Maria e la cultura laica
Data: Domenica 6 Settembre 2009, alle ore 20:46:31
Argomento: Cultura


Dal libro di Stefano De Fiores, Maria madre di Gesù, EDB, Bologna 1992

 Interesse per Maria

L'interesse per Maria è presente anche nel mondo laico, che le dedica interi volumi o almeno pagine letterarie talvolta di valore.
Il denominatore comune di tali scritti, sia che provengono da letterati o da antropologi o da femministe, è la proposta di una Maria alternativa a quella ufficiale. Essa si rivendica come l'interpretazione vera di lei, al di là degli orpelli e dei rivestimenti che l'hanno camuffata lungo i secoli. L'immagine di Maria che ne risulta è certamente condizionata dalla pre-comprensione dei vari autori, che talora procedono per vie unilaterali e per tesi prestabilite. Essi tuttavia scoprono aspetti reali della vita di Maria spesso ignorati o addirittura repressi nei trattati e fungono talora anche in campo letterario da correttivo critico nei confronti di un mondo linguistico e figurativo tradizionale, stereotipato e fino ad oggi sclerotico. Il mondo laico, pur distaccandosi dalla figura biblico-ecclesiale di Maria, reagisce di fronte a lei con opposta prospettiva di umanizzazione o idealizzazione. Esso sottolinea anzitutto, contro ogni enfasi teologica ed estetizzante, la terrestrità di Maria e la sua "normalità". La recente letteratura - per es. quella tedesca - opera un trapasso dall'idillio alla realtà storica, per cui Maria non è la "donna eterna", ma la donna concreta che incoraggia sulla via della libertà e dell'emancipazione femminile.
Anche ammettendo Maria come "simbolo della maternità", E. Lunari insiste sul destino di lei, sulla riconoscibile e umana "normalità " della sua vicenda, senza che di altro vi sia bisogno. Distanziandosi tanto dalle leggende apocrife popolari che hanno mitizzato Maria ponendola in atmosfera di miracolo e di perfezione, quanto dalle costruzioni teoriche che l'hanno sovrumanizzata e quindi disumanizzata, è naturale per la letteratura laica attribuire a Maria le umane debolezze anche in campo morale, una verginità da "semplice corollario non essenziale" e almeno ipotecarne la maternità per altri figli dopo Gesù. Per Ida Magli, già nei vangeli "inizia il lungo itinerario della teologia che trasforma Maria in un essere non umano: la Madonna". Questa è una "pura invenzione", una "costruzione culturale", un "oggetto fantastico", frutto di due bisogni del mondo maschile tradizionale: "il rifiuto della donna e la proiezione dell'ideale femminile in una persona concreta". Perciò non meraviglia che la passione mariana rompa le dighe della ragione, abbandoni qualsiasi prudenza dinanzi alla Madonna e incolli su di lei come "su un supporto onnivalente" gli oggetti del desiderio. Naturalmente la "Madonna" non ha nulla a spartire con Maria di Nazareth, la cui vita deve essere ricostruita "secondo le regole della società ebraica del suo tempo. In tale contesto, ella appare attaccata alle norme della Legge ed entra quindi in conflitto con Gesù, che rompe fin dall'infanzia con i tabù delle purificazioni e del sangue: l'impazienza di Gesù nei suoi confronti dimostra quanti sforzi doveva aver fatto inutilmente per renderla libera e padrona di sé".(Magli: "La Madonna").
La noncuranza della scienza esegetica e l'insensibilità all'esperienza di fede trascinano indubbiamente a tracciare una fisionomia di Maria distorta, deturpata da una povertà interiore che rasenta lo squallore o tutt'al più omologata a una qualsiasi donna ebrea senza importanza storico-salvifica. Ciononostante, queste interpretazioni di Maria "dal di fuori" della chiesa provocano a due compiti indilazionabili: ricercare il volto dell'autentica Maria al di là degli schemi rappresentativi delle varie e poche e aree geografiche; e avvicinare Maria al nostro tempo cogliendola nella sua dimensione reale e significativa.







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