Maria nella vita mistica
Data: Martedi 31 Maggio 2011, alle ore 12:49:56
Argomento: Spiritualitą


da Valentino Macca O.C.D., Presentazione "PATI DIVINA". La mistica mariana nella Chiesa, in Michele di S. Agostino, Vita mariaforme, Edizioni Monfortane, Diamanti di spiritualità, Roma 1982, pp.12-17.



Il necessario richiamo a Cristo, con il quale Maria è per sempre unita, pone la vita mistica in una luce particolare che postula il riferimento alla Chiesa e a Maria stessa, "madre nell'ordine della grazia" (Lumen Gentium, 61). Non è qui il caso di trattare della Chiesa mistero di comunione con Dio e con i fratelli e sacramento universale di salvezza in Cristo. L'argomento è affascinante, anche perché strettamente ed essenzialmente vincolato a Maria, primo membro di elezione della Chiesa, suo tipo, immagine, madre. Questi soli termini già dicono in quale linea si esprima l'inserimento di Maria nella vita e nella esperienza mistica. Maria, quale madre nell'ordine della grazia, partecipa attivamente a tutta l'opera della salvezza in Cristo e nella Chiesa, in stretta collaborazione con lo Spirito Santo, principio dinamico di santificazione, anima del Corpo mistico di Cristo. La tradizione teologica più sicura, maturata nella contemplazione del mistero di Maria nella Scrittura ed accolta autorevolmente dal Concilio Vaticano II, offre i grandi principi per una proposizione esatta della questione, la quale può essere formulata in alcune affermazioni di grande importanza.

1) È certo che ogni influsso di grazia giunge all'uomo attraverso la mediazione dell'umanità santissima di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Essa è "sacramentum" di santificazione, come si esprime felicemente un'antica formula patristica, passata alla Liturgia. È attraverso la contemplazione dell'umanità di Cristo nella fede e nell'amore che l'uomo può accedere alla contemplazione del Padre. Essa, nel suo dinamismo vivificante, accompagna tutto l'arco della vita spirituale e, come insegna l'esperienza dei santi, può costituire oggetto stupendo di esperienza mistica. Pieno di grazia e di verità, Gesù, Figlio di Dio, rivela il volto di Dio, attira alla conoscenza e all'amore di Dio, è strumento della più alta contemplazione, come insegna s. Teresa d'Avila.
a) Ora è certo che Maria è strettamente e indissolubilmente congiunta con Cristo in tutta l'opera della salvezza. Un'opera che vede la Vergine associata al Salvatore in tutto quello che dice ordine all'edificazione perenne della Chiesa nella chiamata di tutti gli uomini al nuovo Popolo di Dio, nel progressivo loro abbandonarsi coscientemente alla fede e nel seguire coerentemente la legge suprema della nuova Alleanza, la carità. Il principio dell'indissolubile unione di Maria con il Cristo Gesù in tutto il mistero della grazia, così fortemente accentuato dal Vaticano II, in linea con la prima tradizione postapostolica, fa vedere la Vergine accanto e nel Salvatore in tutto l'itinerario progressivo della vita spirituale, maturazione del dono iniziale accolto nel Battesimo, '`donec Christus formetur", fino a che il Cristo sia "formato" nel cristiano.
b) E questo perché la funzione, il munus della Vergine nella vita del fedele - come si esprime il Vaticano II - è proprio di carattere materno-formativo. La Lumen Gentium non si accontenta di affermare che per noi Maria è "madre nell'ordine della grazia" in virtù della strettissima collaborazione della "compagna generosa del tutto eccezionale" e "umile ancella del Signore" al compimento del mistero pasquale. Senza incertezza precisa che l'opera materna inaugurata con il "sì" dell'Annunciazione perdura senza soste fino alla fine dei tempi; riguarda tutti i fratelli del suo Figlio ancora peregrinanti; si manifesta nella molteplice collaborazione materna alla loro generazione e formazione (cfr. numeri 61-63).

2) Indubbiamente si tratta di una "azione" che non può esaurirsi alla semplice intercessione, pur così profondamente efficace nel "sì" salvifico con il quale Maria nella visione è in modo singolarissimo immersa nella universale volontà di grazia della Trinità. L'intervento di Maria nella rigenerazione e nella formazione dei cristiani ha qualcosa di più intimo, anche se di difficile spiegazione teologica.
Le accennate affermazioni del Vaticano II a proposito di colei che è chiamata con l'antica tradizione "nuova Eva", e che per eterna disposizione di Dio è compagna indivisibile di Gesù in tutto il mistero della nuova vita, suppongono una gamma complessa di interventi in quell'ordine particolare di cose per il quale Pio XII nell'enc. Ad Coeli Reginam non ha dubitato di affermare nella Vergine "una certa partecipazione a quell'influsso con cui il suo Figlio e nostro Redentore giustamente si dice che regna sulle menti e sulle volontà degli uomini" (A.A.S. 46 [ 1954] 636).
D'altronde, la totale conversio interior richiesta dalla nuova generazione ex aqua et Spirito Sancto per l'accoglienza della vita in Christo et in Ecclesia come la progressiva configurazione a Gesù, frutto della "formazione", sono realtà talmente profonde da non potersi immaginare senza una azione mariana che in qualche modo incida sull'intimo personale del cristiano "nell'ordine della grazia". È ciò che spiega fondamentalmente la formula della "mariaeformitas"di Michele di S. Agostino e che sta alla base della dottrina di s. Luigi Maria Grignion di Montfort sulla Vergine "forma di Dio e degli eletti" (cfr. Trattato della vera devozione a Maria, nn. 218-220) e "formatrice, alimentatrice, generatrice degli eletti" (cfr. ivi, n. 37).

3) Nell'economia della salvezza ogni intervento della Vergine sugli uomini va visto quale misteriosa realizzazione di un progetto particolare e universale di Dio che, nel suo contesto ideale e storico, s'immedesima con il mistero di Cristo Salvatore. Per cui la mediazione di Cristo e i suoi meriti sono il fondamento dell'azione "salutare" di Maria.
È proprio in tale prospettiva che va contemplata la sua "funzione materna", destinata a "facilitare l'immediato contatto dei credenti con Cristo" (Lumen Gentium, 60). Si tratta del compito specifico della maternità, la quale perciò non può ridursi ad un simbolo o ad un semplice gioco di parole. Le espressioni del capitolo IV della Lettera ai Galati, che presentano la "donna" come via e mezzo per l'inserimento del Figlio di Dio nella nostra storia in vista della redenzione e dell'adozione a figli - così che possiamo abbandonarci allo Spirito e con lui gridare "Abbà, Padre" - vanno meditate e contemplate alla luce di tutto il dato biblico e della prima lettura che i nostri fratelli nella fede fin dalle origini hanno fatto della Sacra Scrittura guardando a Maria. La "nuova Eva" appare, così, nella prospettiva esatta della maternità più vera, quella della grazia nel Cristo, con il Cristo e per il Cristo, "nuovo Adamo".
È la sua tipica funzione "ecclesiale". E solo nella piena comprensione di essa si può in qualche modo intuire il "ministero" di salvezza che la rende così intima al prodigio della vita del Padre in Cristo per mezzo dello Spirito Santo nell'uomo, vita per la quale la "maternità" necessariamente tocca in qualche modo la sostanza stessa dell'essere cristiano.
È tale intervento che può rendere Maria oggetto dell'esperienza contemplativa. Poiché in Cristo e con Cristo, in maniera indissolubile, ella agisce per la nostra formazione secondo il disegno di Dio, lo Spirito Santo può far avvertire distintamente nell'influsso mistico, con cui agisce nell'uomo, la presenza operante di Maria con Gesù. I gradi di percezione sono diversi a seconda della diversificazione del dono e anche in corrispondenza alla natura, alla sensibilità, alla specifica preparazione sulle quali e nelle quali la grazia vive, nonché alla risonanza interiore che un dato di fede può avere in un cristiano per speciale disegno di Dio.
La possibilità dell'esperienza non può essere messa in dubbio né teologicamente né storicamente. I dati dell'agiografia sono sicuri. Come è sicuro, secondo le parole della Lumen Gentium, che la Chiesa "continuamente esperimenta la funzione subordinata" della cooperazione materna di Maria all'opera della salvezza (cfr. n. 62).
L'espressione, sulla quale non ci si è soffermati quanto meritasse, ancorché non proponga direttamente l'esperienza mistica di Maria, però la suppone e la mette in giusto rilievo. E certo che la fede, che nel suo oggetto vede inserita Maria, Madre di Cristo, Figlio di Dio, nel mistero della salvezza, può aiutare a "discernere" la sua azione misteriosa in Cristo e con Cristo nell'influsso particolare di Dio nella vita mistica, anche nei più alti vertici della contemplazione.

È utile, al proposito, vedere quello che dice nel De vita mariaeformi, nella prima parte del capitolo VII, Michele di S. Agostino; quasi giustificando teologicamente l'esperienza di Maria di S. Teresa che, senza nominare, propone, offre il principio di base, per una comprensione esatta della possibilità della contemplazione caratterizzata da un influsso tipicamente mariano, nella speciale comunione di Maria con Dio attraverso il mistero dell'incarnazione, che lega così intimamente Maria all'umanità di Cristo, porta per la quale si va al Padre.
Pur senza entrare in discussioni aliene dal carattere di queste pagine, si può affermare con ogni sicurezza che la percezione della particolare "presenza" di Maria nei vari momenti, anche più elevati, della vita contemplativa, per un disegno particolare di Dio è possibile. Come è possibile l'esperienza mistica di uno speciale attributo di Dio, di un aspetto, di un'espressione, di una manifestazione storica del mistero della salvezza, così è possibile l'esperienza mistica di Maria. In ultima analisi, si tratta - come sottolineavamo sopra con le parole della Lumen Gentium - della "esperienza" che nei cristiani la Chiesa fa della "funzione" di Maria nello stesso mistero della salvezza, allo scopo di una unione intima con il Mediatore e Salvatore, al quale essa è strettamente congiunta per sempre (cfr. 62).
Piace rilevare che Paolo VI nel '`Credo del Popolo di Dio" (30 giugno 1968), ricollegandosi ai grandi "simboli" della fede che, almeno dal primo quarto del sec. III, esplicitano il mistero dell'incarnazione del Verbo da Maria per opera dello Spirito Santo, ha unito alla contemplazione di Maria congiunta indissolubilmente - secondo la S. Scrittura all'Incarnazione e alla Redenzione, l'affermazione del Vaticano II: "Crediamo che la Madre Santissima di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della 16 vita divina nelle anime dei credenti" (A.A. S. 60 [ 1968] 439).
Il '`Credimus" del Papa ha un valore speciale anche dalla solennità dell'atto di fede, fatto "in nome di tutti i vescovi e fedeli". Paolo IV, pur rilevando che non si tratta di "una definizione dommatica vera e propria", sottolinea il valore che ha la sua formula in relazione alla "tradizione immortale della santa Chiesa di Dio". E con questa Chiesa e in questa Chiesa santa, animata e illuminata dallo Spirito di amore e di verità, della quale Maria è tipo e immagine, e per mezzo della quale il Figlio della Vergine "nasce e cresce nel cuore dei fedeli" (cfr. Lumen Gentium, 65), che facciamo il nostro atto di fede nella maternità di grazia della Madonna. Perciò salutiamo Maria in senso profondo "madre" quando, sospinti dallo stesso Spirito di Amore, la contempliamo misticamente operante nella vita dei fratelli del Figlio, anche nell'esperienza del Dio vivente. In Dio e con il Cristo, come ribadirà Michele di S. Agostino, il cristiano può percepire misticamente operante in se la Madre amabile nell'ordine della grazia.
Il Carmelitano fiammingo lo dimostra in una linea esistenziale e di "esperienza" più che di principi dottrinali, che pure sono soggiacenti a tutta l'esposizione. Praticamente, fondandosi su principi teologici sicuri, Michele di S. Agostino - forte dell'esperienza della terziaria carmelitana Maria di S. Teresa - dimostra la possibilità di una vita contemplativa nella quale, per speciale disposizione dello Spirito Santo, la creatura può fare l'esperienza mistica della Vergine Maria.


 







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