Un approfondimento di Corrado Maggioni in Sabati Mariani del'11
dicembre 2004.

Per antica e universale tradizione ecclesiale, la memoria di
Maria appartiene alla celebrazione dell’Eucaristia. Nessuno dovrebbe pensare che
il ricordo di Maria nella Preghiera eucaristica sia di stampo devozionistico: è
il segno che non possiamo tacere la memoria di Maria nel memoriale dei misteri
di Cristo. In effetti, il ricordo esplicito della Madre di Dio scaturisce da
un’intima necessità: l’Eucaristia, essendo celebrazione plenaria dei misteri
salvifici operati da Dio per Cristo nello Spirito, non può non ricordare la
santa Madre del Salvatore, che a quei misteri è indissolubilmente congiunta (cf.
Ecclesia de Eucharistia nn. 53-58). Il nesso Incarnazione-Eucaristia, ed
in esso la comunione con Colei dalla quale sono venuti a noi storicamente il
corpo e il sangue di Cristo (alcune preghiere eucaristiche orientali ed
occidentali lo sottolineano), annoda la pietà mariana alla celebrazione
eucaristica. Così prega il prefazio II/A dell’Avvento nel Messale Romano
italiano: «dal grembo verginale della figlia di Sion è germinato colui che ci
nutre con il pane degli angeli». Scrive il Papa :«In certo senso, Maria
ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che l’Eucaristia fosse
istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo verginale per
l’incarnazione del Verbo di Dio. L’Eucaristia, mentre rinvia alla passione e
alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuità con l’Incarnazione.
Maria concepì nell’Annunciazione il Figlio divino nella verità anche fisica del
corpo e del sangue, anticipando in sé ciò che in qualche misura si realizza
sacramentalmente in ogni credente che riceve, nel segno del pane e del vino, il
corpo e il sangue del Signore» (Ecclesia de Eucharistia, n. 55).
L’ora eucaristica dell’Incarnazione
In Maria, consacrata dallo Spirito Santo, si è stabilita la nuova ed eterna
alleanza, che è Cristo Gesù: nel suo grembo santissimo, come in un tempio, il
Redentore ha iniziato ad offrire al Padre il sacrificio che riconcilia l’umanità
intera; da lei, come da spiga maturata ai raggi del Sole divino, viene offerto
al mondo «il pane della vita»; da lei, vite d’uva purissima coltivata dal
celeste Agricoltore, è sgorgato «il sangue versato per tutti» che riempie
il calice delle nostre Eucaristie. Il mistero che celebriamo all'altare
riconduce, infatti, all'ora dell'Annunciazione (cf Lc 1, 26-38). Lo rileva un
testo liturgico che prega: «Accogli, o Dio, i doni che presentiamo
all’altare, e consacrali con la potenza del tuo Spirito, che santificò il grembo
della Vergine Maria» (orazione sulle offerte, IV domenica di
Avvento). In verità, l'irripetibile evento dell'Incarnazione nella Vergine si
perpetua “sacramentalmente” nella Chiesa attraverso la celebrazione
dell'Eucaristia. Cambiano i «segni», ma identica è la realtà: come già
spiegava san Giustino, nel sec. II, il sacrificio che si compie nel pane e nel
vino non è «sacrificio di pane e di vino» perché noi cristiani «abbiamo
imparato che in forza della parola di preghiera che viene da Cristo, quel pane e
quel vino diventano carne e sangue di quello stesso Gesù che si è incarnato»
(Apologia I, 66). Poiché dunque da Maria sono venuti a noi storicamente
la carne e il sangue del Redentore, bisogna convenire che la sua presenza
materna rivive, in qualche modo, nei misteri che di tale carne e sangue sono il
memoriale. Maria non può essere disgiunta dalla mensa eucaristica: lo ha
espresso nei colori il Beato Angelico che, raffigurando la Comunione degli
Apostoli per mano di Gesù nell’Ultima Cena, ha posto la Vergine Maria
inginocchiata in preghiera e coinvolta nel Mistero! Alla luce di Nazaret,
l'evento della Parola di Dio che si fa corpo e sangue in Maria, per il suo
assenso di fede e in virtù dello Spirito Santo, rischiara profondamente il
mistero della Parola che si fa corpo e sangue nella Chiesa celebrante, per
formare con lei, in forza dello stesso Spirito, «un solo corpo e un solo
spirito» (cf Preghiera eucaristica III). A imitazione della Vergine
annunziata che forma «un solo corpo» col Figlio dell’Altissimo, anche la
Chiesa, per la comunione eucaristica, diventa consanguinea del Figlio di Dio.
L'espressione in cui l’apostolo Paolo sigilla la propria esperienza di comunione
col Signore: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20)
si addice in modo del tutto speciale alla Vergine credente, come alla Chiesa che
comunica ai santi misteri del corpo e sangue del Signore.
L’impronta mariana dell’Eucaristia
La comunione tra Cristo, Maria e i discepoli, instaurata ai piedi della Croce (cf
Gv 19, 25-27) ritrova vitalità nel memoriale del sacrificio di Gesù: l'ora della
Croce viene sacramentalmente a coincidere con l'ora della celebrazione
eucaristica. E così nell'attuazione sacramentale di quel sacrificio trova posto
anche la presenza di Maria: ella collabora a formare nel cuore dei credenti che
partecipano ai santi misteri l'immagine del suo Figlio Gesù. L'Eucaristia è,
infatti, il momento in cui rivivono “in sacramento” tutte le mirabili
donazioni che Cristo ci ha fatto, tra cui il dono della Madre a noi e di noi a
lei. L'Eucaristia rinsalda e fortifica il perenne vincolo di amore tra “figli
e Madre”, in Cristo. Fin dall'antichità infatti - vedi la Tradizione
apostolica attribuita ad Ippolito (sec. III) e il Canone romano (sec.IV-V)
- la beata Vergine Maria è ricordata e invocata nella Preghiera che è al cuore
della celebrazione eucaristica; e ciò non proviene da circostanze contingenti,
quanto da un'intima necessità: essendo l'Eucaristia celebrazione di misteri
salvifici operati da Dio per Cristo nello Spirito, essa non può non far memoria
della Vergine, che a quei misteri fu indissolubilmente congiunta quale Madre del
Redentore e dei redenti. «Questa sua maternità è particolarmente avvertita e
vissuta dal popolo cristiano nel sacro convito - celebrazione liturgica del
mistero della redenzione -, nel quale si fa presente Cristo, il suo vero corpo
nato da Maria Vergine. Ben a ragione la pietà del popolo cristiano ha sempre
ravvisato un profondo legame tra la devozione alla Vergine santa e il culto
dell'Eucaristia: è, questo, un fatto rilevabile nella liturgia sia occidentale
che orientale, nella tradizione delle famiglie religiose, nella spiritualità dei
movimenti contemporanei anche giovanili, nella pastorale dei santuari mariani.
Maria guida i fedeli all'Eucaristia» (Redemptoris Mater 44). La “Donna”
che in virtù dello Spirito Santo è divenuta tempio del Sacerdote eterno, sempre
vivo ad intercedere per noi presso il Padre (cf Eb 7,25), è specchio della
Chiesa celebrante i santi misteri. In Maria, dimora del Dio vivente, si è
stabilito il sacrificio dell'eterna Alleanza che è Cristo Redentore; dal suo
grembo si è elevata al cielo la lode perfetta del Verbo incarnato; da lei ha
preso forma il Pane disceso dal cielo che dà la vita al mondo; da lei è sgorgato
per noi il Sangue versato per tutti. Per questo, celebrando l’Eucaristia la
Chiesa guarda a Maria, sperimentandone la sua comunione di preghiera e
l’esemplarità della sua figura in ordine a vivere in Cristo, con lui e per lui.