dal libro del Card. Atanasio Ballestrero, Madre che ci accompagni, Editrice Elle Di Ci, Leumann 1988, pp.106-112. Conversazione al Centro Italiano Femminile (C.I.F.) di Torino del 10 maggio 1988.
Maria, la donna nuova
Il discorso su Maria, culturalmente e teologicamente parlando, è legato a Gesù, di cui la Madonna è Madre, ed al mistero di Cristo che è il Redentore del mondo, per cui la sua Madre è la Madre del Redentore. Nello stesso tempo, però, è legato al discorso sulla Chiesa, che continua nella storia concreta degli uomini la missione di Cristo come sacramento di salvezza. Si spiega così come la Madonna venga dal Concilio chiamata - e dalla Redemptoris Mater rievocata - come la nuova Eva: Cristo l'uomo nuovo, Maria la donna nuova. A me pare che questo accostamento sia estremamente ricco di suggestioni e significativo per una riflessione illuminata dalla fede. Voi mi direte: lasci perdere la fede e ci parli della donna. È questa la mentalità di oggi, in cui è prevalente la problematica di tanto femminismo nostrano e non, che prescinde dalla fede e cerca di incamminarsi per altri sentieri, che hanno ispirazioni psicologiche, antropologiche, sociologiche, politiche. Io, però, prima di entrare in questo campo, vorrei fermarmi un momento proprio ad illuminare questa visuale che ci viene suggerita dalla contemplazione di Maria, la Madre del Signore.
Dunque, la Madonna è una donna. Può sembrare banale, ma non lo è, perché questa affermazione riecheggia tutta la visione biblica dell'uomo, creato da Dio uomo e donna, non per ingenerare contrapposizioni, ma per dare pienezza a questo essere « immagine e somiglianza di Dio » (cf Gen 1,26). Questo la Genesi lo dice sia dell'uomo che della donna; non solo, ma dice anche che entrambi sono stati creati da Dio per Dio, mentre tutte le altre creature sono create per l'uomo. Abbiamo qui già un primo punto di riferimento estremamente ricco di significati concreti.
La natura umana nel progetto divino è donna e uomo, e in quanto tale è immagine e somiglianza di Dio, quasi ad illustrarne la traboccante ricchezza. E questo spiega perché la somiglianza tra l'uomo e la donna non va ricercata tanto in momenti successivi, ma proprio nella profonda e primitiva condizione dell'uomo, dell'uomo-uomo e dell'uomo-donna, che sono da Dio espressivi della sua immagine, della sua sovrabbondante ricchezza di essere perfetto, di essere vivo e fecondo, e soprattutto di essere capace di dialogo e di comunione. Per questo, la somiglianza tra l'uomo e la donna è veramente unificante, veramente originaria, primordiale. Questo è il progetto di Dio.
Storia di peccato e di redenzione
Ma la Parola di Dio ci documenta pure che questa creatura, amata da Dio, creata da Dio per se, è stata capace di peccare. La Bibbia non ci racconta tanto la storia del peccato dell'uomo, quanto ci rivela il mistero del suo peccato. L'uomo e la donna sono solidali in questa prevaricazione, in questo cadere vittime della insidia dello spirito della menzogna, di questo spirito che è senza amore. La consapevolezza del loro peccato li unisce. Il racconto della Genesi mostra l'uomo e la donna profondamente uniti nel tradire la fedeltà al loro Dio.
Anche qui mi pare che si possa trarre una conclusione valida per la nostra fede, ma non soltanto per la nostra fede. L'uomo, creato a immagine di Dio, è tanto simile a lui da diventare vulnerabile di fronte alla più grave delle tentazioni: non accontentarsi di essere simili a Dio e voler diventare Dio.
Questa tentazione è espressa nella storia del peccato dell'uomo. « Sarete come Dio » (cf Gen 3,5): il tentatore lo suggerisce allo spirito della donna e questa se ne fa veicolo presso il primo uomo e un consenso comune li vede soccombere di fronte alla tentazione. Il primo peccato dell'uomo e della donna è la superbia. Il nostro filosofare intorno alla donna, così come intorno all'uomo, mi pare che non dovrebbe mai prescindere da questa capacità di essere tentati fino al punto di diventare concorrenti di Dio.
Nella storia dell'umanità mi sembra abbia un'incidenza significativa la tentazione di diventare Dio che fermenta continuamente nello spirito dell'uomo e della donna. Potremmo dire che questa è proprio una dimensione della storia umana, nella quale - così come ci viene riepilogata simbolicamente dalla Bibbia - noi vediamo intrecciarsi i rapporti dell'uomo con la creazione e con gli altri uomini sempre su questa ricorrente dinamica: la confessione di Dio, creatore e Signore; la ribellione a Dio, creatore e Signore. E anche qui gli uomini e le donne sono significativamente solidali.
Saremmo però pessimisti e fuori della verità se eliminassimo dalla storia degli uomini il progetto di Dio per restaurare l'opera della creazione e per la redenzione dell'uomo, e quindi eliminassimo anche le varie tappe di una storia che matura verso la redenzione. La pienezza dei tempi è tutta fermentata dall'attesa di Colui che deve venire, che è il Promesso, che è il Salvatore. Attraverso la vita dei Patriarchi e dei Profeti e anche, addirittura, attraverso le vicende dei Giudici e dei Re, noi vediamo continuamente emergere il valore della promessa divina e l'efficacia di questa promessa che, a poco a poco, fermenta e si fa più vicina al tempo dell'uomo.
Colui che deve venire è annunziato, preparato inseparabilmente dalla donna. « Io porrò inimicizia tra te e la donna » (Gen 3,15), è detto quando il Signore prende atto del peccato dell'uomo. La presenza di Maria (che non ha ancora un nome) vicino a colui che deve venire, nella realtà del mistero è già progettata e annunciata attraverso bibliche figure femminili, che non possiamo eliminare dalla storia della salvezza e che anticipano tutte, simbolicamente e non solo simbolicamente, la solidarietà dell'uomo nuovo e della donna nuova che verranno. E teniamo presente che questo uomo nuovo e questa donna nuova, che sono nelle promesse e nei progetti di Dio, sono intimamente uniti in un rapporto che è simile al primo rapporto dell'uomo e della donna. Nella creazione della donna, Dio non parte dal nulla, parte dall'uomo. L'uomo è creato dall'onnipotenza di Dio con un pugno di terra, la donna è creata da Dio dalla carne dell'uomo e questo a significare la profonda simbiosi dei due che è nel progetto divino e che si ripete anche nella storia della redenzione in una maniera estremamente significativa.
Sarà il Cristo a nascere da una donna, sarà una donna a dare la carne al Figlio di Dio e in questa Incarnazione il mistero della creazione dell'uomo riceve un compimento sublime e straordinario, che rivela pienamente - per quanto è possibile sulla terra - il progetto originario di Dio. Nascerà da una donna, il Signore. Nella creazione, Dio prima crea l'uomo e poi la donna; nella redenzione prima fa la donna e poi l'uomo. Non si tratta di un'inversione cronologica senza significato, ma ci fa capire come, nel progetto di Dio, il rapporto uomo-donna conosce la sua piena realizzazione soprattutto nel compiersi della redenzione. Ci troviamo di fronte a un mistero, quindi a un'iniziativa di Dio: le ragioni profonde le ha soltanto in Dio, e noi dobbiamo accettare il mistero.
Io sono convinto che questo rapporto uomo-donna ha bisogno di essere creduto come una cosa voluta dal Signore, perché, se non accettiamo questa prospettiva della Rivelazione, o prima o poi urteremo in difficoltà puramente umane che non ci aiutano a comprendere fino in fondo la natura misteriosa di questo rapporto e neppure, alla fine, a comprendere le istanze, le ansie, i desideri, le aspirazioni che continuano a fermentare nel cuore dell'uomo e della donna. Ma fin qui siamo ancora al progetto di Dio. Se andiamo avanti nello scrutarne la realizzazione, ci troviamo di fronte ad una figlia di Eva, che nella prospettiva del Nuovo Testamento è anche la figlia di Sion. Ma la figlia di Sion è Gerusalemme: la città di Dio. In prima istanza, tutti i riferimenti biblici alla figlia di Sion non si riferiscono a Maria, ma alla Chiesa. E qui entriamo ancora una volta nel profondo del mistero.
Maria e la donna nel progetto di Dio
Quando un angelo arriva da Maria e le annuncia il progetto di Dio, Gesù non c'è ancora. La priorità della madre è indiscutibile. Il consenso dato da Maria ad essere la Madre di Dio è un consenso richiesto e un consenso dato nel rischio della fede.
« Beata colei che ha creduto » (Lc 1,45), dirà Elisabetta a Maria. Ha due sensi questo credere di Maria: credere di essere oggetto di un'elezione divina a cui bisogna dire di sì, e credere anche che questa maternità, che le è annunziata e offerta, avverrà nel quadro di una confermata e glorificata verginità. La Madonna ha creduto senza comprendere ed entra nella storia della salvezza come una creatura beata perché ha creduto.
Il rapporto tra la Madonna e le donne, qui noi lo potremmo sviluppare in chiave spirituale: questa vocazione a credere, questa beatitudine del credere arrendendosi al mistero senza comprenderlo, credo che sia congeniale alla natura profonda della donna. Così è stata Maria, la nuova Eva. La prima Eva è stata una credulona di fronte alla tentazione e ha pagato; la seconda Eva è una credente di fronte ad un mistero. Tra la prima e la seconda c'è un'abissale differenza. Questo a me pare che, nella visione cristiana della donna, abbia una grande importanza, a cui bisogna stare sempre attenti per non fuorviare e non andare a creare misteri che non esistono, privilegi che non esistono, priorità che non esistono. D'altra parte, sono così tanti i misteri che esistono nella vocazione di Maria, che non c'è bisogno di altro e tutto è magnifico come dignità, come verità, come amore.
La perfezione della fede della Madonna ha una realizzazione che va sottolineata. La sua maternità verginale è mistero sotto tanti punti di vista, ma soprattutto perché si realizza attraverso un'effusione dello Spirito di amore così piena e perfetta che ha come risultato l'incarnazione del Figlio. È il passaggio, per così dire, dal regno interiore della Trinità al regno terrestre della redenzione che avviene attraverso la maternità di Maria, una donna, una semplice donna, che ha creduto e che nel credere ha conosciuto la beatitudine dell'amore più perfetto e lo ha reso fecondo con un cuore indiviso. In lei questo mistero è gaudioso e glorioso fin dal principio, anche se non sarà dispensata da un mistero doloroso che ben conosciamo.
Identità femminile di Maria
A questo punto, uscendo per un momento dalle illuminazioni della Parola di Dio, potremmo fermare il nostro discorso sulla femminilità umana.
La prima riflessione che vorrei fare è che il Signore ha circondato di un rispetto e di un amore perfettissimo la femminilità di Maria: non ne ha in alcun modo minacciato l'identità. I1 racconto dell'annunciazione è pieno di trepidazione di fronte a questa creatura. I1 Signore è rispettosissimo, è pieno di tenerezza e di amore e in tutta la storia di Maria risalta questo rispetto di Dio per la natura della sua creatura. Ma il Signore, pur rispettandola in una maniera inarrivabile, ha anche chiesto a Maria inesauribili capacità di dedizione, di oblazione, di disponibilità, di fedeltà: fedeltà della mente, del cuore, della carne, dei giorni. Dio si è impadronito di Maria in una maniera totale. La Madonna è stata creata per essere travolta quasi nel mistero del Figlio suo, diventandone una delle prime e più gloriose e misteriose manifestazioni.
Primogenita fra le donne
Tutto questo non è un fatto che riguarda unicamente Maria ma, nell'economia della fede cristiana e della redenzione, riguarda la vocazione stessa della donna, la quale, proprio per la natura profonda ricevuta da Dio, è chiamata ad una oblatività senza fine, a una disponibilità radicale, e - bisogna dirlo anche se la parola fa paura - ad espropriazioni misteriose. Solo quando la donna si lascia prendere da questa logica della redenzione, comincia a somigliare a Maria e a scrivere quei capitoli di operosità e santità cristiana che le donne hanno sempre scritto e continuano a scrivere. Quando leggiamo la vita delle Sante, siamo sempre messi di fronte a questo spettacolo: un Dio che le elegge, le sceglie, le convoca a missioni più grandi della loro fragilità e si rende glorioso in loro, come in Maria.
Possiamo allora dire che, nella visione cristiana, la Madonna rimane la primogenita di queste donne nuove che sono, nel progetto di Dio, più gloriose della prima donna, perché anche per esse vale quel perfezionamento della creazione che il Padre ha voluto realizzare per mezzo del Figlio redentore.
Qui potremmo aprire un discorso sulla varietà delle vocazioni cristiane. La vocazione di Maria è unica e irripetibile, ma se pensiamo a certe vocazioni femminili nell'Antico Testamento, ci rendiamo conto che il Signore non intende emarginare le donne dalla storia della salvezza, ma le convoca nel mistero di Maria e in quello di Cristo. Quando leggiamo la storia di Giuditta, di Ester o di Debora noi sentiamo di essere di fronte a vicende che non si concludono nella vicenda personale, ma esprimono il maturare di un mistero, che in Maria si compie e, dopo Maria, nella storia del cristianesimo si moltiplica attraverso la varietà delle vocazioni femminili. Saranno vocazioni che implicano un credere a Dio e alla sua potenza, un abbandonarsi alle iniziative di Dio, soprattutto sotto il profilo dell'amore, della carità, un diventare creature nelle quali Dio si pronuncia. Si può veramente dire che, da questo punto di vista, la storia di tante santità femminili ha delle caratteristiche che mettono in evidenza la dimensione profetica del cristianesimo, ancora più di tante santità maschili.
Concludendo
Potrei anche fermarmi qui, perché le mie considerazioni dovevano essere soprattutto spirituali. Credo che quelle fatte fin qui possano nutrire la preghiera, la fede, e aiutare a percepire la vocazione della donna non attraverso considerazioni storiche, sociologiche, antropologiche o culturali, ma su un piano ben più grande e trascendente. Questo non esclude le promozioni, però vorrei dire che tutte le promozioni umane della donna sono autentiche soltanto nella misura in cui rispettano questi parametri trascendenti che sono il progetto di Dio nella creazione della donna e nella redenzione del mondo.