La Vergine Immacolata unisce Giovanni Maria Vianney e Massimiliano Kolbe
Data: Domenica 4 Luglio 2010, alle ore 18:03:49
Argomento: Santi


Un articolo di Egidio Monzani su Il Cavaliere dell’Immacolata - gennaio 2010




 

Il 19 giugno 2009, in occasione dei 150 anni dalla morte di Giovanni Maria Vianney, santo curato d’Ars e patrono di tutti i parroci del mondo, papa Benedetto XVI ha indetto un “anno sacerdotale” per «contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per la loro più forte e incisiva testimonianza evangelica nel mondo d’oggi» (Lettera ai presbiteri, 16 giugno 2009). Il curato d’Ars nutriva nei confronti della Vergine Maria una tenera devozione, fatta di confidenza e immediatezza. Era solito dire: «Per dare qualcosa alla santa Vergine, se mi potessi vendere, mi venderei». É risaputo che tutti i santi vivano un amore particolare nei confronti di Maria, perché diceva il santo Giovanni Maria «nessuna grazia viene dal cielo senza passare dalle sue mani».
Ed è quindi interessante per noi mettere accanto all’Immacolata sia il Curato d’Ars, sia Massimiliano Maria Kolbe per contemplare la loro santità che scaturisce dall’amore alla Vergine. Ma prima qualche nota per conoscere meglio il santo francese.

Il Santo Curato d'Ars

Nato nel villaggio di Dardilly, nella diocesi di Lione, l’otto maggio dell’anno 1786, nello stesso giorno fu battezzato e gli fu imposto il nome di Giovanni Maria. I suoi genitori, agricoltori benestanti e molto religiosi, lo educarono fin da bambino alla continua preghiera, al terrore del peccato e ad un dolcissimo amore verso la Vergine Madre di Dio.
Da ragazzo mentre pascolava il gregge, pregava recitando il rosario, e spronava gli altri pastori perché facessero altrettanto; a tredici anni riceve la prima Comunione e a diciassette la cresima. Non senza sacrifici, il 13 agosto 1815 viene ordinato sacerdote a Grenoble. Subito manifesta l’amore nei confronti dei peccatori e dei bisognosi, mettendo il massimo impegno e sollecitudine nel ricevere giorno e notte le confessioni dei penitenti. Ad Ars si propone di rinnovare la cultura religiosa ed essere vicino ai fedeli con molto affetto. Con preghiere, fatica e lacrime, si impegnò a far cambiare le cattive abitudini dei suoi parrocchiani, e a farli crescere nell’amore all’Eucaristia e nella devozione verso la Vergine Maria. Ai suoi parrocchiani il Santo Curato insegnava soprattutto con la testimonianza della vita. Dal suo esempio i fedeli imparavano a pregare, sostando volentieri davanti al tabernacolo per una visita a Gesù Eucarestia.
«Non c’è bisogno di parlar molto per ben pregare» spiegava loro il Curato. «Si sa che Gesù è là, nel santo tabernacolo: apriamogli il nostro cuore, rallegriamoci della sua santa presenza. E’ questa la migliore preghiera”. Ed esortava: « Venite alla comunione, fratelli miei, venite da Gesù. Venite a vivere di Lui per poter vivere con Lui…”E’vero che non ne siete degni, ma ne avete bisogno!”»
«Al tempo del Santo Curato, in Francia, – scrive Benedetto XVI nella sua lettera ai sacerdoti, – la confessione non era né più facile, né più frequente che ai nostri giorni, dato che la tormenta rivoluzionaria aveva soffocato a lungo la pratica religiosa.
Ma egli cercò in ogni modo, con la predicazione e con il consiglio persuasivo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza della Penitenza sacramentale, mostrandola come un’esigenza intima della presenza eucaristica. Seppe così dare il via a un circolo virtuoso.
Con le lunghe permanenze in chiesa davanti al tabernacolo fece si che i fedeli cominciassero ad imitarlo, recandovisi per visitare Gesù, e fossero, al tempo stesso, sicuri di trovarvi il loro parroco, disponibile all’ascolto e al perdono».
La sua santità non rimase nascosta a lungo, in breve tempo tutti lo invitavano presso altre regioni perché parlasse al popolo delle cose divine. Attirò nel villaggio di Ars numerosi pellegrini che desideravano consultarlo. Si privava di tutto, anche delle cose più piccole e si mortificava con flagelli e strumenti di penitenza. Cresceva sempre più nell’amore a Dio, alla Vergine Maria e alle anime del purgatorio.
La sua fama cominciò a divulgarsi sempre di più. Accorsero da lui talmente numerosi fedeli per la confessione che né lo spazio della chiesa né il villaggio poteva accoglierli. Provenivano non soltanto delle regioni confinanti, ma anche da tutte le province della Francia e perfino dal Belgio, dall’Inghilterra e dalla Germania e questo durò per un periodo di venticinque anni, senza alcuna interruzione di tempo.
La sua missione pastorale che riportava tante anime a Dio, gli procurò l’odio di satana che spesso cercava di interrompere il suo sonno con strepiti e rumori di ogni genere. La casa canonica era scossa fin dall’estremità delle fondamenta e talora sembrò che quasi crollasse, e mentre gli amici di Giovanni Maria, che tutte queste cose vedevano e ascoltavano, tremavano dalla paura, solo lui, con animo tranquillo, non temeva per nulla le opere del demonio.
Il 4 agosto 1859, alle 2 del mattino, il santo curato d’Ars si addormentò nel Signore.
Il suo corpo, che tutti desideravano visitare e baciare, fu esposto per due giorni. Il 17 aprile 1904 il papa san Pio X firmava il decreto per la beatificazione che si celebrò l’8 gennaio 1905 nella basilica di S. Pietro in Vaticano.
Il 31 maggio 1925 viene canonizzato da Pio XI.
Il suo cuore incorrotto è conservato nel santuario francese di Ars.

L'amore all'Immacolata

Nutriva un amore particolare verso la Vergine Immacolata e papa Giovanni XXIII nel 1959 osservava: «Poco prima che il Curato d’Ars concludesse la sua lunga carriera piena di meriti, la Vergine Immacolata era apparsa, in un'altra regione della Francia, ad una fanciulla umile e pura, per trasmetterle un messaggio di preghiera e di penitenza, di cui è ben nota, da un secolo, l’immensa risonanza spirituale. In realtà la vita del santo sacerdote era in anticipo un’illustrazione vivente delle grandi verità soprannaturali insegnate alla veggente di Massabielle. Egli stesso aveva per l’Immacolata concezione della Santissima Vergine una vivissima devozione, lui che nel 1836 aveva consacrato la sua parrocchia a Maria concepita senza peccato, e doveva accogliere con tanta fede e gioia la definizione dogmatica del 1854». I biografi attestano che san Giovanni Maria Vianney parlava della Madonna con devozione e al tempo stesso con confidenza e immediatezza.
«La Santa Vergine – soleva ripetere – è senza macchia, ornata di tutte le virtù che la rendono così bella e gradita alla SS. Trinità». E inoltre: «Il cuore di questa buona Madre non è che amore e misericordia, non desidera che di vederci felici. Basta solo rivolgersi a Lei per essere esauditi».
Traspare da queste espressioni lo zelo del sacerdote, che, mosso da anelito apostolico, gioisce nel parlare di Maria ai fedeli, e non si stanca mai di farlo. Anche il mistero arduo dell’Assunzione, egli sapeva presentarlo con immagini efficaci, ad esempio così: «L’uomo era creato per il cielo, il demonio ha spezzato la scala che vi conduceva. Nostro Signore, con la sua Passione, ce ne hanno formata un’altra… La SS, Vergine è sull’alto della scala e la tiene a due mani, e ci grida: Venite, venite! ».
Il Santo Curato d’Ars era attratto soprattutto dalla bellezza di Maria, bellezza che coincide con il suo essere l’Immacolata, l’unica creatura concepita senza ombra di peccato.
«La Santa Vergine – affermava – è quella bella creatura che non ha mai disgustato il buon Dio». Quale pastore buono e fedele, egli dette prima di tutto l’esempio, anche in questo amore filiale per la Madre di Gesù, dalla quale si sentiva attratto verso il cielo. «Se non andassi in cielo esclamava come sarei addolorato! Non vedrei mai la Santa Vergine, questa creatura così bella! ».
Consacrò inoltre più volte la sua parrocchia alla Madonna, raccomandando specialmente alle mamme, di fare altrettanto ogni mattina con i loro figli. «Consacratevi a Maria. Pregatela bene questa santa Madre, onoratela soprattutto nella sua Immacolata Concezione». Credeva molto nella mediazione della Madonna nei nostri confronti presso Dio e invitava a rivolgersi «a Lei con una grande fiducia e siamo certi che, per quanto miserabili possiamo essere, Lei ci otterrà la grazia della nostra conversione». E ancora: «Ciò che deve indurci a rivolgerci a Lei con una grande fiducia è che Ella è sempre attenta».

Consacrazione e fiducia

La consacrazione all’Immacolata e la fiducia riposta in Lei sono espressioni a noi molto care, perché fanno parte della spiritualità di Massimiliano Maria e ci stimolano a cercare una certa analogia tra i due santi. Anche se padre Kolbe, nei suoi scritti ha un solo riferimento al santo curato d’Ars ed una nota di diario degli Esercizi Spirituali di Roma nel 1915, in particolare per il suo spirito di preghiera: «Con la preghiera di certo otterrai tutto ciò che è veramente utile. Però devi pregare con molta insistenza e perseveranza; con un fervore sempre maggiore. E per tuo mezzo Iddio compirà miracoli (ad esempio il Curato d’Ars) ».(SK 915).
Non essendoci alcun riferimento alla Vergine Immacolata, è presumibile che conoscesse solo la vita del santo, ma non i suoi scritti, anche perché verrà canonizzato dieci anni dopo. Ma questo non ci impedisce di cercare questa sintonia di pensiero e di amore nei confronti della Madre del Signore.
Al fratello padre Alfonso scriveva: «Abbi fiducia nell’Immacolata. Ella infrangerà tutti gli ostacoli, li trasformerà in un bene maggiore: Ella sa fare anche i miracoli» (SK 144). Ad un confratello che poneva i propri limiti come ostacolo alla vocazione diceva: «La nostra potenza consiste nel riconoscere la nostra stupidità, debolezza e miseria e in una illimitata fiducia nella bontà e nella potenza dell’Immacolata» (SK 301). Inoltre: «Bisogna avere una grande pazienza e fiducia in Lei, inoltre, pregare molto nelle difficoltà, nelle sofferenze. Invocare il Suo dolcissimo nome, “Maria”, oppure recitare una ”Ave Maria” mentre nei casi più difficili e più importanti non sarà male recitare anche tutta una parte del rosario.
In tal modo ogni difficoltà o sofferenza si cambierà in sorgente di meriti» (SK 505).

Cuore di Madre

Giovanni Maria Vianney, nel suo inesauribile apostolato attraverso la confessione, continuamene poneva accanto al Cuore misericordioso del Figlio l’amore e la premura materna di Maria: «Ringrazio Dio di aver preso un cuore così buono con i peccatori e di averne dato uno così buono a sua Madre». E aggiungeva: «La santa Vergine è così buona che ci tratta sempre con amore”. “Nel cuore della santissima Vergine non c’è che misericordia». « La santissima Vergine sta fra noi e suo Figlio. Più noi siamo peccatori più Ella ha per noi tenerezza e compassione. Il figlio che ha fatto maggiormente piangere sua madre è quello più caro al suo cuore. Una madre non corre sempre verso il più debole, il più vulnerabile? ». Gli fa eco padre Kolbe con parole sempre improntate all’incoraggiamento. «Non temere anche se ti sembrerà di avere già un piede nell’inferno, tuttavia se non ti stancherai di rivolgerti a Lei con piena fiducia, senza considerare affatto la tua situazione, stai tranquillo che non perirai di certo» (SK 897). E ancora: «Le cadute ci insegnano a non fare assegnamento su noi stessi, ma a riporre tutta la nostra fiducia nelle mani di Dio, nelle mani dell’Immacolata, Mediatrice di tutte le grazie. Sempre in tranquillità e in serenità; mai nella tristezza» (SK 937).
Il dono della Madre dalla croce è il fondamento del nostro rapporto con Maria. Il santo Curato diceva con semplici parole: «Gesù Cristo, dopo averci dato tutto quello che poteva darci, vuole anche farci eredi di quello che ha di più prezioso, ovvero la sua santa Madre». Padre Kolbe accompagna questo dono con una preghiera: «Tu sai bene che un bambino ha bisogno di una madre: Tu stesso hai stabilito questa legge di amore. La Tua bontà e la Tua misericordia, perciò, ha creato per noi una Madre, la personificazione della Tua bontà e del Tuo amore infinito, e dalla croce, sul Golgota, hai offerto Lei a noi e noi a Lei. Inoltre hai stabilito, o Dio che ci ami, di costituirla onnipotente Dispensatrice e Mediatrice di tutte le grazie: Tu non rifiuti nulla a Lei, ma neppure Lei è capace di rifiutare alcunché a nessuno. Chi, dunque, potrà ancora dannarsi? Chi non raggiungerà il paradiso? Probabilmente solo un insensato, un testardo esecratore di se stesso non vuole coscientemente e volontariamente salvarsi e fugge lontano perfino dalla migliore delle madri e disprezza la Sua mediazione» (SK 1145).
Concludiamo questa piccola rassegna con il riferimento a ciò che l’uomo aspira di più: la felicità. Diceva il santo curato d’Ars: «Maria desidera tanto la nostra felicità». E san Massimiliano, con passione ardente scuoteva i dubbiosi: «Gente di poca fede, perché il dubbio penetra furtivamente nel vostro cuore? Accendete ovunque l’amore e la fiducia verso Maria Immacolata e ben presto vedrete sgorgare dagli occhi dei peccatori più induriti le lacrime, svuotarsi le carceri, aumentare le schiere dei lavoratori onesti, mentre i focolari domestici profumeranno di virtù, la pace e la felicità distruggeranno la discordia e il dolore, poiché c’è ormai una nuova era» (SK 1069).
«Offriti anche tu all’Immacolata! Permetti che Ella operi per tuo mezzo e spargerai sulla terra molta felicità anche in questo nostro tempo, offrirai a molte anime inquiete pace e serenità in Dio» (SK 1237).
E tracciava la missione del vero milite con questo programma: «Egli non restringe il proprio cuore solamente a se stesso, né alla propria famiglia, ai parenti, ai vicini, agli amici, ai connazionali, ma abbraccia con essi il mondo intero, tutti e ognuno singolarmente, poiché tutti sono stati redenti dal sangue di Gesù, senza eccezione alcuna, tutti sono nostri fratelli. Per tutti egli desidera la felicità vera, l’illuminazione con la luce della fede, la purificazione dai peccati, l’infiammarsi del cuore mediante l’amore verso Dio, un amore che non pone alcun limite. La felicità di tutta l’umanità in Dio attraverso l’Immacolata: ecco il suo sogno» (SK 1088).


 







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