Di Sr. M - Carmelo di Brescia, in Le Origini e la Regola del Carmelo,
Quaderni Carmelitani 2-3 1987, pp. 172-179.
«Chiamate, per dono di Dio, a far parte dell'ordine della Beata Vergine
Maria del Monte Carmelo, siamo unite in una famiglia particolarmente consacrata al suo amore e al suo culto, la quale tende alla perfezione della carità,
vivificata dalla comunione con la Madre di Dio, ciò che pervade la nostra comunità e imprime uno speciale carattere mariano al nostro spirito di orazione e
contemplazione, al nostro ardore ecclesiale ed alla nostra stessa vita di abnegazione»1.
Nel titolo dell'ordine con l'esplicita allusione alla Vergine Maria si ha il
senso pieno della nostra identità nella Chiesa: Ordine vincolato a Maria. «Totus marianus est Carmelus», ha detto il papa Leone XIII.
1. La storia
La Madonna è una realtà talmente inserita nella nostra esistenza che non
è possibile assolutamente metterla da parte. Anche se è vero che Giacomo di
Vitty nella Historia orientalis parla di «uomini che si riunirono per vivere ad
esempio del santo e solitario uomo Elia profeta, presso la fonte che di Elia porta
il nome, ed abitare in alveari di piccole cellette come api del Signore producendo
dolcezza spirituale»2 è pur vero che sull'inizio i Carmelitani guardarono a Maria.
L'Ordine nasce in Palestina nel sec. XII per opera dei Crociati stabilitisi
al Carmelo presso la così detta «Fonte di Elia» volendo rifarsi all'esperienza
mistica di Elia, di quest'uomo meraviglioso che riempie tutta la storia di Israele.
In un anno imprecisato fra il 1206 e il 1214, S. Alberto — patriarca di
Gerusalemme — concede loro una «formula di vita» conforme ad un «propositum»
manifestato dagli eremiti per vivere al servizio di Cristo nella continua preghiera e nella penitenza (nel senso evangelico di conversione continua).
Un anonimo pellegrino dell'inizio del sec, XIII ci fornisce, in un documento
sugli itinerari e pellegrinaggi in terra santa, la prima testimonianza storica sulla
marianità dell'ordine, parlandoci di une «mot bele petit yglise de Notre Dame»
(una molto bella chiesetta di Nostra Signora) che gli eremiti latini, chiamati
(fratelli del Carmelo avevano in Wadi 'ain es•Siah; un'altra redazione del
medesimo manoscritto parla di «una chiesa di Nostra Signora»3.
Posteriormente il titolo della Vergine sarà dato a tutto il monastero, quando la
primitiva cappella viene considerevolmente ampliata, come consta da vari documenti antichi4.
Questo elemento primordiale della cappella del Monte Carmelo dedicata
alla Madre di Dio è significativo e praticamente è il fatto da cui si deduce la
più antica devozione dei Carmelitani alla Madonna. Una piccola cappella eretta
in suo onore dotata probabilmente di una immagine della Madre di Dio, indica
che gli eremiti del Monte Carmelo vogliono dedicarsi interamente a una vita
di ossequio a Gesù Cristo sotto lo sguardo amoroso della Vergine. Essa presiede
alla nascita di una nuova esperienza ecclesiale. Da qui viene che la si riconosca
come Patrona, secondo le parole del priore generale Pietro de Lud al Re di
Inghilterra Edoardo I, quando parla della Vergine Maria «alla cui lode e gloria
questo stesso Ordine fu fondato in modo speciale»5.
Dell'esistenza di una chiesa dedicata alla Madonna sul Monte Carmelo, ci
sono buone testimonianze anche fuori dell'Ordine, Il libro Citez de Jerasalem,
scritto nel 1220, racconta: «Presso l'abbazia di S. Margherita, sul fianco del
medesimo Monte Carmelo, vi è un luogo delizioso, ln cui vivono gli eremiti
latini, che si chiamano Frati del Carmelo. Vi è una piccola chiesa della beata
Vergine. L'acqua buona, scaturiente dalle rocce, abbonda in quei luoghi»6.
I solitari che vissero nelle grotte scavate sui fianchi della montagna biblica
accanto alla chiesetta che dedicarono a Maria, Madre di Gesù, furono tra i primi
cultori della Vergine santa. Svilupparono il senso di appartenenza alla Madonna
come a Signora del luogo, ne presero il nome e trasferirono a Lei gli attributi
soliti a darsi al fondatore o patrono. Dal prezioso documento Istituzione dei
primi monaci possiamo sapere che (ivi (cioè nella chiesetta) i predetti Frati,
raccomandandosi alla Vergine, si riunivano ogni giorno per le ore canoniche,
ed effondevano innanzi a Maria e a suo Figlio continue preghiere, invocazioni
e lodi. Ivi si trattenevano in umili colloqui intorno alla parola di Dio, alla fuga
del peccato e alla salvezza delle anime. Perciò furono chiamati, anche dagli
estranei, Fratelli della beata Vergine Maria del Monte Carmelo.
Dai testi citati risulta evidente che il Carmelo ha un carattere mariano del
tutto particolare che vede il suo inizio alle origini stesse dell'ordine,
In riferimento a questa marianità del Carmelo sin dalle origini, P. Ludovico
Saggi nel suo articolo Santa Maria del Monte Carmelo così si esprime: «La
scelta del titolo della chiesa comportava un orientamento spirituale, perché nella
concezione feudale allora regnante chi era al servizio della chiesa era al servizio
del santo cui la chiesa era dedicata. E si intenda bene in tutto il suo valore la
parola 'servizio' (in latino 'servitium' ed anche 'obsequium'): significava la
traditio personae cioè porsi completamente a disposizione, consacrazione personale,
ratificata con giuramento: tanto più quando ciò era sanzionato con la professione
religiosa. Quindi chi era dedicato al servizio di una chiesa si considerava
dedicato al santo cui la chiesa era dedicata. Chiaro che se il santo veniva
scelto liberamente (come nel caso di nuova dedicazione di chiesa) la devozione a
lui era più originaria più spontanea. Quindi agli inizi dell'Ordine Carmelitano
(e si consideri che la prima chiesa veniva ad essere la chiesa-madre del futuro Ordine)
abbiamo una scelta mariana. Parliamo di una scelta perché non immaginiamo
che il titolo sia stato imposto dall'esterno: ma anche se lo fosse stato, la realtà
fondamentale non cambierebbe».
Il titolo dell'ordine è un titolo sacro dall'origine, ed è un titolo che dice
un rapporto di intimità con Maria della quale si cerca la presenza. Per la prima
volta esso appare — ma certamente era già in uso — nella Bolla del papa
Innocenzo IV del 13 gennaio 1252 dove si legge: «Da parte degli amati figli,
gli eremiti fratelli dell'Ordine di Santa Maria del Monte Carmelo» e così
pure nella Bolla del papa Urbano IV nell'anno 1263.
2. Lo spirito
L'ideale di vita carmelitana, specialmente il suo aspetto contemplativo, comincia a configurarsi — come è stato già detto — in due persone che sin dall'inizio avevano ispirato la vita e la devozione dei Carmelitani: Elia profeta,
celebrato in tutta la letteratura patristico-monastica come il prototipo e modello
dei solitari e contemplativi, l'uomo di Dio e del primato assoluto di Dio, e la
Vergine Maria, venerata dai carmelitani presso la fonte di Elia, come la «Domina
loci», la Signora, la Patrona.
I nostri primi Padri, i «Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo» si dicevano tali in ordine a Lei, si consideravano dedicati alla Patrona
del luogo diventando suo possesso e sua proprietà e impegnandosi — conseguentemente — a vivere nell'ossequio e al servizio di Lei, e a lavorare per il
suo onore e sotto la sua protezione. La Madonna era l'avvocata, la protettrice,
la custode del luogo e di coloro che vi abitavano. Non vivevano solo accanto
a Lei, ma erano a disposizione di Lei per il suo culto e per il suo onore.
Sono queste le realtà che figurano nei documenti storici del tempo iniziale.
In riferimento al titolo di Patrona:
-
Il 20 febbraio 1263 il papa Urbano IV concedeva una indulgenza per la
riedificazione del convento del Carmelo: «Ubi caput et origo Ordinis memorati, ad honorem Dei et praedictae gloriosae Virginis Patronae ipsorum».
- Nelle costituzioni del capitolo generale di Bordeaux del 1294 fu stabilito: Ordinamus quod in omni confessione beata Virgo Patrona nostra specialiter
invocetur
- In un Oremus della vestizione dei novizi nelle costituzioni del 1324: «Virginis Mariae, quam praecipuam huius sanctae religionis patronam dedisti»
-
E Innocenzo IV, il 17 aprile 1354, ai partecipanti al capitolo generale di
Narbona raccomandava di tener presenti gli esempi salutari «Patronae vestrae Beatae Mariae de Monte Carmelo»
In riferimento all'Ordine fondato in onore di Maria:
- Nel 1282 il priore generale Pietro de Millaud, chiedendo lettere commendatizie al re d'Inghilterra, prometteva preghiera alla Vergine
«alla cui lode
e onore questo stesso Ordine è stato fondato in modo speciale»
- Negli atti del capitolo generale di Montpellier del 1287 si legge: «Imploriamo la intercessione della gloriosa Vergine Maria, Madre di Gesù, in ossequio e onore della quale è stata fondata la nostra religione del Monte Carmelo»
- E nella Bolla del papa Clemente V del 13 marzo 1311 è bello trovare le
parole: «Il vostro sacro Ordine è stato divinamente istituito in onore della
gloriosa beata Vergine Maria».
Scopo degli eremiti presso la Fonte di Elia era di «vivere nell'ossequio di
Cristo», come risulta dal prologo della Regola, ma è fuor di dubbio che già
nella prima metà del sec. XIII l'ordine è mariano, fondato in onore della Vergine, e che i religiosi si professano particolarmente dedicati alla Madre di Dio.
Tale dedicazione si esprimeva nella vita in molti segni, tra cui la professione
fatta anche a Lei: «Faccio la mia professione e prometto obbedienza a Dio e
alla beata Vergine Maria del Monte Carmelo e al priore generale dei Frati dell'ordine della Madre di Dio, Maria Santissima» (sec. XIV, ma si riteneva
che fosse in uso già nel sec. XIII).
«Con la professione il Carmelitano si consacrava a Maria, le offriva in dono
la vita, assumendo l'impegno di onorarla e servirla con umiltà. La professione
equivaleva, per i figli di Elia, al sacrificio totale di se stessi alla Madonna»9.
La vita «in ossequio» di Cristo era vissuta anche «in ossequio» di Maria
perché la Madonna è la Madre di Gesù e quindi vivendo al suo servizio e per il
suo onore i carmelitani intendevano ricopiare l'ossequio di Maria verso Dio.
La tradizione antica carmelitana ha espresso i vincoli di amore alla Vergine
attraverso una serie di titoli relativi al mistero di Maria percepito con un sapore
particolare a partire dall'esperienza di vita nel Carmelo. Se agli inizi
predomina la denominazione di Patrona dell'Ordine, però si fa strada anche
l'espressione più dolce di Madre, come appare dalle formule antiche dei Capitoli
e delle Costituzioni, per esempio: «In nome di nostro Signore Gesù Cristo e della gloriosa Vergine Madre del nostro Ordine del Carmelo» (capitolo provinciale di
Lombardia del 1333); oppure: «A lode di Dio e della beata Vergine Maria,
Madre di Dio e Madre nostra » (Costituzioni del 1369).
Notissimo è l'appellativo contenuto nell'inno Flos Cameli (sec, XIV o inizio
XV) «Mater mitis, Mater dulcis» e Giovanni da Cimineto parla di Maria
come «fonte della misericordia e Madre nostra». I due titoli sono in relazione
col mistero della Vergine Madre di Dio nell'estensione della sua maternità verso
gli uomini, Ad esso va aggiunto quello di Sorella, assunto dai Carmelitani del
sec. XIV nella letteratura devozionale che narra le origini dell'ordine fin dal
profeta Elia e delle relazioni della Vergine con gli eremiti del Monte Carmelo.
«Nell'Istituzione dei primi monaci il carmelitano Filippo Ribot sviluppa l'idea
della consonanza tra Maria e i Carmelitani a motivo della verginità, e fa risalire
l'idea ai primi carmelitani del Nuovo Testamento, del tempo degli Apostoli:
essi, veduto che si erano realizzate le previsioni di Elia a proposito di Maria,
se la scelsero come Patrona, avendo conosciuto che Lei sola era conforme a loro
nelle primizie della verginità spontanea: ciò che Lei iniziò tra le donne (la perpetua verginità) Elia l'aveva iniziato tra gli uomini. E tale conformità tra Elia
e Maria portò i primi carmelitani a chiamarla (sin dai tempi apostolici)
«Sororem suam» e se stessi «Fratres beatae Mariae Virginis»10.
Il titolo di «Sorella» trova il suo fondamento nella similitudine che i
Fratelli della Vergine rilevano fra la vita di Maria e la loro. Il nome di «Sorella»
esprime l'idea di Maria presa come modello ed esempio di vita.
Un nome nuovo nella storia della Chiesa e delle famiglie religiose, una
espressione insolita che poteva essere suggerita solo da una realtà vissuta, ossia
da una vita orientata e modellata completamente su quella di Maria, Infatti
l'Istituzione dei primi monaci dice che i monaci del Monte Carmelo trovarono
tanta rassomiglianza tra il loro modo di vivere e quello della Madonna che non
esitarono a considerarla come una di loro e perciò la chiamarono «Sorella». L'autore
mette in evidenza solo la rassomiglianza tra Maria e gli eremiti del Carmelo che deriva dalla pratica della castità. Tuttavia egli schiudeva all'Ordine
una visuale molto vasta, cioè la possibilità e il dovere di imitare le virtù della
Madre di Dio11.
La nostra Regola non parla esplicitamente della Madonna, ma il Baconthorp
nel suo libro Expositio analogica Regulae carmelitanae, giunge ad asserire che
ogni dettaglio della Regola carmelitana è ricopiato dalla vita della Madonna. «Nella Bolla apostolica, scrive, noi siamo chiamati Frati dell'ordine della B. V.
Maria poiché abbiamo scelto una Regola di cui molti punti sono del tutto simili
alla vita che condusse la beata Vergine». Questo è il pensiero anche di altri
scrittori del secolo XIV.
Il francese Giovanni Cimineto, che scrive nel 1340, e il tedesco Giovanni
Hildesheim nel 1370 insistono sulla somiglianza tra la vita di Maria e quella
carmelitana. Cimineto dice che Maria è la Madre del Carmelo in quanto con il
suo esempio insegna ai carmelitani come devono vivere e dà, quindi, la forma
tipica della vita dell'Ordine.
Da ciò nasce un sacro impegno e un preciso dovere di culto e di imitazione.
E lo sguardo su Maria di Nazareth, «ancella del Signore» si fa sempre più
fisso e penetrante, perché la Vergine del Carmelo è la Patrona (e Signora) della
nostra vita, centrata nella custodia contemplativa della Parola. Per questo fin
dall'inizio i carmelitani l'hanno sentita Madre e Sorella insieme, in un'atmosfera
di grande semplicità e di profonda umiltà.
3. «Camelus totus marianus»
La chiarezza di contenuto del «Carmelus totus marianus» scaturisce dal
cammino storico della marianità.
Il luogo di origine, la chiesetta dedicata alla Madonna, il titolo «Fratelli
della B. Vergine Maria» il culto e i titoli di amore e di venerazione a Lei tributati, la
«lettura» mariana della nuvoletta del Carmelo (cfr. 1Re 18,44) fatta
da Elia e da lui proposta ai suoi discepoli, i privilegi mariani per l'ordine, i vari
documenti pontifici, gli atti capitolari e infine il pensiero dei diversi scrittori
dei primi secoli di vita carmelitana,
tutto scorre sulla stessa linea di base:
Maria è sempre presente.
La consacrazione fatta anche alla Vergine è di per se stessa molto significativa per farci capire come il Carmelo è tutto di Maria.
«La contemplazione di Maria come realizzazione perfetta dell'ideale dell'ordine ci stimola a seguirne le orme, affinché col cuore della
'povera del Signore', nella perenne meditazione della parola di Dio e nel multiforme dono
della carità, conformiamo la nostra vita alla sua, e veniamo sempre più introdotte nel mistero di Cristo e della sua Chiesa, Ciò ci porta a vivere davvero la
nostra professione che ci lega in modo particolare anche alla Vergine; portando
lo Scapolare, professiamo di appartenere a Maria e di volerci rivestire delle sue
virtù, riflettendo nel mondo la sua immagine»12.
La «pietas» mariana è stata fortemente sentita, vissuta e difesa. Le chiese
delle nuove fondazioni in Europa furono dedicate a Maria in riferimento alla
divina Maternità e alla Verginità. Soprattutto:
- all'Annunciazione: Brescia (1340 circa);
- all'Immacolata Concezione;
- all'Assunzione: Aylesford (1247), Napoli (1270), Venezia (1282).
I più antichi quadri rappresentanti la Madonna (a Napoli: la Madonna
bruna; a Firenze e a Siena) erano una semplice icone della Vergine con Gesù
Bambino stretto a sé.
Le feste principali celebrate in modo particolare erano quelle dell'Annunciazione, dell'Immacolata Concezione, dell'Assunzione e quella solenne di luglio.
I Carmelitani furono i difensori del dogma dell'Immacolata Concezione e
la prova di questa fede incrollabile nell'Immacolata è l'istituzione della festa
solenne che si celebrava ad Avignone e a Roma con l'intervento della Curia
Pontificia. La festa si celebrava in tutto l'ordine fin dal 1306.
In alcune province dell'Ordine l'Annunciazione era la festa principale ed
alcune confraternite nelle chiese carmelitane l'avevano come festa patronale.
Nella seconda metà del sec. XIV ebbe inizio in Inghilterra una «solenne
memoria della B, V. Maria» con lo scopo di ricordare la protezione di Maria
e di attuare un'azione di grazie per i benefici ottenuti. Nella scelta della data
— 17 luglio — influì la parziale approvazione dell'Ordine ottenuta nel Concilio II di Lione, il 17 luglio 1274, quando c'era stato il pericolo di soppressione.
Alla fine del secolo XV la festa venne anticipata al 16 luglio.
Molte sono le prescrizioni di servizi liturgici verso la Madonna contenute
nelle leggi dell'Ordine dei primi secoli:
-
Nel capitolo generale del 1294 si stabilì di inserire il nome di Maria nel
«Confiteor»
- Nel 1312 fu fatto obbligo di recitare l'Ufficio della Madonna ogni sabato
o almeno una vota la settimana e di celebrarne ogni giorno la messa cantata,
e si inserì nel calendario la festa dell'Immacolata Concezione;
- nelle Costituzioni del capitolo generale del 1324 si prescrisse che in Avvento
una volta la settimana si dicesse l'Ufficio dell'Annunciazione.
Antichissimo è nel Carmelo l'uso di cantare solennemente la Salve Regina il giorno di sabato.
Nel 1324 ne fu prescritta la recita al termine di ogni ora canonica; il capitolo generale del 1328 stabilì che si recitasse anche al termine della Messa; il
capitolo di Bologna nel 1411 la inserì nelle preghiere di ringraziamento dopo il
pranzo e la cena.
Tutto questo anche per far risplendere e difendere il titolo: «Fratelli della
B, V. Maria del Monte Carmelo» come l'eredità più sacra e la realtà più cara.
Ed è dentro questa esperienza vissuta che prende corpo il «Carmelus totus
marianus».
NOTE
1 Dichiarazioni per l'aggiornamento delle Costituzioni primitive delle Monache
Scalze, n. 40.
2 P. FRANCOIS DE SAINTE MARIE, Les plus vieux textes du Camel, Paris 1944, 64-45.
3 Ibidem, 65-66.
4 Cfr. Bullarium Camelitanum, I, pp. 4 e 28.
5 Cfr. Ibidem, 606-607.
6 P. BENEDICTUS A CRUCE, Monumenta historica carmelitana, Lirnae 1907, 281.
7 In AA. VV., Invito alla ricerca di Dio, Roma 1970, pp. 93-94.
8 Cfr. P. L. SAGGI, Santa Maria, a. c., 94-95,
9 P. ALBINO O. C. D., Il Carmelo. spirito e vita, Milano 1956, 101.
10 P. L., SAGGI, Santa Maria, 108.
11 P. ALBINO, Il Carmelo, 109-110,
12 Dichiarazioni, n. 42.