Un Editoriale di Silvano M. Maggiani, OSM, in Marianum 57(2010), pp. 9-16
La maturazione di una scienza
Nella luce della sua ricerca sull’esistenziale soprannaturale, K. Rahner aveva intuito e quindi espresso che «l’uomo religioso del futuro dovrà essere un mistico, uno che ha fatto esperienza, oppure non sarà affatto religioso».1 A distanza di qualche decennio, come in un allargarsi d’orizzonte, ci si è espressi assiomaticamente: «Il XXI secolo o sarà mistico o non sarà».2 Sembra di costatare un cambiamento di paradigma circa la comprensione di che cosa si vuole significare per “mistica”, tanto da contrastare un’opinione assai diffusa che di fatto ha favorito la divulgazione di una comprensione della mistica circoscritta ai soli fenomeni straordinari di un’esperienza comunionale.3 Di fatto il termine “mistica”, utilizzato da più saperi, è soggetto a differenti interpretazioni, e l’estensione del suo uso nell’ambito della teologia spirituale, della teologia dogmatica, sembra preannunciare nuovi percorsi interpretativi.4 È singolare che pur in ambito liturgico sia stata posta la relazione della questione tra mistica e rito con innovative aperture di comprensione.5
La precisazione che dà del termine “mistica” il Catechismo della Chiesa Cattolica nel capitolo su “La salvezza di Dio: la legge e la grazia”, all’interno dell’Articolo 2. Grazia e giustificazione e in riferimento alla santità cristiana, sembra facilitare il cammino di comprensione riconducendo all’esperienza comunionale con Cristo nei suoi misteri, e in lui alla santissima Trinità, un’esperienza che, pur nella sua eccedenza, è aperta a tutti.6 La vita mistica fa parte della maturazione cristiana, maturazione che può essere caratterizzata da esperienze mistiche di cui la persona diventa cosciente con umile consapevolezza.
In questa contestualità cristologico-trinitaria, è come se si fosse aperto un “cantiere” di ricerca in cui non può essere assente la ricerca mariologica, sia per approfondire la relazione di una vita mistica con Maria, il suo significato, il perché, le sue caratterizzazioni, le modalità, sia per comprendere e dare ragione di singolari esperienze mistiche in cui è esplicito il riferimento alla presenza della Vergine Maria, Madre del Signore a noi affidata nel compimento del mistero pasquale (cfr Gv 19, 25-27).
Una ricerca aperta e in cammino
Mi pare sintomatico costatare una progressione di interesse nei confronti della “mistica” in mariologia. Se si consulta il pur prezioso e ancora oggi referenziale Nuovo Dizionario di Mariologia7, mentre troviamo la voce Spiritualità8, non risulta la voce Mistica, neppure come eventuale sottotitolo o paragrafo della “Spiritualità”. Nel frattempo, senza impegnarmi a dar ragione esaustivamente della pubblicistica a riguardo, segnalo che S. DE FIORES, nella Storia culturale della Mariologia, mentre descrive l’emergere del paradigma spirituale nello specifico della “spiritualità mariana”, dà ragione della presenza di Maria relazionata all’esperienza mistica9 e, pur rinviando alla sua voce Maria del Dizionario di Mistica10, per rilevare l’itinerario mistico di Maria, osserva: «passando alla tradizione ecclesiale si constata che, anche se non mancano studi parziali, un’esplorazione esauriente circa le esperienze mistiche di Maria o nei suoi riguardi deve essere ancora compiuta».11
In questo contesto, esplicitava il già acquisito circa la relazione mistica-Maria: «Tra i punti acquisiti risulta l’esigenza di non fare di Maria bambina un’adulta in miniatura o di proiettarla nell’eternità, attribuendole la scienza infusa fin dal grembo materno o la visione beatifica fin da questa vita. Nello stesso tempo non ci si può accontentare di rilevare la partecipazione di Maria alla storia della salvezza al servizio di Cristo unico Mediatore. Non si penetrerebbe nel suo “cuore”, nel suo centro personale dove, per la potenza dello Spirito, si è realizzato l’incontro d’amore con Dio nel suo ineffabile mistero. La mistica diventa, allora, una chiave ermeneutica indispensabile per un’intima conoscenza della Madre del Signore. Essa apre a quel mondo interiore rinnovato dallo Spirito e santificato dalla presenza del Verbo fatto uomo, che ha fatto vibrare di gioia e di stupore tanti santi e fedeli contemplativi».12
Di questa preoccupazione ermeneutica, ulteriore segno di una rinnovata attenzione al nostro tema, troviamo specificazione nel dizionario Mariologia, curato da S. DE FIORES - V. FERRARI SCHIEFER - S. M. PERRELLA.13 In questo Dizionario è reperibile sia la voce Spiritualità, con un paragrafo dedicato alla Mistica Mariana14, sia la voce Mistica, curata da F. ASTI.15 L’attenzione del prof. Asti alla problematica ha fatto maturare l’idea di sviluppare organicamente la riflessione mariologica sulla mistica, che presentiamo in continuità di annate della nostra rivista, in questo Tomo 2010 e nel prossimo 2011. I due contributi sono complementari e costituiranno alla fine un robusto saggio composto da un’ampia introduzione alla problematica e un approfondimento della medesima.
La ricerca ha il merito di confrontarsi con l’esperienza all’interno della quale il credente si configura al Signore Gesù guardando a Maria e a lei, madre e nostra vera sorella, come “modello” e “spazio” della compiacenza dell’Onnipotente, si ispira. Si presterà particolare attenzione al metodo messo in atto nella ricerca, che ha lo scopo di armonizzare “l’oggettività della rivelazione e il soggetto che accoglie tale oggettività”. La riferenza all’esperienza concreta del fedele indirizza a perseguire il metodo fenomenico-esperienziale, senza accantonare il contributo di altri approcci metodologici, come quello storico-critico, il teologico, il sociologico o psicologico, nel tentativo di rispettare le diverse caratterizzazioni.
D’altra parte, l’esperienza mistica relazionata a Maria è vissuta in una referenzialità al dato rivelato che deve essere vagliato storicamente e criticamente per comprendere l’impatto con il vissuto e l’ambito e l’orizzonte verso cui l’orienta. Le referenzialità a dinamiche fisiche, psichiche e spirituali conducono a delineare l’incidenza del contesto sociale ed ecclesiale e la disamina degli influssi di un ethos culturale, così importante nel divenire umano e spirituale. Ci si configura a Cristo, ma l’esplicitazione del riferimento mariano passa tramite una diversità di linguaggi simbolici, letterari, artistici che, mutuati dalla cultura, ne sono in un certo qual modo espressione, pur nell’originalità di ogni soggetto che in forme diverse si esprime. La fatica della messa in circolo di un’interdisciplinarietà teologica e di una multidisciplinarietà permette un cammino di rigore nel rispetto di un argomento non facile, delicato nelle sue implicanze, indubbiamente bisognoso di scavo frutto di intelligenza sapiente.
Nel solco dell’approfondimento conciliare
L’attenzione a quest’ambito della ricerca mariologica deve risultare, e quindi dovrà essere considerato, quale ulteriore scavo, frutto di istanza di valore, riferibile al Concilio Vaticano II. Infatti non dobbiamo escludere che, nonostante una certa attenzione al rinnovamento sulla comprensione della mistica precedentemente al Vaticano II, durante l’iniziale ricezione del Concilio e nelle sue fasi successive, l’approfondimento ha conosciuto un nuovo impulso. È possibile leggere in questa prospettiva una dinamica che emerge da alcuni testi conciliari fondamentali. Il programma conciliare, quasi manifesto di tutto l’evento che si sarebbe celebrato e sviluppato in più anni, è indicato nel Proemio16 della Costituzione sulla sacra liturgia, Sacrosanctum Concilium: «far crescere sempre più la vita cristiana tra i fedeli…» (n. 1), per cui si ha particolare attenzione all’esperienzialità della pratica liturgica, soprattutto eucaristica, in quanto essa «contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e l’autentica natura della vera chiesa» (n. 2). E nel declinare la natura teandrica della Chiesa si rileva anche come la Chiesa sia impegnata “nell’azione e dedita alla contemplazione”, precisando che “l’umano è subordinato al divino”, subordinazione cui deve essere sottoposta anche l’azione rispetto alla contemplazione. Come dire la vita teologale che assume la condizione umana. Liturgica mente: la santificazione dell’uomo/donna cha apre alla glorificazione di Dio per essere edificati «in tempio santo nel Signore, in abitazione di Dio nello Spirito Santo, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (n. 2). Il valore dell’esperienza è sottolineato nel contesto che la Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione, Dei Verbum, riserva alla Tradizione che, con la parola di Dio attestata nella prima e seconda rivelazione, è «come uno specchio nel quale la chiesa pellegrina sulla terra contempla Dio, dal quale riceve ogni cosa, finché sarà condotta a vederlo faccia a faccia così come egli è (cfr 1Gv 3, 2)» (n. 7). La crescita della tradizione “in Spirito Santo” avviene non solo per la via dell’intelligenza e della comprensione, dello studio sapiente e contemplante o per mezzo dell’insegnamento della predicazione magisteriale, bensì anche «con la profonda intelligenza delle cose spirituali di cui (i credenti) fanno esperienza» (n. 8). Di converso la comprensione dell’esperienza è luogo in cui le “cose spirituali” ricevono una propria manifestazione che può essere “detta” e, nel rispetto della sua eccedenza, capita.
Dalla lettura della Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium, la via dell’esperienza “in misura dei doni di Cristo” (Ef, 4, 7) è cammino, nel popolo santo di Dio, che tutti i battezzati sono chiamati a percorrere. Si rileggano in quest’ottica le declinazioni della funzione sacerdotale, profetica e regale quale risposta concreta alla chiamata di vivere in pienezza la vita cristiana, la perfezione nella carità e il ruolo dello Spirito Santo che distribuisce tra i fedeli le sue grazie speciali «dispensando a ciascuno i propri doni come piace a lui (1Cor 12, 11)» (n. 32). Doni di diversa natura con i quali ci si deve confrontare, ancora una volta per comprenderli e per discernerli. La Costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et Spes, nel rilevare il valore dell’attività umana, pur costatando la sua ambiguità di mescolanza del male con il bene, afferma come essa sia stata elevata e perfezionata nel mistero pasquale e come l’operosità esperienziale concorra a meglio ordinare l’umana società e sia «di grande importanza per il regno di Dio» (n. 39). L’attività umana è oggetto di seria considerazione nella sua datità anche dal punto di vista teologico.
In questa contestualità referenziale è da leggere nel Capitolo VIII della Lumen Gentium, come la Chiesa, in vista dell’unico Mediatore e Redentore a cui i fedeli si uniscono più intimamente, fa continuamente esperienza della molteplice intercessione della beata Vergine Maria (cfr. n. 62). Inoltre, dalla stessa rete semantica sembra maturare, con l’enciclica Redemptoris Mater (25-3-1987) di Giovanni Paolo II, una particolare attenzione all’esperienza in riferimento a Santa Maria, oltre l’aspetto di autentica pietas nei suoi confronti e oltre una conoscenza della lex credendi sulla Benedetta dell’Altissimo, la Madre di Dio. È lo stesso Pontefice che rinvia a nuovi approfondimenti di ciò che il Concilio ha detto su Maria ma in vista di una vita esperienziale nello Spirito e, da lui animata, che conduce il cristiano all’unione e conformazione a Cristo. «Si tratta qui non solo della dottrina della fede, ma anche della vita di fede e, dunque, dell’autentica “spiritualità mariana”, vista alla luce della Tradizione e, specialmente, della spiritualità alla quale ci esorta il Concilio. Inoltre, la spiritualità mariana, al pari della devozione corrispondente, trova una ricchissima fonte nell’esperienza storica delle persone e delle varie comunità cristiane, viventi tra i diversi popoli e nazioni su tutta la terra» (n. 43).
Un ulteriore frutto della ricezione conciliare permane la Lettera della Congregazione per l’Educazione Cattolica, La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale (25-3-1988), orientata a ribadire che agli studenti di tutti i centri ecclesiastici e ai seminaristi sia assicurata una formazione mariologica che coinvolga studio, culto e vita. La meta dello studio deve condurre a vivere un’esperienza cristiana in cui la Madre di Gesù fa parte del proprio spazio interiore. «Nel suo cammino verso il raggiungimento della piena maturità del Cristo (cf. Ef 4, 13), il discepolo del Signore, consapevole della missione che Dio ha affidato alla Vergine nella storia della salvezza e nella vita della Chiesa, la assume come “madre e maestra di vita spirituale”; con lei e come lei, nella luce dell’Incarnazione e della Pasqua, imprime alla propria esistenza un decisivo orientamento verso Dio per il Cristo nello Spirito, per vivere nella Chiesa la proposta radicale della Buona Novella e, in particolare, il comandamento dell’amore (cf. Gv 15, 12)» (n. 36).
Frutto della ricezione conciliare è da considerare anche la Lettera della Pontificia Academia Mariana Internationalis La Madre del Signore. Memoria, presenza, speranza. (8-12-2000) che si preoccupa di affrontare alcune questioni sulla figura e la missione della Vergine.17 L’attenzione alla “dimensione mariana” della vita di fede è consacrata dai numeri di paragrafi, 53-59, un discreto numero nell’economia della Lettera, paragrafi che attestano un rinnovato interesse alla problematica, suggeriscono itinerari di approfondimento per una comprensione che aiuti ad entrare nell’esperienzialità feconda dei rapporti esistenti tra la Madre del Signore e i suoi discepoli.
Le sfide della mistica
Da quando ne ho preso conoscenza, mi ha molto colpito l’interesse crescente circa la mistica nel mondo laico e, abbandonati molteplici pregiudizi, l’attenzione di molti ai testi che testimoniano esperienze mistiche particolari e, di converso, la ricerca cordiale e partecipe per comprendere l’esperienza mistica in sé in ambito cristiano.
Per quanto mi risulta, Michel de Certeau (1925-1986) ha contribuito non poco ad aprire lo scrigno della mistica e a far comprendere cordialmente l’esperienza mistica, anche quella caratterizzata da esperienze singolari.18 Il racconto del suo porsi di fronte ai mistici, il suo sostare per vent’anni alla “porta” prima di entrare, comprendere tramite i mistici, in particolare tramite Jean Joseph Surin, il “desiderio di tornare a casa”, conscio dell’“estraneità del nostro proprio luogo”, il suo racconto impressiona, anche nel suo lieto fine, perché porta ad intravvedere lo “splendore di un desiderio venuto da altrove”, ma impressiona perché conduce de Certeau a non fuggire. Nella sua inquietudine, nel suo ricercare “erudito”, nei suoi interessi poliedrici, nella sua originale religiosità, non cessa mai di rigorosamente porsi la problematica di rispondere al come vivere da cristiani nella contemporaneità in divenire, come vivere l’esperienza cristiana facendo “corpo con la storia”, partecipando alla “vita comune”, intensamente, in un continuo discernere che invita ad andare “oltre” perché l’Altro e l’altro con cui confrontarsi conduce a novità crescente. De Certeau permane un concreto testimone anche per valorizzare in Mariologia la stessa mistica. Non fuga dalle responsabilità ma immersione in quel “concreto vivente” che la presenza della Donna, Vergine, Madre, Supplice di Nazareth orienta e illumina, indirizzando a quella comunionalità di fede e di vissuto con Gesù che conduce i discepoli a “scendere” a Cafarnao insieme a Lei e ai suoi fratelli (cfr Gv 2, 11-12).
NOTE
1 K. RAHNER, Schriften zur Theologie, VII, Benziger, Einsiedeln 1966, p. 20; per l’edizione italiana cfr Nuovi Saggi II, Paoline, Roma 1968, p. 43.
2 Mi riferisco al titolo del volume di J. VERNETTE, edito da OCD, Roma 2005.
3 Un contributo chiarificatore circa la comprensione dell’esperienza mistica considerata nella sua oggettualità e cogliendo le differenze tra spiritualità ed esperienze mistiche è dato dal Dizionario di Mistica, LEV, Città del Vaticano 1998.
4 Cfr R. ZAS FRIZ DE COL, Verso una nuova teologia mistica? L’emergere di una tendenza attuale nella teologia spirituale, in Rassegna di Teologia 46 (2005) 587-607. Cfr inoltre L. BORRIELLO, Esperienza mistica e teologia mistica, LEV, Città del Vaticano 2009.
5 Cfr G. BONACCORSO (a cura di), Mistica e ritualità: mondi inconciliabili?, Messaggero-Abbazia S. Giustina, Padova 1999.
6 Cito dall’edizione italiana della LEV, Città del Vaticano 1992, p. 501, n. 2014: «Il progresso spirituale tende all’unione sempre più intima con Cristo. Questa unione si chiama “mistica”, perché partecipa al mistero di Cristo mediante i sacramenti – “i santi misteri” – e, in lui, al mistero della Santissima Trinità. Dio ci chiama tutti a questa intima unione con lui, anche se soltanto ad alcuni sono concesse grazie speciali o segni straordinari di questa vita mistica, allo scopo di rendere manifesto il dono gratuito fatto a tutti».
7 Il Dizionario è curato da S. De FIORES - S. MEO, per le Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1985.
8 In Ibid., p. 1362-1378.
9 S. DE FIORES, Maria sintesi di valori, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2005, p. 446-460.
10 La voce, nel Dizionario, cit., è reperibile alle p. 772-784. Dello stesso A. cfr nella voce Spiritualità, in Id., Maria. Nuovissimo Dizionario, 2, Dehoniane, Bologna 2008, ristampa, le p. 1565-1571, sulla presenza di Maria all’interno dell’itinerario spirituale, della “vita mistica”.
11 S. DE FIORES, Maria sintesi di valori, cit., p. 457.
12 Ibid., p. 458-459.
13 L’opera fa parte della Collana Dizionari S. Paolo, dell’Editrice San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) editata nel 2009.
14 Cfr Ibid., p. 1146-1162, in part. p. 1157-1160. La voce è a firma di R. ZAS FRIZ DE COL.
15 Ibid., p. 854-864. Dello stesso A. cfr la trilogia sulla “vita mistica”: Spiritualità e mistica. Questioni metodologiche, LEV, Città del Vaticano 2003; Dalla spiritualità alla
mistica. Percorsi storici e nessi interdisciplinari, LEV, Città del Vaticano 2005; Teologia della vita mistica. Fondamenti, dinamiche, mezzi, LEV, Città del Vaticano 2010.
16 La traduzione italiana della Costituzione liturgica e degli altri testi conciliari è tratta dall’Enchiridion Vaticanum, 1, Dehoniane, Bologna 2002, 18ª edizione. Dal Proemio risuona l’istanza di rinnovamento espressa nel Discorso di apertura del Concilio del b. Giovanni XXIII, Gaudet Mater Ecclesia (11-10-1962). Per il testo cfr l’Enchiridion Vaticanum, cit., p. 32-55. Sul testo cfr A. MELLONI, Papa Giovanni. Un cristiano e il suo concilio, Einaudi, Torino 2009, p. 258-288; 299-335.
17 Cfr PAMI, La Madre del Signore, PAMI, Città del Vaticano 2000.
18 Sull’Autore cfr F. DOSSE, Michel de Certeau. Le marcheur blessé, La Découverte, Paris 2002; L. GIARD (a cura di), Michel de Certeau. Le voyage mystique, Recherches de science religieuse - Éditions du Cerf, Paris 1988. Dell’A. cfr, in particolare, Fabula mistica. La spiritualità religiosa tra il XVI e il XVII secolo, Il Mulino, Bologna 1987 (edizione originale francese 1982, 2ª ed. rivista 1987); Debolezza del credere. Fratture e transiti del cristianesimo, Città Aperta, Troina (EN) 2006 (edizione originale francese 1987). Emblematico, anche ai fini delle riflessioni di questo paragrafo, il dialogo M. DE CERTEAU - J.-M. DOMENACH, Il cristianesimo in frantumi, Effatà, Cantalupa (TO) 2010 (edizione originale francese 1974), da considerare l’Introduzione della traduttrice S. MORRA, p. 5-26 e la Postfazione di G. LAFONT, p.105-111.