Beato colui che non si scandalizza del mistero
Data: Mercoledi 6 Gennaio 2010, alle ore 11:34:27
Argomento: Dogmi


Dal libro di S. M. Perrella, Maria vergine e madre. La verginità feconda di Maria tra fede, storia e teologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2003, pp. 261-263.



Dinanzi ai dubbi, alle perplessità, allo sdegnoso rifiuto postmoderno dell'evento della sua nascita verginale, vera "opera di Dio" (Spirito Santo) e vera "opera dell'uomo" (Maria di Nazareth),  Gesù Cristo stesso ammonisce con la sua risposta data "in quel tempo" ai discepoli del Battista: «.... Beato è colui che non si scandalizza di me» (Mt 11,6). A questo riguardo, osserva un esegeta, «nella disciplina dell'arcano che governa ogni rivelazione, ora si compie un nuovo passo, si varca un'altra soglia. Nella sua risposta ai discepoli di Giovanni, Gesù in fondo dice poche cose, non fa che citare dei passi scritturistici, la cui realizzazione non è sempre molto evidente..... Vi è una sola parola non scritturistica detta da Gesù, e forse la più rivelatrice. É la beatitudine per chi "non inciamba su di me", segno che di lui ci si può scandalizzare. Gesù ammette che, nonostante tutto quello che si ode e si vede di lui, non è affatto evidente che egli debba essere considerato il Messia. Il dubbio di Giovanni ha un certo fondamento. Per aderire a Gesù come al Messia vi è uno scandalo da superare....»1.

La fede dellal Chiesa nel mistero di Cristo è la risposta bimillenaria dell'avvenuto "superamento" dello scandalo, dell'inciampo e del trauma per la "ragione" umana causato dall'inedita e, per certi versi, sconvolgente realtà dell'Incarnazione del Figlio di Dio2. Infatti, osserva Giovanni Paolo II, il «fatto uomo per noi» costituisce ancora oggi un dato di fede irrinunciabile per la Chiesa, costituendo, altresì, «il dato umanamente sconcertante della nascita verginale di Gesù da Maria, sposa di Giuseppe»3: fatto reale pregno di profondi significati per l'uomo e la donna di fede.

Accogliere e credere all'evento trinitario del mistero-evento di Gesù Cristo nato da Maria, la sempre vergine, proclamato dalla Chiesa nel suo magistero ordinario e straordinario, inoltre, significa essere consapevoli che esso, pur essendo frutto dello sviluppo della riflessione di fede, non elimina una fondamentale continuità fra la fede biblica e la fede ecclesiale, non nel senso della ripetizione dell'identico, ma in quello dell'identità nell'alterità, della continuità nel superamento vitale: «In realtà lo sviluppo avviene non solo nel campo della penetrazione soggettiva, cioè delle formulazioni di fede, ma anche in quello della comprensione oggettiva e include perciò acquisizioni di verità che, pur non aggiungendo nulla di nuovo a quanto in Cristo è stato detto, si presentano tuttavia come reali novità nei confronti di ciò che prima era esplicitamente conosciuto e affermato»4. L'insegnamento ecclesiale nella maternità divina e la verginità di Maria è inscindibilmente collegato con la fede in Cristo e la sua formulazione storcio-dogmatica5.

L'Incarnazione del Figlio di Dio, consustanziale al Padre della misericordia e della gloria e all'uomo creato a sua immagine e dallo Spirito sostenuto e santificato nel suo pellegrinaggio verso l'éschaton definitivo, non è il risultato di una mera speculazione umana, più o meno tardiva e più o meno corrispondente all'essenza della fede cristiana: «Essa è un dono, un "extra nos" divino, che si offre nella storia per noi»6.

La concezione e la nascita, prodigiosa, ma vera e verginale, del Dio-con-noi, e la permanente verginità della Madre, sono, un inedito talmente grande che attestano inequivocabilmente la ineffabile e reale prossimità del Mistero trinitario nella fede, nella mente, nella carne e nella storia intima di Maria: entrambi i fatti non sono un'arrogante sottrarre del Figlio divino e della Madre alla natura, alla storia e alla solidarietà umana. La maternità di Maria è stata una maternità unica, a motivo della singolarità e unicità trascendnete e umana del suo figlio Gesù, per cui il metterlo al mondo è stato un episodio indimenticabile della sua esistenza; è stato un evento che l'ha in modo unico consacrata, dedicata a Lui. Per cui le generazioni cristiane hanno intuito e compreso che, dopo tale singolare esperienza materna, era inevitabile cje la Vergine Madre «vivesse nella luce di quella novità che l'aveva così profondamente segnata»7.

 NOTE
1 A. Mello, Evangelo secondo Matteo. Commento midrashico e narrativo, Qiqajon-Comunità di Bose, Magnano 1995, pp. 197-198.
2 Cfr. B. Forte, Maria, la donna icona del Mistero. Saggio di mariologia simbolico-narrativa, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1989 (20004), pp. 110-122.
3. Giovanni Paolo II, Novo millenio ineunte, 18.
4 A. G. Aiello, Dogmi, in Stefano de Fiores - S. Meo (a cura di), Nuovo Dizionario di Mariologia, Edizioni Paoline, Cinisello Blasamo 1986, p. 494.
5 Cfr. G. Soll, Storia dei dogmi mariani, LAS, Roma 1981 (ed. originale tedesca nella collana Handbuch der Dogmengeschichte con titolo Mariologie, Herde, Freiburg-Basel-Wien 1978), p. 17.
6 A. Amato, La mariologia all'inizio del terzo millennio, in Salesianum 63(2001), p. 682.
7 G. Colzani, Maria. Mistero di grazia e di fede, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996, p. 213

 







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