Maria Santissima, modello di accoglienza della parola di Dio
Data: Lunedi 7 Giugno 2010, alle ore 9:31:39
Argomento: Spiritualitą


Il Cap. IV della Lettera Pastorale 2008-09 di Mons Luciano Monari, Vescovo di Brescia, del 4 luglio 2008

38. Maria, modello dell’ascolto di fede

Desidero completare questa riflessione sulla parola di Dio nella vita della Chiesa collocandola nel contesto dell’esperienza spirituale di Maria così come ci è presentata nel vangelo secondo Luca. Il Concilio ci ha insegnato che Maria è la figura stessa della Chiesa, la Chiesa vissuta in pienezza e perfezione dello Spirito. La Chiesa impara a conoscersi proprio quando contempla Maria e trova in lei, pienamente realizzata, la sua stessa vocazione. Maria, infatti, è la madre del Verbo Incarnato; ha offerto la sua stessa carne al Verbo eterno perché prendesse forma umana in lei. E non è forse questo il mistero anche della Chiesa? Non è essa il corpo di Cristo che si edifica attraverso la vita di sempre nuovi membri? E come la Chiesa può vivere la sua maternità spirituale se non imparando da Maria? Per questo desidero richiamare i due brani dell’annunciazione e della visitazione Lc 1,26-39  e Lc 1,29-55.

39. Il racconto dell’annunciazione

il racconto dell’annunciazione è il racconto di come il Verbo di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Tutto, naturalmente, ha origine nella volontà creativa, gratuita, immotivata di Dio stesso. È Dio che manda il suo messaggero, l’angelo Gabriele, a portare la sua parola – il suo Verbo – a Maria. Questo primato della grazia deve essere ricordato sempre: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te.” Sono le parole dell’angelo a Maria ma le possiamo legere anche come parole di Dio alla Chiesa. Davvero la Chiesa è bella, non per i nostri meriti, ma per la grazia incorruttibile di Dio. Di fronte al turbamento di Maria  che non comprende, l’angelo spiega il disegno di Dio: “Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono  di Davide suo padre; e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine” (Lc 1,31-33). Come nota la Bibbia di Gerusalemme “le parole dell’angelo si ispirarono  a vari passi messianici dell’A.T.” Proprio così: l’angelo non dice nulla di nuovo; dice a Maria che la parola di Dio, quella annunciata attraverso i secoli dai profeti, si compirà in lei. Dio ha un disegno sul mondo da Lui creato, sulla storia che egli governa. Ebbene, questo disegno è parola negli oracoli dei profeti; questo medesimo disegno diventerà carne nel seno di Maria. Come ho già ricordato, questo è il senso della missione della Chiesa: che la parola di Dio continui il cammino della sua incarnazione; la Chiesa offre se stessa alla parola di Dio perché la parola assuma ancora forma umana nella storia, nel cosmo. La domanda successiva di Maria riguarda il modo in cui questa incarnazione potrà compiersi e la risposta dell’angelo è chiarissima: non si tratta di fare appello alla potenza di strumenti umani, ma di ricevere nella docilità la forza dello Spirito di Dio e diventarne strumento. La verginità di Maria dice la vocazione verginale della Chiesa che non è chiamata a unirsi alle potenze del mondo per  diventare forte, ma alle potenze del mondo per diventare forte, ma alla parola di Dio per diventare madre. Una volta che la volontà di Dio su di lei è espressa, la risposta di Maria è senza riserve: “Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me secondo la sua parola”: la parola dell’angelo, cioè la parola che Dio le ha comunicato attraverso l’angelo (Lc 1,38). In questo atteggiamento Maria è il modello perfetto della Chiesa, donna dell’ascolto che accoglie la parola e le offre la sua stessa vita perché la parola giunga a portare frutto in lei. Tutte le domeniche, quando la comunità cristiana si raccoglie per la celebrazione dell’eucaristia, avviene esattametne questo: il Signore parla alla sua comunità, la comunità ascolta, riconosce la parola di Dio (“Gloria a Te, Signore!”), cerca di comprenderla nel modo più pieno e si mette a disposizione della parola perché essa, la parola, prenda carne in lei e operi nella storia.

40. Il racconto della visitazione

al racconto dell’annunciazione segue immediatamente quello della visitazione, anche questo un racconto straordinario e illuminante. Maria, va a visitare la sua parente Elisabetta, anch’essa incinta nonostante la sterilità e l’età avanzata. Di per sé, si tratta di un episodio marginale che si colloca nella semplicità del quotidiano. E invece no. Maria entra in casa di Zaccaria, saluta Elisabetta e niente è più come prima. Il bambino di Elisabetta sussulta nel suo seno. Diventerà un profeta, quel bambino, Giovanni Battista; ma già ora, prima ancora di nascere, è profeta, anzi è il più grande dei profeti perché ha il dono di poter riconoscere il Messia che viene a salvare il suo popolo. Di fatto quel sussulto non è un semplice movimento del feto nel seno della madre; è un salto di gioia che esprime lo stupore perché le promesse dei profeti si compiono. È Elisabetta stessa che interpreta le cose in questo modo: all’udire la voce di Maria, infatti, Elisabetta “fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: Benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo… Ecco, appena la voce del suo saluto è giunta ai miei orecchi il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo” (Lc 1,41-45). Perché tutto questo sconvolgimento? Naturalmente perché Maria è incinta del Messia e dovunque essa vada porta la benedizione che il Messia rappresenta. Anche qui: si può dire meglio il senso della storia della Chiesa nel mondo? Portare la gioia può essere portata solo perché la parola di Dio è stata ascoltata, capita, concepita nella fede e nell’obbedienza.
Potemmo allora dire che tutto il senso del nostro programma pastorale è rendere la Chiesa bresciana sempre più mariana, sempre più simile a Maria. Proprio per andare verso questo traguardo dobbiamo diventare ascoltatori della parola: dobbiamo ‘concepirla’ accogliendola nella fede; dobbiamo portarla nel mondo attraverso un’esistenza rinnovata e modificata dall’incontro con la parola. Il Signore ci doni di percorrere con decisione e con gioia questa strada.

 







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