiera.
II La preghiera a Maria nella vita: forme e formule di invocazione.
III. La preghiera mariana dei gesti semplici nella vita.
l. La vita come ambito della religiosità e della preghiera
La preghiera nella vita
Una delle verità fondamentali dell'autentico senso
dell'orazione cristiana è la doverosa continuità fra i momenti forti del dialogo con Dio e la concretezza dell'esistenza
quotidiana.
Santa Teresa, che pur raccomanda di appartarsi, come il
Maestro, per pregare nella solitudine avverte tuttavia che sarebbe veramente triste se soltanto negli angoletti si potesse
pregare. E la ragione che dà è convincente: Colui che ama - e l'orante è un amico - ama sempre e dovunque. Non vi
possono essere parentesi per l'amicizia e per l'amore che informa la vita. Inoltre, dice ancora la Santa, è in mezzo alle
occasioni che si fa la verifica concreta dell'amore e si colgono i frutti della preghiera. Allora non sarà in realtà il molto
tempo dedicato a pregare la vera misura dell'amore, ma l'intensità dell'amore che si manifesta concretamente nel quotidiano vivere1. Sarà normale vivere alla presenza di Dio camminare nella sua compagnia, rientrare in se stessi per vivificare con il soffio della preghiera i momenti più intensi della
esperienza quotidiana. La preghiera diventa allora come un
respiro della persona, entra nella vita e la vivifica. E tutta
l'esistenza diventa un unico spazio di salvezza, senza separazione, perché non è diverso il Dio della preghiera dal Dio
della vita. Tutta l'esistenza è un colloquio ininterrotto con
Dio, come dice Clemente Alessandrino2. Una
celebrazione continua, una festa ininterrotta. Così chiamavano gli antichi la
vita quotidiana dei cristiani da quando può essere ritmata dal dialogo della
divina amicizia. È la festa dell'adempimento della volontà dì Dio, la preghiera realizzata nella vita quel «far sì che la terra diventi cielo»
che piaceva a Giovanni Crisostomo, il quale esortava a vivere le opere di misericordia in tal modo che il cielo disceso
nel nostro cuore mediante la preghiera, scenda ancora sulla
terra e nei cuori dei fratelli mediante la carità.
Non è difficile scoprire in questa novità di impostazione
della vita come preghiera il profondo senso mariano, la novità che viene da Maria, la quale - come il suo Figlio
- ha
vissuto la sacralità della Nuova Alleanza e del culto nuovo
in Spirito e verità; culto non di separazione ma di comunione: la preghiera nella vita.
L'esempio di Maria
Ci sia lecito ripercorrere velocemente alcuni tratti del
cammino di Maria in preghiera per cogliere questa novità
fondamentale.
1. Già l'evento dell'Annunciazione (Lc 1, 26-38), dove
appare per la prima volta Maria in dialogo con Dio, attraverso il suo messaggero, è contrassegnato dalla novità della
preghiera nella vita. Sarebbe sufficiente ricordare il contrasto voluto fra l'episodio dell'annuncio a Zaccaria e l'annuncio a Maria. In Zaccaria la sacralità di Gerusalemme, del
tempio, della sua qualità di sacerdote del momento del sacrificio dell'incenso. In Maria la normalità di un villaggio della
Galilea, di una casa, della conversazione dell'angelo con una
donna. O se seguiamo la tradizione apocrifa mentre Maria si
reca alla fontana del paese o sta filando nella sua casa, ma in
realtà siamo nei tempi nuovi: la casa di Nazareth è diventata
tempio, la vera preghiera è il dialogo di Maria con Dio, e
l'offerta gradita è la sua obbedienza alla Parola, la sua disponibilità totale a diventare la Madre del Messia.
2. Prega nella vita Maria nel suo camminare verso la casa
di Elisabetta (Lc 1,39-56). La Vergine di Nazaret, tempio
nuovo e arca dell'Alleanza si muove verso le montagne dì
Giuda, ed è a contatto con la vita, nell'incontro umanissimo
con un'altra donna incinta, che esplode il cantico del Magnificat che canta pure la presenza di Dio negli eventi della storia.
3. Ha un forte, deciso riferimento al vivere quotidiano,
ai lunghi tempi della meditazione sapienziale della Madre, il
riferimento lucano alla profondità dei sentimenti di Maria
che medita nel suo cuore gli eventi e le parole del Figlio (Lc 2,19.51): sia nell'incontro con i semplici, dopo la nascita del
Figlio, sia nella vita nascosta a Nazaret dopo lo smarrimento del Figlio nel tempio.
4. Stupendo pure è il realismo della preghiera nella vita e
per la vita alle nozze di Cana (Gv 2,1-11), in un miracolo
quasi di lusso, nell'umanissimo contesto di una festa che rischia di finire male: si manifesta la premura e l'attenzione di
Maria in una accorata supplica al Figlio e in una ingiunzione
ai servi: «Fate quello che vi dirà...».
5. Finalmente, nell'ultimo riferimento esplicito mariano
della Scrittura, nella presenza di Maria al Cenacolo (At 1,14), si rivela il realismo di una preghiera che accompagna la
vita nell'attesa dell'adempimento delle promesse del Figlio,
nella perseveranza del giorno dopo giorno, nella comunione
dei cuori e nella supplica ardente per la discesa dello Spirito.
Abbiamo, quindi, in questa brevissima allusione ai testi
mariani del NT, una sintesi che ci orienta verso il modo di
pregare con Maria e come Maria:
la preghiera negli eventi, a partire da un cuore contemplativo;
la totale consegna di se stessa per compiere la volontà
salvifica di Dio;
l'ardente supplica e l'intercessione nei momenti difficili
della vita;
lo sguardo della fede in ogni circostanza per scoprire la
presenza e il volere di Dio.
II. L'invocazione di Maria nella vita quotidiana
L'invocazione a Maria nel vivere quotidiano diventa
spontanea attraverso le svariate formule della tradizione della Chiesa. Dalla liturgia sono passate alla pietà popolare per
rifluire nella invocazione che ogni volta ricrea con i sentimenti personali le formule universali della pietà mariana3.
Tutti sappiamo quanto sia vera ed autentica, universale e personalizzata l'invocazione mariana che introduce la sua
presenza negli spazi della vita, dal semplice saluto dell'Ave
Maria alla recita del rosario durante la giornata, dalla Salve
Regina al Rosario, dalla memoria semplice del suo nome alla ripetizione di un suo titolo a noi caro in momenti difficili, alla suprema implorazione di un ammalato nell'ora del
dolore e della morte. Anche questo è pregare Maria e con
Maria nella vita.
Quando i cristiani hanno iniziato questo tipo di rapporto con la Madre di Dio? E quali sono state le prime modulazioni di questa invocazione mariana? Le domande che possono sembrare oziose ci introducono subito nella
storia della pietà mariana della quale vogliamo appena rilevare qualche frammento.
La radice nella Scrittura
L'espressione verbale, nonché il senso dottrinale, dell'invocazione alla Vergine da parte del popolo cristiano ha la
sua radice nella Scrittura.
- Il saluto dell'Angelo: «Ave (o: Rallegrati), piena di grazia» è
diventato invocazione del popolo cristiano. Prima nella inscrizione XE M del
graffito della grotta di Nazaret, fatto da un anonimo pellegrino della fine del
primo secolo o agli inizi del secondo; poi nelle omelie dei Padri della Chiesa
che a commento del brano evangelico dell''Annuncione hanno iniziato a
svilupparne i contenuti, fino alle inimitabili modulazioni dell'Inno Akathistos.
Finalmente nella formula più tardi elaborata dell'Ave Maria.
- Il
saluto di Elisabetta: «Benedetta tu fra le donne. Beata te che hai creduto
...»· La prima frase è il riconoscimento della benedizione di Dio su Maria,
chiamata la Madre del Signore. La seconda è il primo «makarisma»
dell'angelo, che anticipa le beatitudini di Gesù. La motivazione è la fede di
Maria. E l'espressione «perché hai creduto» suona in greco come un nome
di Maria, colei che è la. credente per eccellenza, la donna della fedeltà alle
promesse, il nuovo Israele di Dio.
- La lode
alla Madre di Gesù: «beato il ventre che ti ha portato e il seno che ti
ha allattato» Anche questo semplice «Makarisma» rivolto
indirettamente alla Madre di Gesù, lode spontanea di una popolana, nella quale
possiamo pure ravvisare la comunità primitiva che che loda Maria, ha molto
influito nell'entusiasmo della pietà popolare verso la Madre del Signore. Tanto
più che Gesù non ha negato, ma ha spiegato il senso di tale lode: «Beati
piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc
11. 27-2'1).
Dalla
Scrittura alla Liturgia
La Scrittura, letta nella
fede, ha sviluppato tutta una serie d'invocazioni alla Vergine che sono come
emanazioni delle prime formule di lode. Nella liturgia della Chiesa abbiamo
almeno questa triplice tipologia di preghiere mariane:
-
L'acclamazione diretta di lode: una lode piena di ammirazione e di
riconoscenza nelle formule che iniziano con le parole: Salve, Ave,
Rallegrati, Gaude, Laetare ... ; o con le espressioni Beata, Felice,
Benedetta, Gloriosa ... alle quali si aggiungono i titoli più belli:
Madre di Dio, Tutta santa. L'Oriente canta l'«Axion estin», «È
giusto davvero ... » o «In te si rallegra....».
-
L'invocazione per l'intercessione: è l'invocazione litanica dell'«Ora pro
nobis ... intercede pro nobis» nel Sancta Maria, nel Tota pulchra.
Con queste preghiere il popolo di Dio proclama che Maria è vivente «Deisis»
davanti al trono del Padre, presso il suo Figlio. E ricorda l'intercessione di
Maria con le formule della liturgia bizantina. «Per le preghiere della santa
Madre di Dio, Salvatore, salvaci....». Una invocazione che raccoglie
l'ispirazione di Cana di Galilea: rivolgersi a Maria affinché interceda presso
il Figlio.
- La supplica diretta per la salvezza: la liturgia occidentale ed orientale conosce pure le ardite preghiere di supplica,
affinché ci sia concessa la salvezza o il dono di Cristo. Siamo
al culmine della invocazione diretta, quasi che Maria fosse la
sorgente della grazia e non una sua mediatrice. In queste
preghiere traspare tutta la tenerezza e la pietà filiale dei cristiani. Sono da annoverare fra queste preghiere la
Salve Regina, l'Alma Redemptoris Mater ... , ma anche l'antichissima
invocazione del Sub tuum praesidium, comune all'Oriente e
all'Occidente, e la più nota delle invocazioni mariane
all'Oriente bizantino: «Santissima Madre di Dio, salvaci». Ovviamente
tale supplica non contraddice il senso della mediazione ascendente e discendente
della Vergine Maria. Maria prega, nello Spirito Santo, il Figlio che è l'unico
Mediatore. Tutto viene dal Padre per Cristo nello Spirito. Nella sinergia dello
Spirito, si colloca l'invocazione a Maria e la sua azione salvifica.
Alcune preghiere
Non sarà inutile in questo contesto fare un cenno alla
storia e significato di alcune preghiere mariane:
- Il «Sub tuum praesidium... ». È considerata la più antica preghiera ecclesiale alla Madre di Dio. Risale con certezza
al secolo III o IV, prima quindi della definizione del dogma
della maternità divina ad Efeso (a. 431): è sorta nel clima di
pietà della Chiesa di Egitto. È stata trovata in un papiro egiziano e pubblicata nel 1938, anche se conosciuta nella grande tradizione delle invocazioni mariane. Il testo originale
suona così:
«Sotto la tua misericordia ci rifugiamo, Genitrice di Dio. Le nostre
suppliche tu non respingere nelle necessità; ma dal pericolo salvaci, sola
Casta, sola Benedetta!». «Rivolta direttamente alla Vergine, la preghiera
è un accorato appello alla Madre di Gesù, sgorgato da una comunità cristiana che
vive in un momento di gravi tentazioni e pericoli. Di Maria si riconoscono la
maternità divina e verginale, la particolare elezione da parte di Dio, la sua
misericordiosa intercessione ... »4. È una
invocazione collettiva, ecclesiale. Esprime una consuetudine radicata ormai nei
cuori dei fedeli di rivolgersi direttamente alla Madre di Dio, con estrema
fiducia, nelle necessità e nei pericoli ... Tale preghiera, entrata con qualche
variante nella tradizione ecclesiale universale, mantiene saldamente nei secoli
la fiducia in Maria, la confessione del suo titolo di Theotòkos. Essa è la sola
Pura. Anche se talvolta non abbiamo fiducia per rivolgerei direttamente a Dio ci
rivolgiamo a lei: le sue mani immacolate proteggono il mondo. È lei rifugio di
misericordia. Una invocazione che prelude alla Salve Regina.
- L'Ave Maria. Una preghiera a
noi cara. È composta da due parti. La seconda, a partire dall'invocazione «Santa
Maria ...», è stata introdotta ufficialmente nel Breviario di San Pio V solo
nel secolo XVI, anche se vi sono tracce in testi orientali più antichi. La prima
parte è composta dal saluto dell'Arcangelo e da quello di Elisabetta. La prima
radice storica di questa preghiera la troviamo nel graffito di Nazaret al quale
abbiamo accennato in precedenza. Nel secolo IV i Padri nelle loro omelie sul
Vangelo dell'Annunciazione cercano di parafrasarne ogni titolo, ogni
espressione; e inizia a svilupparsi una preghiera di lode alla Vergine. Nel
secolo V troviamo già la formula dell'Ave Maria, che oggi conserva la
liturgia bizantina: «Ave Maria, Vergine Madre di Dio, piena di grazia, il
Signore è con te, benedetta sei tu fra le donne, benedetto il frutto del tuo
seno, perché hai generato il Salvatore delle nostre anime». Come il Padre
nostro, anche l'Ave Maria ha una prima parte di invocazione e una
seconda di supplica. Come l'invocazione del nome di Gesù in Oriente, da parte
del peccatore, anche in questa preghiera invochiamo il nome di Gesù, frutto
benedetto del seno della Vergine Madre, e ci confessiamo peccatori. Come
l'Arcangelo, salutiamo Maria con l'invito alla gioia messianica: Rallegrati!
e alla sua intercessione raccomandiamo l'ora nostra, che è l'ora finale, momento
decisivo della nostra storia di salvezza, affidata alla possente intercessione
materna di Maria.
- La Salve Regina. Un'altra
invocazione mariana amata da tutti. Preghiera di autore sconosciuto, attribuita
ora a San Bernardo, ora al Vescovo di Compostella Pietro di Mezonzo o ancora al
Vescovo francese Ademar de Monteuil. Una attribuzione più certa sembra quella
del monaco di Reichenau Ermanno, detto il «Contractus», perché rattrappito nei suoi muscoli, morto nel 1054. Alla sua condizione
di ammalato, handicappato, sarebbe da attribuire il senso di
dolore con cui parla della vita, valle di lacrime ed esilio, e il
senso di fiducia con cui si rivolge a Maria.
In questa preghiera vi sono dei contrasti. Dio sembra
lontano, Maria vicina. Sembra la preghiera dei figli, orfani
lontani nell'esilio della vita, che si rivolgono a Maria e confessano con amore la sua maternità. La Madonna vi appare
in questa invocazione come «volto materno di Dio», trasparenza dello Spirito Santo. I suoi attributi sono quelli che più
assomigliano alla persona e all'azione dello Spirito Santo: la
misericordia, la dolcezza; Maria è avvocata, il suo sguardo è
benigno, i suoi occhi misericordiosi. La Madre porta Cristo
ed è porta verso Cristo. Una preghiera di intensa commozione filiale e di ardita speranza nella esperienza dell'esilio.
Perciò stupenda preghiera mariana, ecclesiale ed universale
(X. Pikaza).
- Il Rosario. La storia del Rosario è nota. Nasce dalla
sostituzione del Salterio con la recita dell'Ave Maria, fino a
150 volte. Per questo si parla di Salterio Mariano. In questo
contesto vale la pena di dire qualche semplice parola su questa preghiera.
Prima di tutto per ribadire il suo altissimo valore teologico a livello obiettivo. Le preghiere recitate nel Rosario sono
di carattere biblico e di alto valore espressivo. La preghiera
del Signore, l'Ave Maria, la dossologia «Gloria al Padre...».
I misteri della salvezza che vengono proposti alla meditazione sono al centro della nostra fede e della nostra vita cristiana. In questa, come in altre preghiere, il cristiano esercita il
suo sacerdozio regale che lo impegna a vivere secondo quanto prega. È preghiera contemplativa ripetitiva, semplice e
possibile dappertutto.
Ma è bene dire una parola per relativizzare il Rosario, cioè per renderlo relativo, come punto di arrivo e
punto di partenza. È preparazione per la proclamazione dei misteri nella santa liturgia e per la loro celebrazione nell'arco dell'anno liturgico. Ed è prolungamento della contemplazione dei misteri per inserirli, con
la contemplazione, nella vita. Una fanatica esaltazione
del Rosario che non tenga conto di questo non può essere autenticamente mariana. Piuttosto, più che ad
una recita materiale bisogna badare a riscoprire all'interno di esso il profondo senso della vita di Cristo e di
Maria, la loro via, il loro cammino, intrecciato di
gioie, dolori e glorie. Il triplice momento della proclamazione del mistero, della sua contemplazione, e della
applicazione dì una particolare intenzione, rendono
viva tale contemplazione, ormai inserita nella vita
quotidiana.
III. La preghiera mariana dei gesti semplici nella vita
La preghiera più semplice è quella che spesso non si
esprime con parole, ma si compie con gesti semplici o con
sguardi. In questo, la religiosità popolare è maestra delle cose più vere e più semplici5.
La preghiera dello sguardo
È opportuno sottolineare questo tipo di preghiera. Preghiera nella vita fatta di sguardi intensi verso una immagine di
Maria, una sua icona, il volto interiore della Madre che ciascuno deve portare nel cuore. Dialoghi nel silenzio, dove
senza parole si dice tutto. E ci si affida benevolmente alla interpretazione della Vergine che conosce ogni nostro desiderio e bisogno.
Possiamo pensare istintivamente a due immagini veneratissime. La prima è il volto profondo e regale, compaziente e
triste della Madonna di Vladimir. I suoi occhi sono rivolti
verso chi la guarda, ma insieme come in contemplazione
lontana per la sorte del Figlio che porta sulle braccia. La
grandezza della Theotokos, la maestà della Basilissa, Imperatrice, la santità della
Panaghia, ma insieme la tenerezza della
Madre di Cristo e Madre nostra. Uno sguardo che dà sicurezza. Generazioni di credenti l'hanno guardata con amore,
come sanno guardare ed invocare gli umili credenti della
Russia. E lei ha continuato a guardare. Non si deve al suo
sguardo di fuoco il disgelo che si sta producendo nei paesi
dell'Est e la primavera di fede e di libertà alla quale assistiamo in questi giorni?
L'altra immagine è quella della Madonna di Guadalupe,
volto meticcio, madre dell'unità di popoli diversi, che non
divide ma affratella. Nel santuario di Guadalupe in Messico,
la preghiera più intensa è quella dello sguardo della gente,
che con gesti contemplativi dicono tutto, con gli occhi rivolti verso la «tilma» miracolosa di Juan Diego, diventata
immagine «acheròpita», non dipinta da mano d'uomo, della
Patrona di America.
I gesti del silenzio
Un altro modo intenso di pregare è quello dei gesti semplici ed umili. Accendere una candela davanti ad una immagine, fare un inchino e dare un bacio ad una icona, intraprendere un pellegrinaggio verso un santuario. Tutto questo è preghiera nella vita. Con un gesto si dice tutto, si esprime il bisogno ed il ringraziamento.
Si racconta nella biografia del Patriarca Atenagora che,
già ultrasettantenne, quando non poteva dormire, scendeva
di notte nella cappella patriarcale ed accendeva un cero davanti all'icona della Madre di Dio e lì sostava a lungo in preghiera. E confidava ad un suo interlocutore:
«Spesso di notte, vado a pregare davanti alla Madre di Dio.
Non è una preghiera solitaria, è una "omelia", una conversazione. Ciò che mi dice, lei, la Madre, non lo si può ripetere, tradurre in parole ... È il segreto della nostra teologia,
trovar così rifugio nella sua "tenerezza". Pensate ai nomi innumerevoli che noi le diamo: Speranza dei disperati, Sorgente di vita, Gioia di ogni creatura; nomi testimoniati dalle sue icone, poiché ciascuna, come ogni suo nome, è un
raggio della sua luce, un aspetto della sua presenza»6.
Conversare con la Madre
L'esempio del Patriarca Atenagora ci incoraggia a fare
della nostra preghiera una continua conversazione con la
Madre del Signore e Madre nostra. È l'aspetto più personale, intimo, vero e creativo della preghiera ... E di dialoghi
con la Madre sono piene le storie dei santi e dei semplici, come di ciascuno di noi. In questo dialogo, fatto spesso con invocazioni fugaci, con sguardi intensi, con espressioni inedite
di fiducia e di devozione che ci accompagnano fin dall'infanzia, sta il segreto del
pregare Maria nella vita.
È un vero dialogo nel quale non mancano mai risposte di
incoraggiamento e di speranza. Maria infatti segretamente
avverte, prepara, suggerisce, consola, protegge. E si è sempre più identificati con Maria, Madre e sorella, con la quale
si è in comunione di vita. Lei ci insegna ad essere attenti e vigili nella vita per scoprire il disegno di Dio per noi e per gli
altri.
Si tratta di una preghiera realista, che non ha bisogno di
un metodo, che sgorga spontanea, pur chiedendo, sempre
una «avvertenza amorosa» alla presenza di Maria ... E la preghiera al Dio
che ci interpella e ci risponde nella vita - forse
più che nei momenti dell'orazione - e chiede le vere, autentiche risposte a Lui nella quotidiana fedeltà al suo amore.
Conclusione
Per pregare Maria nella vita dobbiamo educarci interiormente ad avere gli stessi sentimenti della Madre:
l'interiorità della presenza, per vivere come lei negli
spazi del cuore;
la capacità di una tensione verso Dio negli eventi della
storia, nei quali egli si rende presente e si rivela;
la totalità di una consegna di sé, affinché in noi si faccia
secondo la parola e la volontà di Dio.
Con Maria, la vita diventa preghiera, rapporto con Cristo e con i suoi misteri, amore per la Chiesa, capacità e volontà di servizio ai fratelli. La parola accolta, meditata, contemplata si fa carne, si fa vita, quando la vita è donata. Il modello della preghiera fatta vita è Maria. Con la sua risposta
all'Angelo: «Eccomi ... », è capacità di presenza; con la sua
donazione incondizionata: «Si compia in me secondo la tua
parola», è totale disponibilità alla consegna di sé e al servizio
del mistero della salvezza.
NOTE
1 TERESA DI GESÙ, Fondazioni, 5, 10ss.
2 Stromata VII.
3 Per una trattazione più accurata cf. il nostro articolo: «In comunione con
la beata Vergine Maria». Varietà di espressioni della preghiera liturgica
mariana, in Rivista liturgica 75 (1988), pp. 48-68.
4 IGNAZIO M. CALABUIG, Liturgia (origini), in Nuovo Dizionario di
Mariologia (NDM), Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1985, pp. 778-779.
5 Sulla religiosità popolare mariana cf. il nostro contributo: Religiosità
popolare mariana. Valore teologico e orientamenti pastorali in Maria e la
Chiesa: «Credere oggi» 1/1989, pp. 93-109.
6 O. CLEMENT, Dialoghi con Atenagora, Gribaudi, Torino 1972, p. 304.