Spiritualitą della cooperazione mariana alla Redenzione in S. Veronica Giuliani
Data: Venerdi 2 Luglio 2010, alle ore 22:25:05
Argomento: Santi


Dal libro di Sr Maria Francesca Perillo, Maria nella mistica. La mediazione mariana in santa Veronica Giuliani, Eupress, Lugano 2004, pp.179-185.



Santa Veronica nasce in un ambiente familiare dove si respira un clima di profonda pietà mariana nel quale la piccola Orsola Giuliani cresce coltivando un'intensa devozione infantile alla Vergine; la perdita della madre terrena, mentre Orsola è ancora bambina, è certamente un importante avvenimento che spinge la santa a ricorrere a Maria e confidare in Lei, a considerarla la sua vera Madre. Entrata nella vita religiosa, santa Veronica coltiva sempre la sua devozione tenera e filiale verso Maria. La Madre divina è sempre presente nelle sue grandi esperienze mistiche, ma in una posizione molto secondaria rispetto a quella di Gesù. Dal 1700 in poi si ha una svolta nella vita di santa Veronica quanto alla sua pietà mariana. Oltre agli eventi particolari di quegli anni (persecuzioni, incomprensioni, umiliazioni, etc.), una notevole influenza è esercitata dal suo Confessore di quegli anni: il padre Tassinari, dei Servi di Maria179.  La pietà mariana di santa Veronica diviene sempre più intima e profonda fino raggiungere, in un crescendo d'impegno ascetico e grazie straordinarie, l'unione mistica. Maria SS.ma occupa un posto sempre più centrale nella sua vita. Tenendo ben presente questa evoluzione della pietà mariana nella vita dì santa possiamo, a questo punto, iniziare a delineare le linee fondamentali della spiritualità veronichiana180 della corredenzione mariana.

Compassione con il Cristo sofferente e con la Vergine Addolorata


Condividere i patimenti di Cristo: è questa la vocazione speciale di santa Veronica che, a buon diritto, è stata chiamata la "mistica della Passione". V'è tutto un itinerario di partecipazione progressiva ai patimenti del Cristo Crocifisso anche mediante fenomeni corporali. Infatti, i patimenti dell'Umanità di Cristo, assiduamente meditati e contemplati conducono santa Veronica sulla via dell'imitazione e della partecipazione. Ella non solo si commuove «pensando a quei dolori che patì l'Umanità SS18l, ma partecipa di essi. Di tale partecipazione, che sta alla base della stimmatizzazione182, è utile, ai fini del nostro studio, evidenziare due aspetti significativi:
1) La partecipazione ai dolori dell'umanità di Cristo non dipende dallo sforzo positivo di santa Veronica di avvicinarsi e uniformarsi ad essi, ma è dono di Dio che interviene per renderla «partecipe di quelle medesime pene che ebbe l'Umanità SS183. È Dio, ad esempio, che le fa «provare un poco di quel tormento che ebbe dell'Umanità SS. quando fu inchiodato sulla Croce»l84 o in altri diversi momenti della sua Passione. L'iniziativa, in altri termini, è di Dio che la rende partecipe dei dolori dell'umanità SS.ma del Figlio. Questo aspetto della compassione di santa Veronica è di estrema importanza perché talvolta nelle pagine del Diario sembra che sia la santa a volersi unire alle sofferenze di Cristo. In realtà questo suo atteggiamento compassivo, pur essendo reale, non è altro che l'effetto degli "inviti" di Dio a partecipare alle sofferenze dell'umanità SS.ma di Cristo. In termini più appropriati possiamo dire che la partecipazione ai dolori dell'umanità di Cristo affonda le sue radici nella contemplazione infusa della sua Passione e non semplicemente nella contemplazione cosiddetta acquisita185.
2) La compassione di santa Veronica, cioè la sua partecipazione ai dolori dell'umanità di Cristo, è sempre vissuta in un'esatta posizione di dipendenza rispetto alla Passione di Cristo. Ella, infatti, offre tutte le sue pene «in unione di quelle che patì Gesù nella Sua SS. Passione»l86. Così leggiamo in una pagina del Diario: «Stando tutta applicata in Dio - scrive la santa - tutte le pene e i dolori che sentivo, tutte pigliavo in penitenza dei miei peccati; ma perché vedevo che questo patire era un niente in confronto di quello che avrei dovuto patire; e conoscevo che, sebbene avessi patito tutto ciò che hanno patito i Santi, tanto, sarebbe niente; univo questo poco al prezzo inestimabile dei meriti infiniti e a tutta la SS. Passione di Gesù. Facevo che questa Umanità S. offrisse Ella medesima per me»l87.

Santa Veronica, dunque, riconosce con estrema lucidità ed esattezza teologica che tutto ciò che le è partecipato, così come le sofferenze di tutti i santi, non hanno alcun valore se non sono unite all'unica offerta sacrificale dell'umanità di Cristo. La santa cappuccina contempla Maria sempre unita ai patimenti di Gesù, in unione di spirito con Lui. Ella offre le proprie lacrime insieme ai dolori del Figlio in un unico sacrificio redentivo gradito al cospetto del Padre. Tale sacrificio, benché raggiunga il suo culmine nella Crocifissione, investe, tuttavia, tutta la vita del Redentore e della Corredentrice. Infatti, come giustamente osserva il Piccinelli, «se è vero che la stragrande maggioranza dei riferimenti individua nell'effusione del sangue il momento privilegiato della nostra Redenzione, è altrettanto certo che tutta la vita del Cristo è percepita da santa Veronica sotto il segno determinante dell'opera redentiva. La stessa incarnazione, come ingresso storico nella vita degli uomini, acquista valore e consistenza in funzione della Croce verso cui è prioritariamente rivolta. Più propriamente, la redenzione è il fine dell'incarnazione»l88. Sin dal primo istante della sua vita, il Verbo incarnato iniziò a patire e, scrive santa Veronica, «questo patimento non fu noto a nessun altro»l89 che a sua Madre, la quale simultaneamente «provò in se tutte le medesime pene»l90.
Dalla contemplazione della Passione di Cristo santa Veronica giunge alla contemplazione della Compassione di Maria o, meglio, è nella Passione di Cristo che ella scopre la Compassione di Maria come una parte subordinata ma pur necessaria dell'unico sacrificio redentivo. In altri termini, l'itinerario di progressivo avvicinamento e unione di santa Veronica alla Vergine dei Dolori si spiega con la graduale comprensione che ella ebbe del mistero di Maria e della sua partecipazione all'opera redentiva. Si può dire che santa Veronica, innamorata dello Sposo Crocifisso, comprese via via che solo la Madre conobbe e partecipò pienamente ai dolori del Figlio: di qui il costante e crescente amore verso di Lei. Prova ne è la sua speciale devozione ai dolori di Maria, devozione che, iniziata intorno al 1700, va gradatamente crescendo e giunge a volare sulle vette della più alta contemplazione fino alla partecipazione ai dolori di Maria. Molto spesso, infatti, santa Veronica sperimenta "saggi" di quello che soffrì la Vergine nelle varie circostanze della vita di Gesù.
La Madre Addolorata e "Coadiutrice all'umana Redenzione" occupa un posto Sempre più centrale nella spiritualità veronichiana ed attira la santa ad una intimità sempre più profonda verso di Lei e, in particolare, verso il suo Cuore Addolorato. In un raccoglimento, infatti, la santa vide il Cuore Addolorato di Maria come uno specchio su cui era scritto "fonte di Grazie". e di lì a poco scrive nel Diario: «Chi vuole le grazie deve ricorrere al Cuore Addolorato di Maria»l91. «lo capisco per via di comunicazione - scrive ancora la santa in un'altra pagina del Diario - che Maria SS.ma voleva farmi molte grazie; e che perciò facevami vedere quei fonti di grazie (sono i Cuori di Gesù e Maria, n. d. r.) e tenere in me pure il fonte di Grazia che sono i Suoi santi dolori»192.

È interessante a questo proposito notare come, ancora una volta, in santa Veronica la grazia sia legata alla sofferenza. Ella, infatti, specifica che il sigillo fonte di grazie è scritto non genericamente nel Cuore di Maria, ma nel Cuore Addolorato di Lei, perché i suoi santi dolori sono le "fonti" che hanno meritato la grazia. Ne Consegue che, secondo la spiritualità veronichiana:
1) È dai dolori di Maria che deriva la distribuzione delle grazie, cioè, in senso più ampio, è dalla sua partecipazione all'opera redentiva che discende la sua mediazione di grazie. come già detto in precedenza. Non a caso, ripetiamo, la santa tiene a specificare che chi vuoi ottenere grazie deve ricorrere al Cuore Addolorato di Maria.
2) La Vergine Addolorata comunica a santa Veronica i suoi dolori e il suo stesso Cuore (dal 1720 in poi, con estrema frequenza la Vergine Maria chiama santa Veronica "cuore del mio Cuore"), così che Ella, partecipando ai suoi dolori, possa con Lei e come Lei divenire mediatrice, cioè "mezzana", tra Dio e le anime. «Amava di predilezione la Vergine Addolorata - scrive il Da Busano di santa Veronica - e, conoscendone meravigliosamente i privilegi di Madre e di Mediatrice, perché Corredentrice, si consacrò totalmente al suo cuore, per essere prima con Lei Crocifissa, e poi "Mezzana" tra Maria e le anime»193.

I dolori di Maria SS.ma nel cuore

Come sempre avviene nella vita degli autentici mistici, anche nell'esperienza veronichiana dall'ortodossia si giunge all'ortoprassi, dalla contemplazione alla compartecipazione. Nel 1710, infatti, la santa di Città di Castello riceve nel cuore le sette spade dei dolori di Maria. È un'esperienza che si rinnoverà spesso nella sua vita. I dolori si muovono, "danno consenso", "parlano", come gli altri strumenti della Passione e le lettere scolpite nel Cuore. Siamo al vertice della spiritualità veronichiana della corredenzione mariana. Partecipe della Redenzione con la stimmatizzazione avvenuta nel 1697, santa Veronica è ora partecipe della corredenzione con l'impressione nel cuore delle sette spade. Sollevata a vette mistiche davvero eccelse, perduta nel "mare e pelago immenso dell'infinità e dell'essenza divina"194, trasformata nel Cristo paziente e assimilata alla Vergine Corredentrice per la straordinaria partecipazione all'unico martirio redentore, santa Veronica non dimentica la terra e gli uomini. Tutt'altro. Partecipando alle sofferenze di Cristo e di Maria SS.ma, completando in se «ciò che manca ai patimenti di Cristo» (Col 1,24), ella ha realizzato la mirabile missione di ''mezzana''195, cioè di mediatrice tra Dio e le anime. Si delinea così una spiritualità della corredenzione mariana in santa Veronica sorprendentemente completa. Dalla sua partecipazione straordinaria all'opera redentiva del Cristo e della Vergine Madre scaturisce una peculiare missione della santa: essere "mezzana" tra gli uomini e Dio, riflesso mirabile della mediazione di grazia di Maria SS.ma che più volte la rende partecipe del suo ufficio di Dispensatrice di grazia.

Compartecipe all'opera redentiva, santa Veronica è tormentata dalla sete di anime. «Anime, anime io voglio, Signore»l96, e ancora: «0 Amore! Mandatemi più pene, più tormenti, più croci, che sono contenta purché tutte le creature ritornino a voi»l97. Nel suo ufficio di "mezzana" santa Veronica si affida ancora completamente a Maria SS.ma: «Maria SS.ma ..., fate voi per me - dice rivolta alla Vergine - io come io non posso niente»198. Il suo ufficio di "mezzana" è dunque tutto riversato nelle mani della Vergine, di Colei che è la Mediatrice universale di grazia per eccellenza. Santa Veronica, è stato opportunamente rilevato, ci propone Maria come «Corredentrice, Mediatrice di grazia, cui dobbiamo consacrarci totalmente per trasformarci nel Suo Gesù»199. Si potrebbe dire, in rapida sintesi, che santa Veronica fu mediatrice presso la Mediatrice universale per aver compartecipato ai di Lei dolori di Corredentrice universale.

NOTE

179 Interessante, a questo proposito, è la testimonianza del padre Crivelli nei processi di santa Veronica. «La Passione di Gesù Cristo e i dolori di Maria SS.ma - testimonia il padre - furono sempre i due poli sui quali essa raggirò sempre le sue rare virtù, e le due ancore alle quali stette sempre costantemente attaccata nelle orribili tempeste, che soffrì nella sua vita, di orribilissime tentazioni interne ed esterne, travagli, mali ed avversità: e, quando parlava della Passione di Gesù Cristo e della Vergine Santissima Addolorata, inteneriva certamente coi suoi discorsi chi l'ascoltava». A questa tenera devozione - spiega il padre Pizzicaria a commento della deposizione del padre Crivelli - santa Veronica fu animata dal buon padre Tassinari, inclito ornamento dell'Ordine dei Servi di Maria, che per tanto tempo le fu guida e maestro nelle cose dell'anima. Cfr. D 1, 138 (nota).
180 Sull'argomento si veda anche lo studio del Da Busano che esplicitamente tratta, in un paragrafo del suo studio, di Maria SS.ma Corredentrice e Mediatrice in santa Veronica Giuliani: Spiritualità francescana. 176ss.
181 D III, 221.
182 il padre Battaglia evidenzia che la "trasformazione dell'amante nell'Amato" è prodotto dalla forza unitiva dell'amore sponsale. «L'icona che più di ogni altra fa balenare immediatamente davanti agli occhi la portata e lo spessore di questo affetto è quella di S. Francesco d'Assisi stigmatizzato. Raccontando l'evento prodigioso nella Legenda Maior, Bonaventura dice che il santo ricevette le stimmate "rapito in estasi dall'ardore dei suoi desideri serafici e trasformato da una tenera compassione in colui che volle essere crocifisso per eccesso di carità". Ora, "la Legenda, nel confermare il primato del tatto, ne mostra l'attuazione più perfetta: Francesco nel tangere Dio, si trova da Lui toccato e nelle stimmate vede su di sé i segni del tactus divino: quindi "le stimmate sono il signum della conformazione interiore al crocifisso giunta a un tale excessus da trasbordare nel dominio visibile della corporeità". "Le stimmate attestano, inoltre, che l'usus del senso spirituale del tactus ha raggiunto la massima valenza cognitiva e fruitiva, pervenendo ad un perfectus usum, perché Francesco è stato toccato, segnato in modo indelebile - nello spirito prima e poi nel corpo - dall'Amato crocifisso, il quale ha "impresso" su di lui e in lui la sua perfetta immagine, e così lo ha pienamente trasformato e conformato a sé, spinto dall'immenso amore che nutriva per il suo servo»:  Il Signore Gesù Sposo della Chiesa. Cristologia e contemplazione 2 (Bologna 2001)196. Vera figlia e discepola del Poverello d'Assisi, anche Veronica è stata "toccata" dall'Amato che, con l'impressione delle stimmate, I'ha pienamente conformata a Sé.
183 D II, 766.
184 D II, 1033
185 Sull'importanza e la necessità della contemplazione cosiddetta acquisita, così scrive il padre Battaglia: «[...] come per conoscere il volto autentico del Cristo glorioso rivelato alla Chiesa dallo Spirito Santo è necessario fare memoria del suo passato storico, del Gesù terreno appunto, così è altrettanto vero che per conoscere, per non perdere di vista il volto autentico, l'identità vera del Gesù terreno, bisogna guardare al crocifisso risorto [...] L'approccio più indicato comporta ed esige che l'umanità di Cristo venga presa come oggetto e luogo di contemplazione. Una scelta del genere si basa sulla verità che nella vicenda terrena dell'uomo Gesù culminata con la morte di croce e sfociata nel giorno glorioso della risurrezione è riassunta e racchiusa l'autorivelazione di Dio al mondo»: Cristologia e contemplazione. Orientamenti generali (Bologna 1996) 37. Sulla differenza tra contemplazione "acquisita" ed "infusa", cfr. TANQUEREY A., Compendio di teologia, 833-860; ROYO MARIN A., Teologia della perfezione cristiana (Roma 1961) 812s, alla dizione di contemplazione "acquisita" ed "infusa" preferisce quella di "naturale" e "soprannaturale" per esprimere la medesima realtà. Sull'argomento si veda anche HERRAIZ M., "Contemplazione", Dizionario di mistica (Città del Vaticano 1998) 338-348.
186 D II, 1157.
187 D II, 1161.
188 PICCINELLI R., La teologia della Croce, 252. Cfr. D 111, 34.
189 D III, 992.
190 D III, 992.
191 D III, 64S'.
192 D III, 473.
193 DA BUSANO A., Spiritualità francescana, 349.
194 D III, 377.
195 D I, 32, 119, 215.
196 D I, 70.
197 Cfr. D II, 21ss.
198 D IV. 426.
199 DA BUSANO A., Spiritualità francescana, 176.



 







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