La Madonna e il Sacerdote
Data: Venerdi 11 Giugno 2010, alle ore 11:59:11
Argomento: Chiesa


Una meditazione di Bruno Forte sul sito della Congregazione per il Clero

Nell’ "eccomi" di Maria risuona il messaggio dell'assoluto primato di Dio: alla scuola di Colei che è la Vergine dell’ascolto, il credente apprende sempre di nuovo la docilità assoluta all’Eterno, la disponibilità a lasciarsi plasmare e condurre da Dio dove Lui vorrà, come Lui vorrà, senza condizioni e senza pretese. Con la sua accoglienza verginale, Maria proclama che Dio sta prima, sopra e alla fine di tutto: il suo "eccomi" canta il "Soli Deo gloria", l’urgenza di dare gloria soltanto a Lui, perché Lui solo è il Signore. È questa fede incondizionata che stabilisce fra Maria e il Figlio un rapporto più stretto della stessa maternità fisica: fu lei "la prima e la più perfetta seguace di Cristo", perché "nella sua condizione concreta di vita, ella aderì totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio (cf. Lc 1,38); perché ne accolse la parola e la mise in pratica; perché la sua azione fu animata dalla carità e dallo spirito di servizio" (Marialis Cultus, 35). Nell’"eccomi" della Vergine Madre si possono allora riconoscere in maniera peculiare gli atteggiamenti fondamentali richiesti a chi, come il sacerdote, è chiamato a consacrarsi a Dio con cuore indiviso per il ministero della riconciliazione, per essere - analogamente a Maria, anche se nello specifico della forma sacramentale - colui che gratuitamente accoglie Cristo e gratuitamente lo dona agli uomini nella parola della fede, nella grazia del perdono, nella forza del pane di vita.

Ciò che traspare in maniera esemplare nella Vergine Madre è anzitutto l'innocenza, intesa come recettività profonda del proprio essere davanti all'agire di Dio. Questa sorta di connaturalità nel discernimento e nella realizzazione dei disegni del Signore, questo senso delle cose di Dio presente nella Vergine Maria, è offerto alla Vergine Chiesa con la grazia battesimale e con la vocazione specifica di ciascuno e costituisce il fondamento di ciò che la tradizione credente chiama il "sensus fidei". Il suo esercizio è tanto più spedito e trasparente, quanto più grande è la fedeltà al dono ricevuto. Perciò, alla scuola di Maria, modello compiuto di questa innocenza verginale, in particolare il sacerdote può imparare a custodire integro il dono ricevuto e ad esprimerlo interamente nella docilità pura al Dio vivente, discernendo e realizzando le vie del Signore per sé e pe quanti gli sono affidati. Maria insegna al presbitero il primato della dimensione contemplativa della vita nel suo essere e nel suo agire al servizio degli uomini.

L'"eccomi" di Maria è poi esemplare per il sacerdote in quanto dice l'assenza di ogni sicurezza umana, di ogni garanzia legata alla capacità e alla potenza di questo mondo. Il "non conosco uomo" della Vergine non nasce da disprezzo o da paura, da presunzione o autosufficienza, ma dal suo totale abbandonarsi a Dio: analogamente la Vergine Chiesa è chiamata non a disprezzare ciò che è umano o a temerlo, ma a rifiutare quanto implichi compromesso con la presunzione umana di farsi protagonisti esclusivi del proprio destino. La povertà dei mezzi terreni è in tal senso un aspetto decisivo della verginità della Chiesa, e specialmente dell'esistenza dei consacrati in essa: il ricorso ai poteri di questo mondo, la ricerca di onori o di prestigio, la fiducia nelle garanzie umane, sono altrettante forme della tentazione e del peccato contro la sua verginità. L'"eccomi" di Maria richiede al presbitero la vigilanza critica verso ogni forma di "mondanità", che possa insinuarsi nel suo cuore, distraendolo dall’unico necessario, che è servire Dio e gli uomini in Lui e per la Sua gloria.

 Lo stare sotto l'assoluto primato di Dio non significa, tuttavia, pura passività: proprio nella sequela del Cristo, che ci ha preceduto nel combattimento della fede (cf. Eb 12,2), credere vuol dire impegno e passione, paradosso di chi combatte con Dio per la causa di Dio (cf. Eb 5,7). La fede della Vergine fu tutt’altro che passiva: nell'"eccomi" dell'annunciazione risplende in piena luce come il Dio vivente abbia voluto chiedere l'assenso della Sua creatura, rispettandone la libertà e la dignità di "partner" dell'alleanza. Col suo "eccomi" la Vergine ha veramente cooperato alla storia del nuovo inizio del mondo, partecipando nella grazia liberamente accolta al "sì" dell'unico mediatore fra Dio e gli uomini, il Figlio suo, Gesù Cristo (cf. l Tm 2,5). In Maria Dio non fa concorrenza all'uomo né edifica la sua gloria sulle ceneri della creatura. In questo "sì", che sta fra Dio e Dio, fra la sua Grazia preveniente e la sua Grazia santificante, ma che è pronunciato veramente dal cuore libero dell'uomo, si compie l'umana collaborazione alla salvezza, che ha in Maria la sua icona perfetta: nell’esistenza sacerdotale questo "sì" si esprime in tutte le opere della fede e in tutte le azioni sacramentali, compiute come frutto del dono ricevuto, che fanno del presbitero non solo il "collaboratore di Dio" (1Cor 3,9), ma anche colui che come l’Apostolo può dire: "Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia" (2 Cor 1,24 ). Come la Madre di Dio e con la Sua intercessione, grazie al sempre nuovo "si" del suo cuore all’Eterno, il sacerdote rende presente il Figlio Gesù nel cuore degli uomini e nel cuore della storia per la salvezza del mondo.

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