La Concezione Immacolata di Maria in Scoto e De Mayronis
Data: Mercoledi 14 Ottobre 2009, alle ore 17:05:38
Argomento: Autori


Apporto decisivo dei teologi francescani nello sviluppo del dogma mariano

Giovanni Duns Scoto

Fu il francescano Duns Scoto (+1308), chiamato il “dottore dell’Immacolata”, a dare un intervento decisivo nello sviluppo della dottrina circa l’Immacolata Concezione che sarà ormai difesa soprattutto dai francescani e diverrà progressivamente comune tra i teologi. Il suo grande merito consiste nell’aver affermato che in Maria si è realizzata una “redenzione preventiva”, cosicché la Vergine non è stata sottratta alla legge universale della redenzione, ma vi ha beneficiato in modo ancor più sublime, in quanto Cristo l’ha preservata fin dal suo concepimento dal peccato. Scrive Scoto:  «Maria ebbe massimo bisogno di Cristo redentore; ella infatti avrebbe contratto il peccato originale a causa della propagazione comune ed universale, se non fosse stata prevenuta dalla grazia del Mediatore; e come gli altri ebbero bisogno di Cristo, perché a oro fosse rimesso per i suoi meriti il peccato già contratto, cosi ella molto di più ebbe bisogno del Mediatore che la preservasse dal peccato, affinché non lo dovesse contrarre e non lo contraesse».[1]

Maria, dunque, è stata scelta con il Figlio, predestinata insieme a lui. In effetti, se nel progetto originario di Dio, prima ancora del peccato, vi era l’incarnazione, è consono pensare che, quando Dio pensò al Figlio che si faceva uomo, in quel medesimo istante considerasse anche colei che sarebbe stata la madre di suo Figlio, pensata ed eletta da Dio prima del peccato. A tal proposito Scoto parla del concetto di "preservazione” attraverso il quale intende superare l’errore semantico che sta alla base di una corretta comprensione dell’evento: Maria fu “redenta” da Cristo tramite una “preservazione”; cioè, Maria non fu liberata dal peccato, ma ne fu preservata. La “preservazione” è il modo più grande di “redenzione” che Cristo abbi mai potuto operare. Diventava sempre più chiaro che il “preservare” non significava”liberare”, come volevano gli autori precedenti, ma implica un’azione ancora più lodevole nel prevenire che la cosa accada. Scoto stabilisce cosi che Maria, sin dal primo istante della sua concezione passiva, non subì né contrasse il peccato; perciò non necessitò di una liberazione o purificazione, proprio in forza della preservazione, ottenuta per i meriti di Cristo mediatore.[2]

Francesco De Mayronis

La reazione all’opinione di Scoto, vista come un’innovazione, fu quasi immediata. In un primo tempo l’opinione scontista ebbe molte difficoltà ad essere accolta anche in ambiente francescano. Non mancarono però i seguaci dell’opinione di Scoto. Alla Sorbona di Parigi la tesi scotista era insegnata da Francesco De Mayronis († 1328), che fu considerato il primo vero assertore di questa verità senza più nessuna incertezza o posizioni di cautela.[3]  Mayronis considera la Vergine pensata da Dio prima della previsione del peccato, e per questo motivo, ne è stata preservata. Infatti la “preservazione” dalla colpa originale non è altro che l’aver impedito che Maria perdesse quella “santità originale” in cui era stata pensata e creata. Maria era stata predestinata alla gloria, alla pienezza di grazia, alla maternità divina. Cosi, nel suo Commento alle Sentenze, Mayronis sostiene che Maria fu santificata nello stesso primo istante della sua concezione o infusione dall’anima del corpo. Al pari di Scoto, Mayronis si preoccupa di sottolineare che la santificazione è operata da tutta la Trinità. Infatti per Scoto, come per tutta la teologia francescana, Dio è anzitutto il “Sommo Bene”. Dio è Trinità e Amore. Il Padre vive per il Figlio, dona tutto se stesso a lui, in un atteggiamento kenotico, di svuotamento di sé per accogliere l’altro. Allo stesso modo il Figlio vive per il Padre, donandosi totalmente a lui, tanto che l’uno trova sé stesso nell’altro. L’amore dei due non è chiuso, egocentrico, ma esso produce la Terza persona che è lo Spirito Santo. Lo Spirito è il garante di questo amore che è trinitario.

Il merito indiscusso di Mayronis fu quello di aver convinto gli ultimi francescani titubanti sulle tesi di Scoto. Fu cosi che l’Ordine francescano si unì nella difesa del privilegio della Madre di Dio. Molti altri seguirono la tesi della scuola scontista che aveva ormai una chiara dottrina dell’Immacolata Concezione.
[4]  Dopo un periodo di titubanza, a causa delle difficoltà provenienti dalla teologia di San Tommaso che rifiutava il concetto di “preservazione” difeso dai francescani, anche l’ordine domenicano si schierò per l’Immacolata Concezione. La data ufficiale è quella del 10 dicembre 1843, quando il Maestro Generale Angelo Ancarani, chiese che anche al suo Ordine fosse concesso di celebrare la festa dell’Immacolata Concezione, così come la celebrava l’ordine di S. Francesco. Con questo atto non c’era più motivo di ostacolare che la Chiesa esprimesse la sua fede nell’Immacolata Concezione di Maria.[5]

 

 NOTE
[1] Duns Scoto, In III Sententiarum, d. 3, q. 1., Ed Mariani, 181–184. 
[2] Cf. G. M. Roschini, Duns Scoto e l’Immacolata, in Marianum 17 (1955), 183–258; R. Rosini, Mariologia del Beato Giovanni Duns Scoto, Editrice Mariana “ La Corredentrice ”, Castelpetroso 1994, 73 – 100; A. M. Apollonio,  Mariologia francescana, op. cit., 70–82.
[3] Cf A. Emmen, Immaculata Deiparae Concepito secundum Guillelmum de Nottingham, in Marianum 5 (1943), 24 e ss.
[4] A. M. Apollonio,  Mariologia francescana, op. cit., 86, in particolare per i contemporanei di Duns Scoto e altri difensori dell’Immacolata Concezione fino alla proclamazione dogmatica del 1854, 82–104.
[5] Cf V. Sardi, La solenne definizione del Dogma dell’Immacolato Concepimento di Maria SS. Atti e documenti, I, Roma 1904, 54.







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