Maria nell'arte: Dalle catacombe ai nostri giorni
Data: Domenica 6 Settembre 2009, alle ore 20:43:25
Argomento: Arte


Dal Libro di P. Ferrero, Piccola Mariologia, Piemme, Casale Monferrato 1992.

La tradizione iconografica di tutti i tempi ha contemplato Maria in una luce di bellezza. L'Oriente ci offre nelle icone la mistica bellezza della sua santità, mentre l'occidente insiste sull'aspetto umano della perfezione delle forme. L'arte ci trasmette, in linea di massima, un'immagine di Maria quale risulta dalla riflessione mariologica. Dapprima è presentata come Madre di Dio. Quindi l'accenno è posto sui titoli, regina, protettrice, immacolata, assunta, addolorata..... Nella interpretazione degli artisti Maria ha molteplici variazioni, attraverso involuzioni e approfondimenti. Quella mariana resta comunque un'iconografia che fa parte integrante della storia dell'arte, accoglie la fede della Chiesa orante e partecipa direttamente alla difesa del dogma cattolico.

NEI CIMITERI


Le più antiche raffigurazioni mariane provengono dalle Catacombe e riflettono ancora l'arte romana della tarda antichità. La figura di Maria è quella di una donna del popolo o di una matrona romana. Non di meno, riflettendo la catechesi del periodo, è già l'annunciata Madre del Salvatore e l'intermediatrice del popolo cristiano.

TEOLOGIA DELL'ICONA ORIENTALE


Col termine icona intendiamo, nel nostro caso, una pittura a soggetto religioso fatta con particolare tecnica (su tavole di legno ricoperte di strati di gesso e dipinte a tempra) e soprattutto secondo una tradizione ecclesiastica: una tradizione che ne ha fissato il contenuto per offrire ai fedeli la salvezza attraverso la contemplazione. L'icona non imita la figura umana, né trasfigura la natura: è bella per le verità che contiene, poiché svela la sostanza che si cela nelle cose e nelle persone. Per questo sono alterate le proporzioni, accentuati alcuni aspetti o stilizzati altri elementi. La persona umana è generalmente allungata, filiforme, chiusa in vesti severe, per esprimere la tensione verso Dio, verso un significato, il quale trova il suo punto focale nella espressione del volto o nel movimento delle mani. Le labbra piccole e gli occhi grandi sono come riflessi di intensa contemplazione. Sul velo sono tracciate tre stelle che indicano il privilegio della perpetua verginità. Il bimbo è solo apparentemente tale nella statura, perché al contrario egli è adulto nel volto, nei gesti e perfino negli abiti. Poiché l'icona non è nata come opera d'arte, va interpretata nel suo significato religioso, essendo questo il suo unico significato. I diversi colori hanno una funzione non reale ma simbolica: il rosso simboleggia la divinità e il blu l'umanità. Maria ha la veste di colore blu perché è una persona umana, ma il suo manto è rosso per indicare che è piena di grazia. In genere vicino alle figure sono dipinte queste lettere greche: MP OY (Mater Theou = Madre di Dio).

L'ICONOGRAFIA OCCIDENTALE


Chiusa in schemi rigidamente fissi, l'icona fu via via meno compresa e decadde. Ai fedeli, il volto pareva freddo e assente, i grandi occhi sembravano guardare lontano. Erano figure ieratiche, ma trascuravano l'apparenza corporea. Erano finestre aperte per contemplare il mondo soprannaturale, ma spesso quasi incapaci di esprimere i nuovi sentimenti delle masse popolari. Troppo cariche di simbologie, non riuscivano ad essere la scala praticabile per una mediazione fra l'umano e il divino. Quando l'occidente, dopo la riforma gregoriana, si misurò col soggetto mariano, accolse subito gli antichi temi della Vergine Orante, della Madonna in gloria, della Mediatrice... ma cercò di cogliere la verità immutabile, attraverso un'espressione più decisamente naturalistica, dando all'immagine aspetti più reali e vivi da renderla più leggibile, anzi familiare, alla massa dei fedeli. L'arte figurativa acquisiva progressivamente un linguaggio didascalico nello schema fisso della "Bibbia dei poveri": strumento di educazione religiosa in epoche in cui il popolo analfabeta, attraverso il messaggio delle immagini, elevava lo spirito a Dio. Da notare, sono i grandi cicli narrativi, murali o musivi, che svolgono in forma organica soggetti della vita mariana, biblica o apocrifa. Fra questi, meritano di essere ricordati la serie musiva di Palermo e di Roma, gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni (Padova) e quelli del Ghirlandaio di S. Maria Novella (Firenze). A partire da questo periodo, la rigidezza dell'espressione cede il posto all'amabilità del volto, che si addolcisce nell'atteggiamento degli occhi che fissano il Bambino. La Vergine è meno maestra: è più madre, talora sorella o regina, pur restando sempre "Madonna".

SVILUPPI DI SCHEMI SUCCESSIVI


Nell'icona la Madre di Dio viene rappresentata secondo diversi tipi per forma e denominazione. Lo sviluppo iconografico occidentale, più che un superamento dei precedenti schemi figurativi, si riconosce nel loro perfezionamento. Così la Theotòkos, ancora rigida nei mosaici del X secolo, diventa una splendida "maestà", simbolo e archetipo della dignità femminile, dell'umanità benevola di chi è madre e regina. L'antica figura dell'Orante si cambia nella Madonna della Misericordia che accoglie sotto l'ampio mantello fedeli e città. Il motivo della Vergine della Tenerezza si sviluppa nel dolce colloquio fra il Bimbo e la Madre. Questo ultimo tipo di composizione dona lo spunto alle "sacre conversazioni", così frequenti già al finire del Quattrocento, nelle quali santi e fedeli circondano la Vergine in atto di intrattenersi filialmente con lei sullo sfondo di splendidi paesaggi. La Vergine assume aspetti sempre più vivi in una gamma di sentimenti dolci e reali: è la donna del cuore che sorride e piange con gli uomini e questi la vogliono sentire vicina come confidente delle loro pene e delle loro gioie.

SOPRAVVENTO DEL NATURALISMO


Portata a contatto con l'umanità, la Madonna minaccia di essere spogliata del suo titolo divino. Il Rinascimento tende ad esaltare nella figura di Maria la forma fisica, nel rigore assoluto delle conquiste spaziali del Masaccio e di Piero della Francesca, nella dolcezza di Sandro Botticelli, nel plasticismo di Michelangelo, nell'armoniosa compostezza di Raffaello, nel naturalismo di Caravaggio, nel colorismo dei Veneti..... È un periodo spumeggiante di fantasia e di sentimenti terreni che rappresenta la Vergine nei luoghi più vari e negli atteggiamenti più singolari. Ecco la Madonna che allatta (Lorenzettti), la Madonna del cuscino (A. Solario), la Madonna del cardellino (Raffaello), la Vergine delle rocce (Leonardo).... Nei Paesi Bassi troviamo Maria inquadrata nell'atmosfera dei doveri domestici, che vive in lussiosi appartamenti, corteggiata da angeli in funzione di paggi. Non mancano però interpretazioni squisitamente spirituali come il Beato Angelico († 1455) che riesce ad imprimere nelle forme una luce interiore; o i Della Robbia, nelle loro fastose maioliche, in cui Maria è fiorente di giovinezza e pietà.

LA RIFORMA CATTOLICA


Le "Madonne" che si ingentiliscono, diventano sempre più umane, fanno dimenticare ogni senso religioso, anche se i volti, studiati e rifiniti rivelano spesso un'intensa spiritualità. Il profilo di Maria si rifiuta ad una riduzione esclusivamente naturalistica, perché implica sempre un dato di fede che le conferisce il suo vero significato. Ma l'artista, anche quando si affida all'estro del committente, rimane sempre in qualche modo incantato dalla suggestione del mistero e sa trarre dalla raffinata tecnica del suo pennello figure di sovrumana bellezza: nella contemplazione estatica dei presepi (Botticelli), nella meditazione di una grazia composta e trionfale (Tiziano, Correggio) o di una classica armonia (Michelangelo, Raffaello), almeno nelle opere più ispirate. Per questo l'arte, che si affida al naturale, per esprimere il soprannaturale non muore, ma continua il suo cammino fino ai nostri giorni.Su questa via si muove la riforma cattolica che, pur scadendo talvolta nell'enfasi e nella retorica, esprime un fervore creativo con immagini mariane sempre più lontane dai motivi tradizionali. Si impone l'immagine della Vergine elevata all'incontro con Dio: come colei che è piena di grazia, o immacolata, o assunta in cielo. Si afferma pure l'immagine della Madonna del Rosario. Un'altra evoluzione figurativa porta alla così detta "Madonna Addolorata", che offre consolazione agli uomini colpiti da calamità.

DALL'OTTOCENTO AI NOSTRI GIORNI


L'Ottocento preferisce glorificare Maria, seguendo pedantescamente le forme tradizionali o scendendo nell'oleografia devozionistica o nel languore sentimentale. All'accademismo unisce il gigantismo (enormi statue sulle colonne o sui monti); aggiunge l'eclettismo di tipo bizantino (Scuola di Beuron) o ispirato ai classici (Nazareni e Manieristi).
Si devono ricordare: la "stanza" di Francesco Podesti in Vaticano sull'Immacolata Concezione; gli affreschi di Cesare Maccari al Santuario di Loreto e le tele di Domenico Morelli. Appaiono due soggetti nuovi: la Vergine dell'Ostia di Giovanni Ingres († 1867) e la Madonna della Pace o dell'ulivo di Nicolò Baradino († 1881).
Anche in Paul Gauguin († 1903) c'è un germe religioso che si è sviluppato nelle sue fiere e primitive Madonne e in alcune opere di tema sacro come l'Ave Maria e la Natività.
Oggi si impone l'opera di Henri Matisse († 1954) che corona la sua lunga attività artistica con un ciclo mariano che sfiora l'astrattismo, nella cappella del Rosario di Vence (1951). Non vanno dimenticate le delicate Madonne giapponesi, stagliate su sfondi fioriti con angioletti sospesi su vaporose nuvolette.

 







Questo Articolo proviene dal PORTALE DI MARIOLOGIA


L'URL per questa storia è:
/modules.php?name=News&file=article&sid=23