Madre per la fede
Data: Lunedi 21 Dicembre 2009, alle ore 19:17:37
Argomento: Culto


Omelia per la Solennità di Maria SS. Madre di Dio di P. Raniero Cantalamessa

Numeri 6, 22-27; Galati 4, 4-7; Luca 2, 16-21

Il primo Gennaio la Chiesa celebra la solennità di Maria Santissima, “Madre di Dio”. Un titolo che esprime uno dei misteri e, per la ragione, uno dei paradossi più alti del cristianesimo. Esso ha riempito di stupore la liturgia della Chiesa che esclama: “Quello che i cieli non possono contenere, si è racchiuso nelle tue viscere, fatto uomo!”

Giustamente la Chiesa ci fa celebrare la festa di Maria Madre di Dio nell’ottava del Natale. Fu nel Natale, infatti, nel momento in cui “diede alla luce il suo figlio primogenito” (Luca 2, 7), non prima, che Maria divenne vera mente e pienamente Madre di Dio. Madre non è un titolo come gli altri, che si aggiunge dall'esterno, senza incidere sull'essere stesso della persona. Madre si diventa passando attraverso una serie di esperienze che lasciano il segno per sempre e modifica no non solo la conformazione del corpo della donna, ma anche la stessa coscienza che ella ha di sé.

Nel parlare della maternità divina di Maria, la Scrittura mette costantemente in ri salto due elementi, o momenti fondamentali, che corrispondo no, del resto, a quelli che anche la comune esperienza umana considera essenziali perché si abbia una vera e piena maternità. Essi sono: concepire e partorire. “Ecco concepirai nel seno e partorirai un figlio” (Lc 1, 31). Quel che è “generato” in lei è dallo Spirito Santo, ed essa “partorirà” un figlio (cfr. Mt 1, 20 s). La profezia di Isaia, in cui tutto ciò era sta to preannunciato, si esprimeva allo stesso modo: “Una vergine concepirà e partorirà un figlio” (Is 7, 14). Ecco perché solo a Natale, quando dà alla luce Gesù, Maria diventa, in sen so pieno, Madre di Dio. Il primo momento, il generare, è comune sia al padre che alla madre, mentre il secondo, il partorire, è esclusivo della madre.

Ma dre di Dio è il più antico e importante titolo dogmatico della Madonna. È il fondamento di tutta la sua grandezza. Per esso, Maria non è, nel cristianesimo, solo oggetto di devozione, ma anche di teologia; entra cioè nel discorso stesso su Dio, perché Dio è direttamente implicato nel la maternità divina di Maria. È anche il titolo più ecumenico che esista in quanto condiviso e accolto indistintamente, almeno in linea di principio, da tutte le confessioni cristiane.

Nel Nuovo Testamento non troviamo esplicitamente il titolo “Madre di Dio“ dato a Maria. Vi troviamo però delle afferma zioni che, all'attenta riflessione della Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, mostreranno, in seguito, di contenere già, come in nuce, tale verità. Maria è chiamata correntemente nei Vangeli: “ma­dre di Gesú”, “madre del Signore”, o semplicemen te “la madre” e “sua madre”. Da questi dati partì la Chiesa, nel concilio ecumenico di Efeso del 431, per definire come verità di fede la divina maternità di Maria e il titolo di Theotokos, Genitrice di Dio. Tale proclamazione determinò una esplosione di venerazione verso la Madre di Dio che non venne meno mai più, né in Oriente né in Occi dente, e che si tradusse in feste liturgiche, icone, inni e nella co struzione di innumerevoli chiese a lei dedicate, tra cui Santa Maria Maggiore a Roma.
La maternità fisica o reale di Maria, con l'eccezionale e unico rapporto che crea tra lei e Gesù e tra lei e la Trinità tutta intera, è e resta, da un punto di vista oggettivo, la cosa più grande e il privilegio ineguagliabile, ma essa è tale per ché trova un riscontro soggettivo nell'umile fede di Maria. ”Maria, dice S. Agostino, concepì Cristo per fede nel suo cuore prima di concepirlo fisicamente nel suo corpo”. Noi non possiamo imitare Maria nel concepire Cristo nel corpo; possiamo però e dobbiamo imitarla nel concepirlo nel cuore, cioè nel credere.

 








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