Fonti della mariologia
Data: Mercoledi 27 Aprile 2011, alle ore 14:57:32
Argomento: Mariologia


 dal libro della Pontificia Academia Mariana Internationalis, La Madre del Signore. Memoria presenza speranza, Città del Vaticano 2000, pp. 28-39.

 

 

SACRA
SCRITTURA
SACRA
TRADIZIONE
SANTA
LITURGIA
MAGISTERO
DELLA CHIESA
SENSUS
FIDELIUM

23. La mariologia non ha fonti proprie: le sue fonti sono le stesse di qualsiasi altra disciplina teologica. La costituzione Lumen Gentium le enumera allorché esorta i teologi e i predicatori a illustrare rettamente i compiti e i privilegi della beata Vergine «con lo studio della Sacra Scrittura dei Santi Padri e Dottori e delle Liturgie della Chiesa, sotto la guida del Magistero».43 Tuttavia ci sembra opportuno condividere con voi alcune considerazioni sull'uso che la mariologia fa di tali fonti. a cominciare da quella primaria costituita dalla parola di Dio.

La Sacra Scrittura

24. Con straordinaria lucidità il Vaticano II insegna: «La sacra teologia si basa, come su un fondamento perenne sulla parola di Dio scritta, insieme con la sacra tradizione e in quella vigorosamente si consolida e ringiovanisce sempre, scrutando alla luce della fede ogni verità racchiusa nel mistero di Cristo. Le sacre Scritture contengono la parola di Dio e, perché ispirate, sono veramente parola di Dio; lo studio delle sacre pagine sia dunque come l'anima della sacra teologia».44 Quindi anche della mariologia.
A questo proposito ci sembra doveroso osservare che i grandi progressi compiuti dalla mariologia nel XX secolo sono dovuti principalmente allo studio approfondito dei testi biblici riguardanti la Madre del Signore. Non è questo il luogo per tracciare il lungo elenco di tali progressi, ma sì per esprimere agli esegeti la gratitudine della Pontificia Accademia Mariana Internazionale e, riteniamo di potercene fare interpreti, di tutte le Società mariologiche.
Sull'uso della Sacra Scrittura nella ricerca mariologica ci sembra opportuno farvi partecipi di alcune considerazioni:
- nei nostri tempi gli esegeti ricorrono a una pluralità di metodi per l'approccio alla Bibbia;45 ovviamente tale varietà è legittima, purché, evitando ogni fondamentalismo, da una parte non si trascuri il senso letterale della Scrittura, alla cui individuazione ha dato e dà un grande contributo il metodo storico-critico, dall'altra non si sottovaluti il peculiare carattere della Bibbia, quale parola di Dio ispirata, trasmessa con linguaggio umano da molti agiografi lungo molti secoli, accolta da una comunità di fede, avente una finalità teologica (l'autorivelazione di Dio) e uno scopo soteriologico (la salvezza del genere umano). In questa varietà di approcci, conserva immutato valore il principio enunciato dal Vaticano II: la Sacra Scrittura deve «essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta; per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell'analogia della fede»;46
- in mariologia può avere feconde applicazioni il principio della «unità di tutta la Scrittura», considerata quindi come un unico Libro, perché uno ne è, in definitiva, l'Autore, uno il popolo a cui è rivolto, unico lo scopo che si prefigge; questo principio consente, ad esempio di collegare in modo non arbitrario la Donna di Genesi 3,15 con la Donna di Giovanni 2,5 e 19,26 e, infine, con la Donna di Apocalisse 12,1; come pure invita a rilevare la continuità della "benedizione" di cui sono oggetto le donne che hanno acuto una missione liberatrice in Israele: Giaele (cf. Gdc 5,24), Giuditta (cf. Gdt 15,9-10), Maria di Nazaret (cf. Lc 1,42). Il riferimento alla «viva tradizione di tutta la Chiesa» dovrà convincere tutti noi a non trascurare, nella ricerca mariologica, l'esegesi patristica: di tale tradizione infatti i Padri sono i fondatori e sono pure insuperabili maestri di una lettura teologica ecclesiale, compiuta con autentico spirito cristiano e di incalcolabile valore;47
- sarebbe conveniente non ripetere ad ogni momento, quasi come un ritornello, che la Scrittura parla poco della Madre del Signore; a questo riguardo, Giovanni Paolo II ha già rilevato che «la beata Vergine è [...] dopo l'Apostolo Pietro e dopo il Precursore Giovanni, il personaggio più citato nei Vangeli canonici»;48 nella testimonianza evangelica sulla Vergine Maria è da considerare, più che la quantità, la qualità delle pericopi: la narrazione dell'Annunciazione (Lc 1,26-38), della Visitazione (Lc 1,39-56), delle nozze di Cana (Gv 2,1-12), dell'affidamento reciproco del Discepolo alla Madre e della Madre al Discepolo (Gv 19,25-27) sono tra le pagine più alte e dense dei Vangeli.

La Sacra Tradizione

25. Secondo la dottrina cattolica, la divina Rivelazione che in Gesù, «Parola unica, perfetta e definitiva del Padre»,49 ha raggiunto la massima espressione, viene trasmessa in due modi: oralmente e per iscritto, per cui il «deposito della fede» (cf. 1 Tm 6,20) è contenuto nella Sacra Scrittura e nella Sacra Tradizione.50 Pertanto l'Oriente e l'Occidente accettano e venerano «con pari sentimento di pietà e rispetto»51 la Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura, le quali «costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa».52
Tra coloro che hanno approfondito e trasmesso i contenuti della Sacra Tradizione sono anzitutto i Santi Padri. In campo cristologico-mariologico ed ecclesiologico-mariologico essi, con l'assistenza dello Spirito, hanno esplicitato, già nei secoli II e III, alcuni fecondi contenuti della Sacra Tradizione, quali il parallelismo antitetico Eva-Maria e il profondo rapporto intercorrente tra Maria e la Chiesa. Ma l'opera di approfondimento della Tradizione non si è fermata all'epoca patristica; essa è proseguita incessantemente nella Chiesa perché lo Spirito vuole condurla al possesso della verità tutta intera (cf. Gv 16,13), anche quella riguardante la persona e il ruolo della Madre di Gesù nella storia della salvezza.
Il teologo non può prescindere dallo studio della Sacra Tradizione, anzi presterà un grande servizio ecclesiale se, con rigore e nella misura che gli compete, contribuirà a discernere i contenuti che appartengono alla Tradizione apostolica, o da essa direttamente derivano o con essa sono strettamente connessi, da quelli che sono semplici «"tradizioni" teologiche, disciplinari, liturgiche o devozionali nate nel corso del tempo nelle Chiese locali».53
A questo proposito è importante il ricupero sistematico dei dati della Tradizione riguardanti la Madre del Signore, anche quando essi non siano di origine divino-apostolica. Tale ricupero infatti consentirà di conoscere l'origine e lo sviluppo di molte usanze cultuali mariane e di alcune tesi o impostazioni dottrinali che destano in noi meraviglia e le cui motivazioni ci sfuggono. Si tratta di un campo di ricerca immenso che, pieno l'animo di fede, va esplorato con raffinato metodo storico e, segnatamente, con il ricorso alla storia della mariologia.

La santa Liturgia

26. Riteniamo poi del tutto consentaneo che noi, cultori della mariologia, rivolgiamo, più di quanto non abbiamo fatto in passato, la nostra attenzione alla liturgia. Essa peraltro è una componente nobilissima della Sacra Tradizione: l'Apostolo, infatti, per affermare la verità della risurrezione di Cristo e il significato del memoriale eucaristico usa sostanzialmente la stessa formula: «Vi ho trasmesso (la traditio) quello che anch'io ho ricevuto» ( l Cor 15,3; cf. 11,23).
Alla liturgia, «che consta di una parte immutabile, perché di istituzione divina»54 è riconosciuto giustamente il valore di insostituibile locus theologicus, cioè di espressione della fede dottrina della Chiesa e, in riferimento ad essa, fu coniato il celebre adagio «legem credendi lex statuat supplicandi»;55 la liturgia infatti manifesta in modo inequivocabile quale sia la fede della Chiesa.
Il grande valore della liturgia nella determinazione della fede della Chiesa è dato dal fatto che essa celebra il mistero di Cristo e l'intera storia della salvezza. Da questo punto di vista la liturgia è la fede della Chiesa celebrata, per cui l'antichità cristiana, soprattutto orientale, la riteneva la "teologia prima" e la sua più alta espressione.
In quanto fede celebrata, alcune verità riguardanti la Madre del Signore, ad esempio la sua intercessione celeste, molto prima di essere fatte oggetto di riflessione teologica o di pronunciamenti dottrinali erano asserite nella celebrazione rituale del Mistero.

27.
Per cogliere appieno il valore della liturgia quale fonte di riflessione teologica, occorre tenere presente che essa:
- in consonanza con la sua intima natura di celebrazione rituale del mistero della salvezza, rileva, attraverso il segno sacramentale dell'anno liturgico, la partecipazione della Madre all'opera redentrice compiuta dal Figlio, al quale è indissolubilmente congiunta; tale partecipazione ha un aspetto passivo, per cui Maria è una creatura redenta, sia pure «in modo sublime»,56 e uno attivo, per cui, secondo il beneplacito divino, ella è la compagna generosa del Redentore;57
- mette in luce la santità esemplare della Madre del Signore; infatti la liturgia «con la sua forza attualizzante, pone frequentemente dinanzi agli occhi dei fedeli la figura di Maria di Nazaret, che [...] soprattutto nelle azioni liturgiche [...] rifulge come "modello di virtù"»;58 esemplarità dinamica che «induce i fedeli a conformarsi alla Madre per meglio conformarsi al Figlio» e li «incita a custodire premurosamente la parola di Dio e a meditarla amorosamente; a lodare Dio con esultanza e a rendergli grazie con gioia; a servire fedelmente Dio e i fratelli e a offrire generosamente per loro anche la vita; a pregare il Signore con perseveranza e a implorarlo con fiducia; ad essere misericordiosi e umili; a osservare la legge del Signore e a fare la sua volontà; ad amare Dio in tutto e sopra tutto; a vegliare in attesa del Signore che viene»;59
- mette in risalto la presenza della santa vergine nell'assemblea cultuale; infatti ella, in quanto membro eminente e ormai pienamente glorificato del Popolo regale e sacerdotale, è anche soggetto agente dell'azione cultuale della Chiesa; nell'«oggi liturgico», alla voce di Cristo e della Chiesa, che loda e supplica, offre il sacrificio e celebra i sacramenti 60 si associano le voci degli angeli e dei santi e soprattutto della «sempre vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo».61 Nell'attività cultuale Maria dunque, in virtù della sua condizione gloriosa e del suo ruolo nel Corpo mistico, è nella Chiesa e con la Chiesa, la quale costantemente si propone di svolgere tale attività come la Madre del Vivente e dei viventi;62
- è una fonte viva, selettiva, complessiva: viva perché la fonte liturgica non è un dossier cartaceo, ma consiste anzitutto nella celebrazione rituale in atto, nella quale e solo in essa, i riti e i testi svelano in modo esistenziale e pieno il loro contenuto; selettiva, perché essa è frutto di un lungo processo, di cui l'esperienza della comunità cultuale e l'approvazione dell'autorità competente sono gli strumenti di un sicuro collaudo; complessiva, perché nella liturgia si incontrano, disposti secondo la sapiente trama della storia della salvezza, le inesauribili ricchezze della Scrittura e le tradizioni viventi dei Padri; gli apporti dell'arte e della letteratura, ambedue vivificate dalla fede e dal gemito dello Spirito (cf. Rm 8, 26-27).

Il Magistero della Chiesa

28. Nello sviluppo della mariologia, il Magistero della Chiesa ha avuto una funzione considerevole, fino al punto da essere ritenuto da alcuni studiosi quasi fonte precipua. Il Magistero tuttavia non è, propriamente parlando, una fonte; a questo proposito il Vaticano II ha ricordato che esso «non è al di sopra della parola di Dio, ma la serve».63 Ma lo stesso Concilio insegna che «la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che non possono indipendentemente sussistere».64 In campo mariologico il Magistero è stato vigile nell'arginare, ricorrendo al testo evangelico, insidiose deviazioni dottrinali riguardanti la verginità di Maria e la sua divina maternità; solerte nel discernere i fondamenti biblici della venerazione ecclesiale alla Madre di Gesù; attento nell'individuare in alcuni versetti biblici un sensus plenior  concernente la persona e la missione della Vergine Maria; sollecito nel cogliere, dall'insieme dei testi biblici, le radici di una divina rivelazione su importanti punti della dottrina della fede - la concezione immacolata di Maria di Nazaret e la sua gloriosa assunzione -, per cui, trattandosi di verità il cui ultimo fondamento è la Sacra Scrittura,65 non dubitò di proclamarle dogma di fede.
Relativamente all'uso del Magistero nella riflessione mariologica, due sono gli atteggiamenti da evitare:
- la disattenzione nei suoi confronti, per una sorta di reazione all'uso preponderante che un tempo se ne faceva; tale disattenzione priva la ricerca mariologica di un valido criterio di discernimento e di una guida preziosa per l'esplorazione delle fonti, a cominciare dalla Scrittura stessa;
- l'uso improprio del Magistero, per cui, in alcuni ambienti, vengono considerati come "testimonianze del Magistero" molti interventi di vescovi e dello stesso Romano Pontefice - saluti a gruppi di fedeli, scritti di circostanza, discorsi commemorativi, indirizzi di omaggio, allocuzioni parenetiche... - che in nessun modo sono, né pretendono di essere, espressione del Magistero autentico della Chiesa.
Il ricorso al Magistero della Chiesa deve essere fatto in modo rigoroso e con molta perizia: ogni elemento formale, contestuale, contenutistico dell'intervento magisteriale oggetto di studio deve essere attentamente valutato.66 Solo a questa condizione tale ricorso sarà rispettoso nei confronti del Magistero stesso e illuminante per la ricerca mariologica.

La funzione del «sensus fidelium»

29. Si afferma che il sensus fidelium ha avuto un ruolo importante nello sviluppo della dottrina mariana e, in particolare, nell'iter che ha portato alla definizione dei dogmi della concezione immacolata di Maria e della sua gloriosa assunzione. Tale affermazione è esatta, ma richiede non poche precisazioni, perché non sia intesa in modo erroneo.
Per alcuni, infatti, ciò è prova della fragilità della dottrina mariana, la quale, non avendo - insinuano - un solido fondamento biblico, ricorre al pio sentimento dei fedeli; e, con termini mutuati dal linguaggio politico, si aggiunge: il sensus fidelium è stato una forma di pressione popolare alla quale spesso il Magistero ha ceduto per accattivarsi il consenso della base devota della Chiesa. Una simile interpretazione del sensus fidelium è inaccettabile dal punto di vista sia dogmatico sia storico. A questo proposito si deve osservare che:
- non si può separare il sensus fidelium dal sensus Ecclesiae, costituito dal «singolare consenso dei vescovi e dei fedeli»,67 dalla santa liturgia, dalle istituzioni ecclesiali e da molte altre espressioni della tradizione della Chiesa;
- il sensus fidelium non si configura come una realtà autonoma senza rapporto con il Magistero, ma come un'entità in stretto contatto con l'insegnamento dei vescovi, di cui costituisce un riflesso e una sedimentazione nel corpo ecclesiale; lungo i secoli il sensus fidelium si è inserito nel dibattito dottrinale su santa Maria, discernendo con superno intuito quale delle posizioni contrastanti fosse più conforme al sapiente disegno di Dio; così i fedeli compresero le ragioni dei vescovi riuniti in concilio ad Efeso (431), che ritenevano legittimo il titolo di Theotokos conferito a colei che aveva concepito e dato alla luce il Verbo divino secondo la natura umana; capirono pure che era più consono all'ineffabile mistero della divina e verginale maternità di Maria che ella, divenuta tempio santo di Dio, terra sacra, roveto ardente, «porta orientale» aperta al solo Signore (cf. Ez 44, 1),68 fosse da ritenere la «Semprevergine» o la «Vergine in eterno», escludendo quindi che avesse avuto altri figli; intuirono che la santità stessa di Dio esigeva che la creatura predestinata ad essere la figlia prediletta del Tre volte Santo (cf. Is 6,3; Ap 4,8), la Madre del Santo di Dio (cf. Mc 1,24; At 3,14) e il sacrario dello Spirito di santità, non fosse mai stata soggetta, neppure per brevissimo tempo, al dominio di Satana e, quindi, fin dal primo istante della sua concezione fosse stata ornata dalla grazia dello Spirito; similmente, per quanto concerne l'assunzione corporea di Maria, «i fedeli - scrive Pio XII -, guidati e istruiti dai loro Pastori, [...] non trovarono difficoltà nell'ammettere che Maria fosse morta, come già il suo Unigenito. Ma ciò non impedì loro di credere e professare apertamente che non fu soggetto alla corruzione del sepolcro il suo sacro corpo e che non fu ridotto in putredine e in cenere l'augusto tabernacolo del Verbo divino».69
Questi sono alcuni contributi che il sensus fidelium ha recato alla riflessione mariologica e che il Magistero ha accolto con favore. Fondamento del valore del sensus fidelium è il fatto che i fedeli partecipano della funzione profetica di Cristo70 e hanno ricevuto lo Spirito di verità, che «scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio» (l Cor 2,10); essi poi sono spesso come quei "piccoli" ai quali il Padre rivela i misteri del Regno (cf. Mt 11, 25-26).71
Dopo un periodo in cui la ricerca teologica aveva trascurato il ricorso al sensus fidelium, il Vaticano II lo ha rivalutato considerando i laici - uomini e donne - soggetto attivo sia nella comprensione del deposito della Rivelazione72 sia nel processo della sua trasmissione: «Cristo, il grande profeta, [... adempie la sua funzione profetica fino alla piena manifestazione della sua gloria, non solo per mezzo della gerarchia, la quale insegna in nome e con il potere di lui, ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni e li provvede del senso della fede e della grazia della parola».73
Riteniamo che l'indicazione conciliare debba essere accolta nella riflessione mariologica contemporanea. Anche i cultori di mariologia dunque devono far ricorso al sensus fidelium ed avvalersi ad esempio, del contributo specifico che le donne possono dare all'approfondimento della figura di Maria di Nazaret, la Donna per eccellenza.


NOTE
43 CONC. ECUM. VAT. II, Cost. dogm. Lumen gentium 67.
44 CONC. ECUM. VAT. II, Cost. dogm. Dei Verbum 24; IDEM, Decr. Optatam totius 16.
45 Cf. PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa (21 settembre 1993), Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana 1993, p. 21-121.
46 CONC. ECUM. VAT. II, Cost. dogm. Dei Verbum 12.
47 Cf. CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, Istr. Inspectis dierum (10 novembre 1989) 26-29, in Acta Apostolicae Sedis 82 (1990) p. 618-620.
48 GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione alle autorità accademiche, ai docenti e agli Alunni della Pontificia Facoltà Teologica «Marianum» 4, in Acta Apostolicae Sedis 81 (1989) p. 774.
49 Catechismo della Chiesa Cattolica 65; cf. ibid. 102.
50 CONC. ECUM. TRID., Decr. De libris sacris et de traditionibus recipiendis: DS 1501; CONC. ECUM. VAT I., Cost. dogm. Dei Filius, cap. 2: DS 3006; CONC. ECUIM. VAT. II., Cost. dogm. Dei Verbum 8; Catechismo della Chiesa Cattolica 76-78.
51 CONC. ECUM. VAT II., Cost. dogm. Dei Verhum 9; cf. CONC. ECUM. TRID. Decr. De libris sacris et de traditionibus recipiendis: DS 1501.
52 CONC. ECUM. VAT II., Cost. dogm. Dei Verhum 10.
53 Catechismo della Chiesa Cattolica  83.
54 CONC. ECUM. VAT II.,  Cost. Sacrosantum Concilium 21.
55 Indiculus de gratia Dei et libero voluntatis arbitrio VIII; DS 246; Cf. PIO IX, Bolla dogm. Ineffabilis Deus, in Pii IX Pontificis Maximi Acta, p. 601; PAOLO VI, Esort. Apost. Marilis cultus 56.
56 CONC. ECUM. VAT II.,  Cost. dogm., Lumen gentium 53.
57 Cf. ibid. 61.
58 Collectio missarum de beata Maria Virgine. Praenotanda, «I. La beata  Vergine Maria nella celebrazione del mistero di Cristo» 14.
59 Ibd. 17.
60 CONC. ECUM. VAT II.,  Cost. Sacrosantum Concilium  7.
61 Messale Romano. Canone Romano, Communicantes.
62 La Marialis cultus, illustrando i rapporti che intecorrono tra Maria e la liturgia, presenta la Vergine «quale modello dell'atteggiamento spirituale con la Chiesa celebra e vive i divini misteri. L'semplarità della Vergine in questo campo deriva dal fatto che ella è riconosciuta eccellentissimo modello della Chiesa nell'ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo, cioè di quella disposizione interiore con cui la Chiesa sposa amatissima, strettamente associata al suo Signore, lo invoca e per mezzo di lui rende il culto all`eterno Padre» (n. 16); cf. Collectio missarum de beata Maria Virgine, Praenotanda «I. La beata Vergine Maria nella celebrazione del mistero di Cristo» 17.
63 CONC. ECUM. VAT II., Cost. dogm. Dei Verhum 10.
64 Ibid. 10.
65 Sia Pio IX sia Pio XII ritengono che fondamento ultimo dei dogmi dell'immacolata concezione deva Vergine Maria e della sua assunzione in corpo e anima al cielo sia la Sacra Scrittura; cf. rispettivamente Ineffabilis Deus, in Pii IX Pontificis Maximi Acta, I, p. 598. 615; Munificentissimus Deus, in Acta Apostolicae Sedis 42 ( 1950) p.767-7 68.769.
66 Cf. CONC. ECUM. VAT II.,  Cost. dogm., Lumen gentium 25.
67 PIO IX, Bolla dogm. Ineffabilis Deus, in Pii IX Pontificis Maximi Acta, I, p. 615.
68 PROCLO DI COSTANTINOPOLI, Oratio VI. Laudatio sanctae Dei Genitricis Mariae, XVII; PG 65, 756 A.
69 PIO XII, Bolla dog. Munificentissimus Deus, in Acta Apostolicae Sedis 42 ( 1950) p.757-758.
70 Cf. CONC. ECUM. VAT II.,  Cost. dogm., Lumen gentium 12.
71 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Redemptoris Mater 17.
72 CONC. ECUM. VAT II., Cost. dogm. Dei Verhum 8.
73 CONC. ECUM. VAT II.,  Cost. dogm., Lumen gentium 35.

 







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