Da Juan Esquerda Bifet, Maria memoria della Chiesa nel cammino missionario del terzo millennio, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chjesa, Roma 2002, pp.
35-58.
Introduzione:
Dall’Annunciazione all’Eucaristia
Il mistero dell’Annunciazione si riassume in un «sì» al
progetto salvifico del Padre: «Ecco concepirai un figlio, lo
darai alla luce e lo chiamerai Gesù... Eccomi, sono la serva
del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,31. 38) .
Maria ha una grande capacità di ascolto e perciò ha anche una grande capacità di risposta:
ascolta (Lc 1,29), ammira (Lc 2,33), contempla
(Lc 2,19.51), accompagna interceditrice e silenziosa nella donazione (Gv
2,5; 19,25).
Il progetto salvifico del Padre non ha frontiere nel tempo
e nello spazio. Dio aveva già parlato in molti modi nella storia dell’umanità e in modo speciale nella storia di Israele,
però «in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio,
che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale
ha fatto anche il mondo» (Eb 1,2).
Maria accolse Gesù, il Verbo incarnato: «In Lui il Padre
ha detto la parola definitiva sull’uomo e sulla sua storia» (TMA 5). L’angelo le aveva detto che Gesù era «il Figlio dell’Altissimo» (Lc 1,32), poiché «colui che nascerà sarà dunque
santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35).
Questo progetto del Padre, comunicato a Maria nell’Annunciazione,
è misericordia di Dio «di generazione in generazione» (Lc 1,50). Il progetto salvifico del Padre diventa missione
per Maria. Così proclamerà l’annuncio salvifico nella
casa di Elisabetta che portava il precursore nel suo grembo
(Lc 1,44), mostrerà Gesù ai pastori e ai magi (Lc 2,16; Mt
2,11). La fede di Maria aiuterà a scoprire il significato dei
segni di Gesù, per mezzo dei quali «i suoi discepoli credettero
in lui» e lo seguirono «con sua madre» (Gv 2,11- 12).
Il concepimento verginale di Maria avvenne «nella pienezza
dei tempi», quando «Dio mandò il suo Figlio, nato da
donna... per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché
ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5).
Questo concepimento porterà Maria fino alla decisione
di stare con fermezza «presso la croce», per poter ascoltare
in modo nuovo il progetto salvifico e missionario del Padre
adempiuto da Gesù: «Donna, ecco il tuo figlio!» (Gv 19,26).
Dall’Annunciazione fino alla croce, Maria ascolta, ammira,
contempla, intercede, dona se stessa... Le parole dell’angelo
e le parole di Gesù svelano il progetto salvifico del
Padre. Per Maria, le parole «ecco il tuo figlio» significavano
vedere in ogni essere umano un «Gesù vivente» che deve
nascere. Poteva ricordare la preghiera di Gesù nell’ultima
cena: «Padre... li hai amati come hai amato me... l’amore con
il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17,23.26).
Maria entrava nel mistero della salvezza universale: «Ecco il
tuo figlio»..., quindi li amerai come hai amato me... perché io
sono in ognuno di loro...
Maria, sin dall’Annunciazione, diventa la Madre del
«pane della vita», perché riceve Gesù per comunicarlo a
tutti. In effetti, «la Vergine fu chiamata ad offrire tutta la sua
umanità e femminilità affinché il Verbo di Dio potesse prendere carne e farsi uno di noi... Maria, nell’assenso dato
all’annuncio di Gabriele, nulla perse della sua vera umanità
e libertà». (Giovanni Paolo II, Fides et Ratio n. 108).
La comunità ecclesiale celebra sempre l’Eucaristia ricordando
Maria, nel cui seno si è formato il pane della vita e la
cui presenza viene messa in rapporto a Cristo immolato. La
«memoria» di Maria, «Theotokos», aiuta la comunità ecclesiale
ad approfondire la «memoria» eucaristica, come presenza,
sacrificio, comunione, azione speciale dello Spirito, missione
ed escatologia. Maria è «modello dell’atteggiamento
spirituale con cui la Chiesa celebra e vive i divini misteri»
(Paolo VI, Marialis cultus n. 16).14
1. Spiritualità Eucaristico-Mariana
«Sancta Maria ad Praesepe» (Santa Maria Maggiore,
«Salus populi romani», Basilica Liberiana) è chiamata «la
Betlemme di Roma», per il fatto di conservare, secondo
un’antica tradizione che risale al secolo VI, il presepio o
culla di Gesù.15
Nel vangelo di Luca, l’incontro dei pastori avvenne così:
«Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva
nella mangiatoia» (Lc 2,16). Dopo la nascita del Signore a Betlemme, Matteo colloca l’arrivo dei Magi dall’Oriente.
L’incontro col neonato viene descritto con queste parole:
«Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre,
e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli
offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Mt 2,11).
A «Betlemme», che secondo l’etimologia popolare significa
«casa del pane», si compirono per Maria «i giorni del
parto» (Lc 2,6). Maria offre il pane della vita, collocato nel
presepio, ai pastori e ai magi (Lc 2,7.12.16; cf. Mt 2,11).
Matteo parla piuttosto di «casa». Maria è la casa dove si trova
il pane della vita.
Il retroscena biblico di Matteo, in questo caso, ha tutta la
ricchezza dei testi veterotestamentari sulla nuova Gerusalemme,
piena di luce, madre delle genti. Luca ci darà, nella presentazione di Gesù nel tempio,
un cenno di collegamento con questo stesso retroscena
di Matteo: Gesù è la «luce delle genti» (Lc 2,32).
La narrazione di Matteo, sui Magi, venuti da altri popoli,
che seguono la stella e trovano il Messia (cf. Mt 2,1-11), sembra
ispirarsi nella traccia di Isaia 60,1-6, quando descrive
Gerusalemme come madre di tutti i popoli: «Alzati, rivestiti
di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla
sopra di te... Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari
di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e
incenso e proclamando le glorie del Signore» (Is 60,1-6; cf.
cap. 11; 49 56; 66; Zc 2,14-15; Sal 72,10-11).16
La nuova Gerusalemme, madre nostra (Gal 4,26), viene
prefigurata in Maria, la «donna», che procede dall’uomo-Adamo (cf. Gen
2,23) e che diventa figura della nuova
comunità (Chiesa), la quale procede dal lato aperto di Cristo. La Chiesa fa «memoria» di questa realtà mariana nella
celebrazione eucaristica, dove si fa presente il mistero redentore
di Cristo in tutti i suoi aspetti.
La centralità dell’Eucaristia nella vita cristiana rinforza la
dimensione mariana della spiritualità, tale come viene attuata
nei santuari mariani. La spiritualità cristiana è sempre «vita
secondo lo Spirito», «vita in Cristo», e quindi vita secondo il
modello di Maria, fedele allo Spirito, associata a Cristo presente
nella Chiesa e, in modo speciale, nell’Eucaristia.
«Spiritualità» significa «camminare secondo lo Spirito»
(Rm 8,4.9), cioè «camminare nell’amore» (Ef 5,1), «vivere»
nello Spirito (cf. Gal 5,25). La spiritualità mariana segue
queste stesse linee di fedeltà generosa allo Spirito per poter
servire i disegni del Padre in Cristo. È sempre spiritualità trinitaria,
cristologica, eucaristica, pneumatologica, ecclesiale.
Spiritualità mariana e spiritualità eucaristica sono termini
analogici, poiché si tratta dell’unica spiritualità cristiana. Col
modello di Maria e col suo aiuto, il credente vive il mistero
eucaristico come presenza, sacrificio e comunione di Cristo.
Approfondire il mistero eucaristico in questi tre aspetti
significa riscoprire il rapporto di Maria alla presenza sacrificale e comunionale di Cristo nell’Eucaristia.
Il rapporto tra Eucaristia e Maria fa scoprire degli aspetti
nascosti e forse dimenticati: la sintonia con l’azione dello Spirito Santo (che fece diventare madre verginale Maria e che fa
possibile la presenza di Cristo nell’Eucaristia), la missione o
incarico di comunicare il mistero eucaristico a tutti i popoli
(maternità della Chiesa in rapporto alla maternità di Maria),
la dimensione escatologica (di portare tutta la creazione al
«cielo nuovo e terra nuova» -Ap 20,1-, dove Maria Assunta è
già arrivata).
Questi presupposti ci porteranno a concretizzare delle
linee di spiritualità eucaristico-mariana, in modo da poter
celebrare e adorare l’Eucaristia con l’atteggiamento mariano
di associazione fedele e di maternità feconda.
2. La presenza attiva di Maria nella Comunità che celebra
l'Eucaristia
Un santuario mariano è sempre incentrato sulla celebrazione
eucaristica. «Santa Maria del Presepio» (Sancta Maria
ad Praesepe) è la madre del «pane di vita», nato a Betlemme
(«casa del pane»), che viene offerto a tutti. La presenza di
Maria nella comunità porta verso l’ascolto della Parola e l’associazione
a Cristo Redentore, il cui sacrificio si fa presente
nell’Eucaristia.
Sin dall’inizio del cristianesimo, nella celebrazione eucaristica
Maria è la «memoria» di una Chiesa che, come Lei,
vuole meditare la Parola di Dio nel suo cuore (cf. Lc 2,19.51),
e vuole anche associarsi sponsalmente a Cristo redentore (Gv 19,25-27). La Chiesa segue l’atteggiamento di adunarsi, come
nel Cenacolo, «con Maria la Madre di Gesù» (At 1,14). Oggi
come nella comunità ecclesiale primitiva, Maria è presente
nella celebrazione della «frazione del pane» (At 2,42).
Questa realtà eucaristico-mariana si manifesta in modo
speciale nei santuari mariani, dove i credenti vengono per
ascoltare la Parola di Dio ed associarsi a Cristo, presente nell’Eucaristia,
sotto la guida di Maria, associata a Cristo Redentore Se cerchiamo il fondamento teologico di questo atteggiamento
eucaristico e mariano della Chiesa, dobbiamo ispirarci
all’armonia della rivelazione e ai contenuti della fede. Quando
Gesù disse «questo è il mio corpo» («la mia carne»),
«questo è il mio sangue» (Lc 22,19-20), si tratta della «carne
del Figlio dell’uomo» (Gv 6,53). Chi mangia il suo corpo e
beve il suo sangue partecipa alla sua stessa vita: «Chi mangia
la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui...
colui che mangia di me vivrà per me» (Gv 6,56- 57).
La Chiesa è cosciente dell’eco di queste parole nel cuore
di Maria, la quale vede Gesù vivente in ogni cristiano che
partecipa all’Eucaristia. Adesso, lo stesso corpo nato da
Maria è glorificato e presente nel sacramento eucaristico. La
Chiesa professa questa fede per mezzo dell’inno eucaristico:
«Ave vero corpo nato da Maria Vergine... Gesù figlio di
Maria» (testo del secolo XIV). Per sua natura, la Chiesa è
eucaristica e mariana.
La carne glorificata ed eucaristica di Gesù, concepita verginalmente
da Maria, è carne come la nostra, ma in rapporto
alla glorificazione e al mondo nuovo e restaurato da Cristo.
«Carne», nella mentalità semita significa l’essere vivente
(umano) nel suo insieme: tutta la persona nella sua dimensione
di limitatezza. Però adesso, questa carne glorificata è
«carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Quando Gesù dice
«Io sono il pane della vita» (Gv 6,48), vuol dire che offrendo
la sua «carne», comunica la sua stessa vita.
L’Eucaristia è il banchetto dato con gratuità (Is 55,1- 3),
preparato per tutti i popoli (Is 25,6-9). Maria, figura della
Chiesa, accoglie tutti i popoli nel suo grembo, per comunicar
loro il pane della vita. Questo accade per mezzo della Chiesa:
«Le parole che Gesù pronuncia dall’alto della Croce significano
che la maternità della sua genitrice trova una “nuova”
continuazione nella Chiesa e mediante la Chiesa, simboleggiata
e rappresentata da Giovanni» (RMa 24).
«Maria abbraccia, con la sua nuova maternità nello Spirito,
tutti e ciascuno nella Chiesa e... mediante la Chiesa» (RM 47). Sotto questa angolatura mariano-ecclesiale possiamo capire
meglio il rapporto tra le nozze di Cana (Gv 2), l’annuncio del
pane di vita (Gv 6), la manifestazione di Maria come Madre e
il costato aperto di Cristo (Gv 19). Maria è la «donna», Madre
e figura della comunità che ci nutre col pane di vita. Cana è l’inizio
dei segni sacramentali, riassunti nell’acqua, vino, pane,
sangue. La Chiesa scaturisce dal costato aperto di Cristo, come
il sangue e l’acqua che simboleggiano i sacramenti. Gesù consegna
alla Chiesa: sua madre, i doni dello Spirito e i segni
sacramentali, tra i quali è da sottolineare l’Eucaristia.17
Ecco perché il popolo cristiano vive la maternità spirituale
di Maria, in rapporto all’Eucaristia. Maria guida sempre
verso l’Eucaristia, come segno privilegiato e centrale di
tutto il mistero ecclesiale:
«Questa sua maternità è particolarmente avvertita e vissuta
dal popolo cristiano nel sacro Convito –celebrazione liturgica
del mistero della redenzione –, nel quale si fa presente Cristo,
il suo vero corpo nato da Maria Vergine. Ben a ragione
la pietà del popolo cristiano ha sempre ravvisato un profondo
legame tra la devozione alla Vergine santa e il culto dell’Eucaristia:
è, questo, un fatto rilevabile nella liturgia sia
occidentale che orientale, nella tradizione delle Famiglie religiose, nella spiritualità dei movimenti contemporanei anche
giovanili, nella pastorale dei santuari mariani. Maria guida i
fedeli all’Eucaristia» (RMa 44).
La realtà di Maria, che diede a Cristo carne e sangue, in
qualche modo si fa presente nella celebrazione eucaristica e in
tutto il mistero ecclesiale. Il mistero dell’Incarnazione si prolunga,
in qualche modo, nella celebrazione eucaristica.
«La Vergine fu chiamata ad offrire tutta la sua umanità e
femminilità affinché il Verbo di Dio potesse prendere carne
e farsi uno di noi... generando la Verità e conservandola nel
suo cuore, l’ha partecipata all’umanità intera per sempre»
(FR 108).
3. L’azione dello Spirito Santo nell'Eucaristia e in Maria
La venuta dello Spirito Santo nel grembo di Maria (cf. Lc
1,35) è un preludio della Pentecoste e anche dell’azione
dello Spirito Santo nel mistero eucaristico, come presenzializzazione
del mistero di Cristo Redentore.
«Fu dalla Pentecoste infatti che cominciarono gli “Atti degli
apostoli”, allo stesso modo che per l’opera dello Spirito
Santo nella vergine Maria Cristo era stato concepito, e per la
discesa ancora dello Spirito Santo sul Cristo che pregava,
questi era stato spinto a cominciare il suo ministero» (AG 4).
Ricordiamo le parole di Giovanni Paolo II, nel radiomessaggio
di domenica 7 giugno 1981, dopo i secondi vespri
della Pentecoste a Santa Maria Maggiore:
«L’opera più splendida realizzata dallo Spirito Santo mediante
l’incarnazione... si è compiuta con consapevole assenso e
con l’umile “fiat” di Colei che, diventando la Madre di Dio,
ha detto di se stessa: “Eccomi, sono la serva del Signore”...
Maria di Nazaret, la serva del Signore della stirpe di Davide,
è diventata la vera Madre di Dio: Theotokos». L’invocazione dello Spirito Santo («epiclesis») nella celebrazione
eucaristica ricorda anche il mistero che è accaduto
nel seno di Maria e che, nella celebrazione eucaristica, accade
in un modo nuovo: far presente Gesù sotto le specie
eucaristiche e trasformare in lui tutti noi, anche in rapporto
a Maria Madre della Chiesa. S. Giovanni Damasceno spiega
l’«epiclesis» con queste parole:
«Domandi come il pane si converte nel corpo di Cristo?...
Ti basti udire che è per l’azione dello Spirito Santo, nello
stesso modo che, grazie alla Santissima Vergine e allo stesso
Spirito Santo, il Signore, per sé e in se stesso, assunse la
carne umana».18
La «memoria» di Maria nella preghiera eucaristica (il cui
testo risale almeno al s. III), ha quindi una dimensione pneumatologica
ed ecclesiologica. Il mistero dell’Incarnazione,
per opera dello Spirito nel seno di Maria, accade adesso in
modo nuovo per mezzo della presenza di Cristo nell’Eucaristia,
al tempo stesso in cui Maria è presente in mezzo alla
comunità ecclesiale.
La Messa antica del 1° gennaio (sec. IV), ricostruita da
B. Botte e da A. Chavasse, nella preghiera sulle offerte
(segreta) dice così:
«Signore, i doni che noi offriamo sull’altare, siano accolti
dalla bontà dello Spirito Santo, che riempì il seno di Maria
con lo splendore della sua verità».19
Nell’invocare lo Spirito Santo («epiclesis») perché trasformi
il pane e il vino nel corpo e nel sangue del Signore, si
ricorda la presenza e l’esempio di Maria. Con Lei e come
Lei, la Chiesa dice il «sì» («amen»), che la fa diventare portatrice
di Cristo. Il rapporto tra l’Eucaristia e Maria viene approfondito
alla luce dell’azione dello Spirito Santo. Il testo del comune
di Santa Maria in sabato, tempo di Pentecoste, e le Messe
votive della Madonna accennano a Maria portatrice dello
Spirito, modello di fedeltà e figura dell’azione dello Spirito
nella Chiesa.
«Tu hai voluto, Padre, che all’annunzio dell’angelo la Vergine
Immacolata concepisse il tuo Verbo eterno, e avvolta dalla
luce dello Spirito Santo divenisse tempio della nuova alleanza:
fa’ che aderiamo umilmente al tuo volere, come la Vergine
si affidò alla tua parola» (Colletta del 20 dicembre).20
Nei testi liturgici si ricorda questo rapporto, specialmente
nel tempo di avvento. La preghiera sulle offerte nella IV
domenica di avvento dice:
«Accogli, o Dio, i doni che presentiamo all’altare, e consacrali
con la potenza del tuo Spirito, che santificò il grembo
della Vergine Maria».
Un grande specialista in temi liturgici, afferma:
«Questa preghiera ratifica il rapporto tra lo Spirito Santo e
il sacrificio eucaristico, al tempo stesso che offre un parallelismo
perfetto tra quello che è accaduto a Nazaret nella Vergine
Maria (l’Incarnazione del Signore) e quello che accade
nella celebrazione eucaristica».21
Gli stessi contenuti vengono raccolti nel prefazio dell’Avvento II/A: «Dal grembo verginale della Figlia di Sion è germinato colui
che ci nutre con il pane degli angeli ed è scaturita per tutto
il genere umano la salvezza e la pace».
Nel prefazio comune VI, che è preso dalla preghiera
eucaristica II, si prega il Padre con queste parole: «Egli (Gesù) è la
tua Parola vivente... fatto uomo per opera dello Spirito Santo e nato dalla
Vergine Maria». Perciò, nella preghiera
eucaristica si domanda che lo stesso Spirito Santo,
che è venuto nel grembo di Maria per la concezione verginale
di Gesù, «ci riunisca in un solo corpo», cioè ci trasformi
in Gesù «per la comunione al corpo e al sangue di Cristo».
L’Eucaristia è il «memoriale della morte e risurrezione»
del Signore (SC 47) e quindi, nella sua celebrazione, ricordiamo
il frutto della redenzione in Maria e nei santi, e al
tempo stesso, la collaborazione di Maria nella stessa redenzione.
In ogni epoca storica, anche nella nostra, lo Spirito Santo
sprona la Chiesa a pregare «con Maria», per diventare «un
cuor solo e un’anima sola», coraggiosa nell’evangelizzazione,
per mezzo dell’ascolto della Parola e della celebrazione
eucaristica (cf. At 1,14, in rapporto a At 2,42-47; 4,31-35).
Questi momenti eucaristici e mariani sono i più fecondi nella
storia della Chiesa. Paolo VI, nell’esortazione apostolica
Evangelii nuntiandi, affermava:
«Al mattino della Pentecoste, ella ha presieduto con la sua
preghiera all’inizio dell’evangelizzazione, sotto l’azione
dello Spirito Santo: sia lei la stella dell’evangelizzazione
sempre rinnovata che la Chiesa, docile al mandato del suo
Signore, deve promuovere e adempiere, soprattutto in questi
tempi difficili ma pieni di speranza» (EN 82; cf. AG 4; RMi
92).
4. Spiritualità mariana e presenza eucaristica di Cristo
Il mistero eucaristico viene celebrato e vissuto nella
Chiesa secondo questi aspetti: presenza, sacrificio, comunione,
comunicazione dello Spirito, ministero e missione, escatologia.
La spiritualità eucaristico-mariana si fonda nella presenza
attiva e materna di Maria in tutti questi aspetti del
mistero eucaristico.
Nel radiomessaggio dopo il vespro della Pentecoste a
Santa Maria Maggiore (7 giugno 1981), Giovanni Paolo II
affermava:
«Siamo venuti qui perché, ricordando in modo particolare la
presenza di Maria alla nascita della Chiesa, fissiamo lo sguardo
nella sua mirabile Maternità, che è per noi speranza e
ispirazione sulle vie della missione ereditata dagli Apostoli».
Maria è il paradigma della nostra santificazione, la quale
si svolge per opera dello Spirito Santo a scopo di configurarci
e unirci a Cristo. Maria diventa «memoria» («anamnesis»)
per la Chiesa, che invoca lo Spirito di santificazione («epiclesis») per diventare «comunione» («koinonia») come riflesso
di Dio Amore, Uno e Trino. Il «segno grandioso» in questo
cammino, è «la donna vestita di sole» (Ap 12,1), che è già
arrivata all’escatologia. Ciò che è accaduto in Maria, accade
adesso nella Chiesa, anche se in modo e grado diverso.
La presenza reale di Cristo nell’Eucaristia ha il significato
di «Alleanza», cioè, di dichiarazione di amore (cf. Mt 26,27; Gv 13,1). È presenza che viene accettata con fede ancorata
nelle parole di Cristo (cf. Gv 6,44), con l’atteggiamento
mariano di ascolto e di risposta (cf. Lc 1,29.38), di fedeltà
contemplativa (cf. Lc 2,19.51), di associazione sponsale nella
dimensione della nuova Alleanza (cf. Gv 2,4-5; 19,25-27).
È una presenza affidata alla Chiesa che ricorda l’atteggiamento
mariano di deporre Gesù nel presepio: «Da duemila
anni, la Chiesa è la culla in cui Maria depone Gesù e lo affida all’adorazione e alla contemplazione di tutti i popoli» (Bolla
IM 11). Maria a Betlemme, «ricolma dello Spirito diede alla
luce il Primogenito della nuova creazione» (Bolla IM 14) e
«indica a tutti la via che conduce al Figlio» (ibidem). Santa
Maria Maggiore è anche chiamata «Sancta Maria ad Praesepe», per il fatto di conservare il presepio o culla di Gesù.
La presenza di Maria nella comunità postpasquale che
celebra l’Eucaristia (cf. At 1,14; 3,42-47) è una realtà permanente
e attuale, come «presenza» attiva e «materna» (cf. RMa
24). Il fatto che il discepolo amato ricevesse Maria «nella sua
casa» (Gv 19,27), ricorda a tutta la comunità un atteggiamento
di «comunione di vita» (RMa 45) con lei, in tutti i momenti
della vita ecclesiale e quindi nel momento centrale dell’Eucaristia.
Maria è «nel cuore della Chiesa» (RMa 27).
La presenza salvifica di Cristo nella comunità è in ogni
momento accompagnata da Maria associata all’opera redentrice,
come Madre della Chiesa, Corpo Mistico del Signore.
Il rapporto tra il Corpo Mistico di Cristo e il suo corpo eucaristico
conferisce un significato peculiare alla presenza di
Maria nella celebrazione eucaristica. Maria, Madre del corpo
fisico del Signore, collabora alla crescita del Corpo Mistico
di Cristo anche in rapporto al corpo eucaristico. Nell’Eucaristia
è presente lo stesso corpo di Cristo nato da Maria e
presente nella Chiesa. Maria continua ad essere Madre di
Cristo presente nell’Eucaristia.
In questa prospettiva si può comprendere l’affermazione
di Paolo VI in «Marialis cultus»: «Maria quale modello dell’atteggiamento
spirituale con cui la Chiesa celebra e vive i divini
misteri» (MC 16). La Chiesa è attenta alle parole di Maria:
«Fate quello che Lui vi dirà» (Gv 2,5). Con questo atteggiamento
mariano, la Chiesa ascolta e mette in pratica le parole
eucaristiche del Signore che lo fanno diventare presente in un
modo nuovo in mezzo alla comunità: «Fate questo in memoria
di me» (Lc 22,19). In questa dimensione eucaristica, la Chiesa
attua l’incarico di Gesù: «Ecco la tua Madre» (Gv 19,27). I Santi hanno sottolineato il rapporto tra l’Eucaristia e
Maria, specialmente nel ricordare il pane di vita, pane eucaristico,
che è stato formato nel grembo di Maria e quindi è il
«pane della Vergine» (S. Giovanni d’Avila, Sermone 39,28).
Questo grande santo, del tempo di S. Ignazio, Santa Teresa e
S. Giovanni della Croce, ha una profonda dottrina eucaristica
e mariana. Ha un sermone molto profondo sulla «Madonna
delle Nevi» (5 agosto 1547). Presenta anche il rapporto
tra l’Incarnazione e l’Eucaristia (cf. Sermone 55, 235ss).
La spiritualità mariana in rapporto alla presenza eucaristica diventa atteggiamento relazionale con Cristo, la cui presenza
domanda la nostra presenza e intimità: celebrazione,
adorazione, memoria... La spiritualità mariana diventa memoria
vissuta della presenza eucaristica.
5. Spiritualità mariana riguardo all'Eucaristia come
sacrificio e comunione
L’oblazione sacrificale di Cristo si fa presente nell’Eucaristia.
È il suo corpo «offerto in sacrificio» e il suo sangue «versato
in sacrificio» (cf. Lc 22,19-20). In questa attualizzazione
sacrificale, si fa presente l’interiorità di Cristo, sin dall’incarnazione
(cf. Eb 10,5-7) fino alla donazione della sua vita (cf.
Gv 10,15ss; 15,13) nelle mani del Padre (cf. Lc 23,46).
Il primo momento di questa oblazione è stato nel grembo
di Maria (cf. Eb 10,5-7). Il momento culminante è accaduto
sul Calvario, dove Maria era presente in piedi presso la
croce (cf. Gv 19,25). Ogni credente, nel partecipare al sacrificio
di Cristo, è invitato ad entrare in sintonia con l’amore
di Cristo (cf. Gv 15,9: «rimanete nel mio amore») in modo
da poter «completare» i suoi patimenti (Col 1,24), associandosi
a lui come Maria.
L’immolazione eucaristica di Cristo è per il bene di tutta
l’umanità, al cui scopo collabora Maria. Cristo Sacerdote è
stato consacrato nel seno di Maria. Perciò si può affermare:
«Nel sacramento dell’Eucaristia il Salvatore, incarnatosi nel
grembo di Maria venti secoli fa, continua ad offrirsi all’umanità
come sorgente di vita divina» (TMA 55).
Gesù è «il Salvatore preparato davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti» (Lc 2 , 3 0-32; Is 42,6; 49,6).
Maria fa parte dell’Epifania di questo mistero salvifico, condividendo
la stessa «sorte» di Cristo (cf. Lc 2,35). La
«spada» profetizzata da Simeone definisce l’attitudine di
Maria riguardo ai piani salvifici di Dio.
Maria nell’Incarnazione ha generato il Figlio di Dio fatto
uomo ed è stata associata al sacrificio della croce e quindi alla
nascita della Chiesa. Il corpo di Cristo, offerto in sacrificio, è
stato dato a noi per mezzo di Maria e deve essere offerto e
ricevuto dalle mani di Maria: «Sicut per eam (Mariam) hoc
sacrosantum corpus nobis datum est, ita per manus eius debet
offerri et per manus eius accipi sub sacramento».22 Il concilio Vaticano II, nel descrivere la partecipazione di
Maria al sacrificio della croce, afferma: «Serbò fedelmente la
sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un
disegno divino, se ne stette (cf. Gv 19,25), soffrendo profondamente
col suo Unigenito e associandosi con animo materno
al suo sacrifico, amorosamente consenziente all’immolazione
della vittima da lei generata» (LG 57).
Nella «Marialis cultus», Paolo VI, dopo aver citato la dottrina
conciliare di LG 57, aggiunge: «Per perpetuare nei secoli
il sacrificio della croce il divino Salvatore istituì il sacrificio
eucaristico, memoriale della sua morte e risurrezione, e lo
affidò alla Chiesa, sua sposa, la quale, soprattutto alla domenica,
convoca i fedeli per celebrare la Pasqua del Signore, finché
egli ritorni: il che la Chiesa compie in comunione con i santi
del cielo e prima di tutto, con la beata Vergine, della quale
imita la carità ardente a la fede incrollabile» (MC 20)
I santi ci hanno lasciato la testimonianza della propria
esperienza, più che i concetti teologici che sono anche validi.
La fenomenologia di questa esperienza diventa ispirazione
per la riflessione teologica. Afferma S. Bernardo: «Offri il
tuo Figlio, o Vergine santa, e presenta al Signore il frutto
benedetto del tuo seno. Offri per la riconciliazione su noi
tutti la vittima santa, a Dio gradita».23
La spiritualità mariana in rapporto al sacrificio dell’Eucaristia indica la strada di una vita associata a Cristo Redentore,
per poter «completare» i suoi patimenti nella propria esistenza.
L’Eucaristia come sacramento e banchetto è fonte di vita
nuova partecipata da Cristo «pane di vita» (cf. Gv 6,35ss).
Nel ricevere la comunione eucaristica, il credente partecipa
alla stessa vita di Cristo (cf. Gv 6,56ss; 15,5; 1Gv 4,9). L’Eucaristia
è sacramento di unità e di amore: unità nel cuore e
unità nella comunità (cf. 2,42; 4,32). Questa unione diventa sposalizio con Cristo, condivisione dell’Alleanza come
dichiarazione di amore.
Per mezzo dell’Eucaristia, Maria è madre dei viventi (è la
Nuova Eva). Maria, «soffrendo col Figlio suo morente in
croce, cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore,
con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente
carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per
questo ella è diventata per noi madre nell’ordine della grazia» (LG 61). La maternità di Maria, come strumento di grazia,
è in rapporto all’Eucaristia come sacramento (segno di
grazia), poiché «dal grembo verginale della Figlia di Sion è
germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli ed è scaturita
per tutto il genere umano la salvezza e la pace» (Prefazio dell’Avvento II/A).
La spiritualità mariana in rapporto all’Eucaristia come
sacramento e comunione domanda sintonia con la vita e i sentimenti
di Cristo, in modo da intraprendere un itinerario di
assimilazione dei suoi sentimenti (cf. Fil 2,5) e di approfondire
un amore appassionato per Cristo.
6. Spiritualità mariana ed ecclesiale riguardo all'azione
dello Spirito Santo nell'Eucaristia
L’azione dello Spirito Santo nell’Eucaristia è in rapporto a
Maria. In tutta la tradizione ecclesiale si è sottolineato il rapporto
tra l’Incarnazione nel grembo di Maria e la comunicazione
dello stesso Spirito da parte di Cristo morente e risorto
(anche in rapporto a Maria):
«Nell’economia della grazia, attuata sotto l’azione dello Spirito
Santo, c’è una singolare corrispondenza tra il momento
dell’incarnazione del Verbo e quello della nascita della
Chiesa. La persona che unisce questi due momenti è Maria:
Maria a Nazareth e Maria nel cenacolo di Gerusalemme. In
entrambi i casi la sua presenza discreta, ma essenziale, indica
la via della “nascita dallo Spirito”. Così colei che è presente nel mistero di Cristo come madre, diventa - per
volontà del Figlio e per opera dello Spirito Santo - presente
nel mistero della Chiesa» (RMa 24).
Giovanni Paolo II, nel radiomessaggio di domenica 7
giugno 1981, dopo i secondi vespri della Pentecoste a Santa
Maria Maggiore, disse:
«Ringraziamo lo Spirito Santo... per la nascita della Chiesa!
Ringraziamo per la Madre sempre presente nel cenacolo
della Pentecoste! Ringraziamo perché possiamo chiamarla
anche Madre della Chiesa!».
Nell’Eucaristia lo Spirito Santo viene comunicato grazie
al sacrificio («sangue» donato) di Cristo (cf. Eb 9,11-14). La
vita che Cristo ci comunica è vita secondo lo Spirito, «acqua
vivente» che scaturisce da lui come nuovo tempio e dal suo
costato aperto sulla croce (cf. Gv 4,10; 3,5; 7,37-39; 19,34).
Poiché riceviamo tutti questo stesso Spirito e mangiamo
dello stesso pane, formiamo un solo corpo di Cristo (cf.
1Cor 10,17; Ef 4,4).
In ogni celebrazione eucaristica accade una novella Pentecoste,
che è comunicazione dello Spirito come frutto della
morte e risurrezione di Cristo.
«Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e
nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2,42). «Tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano
la parola di Dio con franchezza. La moltitudine di
coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e
un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli
apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande
forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione
del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia» (At 4,32-33).
Questa venuta permanente dello Spirito, in rapporto alla
celebrazione eucaristica, è anche in collegamento con la
realtà di Maria: «Fu dalla Pentecoste infatti che cominciarono gli “Atti degli
Apostoli”, allo stesso modo che per l’opera dello Spirito
Santo nella vergine Maria Cristo era stato concepito, e per la
discesa ancora dello Spirito Santo sul Cristo che pregava,
questi era stato spinto a cominciare il suo ministero» (AG 4).
La spiritualità mariana in rapporto alla comunicazione
dello Spirito, per mezzo dell’Eucaristia, si concretizza nell’imitazione
di Maria «che concepì il Verbo incarnato per opera
dello Spirito Santo e che poi in tutta la propria esistenza si
lasciò guidare dalla sua azione interiore... la donna docile alla
voce dello Spirito, donna del silenzio e dell’ascolto, donna di
speranza» (TMA 48). L’azione dello Spirito che fece diventare
vergine-madre Maria, fa anche diventare vergine-madre la
Chiesa, nell’itinerario della santità e della missione.
Il «pane di vita» è «per la vita del mondo» (Gv 6,51). Cristo
si fa presente nell’Eucaristia «per tutti» (Mt 26,28). L’incarico
che Cristo comunica agli apostoli, di attuare continuamente
questo mistero eucaristico («fate questo in memoria di
me»: Lc 22,19), manifesta la realtà sacramentale e materna
della Chiesa, la cui missione consiste nel prolungare nel
tempo la stessa missione del Signore (Gv 17,18; 20,21).
La missione della Chiesa, di far presente Cristo nell’Eucaristia,
è parte della sua maternità: ricevere Cristo per comunicarlo
a tutti i popoli. Maria è modello di questa maternità
ecclesiale: ricevere il Verbo sotto l’azione dello Spirito, associarsi
a Cristo presso la croce, comunicare Cristo a tutti gli
uomini.
L’«amen» della Chiesa nella celebrazione eucaristica,
come risposta all’invito del ministro (prima del «Padre
nostro»), è come il «sì» di Maria nell’Annunciazione: sì alla
Parola (al Verbo), sì all’azione dello Spirito Santo.
Nella celebrazione eucaristica, la Chiesa manifesta in
senso pieno la sua realtà materna di sacramento universale di
salvezza, come «la donna», «il segno grandioso» (Ap 12,1).
In realtà, l’azione apostolica della Chiesa possiede un carattere mariano e materno. La Chiesa imita Maria «che generò
Cristo, concepito appunto dallo Spirito Santo e nato dalla
Vergine per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per
mezzo della Chiesa» (LG 65).
Nel tempo della Chiesa pellegrina, in cui si svolge la missione
senza frontiere, Maria continua ad aiutare la Chiesa
per ottenere che «tutte le famiglie dei popoli... in pace e concordia
siano felicemente riunite in un solo Popolo di Dio, a
gloria della santissima e indivisibile Trinità» (LG 69).
Maria e la Chiesa sono una stessa madre, restando intatta la
peculiarità di ciascuna: «Maria et Ecclesia, una mater et plures»24. Se il culmine della maternità ecclesiale accade nell’Eucaristia,
dopo aver ascoltato la Parola di Dio, il rapporto
tra Maria e la Chiesa si svolge principalmente nella celebrazione
eucaristica. In realtà, la Chiesa diventa madre imitando
Maria, il suo Tipo e modello di maternità: «La maternità
della Chiesa si attua non solo secondo il modello e la figura
della Madre di Dio, ma anche con la sua cooperazione» (RM
44; cf. LG 64-65). «Maria abbraccia, con la sua nuova maternità
nello Spirito, tutti e ciascuno nella Chiesa e... mediante la
Chiesa» (RM 47).
La spiritualità mariana missionaria è in rapporto all’Eucaristia.
Ogni apostolo vive «con Maria e come Maria» (RMi
92), in «comunione di vita» con lei (RMa 45), collaborando
con la sua presenza attiva e materna di intercessione e affetto
imitando i suoi atteggiamenti di fedeltà generosa e feconda.
Cristo Eucaristia vuol trovare nella sua Chiesa l’atteggiamento
di Maria: apertura incondizionata, fedeltà, generosità,
associazione, maternità verginale... Perciò, Maria è «il modello
di quell’amore materno, dal quale devono essere animati
tutti quelli che, nella missione apostolica della Chiesa, cooperano
alla rigenerazione degli uomini» (LG 65; RMi 92).
7. Spiritualità eucaristica e mariana nell'attesa della
venuta definitiva del Signore
La celebrazione eucaristica esprime sempre il desiderio
profondo della venuta definitiva del Signore:
«Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di
questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché
egli venga» (1Cor 11,26).
È un’attesa attiva ed impegnativa («vieni, Signore Gesù»: Ap 22,20), poiché urge far «ricapitolare tutte le cose in Cristo» (Ef 1,10). Il tono è di speranza, come fiducia nella venuta
del Signore e anche come tensione verso l’incontro definitivo
di tutta la Chiesa e di tutta l’umanità con Cristo.
Nell’omelia pronunciata in Santa Maria Maggiore il sabato
8 dicembre 1979, festa dell’Immacolata, Papa Giovanni
Paolo II invitò a preparare questa venuta definitiva di Cristo,
il «terzo e definitivo avvento»:
«Maria è l’inizio del terzo Avvento, perché da Lei viene al
mondo Colui che realizzerà quella scelta eterna... e permane
continuamente in esso, sempre presente... così il terzo
Avvento non ci allontana da Lei, ma continuamente ci permette
di rimanere alla Sua presenza, vicini a Lei».
Nella celebrazione eucaristica manifestiamo che il nostro
cammino va verso la Pasqua definitiva. «La donna vestita di
sole» (Ap 12,1), figura e personificazione della Chiesa, è già
arrivata alla glorificazione. Nel guardare quest’obiettivo, la
Chiesa vive in tensione fiduciosa ed «escatologica» verso «il
cielo nuovo e la terra nuova» (Ap 21.1).
La figura di Maria Assunta in cielo, glorificata in corpo e
anima, indica la trasformazione finale dovuta all’Eucaristia.
Il pane e il vino diventano corpo e sangue di Gesù, e al
tempo stesso segno efficace della trasformazione escatologica
di tutta la creazione e di tutta l’umanità. L’azione materna
di Maria e la sua associazione al mistero redentore hanno un legame profondo con il dinamismo escatologico del corpo
eucaristico e del corpo mistico di Cristo.
La Chiesa, spinta dalla spiritualità mariana come tensione
eucaristico-escatologica, cammina senza sosta nel cammino di
santità e missione, sentendosi identificata con Maria, poiché
la considera suo «tipo» (sua figura e personificazione), «intimamente
congiunta con la Chiesa» (LG 63). L’atteggiamento
ecclesiale di sintonia e imitazione di Maria si concretizza nell’apertura
ai piani salvifici di Dio (Lc 1,28-29.38), fedeltà
all’azione dello Spirito (Lc 1,35.39-45), contemplazione della
Parola (Lc 1,4 6-55; 2,19.51), associazione sponsale a Cristo
(Lc 2,35; Gv 2,4), donazione sacrificale a Cristo Redentore
(Gv 19,25-27), fino ad arrivare alla pienezza escatologica del
«cielo nuovo e della terra nuova» (Ap 21,1; 2Pt 3,13).
La spiritualità mariana in rapporto all’Eucaristia (spiritualità
eucaristico-mariana) è sempre di incontro con Cristo, che
si concretizza in unione, imitazione, trasformazione. La teologia
sulla spiritualità mariana fa riferimento alla presenza attiva
di Maria, al suo influsso salvifico, in tutto questo processo
cristologico.
Come Maria e con lei, la Chiesa, mentre celebra e adora
l’Eucaristia, ascolta, prega, offre se stessa (cf. MC 17- 20).
L’Eucaristia, in tutti i suoi aspetti (presenza, sacrificio,
comunione, pneumatologia, missione ed escatologia), ricorda
sempre il modello e l’aiuto materno di Maria.
Il modello mariano-evangelico è di fedeltà (fiat), rendimento
di grazie (magnificat), contemplazione, sposalizio
(Cana), associazione (stabat), preghiera allo Spirito (Cenacolo
della Pentecoste). In questo modo la Chiesa, «con Maria e
come Maria (RMi 92), può consegnare Cristo, presente nell’Eucaristia,
a tutta l’umanità.
La spiritualità mariana, che scaturisce dalla celebrazione e
adorazione eucaristica, si concretizza in «comunione di vita»
con lei (RMa 45), collaborando con la sua presenza attiva e
materna di intercessione e affetto, imitando i suoi atteggiamenti di apertura ai piani di Dio, fedeltà allo Spirito Santo,
contemplazione della Parola, unione sponsale a Cristo, donazione
oblativa, speranza e tensione escatologica.
Poiché Maria è «figura ed eccellentissimo modello nella
fede e nella carità» (LG 53), la Chiesa trova in essa, specialmente
nella celebrazione del culto eucaristico, la sua maestra
di vita spirituale (cioè della vita secondo lo Spirito): «Modello
di tutta la Chiesa nell’esercizio del culto divino, Maria è
anche evidentemente maestra di vita spirituale per i singoli
cristiani» (MC 21). Perciò, «Maria, senza nulla detrarre alla
centralità di Cristo e del suo Spirito, è presente in ogni
domenica della Chiesa. È lo stesso mistero di Cristo che lo
esige» (Dies Domini 86).
Oggi come venti secoli fa, i popoli arrivano alla nuova
Gerusalemme, «piena di luce», e dicono: «Dov’è il re dei
Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e
siamo venuti per adorarlo» (Mt 2,2). La spiritualità eucaristico-mariana farà diventare la Chiesa «sacramento universale
di salvezza» (AG 1). Lo Spirito Santo che fece diventare vergine-madre Maria e che trasforma il pane e il vino nel corpo
e sangue di Gesù, è lo stesso «che sparge i “semi del Verbo”,
presenti nei riti e nelle culture, e li prepara a maturare in
Cristo» (RMi 28). Quest’azione dello Spirito (nell’Eucaristia)
«non va separata dall’azione peculiare, che egli svolge
nel corpo di Cristo che è la Chiesa» (RMi 29).
Se la Chiesa, nella celebrazione eucaristica e nella vita
ordinaria, imita l’atteggiamento di donazione verginale e
materno di Maria (Madre del pane di vita), i popoli, che
hanno già una preparazione evangelica, troveranno «il Bambino
con Maria sua madre» (Mt 2,12) nella nuova Gerusalemme,
piena di luce, madre delle genti (Is 60,1-6, in rapporto
a Gal 4,26).
NOTE
14 La centralità dell’Eucaristia nella vita cristiana rinforza la
dimensione mariana della spiritualità. Cf. A. AMATO, Eucaristia, in
Nuovo Dizionario di Mariologia (Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1985),
p. 527-541; T.M. BARTOLOMEI, Le relazioni di Maria alla Eucaristia,
considerata come sacramento e come sacrificio, in Ephemerides
Mariologicae 17 (1967) p. 313-336; M. BORDONI, L’Incarnazione e
l’Eucaristia, in Divinitas 8 (1964) p. 196-275; I.M. CALABUIG, La
Vergine offerente modello della Chiesa che offre e si offre, in AA. VV.,
Maria e l’Eucaristia (Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa», Roma
2000) p. 259-296; M.J. NICOLAS, Fondament théologique des rapports de Marie
avec l’Eucharistie, in Études Mariales 36-37 (1979-1980) p. 133-141.
Vedere selezione bibliografica.
15 E. VENIER, Santa Maria Maggiore, la Betlemme di Roma (Roma 1999).
16 A. SERRA, E
c’era la Madre di Gesù... Saggi di esegesi biblicomariana (1978-1988) (Marianum,
Roma 1989), cap. VII (Mt 2,11); T. STRAMARE, Vangelo dei misteri della vita
nascosta di Gesù (Editrice Sardini, Bornato in Franciacorta 1998) p. 209-264
(l’adorazione dei Magi).
17 Dal secolo XI in poi, Maria viene dipinta presso la croce con un calice per
raccogliere il sangue dal costato aperto.
18 S. GIOVANNI DAMASCENO, De fide Ortodoxa IV, 13.
19 Messale di Bobbio, n. 127; Sacramentario Gelasiano II, XIV, n.
848 (per il 25 marzo).
20 Cf. J.M. FERRER
GRENESCHE,
María y el Espíritu Santo en la liturgia romana, in El Espíritu Santo y
María: Estudios Marianos 65 (1999) p. 185-198.
21 J. LÓPEZ
MARTÍN, El
Espíritu Santo, María y la Eucaristía en la superoblata del Domingo IV de
Adviento, in AA. VV., Mariología fundamental. María en el mistero de Dios
(Secretariado Trinitario, Salamanca 1995) p. 245-262; C. URTASUN,
Las oraciones del misal, escuela de espiritualidad de la Iglesia (Centro
de Pastoral Litúrgica, Barcelona 1995) p. 67.
22 S. BONAVENTURA,
Opera omnia, 5, 559B.
23 S. BERNARDO, In purificazione B. Mariae, Sermo III, 2: PL 183, 370.
24 ISACCO DELLA STELLA: PL 194, 1863A.