Un approfondimento di Sr. Maria Ko Ha Fong, Docente alla Pontificia facoltà di scienze dell'educazione Auxilium di Roma in GFS 2016.
«Nel racconto dei vangeli una delle caratteristiche di Gesù nettamente percepibili è il suo essere «in cammino». Egli nasce per la via, da neonato deve viaggiare per rifugiarsi in un paese straniero, negli anni di predicazione si sposta con ritmo incalzante, passando da un villaggio all’altro, di città in città, dai luoghi deserti alle piazze, dalla casa alla sinagoga, dalla strada alla campagna, dalla riva del mare alla montagna: quando si avvicina «l’ora di passare da questo mondo al padre» (Gv 13,1) prende «la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (Lc 9,51). Infine muore all’aperto, al culmine di una via crucis. Egli stesso è «la via» (Gv 14,6). Con un «seguimi» coinvolge molti a mettersi in cammino insieme a lui: anche dopo la sua morte, i suoi discepoli vengono riconosciuti come «quelli della via» (At 9,2). Pietro ha colto bene l’identità del maestro quando l’annuncia con questa frase sintetica: «Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti» (At 10,38). L’immagine che ha affascinato i primi convertiti al cristianesimo è quella di un Gesù che cammina guidato dallo Spirito Santo e facendo del bene dove passa.[..]».