dal libro di Salvatore M. Perrella, Le Mariofanie. Per una teologia delle apparizioni, Edizioni Messaggero, Padova 2009, pp. 286-300.
Alla vigilia del Concilio Vaticano II, diversi settori della teologia e della pastorale avvertivano l'esigenza di ricondurre la riflessione teologica sulla persona di Maria nel contesto biblico e storico-salvifico, e nel quadro del genuino ed ecclesiale culto cristiano, stigmatizzando con parole forti «la mediocrità di una certa devozione, il cui zelo, per mancanza di luce, si addentra nelle vie meschine e facili, che possono condurre alle peggiori deviazioni»663. Orientamento autorevolmente sancito dalle costituzioni conciliari Sacrosantum concilium (n. 103) e Lumen gentium (nn. 66-67), ove si raccomanda vivamente di rinnovare e valorizzare il culto mariano, «praesertim liturgicum», rispetto ai pur validi e legittimi esercizi di pietà del popolo cristiano.664 La singolare partecipazione di Maria al mistero e all'opera del Redentore e alla gloria del Figlio risorto (cf. Lumen gentium 55-59), la rende «presente» nell'oggi della Chiesa c del mondo, ovvero la rende sempre «indissolubilmente congiunta all'opere del Figlio» (Sacrosantum concilium, 103) nella comunione dei santi che nello Spirito di Cristo permette alla Chiesa d'essere, «specialmente nella sacra liturgia», in comunione con la Chiesa celeste (cf. Lumen gentium 50). L'anamnesi liturgica, quindi, celebra e attualizza una presenza665 e una cooperazione666 di una persona «in tutto dipendente da Cristo e dallo Spirito: non una realtà del passato. ma una persona che si trova nel presente della Chiesa, anzi nel presente misterico della liturgia».667
L'insegnamento conciliare e la conseguente attuazione della riforma liturgica668 - talora incomprese perché acriticamente ritenute «antimariane»669 - sono stati ribaditi e raccomandati dalla esortazione apostolica Marialis cultus di Paolo VI (1974),670 il quale rassicurava tutti affermando che la riforma non aveva in nessun modo indebolito il culto verso la Madre del Signore. Al contrario, lo aveva irrobustito e consolidato, inserendo «in modo più organico e con un legame più stretto la memoria della Madre nel ciclo annuale dei misteri del Figlio» (Marialis cultus 2).671 La liturgia non è stata intaccata dallo sbandamento della pietà verso santa Maria verificatosi negli anni immediatamente successivi la celebrazione del Vaticano II. Essa, come il magistero e il sensus fidelium, oltre a rassicurare e confermare che il culto cristiano non è né «mariocentrico» né «antimariano», grazie anche alla concretizzazione delle indicazioni riformiste del Concilio, ha ulteriormente testimoniato nei suoi «riti e nelle sue preci»,672 quanto radicata è »l'antica e vitale intuizione della Chiesa, secondo cui la figura di Maria, pur non essendo il centro, è però centrale nel cristianesimo: è nel cuore del mistero dell'incarnazione, nel cuore del mistero dell'Ora. E ciò non in virtù di un'autopersuasione dei cristiani, ma per lo stesso sapiente disegno del Padre e la precisa volontà di Cristo».673 Infatti, nella liturgia rinnovata, grande e congruo spazio trova la memoria della Vergine nella celebrazione annuale della incarnazione redentrice;674 mentre più discreta appare la sua presenza nella anamnesi del mistero pasquale di Cristo, anche se ultimamente non mancano valide proposte in tal senso.675 Si è infatti consapevoli che, «celebrando il Figlio, la Chiesa incontra la Madre: nel mistero dell'incarnazione del Verbo (Lc 1,26-38; Gv 1,14); nel natale del Salvatore (Lc 2,1-7); nell'epifania alle genti (Mt 2,11); nella presentazione al Tempio (Lc 2,22-40); nella manifestazione messianica di Cana (Gv 2,1-11); nella passione gloriosa (Gv 19,25-27); nel compimento pentecostale (At 1,14); e finalmente nella signoria universale di Cristo, accanto al quale regna la Vergine assunta al cielo, nel cui destino di gloria la Chiesa "contempla ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere».676
Maria, per questo suo essere madre, serva, icona del Signore, della redenzione e della Chiesa, ha trovato, sostanzialmente, un'intelligente, armonico e adeguato posto nella celebrazione annuale del mistero di Cristo.677 Durante la celebrazione dell'anno mariano 1987-1988 la Congregazione per il Culto Divino rilevava e invitava a cogliere la presenza di «risonanze mariane provenienti dal nucleo stesso del sacramento o direttamente o per via analogica» nella celebrazione dei sacramenti della fede, e a valorizzare gli ulteriori «elementi mariani» presenti nella Liturgia delle Ore.678 Indicazioni che non di rado vengono sottovalutate o non debitamente valorizzate da operatori liturgici e pastorali.679
Alla luce di tutto questo, non si può non sostare sulla delicata questione riguardante il rapporto tra liturgia e mariofanie; un tema ancora da studiare e da approfondire pienamente. Da questo punto di vista è emerso, grazie alla relazione del liturgista servitano S. M. Maggiani,680 che, partendo dalla costatazione di come nell'attuale Calendario Romano Generale promulgato a seguito del Concilio Vaticano II da Paolo VI nel 1969,681 vi sono tre memorie mariane che prendono origine da tre diverse mariofanie autenticate dalla Chiesa (Lourdes, 11 febbraio; Fatima, 13 maggio; Guadalupe, 12 dicembre) e che, mentre la liturgia è celebrazione per ritus et praeces dell'opus salutis, le apparizioni mariane riguardano piuttosto il campo delle rivelazioni private che non impegnano l'assenso di fede dovuto solo al depositum fidei, è doveroso porsi una triplice domanda:
- la configurazione del rapporto tra celebrazione liturgica e memoria liturgica afferente ad una mariofania;
- l'oggetto della celebrazione;
- il senso di quanto viene celebrato.
La risposta alla prima domanda viene costruita a partire dal rapporto che intercorre tra lex credendi e lex orandi; quella alla seconda domanda, a partire dalla teologia liturgica manifestata dai formulari eucologici propri alle singole memorie; la risposta alla terza, a partire dalla semantica emergente dalla teologia liturgica delle singole memorie liturgiche. Il rapporto tra lex credendi e lex orandi manifesta il movimento catabatico-anabatico della storia della salvezza: all'azione di Dio si unisce la risposta umana nella fede. La liturgia è celebrazione del mistero pasquale in Ecclesia, dal momento che il mistero pasquale è culmine dell'intera rivelazione del Dio Unitrino: ciò significa che la liturgia è celebrazione che si compie nella fede, dal momento che il mistero pasquale è chiamata-appello alla fede e solo nella fede può essere ricevuto e vissuto. La liturgia allora, in quanto celebrazione del mistero pasquale nella fede, non può eludere le differenti forme in cui la fede si incarna, prima fra tutte la testimonianza: ciò che viene celebrato (depositum fidei) non può essere isolato da tutto ciò che ne costituisce approfondimento e proposta. È a questo livello che si pone il rapporto con la testimonianza evangelica emergente dagli eventi mariofanici: in quanto rivelazione privata da non confondere con il depositum fidei, le apparizioni costituiscono appunto un approfondimento testimoniale ecclesiale della salvezza definitivamente compiuta nel mistero pasquale del Signore nel concreto della storia.682 A questo titolo, esse rientrano nella celebrazione liturgica in quanto espressione della fede con cui la comunità risponde alla chiamata-appello alla fede da parte del suo Signore crocifisso e risorto.
La teologia liturgica manifestata dai formulari eucologici propri alle singole memorie sono espressione del sensus fidei dell'intero popolo di Dio che riconosce la divina maternità di Maria, Madre di Dio e Madre nostra nell'opus salutis, e domanda l'essenziale della vita cristiana, ossia una vita inserita nel mistero pasquale del Figlio incarnato. Ciò significa che, pur riconoscendo come vero il fatto della mariofania, non è questo evento ad essere celebrato (come nella mens magisteriale precedente il Concilio Vaticano II), ma ad essere celebrato è l'unico ed assiologico mistero di Cristo Salvatore cui Maria è indissolubilmente legata; evento di salvezza cui si chiede la configurazione e l'assimilazione di tutta l'assemblea celebrante, dell'umanità intera e della creazione, a partire anche da quegli aspetti della vita e della storia umana che il sensus fidelium ha riconosciuto come particolarmente significativi nelle rivelazioni private quali, appunto, una mariofania. La semantica emergente dalla teologia liturgica propria alle singole memorie liturgiche delle apparizioni fa quindi riferimento all'ethos che il sensus fidelium vi scopre: l'incarnazione dell'unico e definitivo mistero pasquale nelle pieghe della storia, nella logica di Rm 12,1 ss, attraverso il nuovo culto nello Spirito che fa del corpo dell'assemblea celebrante e del singolo battezzato il luogo dell'offerta di una relazionalità informata dalla carità e dalla riconciliazione (relazionalità pneumatica che costituisce la motivazione ultima del carattere profetico dei messaggi mariofanici colti nel loro rigore evangelico).
Circa il rapporto liturgia ecclesiale, sensus fidelium e celebrazioni liturgico-ecclesiali delle accertate mariofanie, non si può non rivelare il fatto che: «la liturgia è il luogo per eccellenza di trasmissione della Rivelazione; la nostra formazione intellettualistica tende istintivamente a farci ritenere altre esperienze (come la catechesi, la teologia nelle sue differenti discipline, il pronunciamento magisteriale nelle sue differenti modalità) prioritarie nella trasmissione della Rivelazione. È però nella celebrazione sacramentale ("culmine e fonte" della vita della comunità credente) che il Cristo è realmente presente come memoria, compagnia e profezia della vocazione della Chiesa, dell'umanità intera e di tutta la creazione, grazie all'incontro, suscitato dallo e nello Spirito, dei suoi misteri annunciati dalla Parola con il "sensus fidelium" che li riconosce ed accoglie nella loro realtà fattuale e significante, attraverso la mediazione di garanzia del servizio dei pastori. Iscrivere un evento nella liturgia significa allora riconoscerne insieme la sua dipendenza essenziale dal mistero di Cristo e l'intrinseca finalizzazione a Lui e alla Chiesa, all'umanità e all'intera creazione. Detto in altre parole, un evento è scrivibile nella liturgia quando la sua fattualità e il significato ad essa legato sono insieme cristocentrici ed ecclesiocentrici: queste due dimensioni garantiscono ed esplicitano la carica profetica di servizio alla vita dell'umanità e della creazione di cui l'evento, in quanto fatto significante, è portatore per pura grazia».683
Si può pertanto affermare che il rapporto tra mariofanie e liturgia: «dipende in primo luogo dalla presenza di Maria all'interno del mistero di Cristo, una presenza che la liturgia non solo non dimentica, ma interpreta come legame indissolubile: Maria è infatti associata al mistero del Cristo redentore e questa associazione costituisce l'asse portante sia del suo cammino terreno che della sua glorificazione celeste. Ciò vuol dire che, per essere iscritto nella liturgia, la mariofania| si presenta, accade e si dona come un "frammento" nel quale brilla il "Tutto" relativo a questo legame indissolubile tra il Redentore e la Madre: un legame non circoscritto alla loro dualità fusionale (centripeto), ma aperto al servizio compassionevole (centrifugo) per la vita della comunità credente, del mondo e dell'intero creato, scopo dell'intera economia salvifica. Il servizio del Redentore alla vita della comunità credente, del mondo e dell'intero creato - servizio cui la Madre è associata - trova la sua massima espressione nel mistero pasquale: ciò vuoi dire che l'iscrivibilità [di un'apparizione mariana] nella liturgia richiede la presenza di fatti e significati pasquali, oggettivamente verificabili».684
La realtà delle apparizioni interpella anche le altre Chiese cristiane, per cui l'ecumenismo non è estraneo a tale problematica, come hanno mostrato i già ricordati documenti del dialogo ecumenico: - «Il Mediatore Maria e i santi» del 1990, del gruppo cattolico-luterano USA; - «Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi», del 1997-1998, redatto dal Gruppo di Dombes;- «Maria: grazia e speranza in Cristo» del 2004, dichiarazione comune anglicano-cattolica di Seattle (ARCA). in questi testi, le mariofanie vengono confinate nell'ambito esclusivo della devozione o della pietà popolare mariana del cattolicesimo. Si tratta di un significativo passo in avanti nella comune comprensione e comunione, poiché si prende atto che esse appartengono al vissuto ecclesiale come realtà legittima e non come deviazione patologica. Ma l'orizzonte va ulteriormente ampliato. Piuttosto che considerarle quali una specie di esclusivo «prodotto» della religiosità e delle devozione popolare (come i tre documenti del dialogo ecumenico di fatto sono inclini a ritenere, vista la formulazione adottata), a nostro modesto avviso, le apparizioni mariane andrebbero invece inserite in un contesto più vasto anche a motivo del ruolo storico-salvifico che esercita in esse la Madre e Serva del Signore, in quanto espressione non secondaria del «ministero proprio di assistenza», per usare la felice espressione peraltro utilizzata dalla stessa dichiarazione cattolico-anglicana di Seattle, che la Vergine glorificata e celeste cooperatrice compie in subordinazione e in sinergia col Dio trinitario nella communio sanctorum, onde la creatura possa sentirsi amata, richiamata, consolata e spronata al Bene nel difficile pellegrinaggio della fede verso l'eschaton eterno.
Nell'ambito del congresso lourdiano, il prof. Flemming Fleinert-Jensen, appartenente alla tradizione riformata luterana, ha inserito le mariofanie (e Lourdes in particolare) nel quadro degli eventi testimoniali, domandandosi di conseguenza come possa venire compresa (ed accettata-accolta) l'autorità del testimone, soprattutto quando si tratta di qualcuno, come Bernadette, che non possiede alcuna autorità ecclesialmente o socialmente riconosciuta. Conformemente alla tradizione riformata, l'autore ha sottolineato come nulla possa essere detto dell'esperienza in se vissuta dal testimone, appartenendo questa alla libera azione di Dio e pertanto indisponibile a qualsiasi tentativo di verifica umana. Si può dire qualcosa invece sul versante della conformità che intercorre tra la testimonianza resa dal testimone c la Scrittura biblica, unica norma della fede. Ma non è possibile separare la testimonianza resa dal testimone dagli effetti che essa ha provocato: la conformità con la Scrittura e la sua attestazione mariana va perciò ricercata anche in questa storia degli effetti. A tale proposito, il teologo luterano ha proposto come criteri di conformità i tre tratti con cui la Scrittura attesta Maria, madre di Gesù: la discrezione; la croce; la fede.685
Il lavoro delle 14 sezioni linguistiche ha complessivamente visto l'emergere di tre assi di lettura del fenomeno apparizionistico: il momento descrittivo (l'evento, la sua eventuale approvazione, la sua ricezione nel vissuto ecclesiale e storico-culturale, la mistica mariana dei santi); il momento ermeneutico (il quadro teologico e biblico di riferimento, la vita ecclesiale); il momento pragmatico (il ruolo dei santuari, della pietà popolare mariana e del suo rapporto con la liturgia e l'evangelizzazione, il ruolo del magistero e della Sede Apostolica in particolare, le implicazioni ecumeniche). Si tratta di tre assi che, se da un lato rispecchiano l'andamento delle sessioni generali, dall'altro hanno permesso di fermare maggiormente l'attenzione sulla «storia degli effetti» propria dei fenomeni apparizionistici.686
Al termine del Congresso, il p. Vincenzo Battaglia presidente della PAMI, ha tracciato un primo bilancio di quanto è emerso nelle 12 relazioni dettate durante le sessioni plenarie, sottolineando, altresì, anche alcune possibili prospettive di ricerca e di approfondimento interdisciplinare. Le mariofanie, segno della presenza materna della Madre di Dio nella storia vanno studiate, al di là di ogni precomprensione - sia della vana credulitas che della grettezza di mente (cf. Lumen gentium 67) -, prima di tutto a partire dalle fonti della fede, per poi verificarne con un serio discernimento ecclesiale la loro genuina autenticità. Per cui bisogna discernere se il dono di esse da parte del disegno provvidente della Trinità è coerente con l'insieme del depositum fidei dove, come si sa, la persona, il ruolo e il significato della Madre del Signore sono considerare alla luce dell'intero Mistero cristiano, secondo il dinamismo e la finalità della historia salutis. In questo senso è assai importante per la Chiesa e la teologia non omettere il necessario riferimento al mistero pasquale del Signore, in quanto la glorificata sua Madre è sempre sottoposta alla signoria salvifica, universale ed eterna, del Figlio di Dio; va tenuto presente che in tale ambito pasquale e soteriologico il munus materno della Serva del Signore, della Mediatrice in e nel Mediatore, ha anche interesse e valenza ecclesiale in virtù dell'opera dello Spirito del Risorto-Asceso alla destra del Padre. Non bisogna sottovalutare il fatto che la Madre di Gesù nelle apparizioni si presenta sempre come la Madre della Chiesa che fa parte della Chiesa e ha cura e passione per la Chiesa pellegrina.
Quello di Lourdes, infine, è stato un congresso che ha posto l'attenzione degli studiosi, dei tanti cultori di mariologia e di molti credenti, su una tematica controversa ed attuale.687 Ad essere sinceri, non tutte le relazioni hanno soddisfatto per la congruità e la solidità degli argomenti: le mariofanie sono sempre e comunque un argomento «difficile» da scandagliare. Diverse tematiche sono rimaste inevase o non pienamente affrontate. Tra di esse desideriamo ricordare:
· la natura propria, il genere letterario, la finalità e la recezione del documento «Il Messaggio di Fatima» della Congregazione per la Dottrina della Fede, promulgato l'anno 2000;
· il motivo profondo della preconcetta ritrosia di alcuni ambienti teologici verso le mariofanie;
· la disponibilità ad accogliere le apparizioni mariane come «eventi testimoniali» e la difficoltà ad intenderle anche come «eventi storico-salvifici» (sicuramente «secondari» rispetto all'evento pasquale e pentecostale del cristianesimo) o anche come «eventi di presenza» riguardanti la mediazione materna della Madre del Redentore;
· il rapporto tra profezia e mistica, esperienze non sovrapponibili tra di loro per natura e finalità eppure entrambe chiamate in causa nell'ermeneutica delle apparizioni come criteri di analisi-valutazione;
· la comprensione-collocazione ecclesiologica dei destinatari dei doni/carismi mariofanici;
· il rapporto tra le forme comunicative proprie ad ogni apparizione e le forme comunicative attestate dalle Scritture come espressioni della storia della salvezza;
· le implicazioni degli eventi apparizionistici sulla comprensione globale della Rivelazione in quanto continuo e fedele evento di autocomunicazione dell'Unitrino nella storia.
È anche vero che queste osservazioni sono basate sulle relazioni lette in aula; quelle definitive finalizzate alla pubblicazione potrebbero forse - è il nostro vivo auspicio - colmare queste aporie riscontrate nel congresso lourdiano, fermo restando che se si fosse dato più spazio al dialogo fra i teologi e fra gli esperti convenuti, molte di queste stesse aporie sarebbero state colmate.
NOTE
663 R. LAURENTIN, La Madonna. Questioni di teologia, Morcelliana, Brescia 1964, p. 67; studio universalmente conosciuto col titolo dell'edizione francese: La question mariale (1963).
664 Cf. C. MAGGIONI, Il rapporto della Chiesa con Maria: culto e forme di devozione nel capitolo VIII della «Lumen gentium», in AA. VV., Maria nel Concilio, pp. 133-152.
665 Il tema della presentia Mariae sta sempre più interessando gli studiosi e lo stesso magistero per le implicanze e le connessioni di ordine liturgico, teologico, filosofico, simbolico antropologico, cf. PTZZARELLI, La presenza di Maria nella vita della Chiesa; I. M. CALABUIG, La presencia de Maria en la liturgia in AA. VV., La doctrina y el culto mariano hoy, Centro Mariano de los Siervos de Maria, Mexico 1989, pp. 67-103; DE FIORES, La presenza di Maria nella vita della Chiesa alla luce dell'enciclica Redemptoris Mater, pp. 110-144.
666 PERRELLA, La Madre di Gesù nella coscienza ecclesiale contemporanea, pp. 407-488: «La Madre del Redentore al servizio della salvezza. Una questione attuale».
667 J. CASTELLANO CERVERA, Per un rinnovamento della catechesi su Maria alla luce della liturgia, in AA. VV., Maria nel culto della Chiesa. Tra liturgia e pietà popolare, OR, Milano, 1988, p. 99.
668 I criteri fondanti la riforma liturgica del Concilio, secondo la costituzione Sacrosanctum concilium 21-40, sono i seguenti: intelligibilità dei testi e dei riti da parte dei fedeli; legame tra tradizione e progresso; dimensione ecclesiale della celebrazione di fede; competenza della gerarchia nella riforma. L'attuazione della riforma, è poi passata attraverso tre difficili fasi di adempimento: la revisione dei libri liturgici e la progressiva pubblicazione dei nuovi, con la relativa traduzione (altro delicato e vasto problema) iniziata nel 1969; la complessa e delicata questione dell'adattamento dei riti, affidata alle conferenze episcopali, sotto la guida dei dicasteri vaticani competenti (cf. GIOVANNI PAOLO II, Vicesimus quintus annnus. Lettera apostolica nel XXV anniversario della costituzione conciliare sulla sacra liturgia, in Enchiridion Vaticanum, vol. 11. pp. 976-1013; M. AUGÉ, Movimento liturgico - Riforma liturgica - Rinnovamento liturgico, in Ecclesia Orans 6 [1989] pp. 301 -322; S. MAGGIANI, La riforma liturgica. Dalla Sacrosantum concilium alla IV istruzione «La liturgia romana e l'inculturazione» in AA. VV., A trent'anni dal Concilio. Memoria e profezia, Studium, Roma 1995, pp. 39-83.
669 É il caso, per esempio, di: G. M. MORREALE, Il culto mariano nel nuovo calendario liturgico. Esame critico e proposte, Compagnia Maria SS. Assunta, Caltanissetta 1971.
670 Cf. Acta Apostolieae Sedis 66 (1974) pp.113-168; Enchiridion Vaticanum, vol. 5, nn. 13-97, pp. 42-127. Si vedano, inoltre, le valide considerazioni e approfondimenti di: G. GOZZELINO, Le sensibilità e i contenuti teologici della «Lumen gentium» e della «Marialis cultus», in «Rivista Liturgica» 63 (1976) pp. 291-314; S. M. MEO, La «Marialis cultus e il Vaticano II: Analisi e confronto sulla dottrina mariana, in «Marianum» 39 (1977) pp. 112-131.
671 Inserimento e organicità particolarmente evidenti nella Collectio Missarum de Beata Maria Virgine, promulgata dalla Congregazione per il Culto Divino con il decreto Christi mysterium celebrans del 15 agosto 1986. É stato ricordato da autorevoli esponenti che la Collectio non è un nuovo messale, ma una specie di appendice del Messale del Concilio Vaticano II, in cui ai formulari mariani ivi presenti se ne accostano numerosi altri. Essi non modificano il Calendario Romano Generale del 1969, né il vigente ordinamento rubricale, né il Lezionario oggi in uso nella Chiesa latina (cf. M. SODI, Con Malia verso Cristo. Messe della beata Vergine Maria, Paoline, Cinisello Balsamo 1990; N. ZAMBERLAN, La «Collectio Missarum de b. Maria Virgine». Bibliografia ragionata [1986-2001], in «Marianum» 65 [2003] pp. 40-100).
672 Interessante e stimolante è la relazione del liturgista e cultore di mariologia prematuramente scomparso: A. M. TRIACCA, Mariologia e «celebrazione» della storia della salvezza, in «Theotokos» 2 (1994) n. 1, pp. 73-96.
673 208° CAPITOLO GENERALE DEI FRATI SERVI DI MARIA, Fate quello che vi dirà. Riflessioni e proposte per la promozione della pietà mariana, n. 8, in «Marianum» 45 (1983) p. 398; la presenza di Maria nei due eventi è illustrata nei nn. 9-10 del documento (cf. ibidem, pp. 398-400).
674 Cf. C. MAGGIONI, Annunciazione. Storia, eucologia, teologia liturgica, CLV-Edizioni Liturgiche, Roma 1991; C. O'DONNEL, Celebrare con Maria. Le feste e le memorie di Maria nell'anno liturgico, LEV, Città del Vaticano 1994; S. M. PERRELLA, La venerazione a Santa Maria. Storia, teologia, prassi, in «La Rivista del Clero italiano» 86 (2005) pp. 424-430, cf. l'intero studio alle pp. 419-439.
675 Approvato da Giovanni Paolo II nell'aprile dell''«anno magni iubilaei 2000» e pubblicato nel 2002, il Missale Romanum, con la sua editia tvpica tertia, ha dato ampio spazio alla celebrazione della Vergine. Infatti, a prescindere dalle solennità e delle feste e memorie proprie, il Commune beatae Mariae Virginis, rispetto all'edizione del 1975, «ha subito un ampliamento notevole, passando dai precedenti sette agli attuali undici formulari. La fonte di riferimento è soprattutto la Collectio missarum de beata Maria Virgine, con la ricchezza dell'eucologia e delle tematiche mariane presenti [...] Dando uno sguardo globale al Comune [...] si nota come i testi del precedente Messale fossero piuttosto generici e ruotassero prevalentemente attorno alla tematica dell'intercessione. Ora il quadro si è positivamente ampliato e arricchito, dando a questa sezione dei Comuni un maggiore respiro e un evidente fondamento sia nei pronunciamenti magisteriali che nella teologia mariana dal Concilio Vaticano II in avanti» (F. TRUDU, I Comuni e le Messe rituali, in «Rivista Liturgica» 90 [2003] n. 4, pp. 638-639; per uno studio più esteso cf: J. EVENOU, Le commun de la Vierge Marie dans le Missel Romain 2000, in «Ephemerides Liturgicae» 117 [2003] pp. 257-285). Con la terza edizione la memoria di Maria è entrata, seppur discretamente, anche nella celebrazione liturgica del triduo pasquale (cf. M. BARBA, La presenza di Maria nel mistero pasquale, in «Marianum» 65 [2003] pp. 17-48). L'Ordine dei Servi, nel solco della tradizione biblico-liturgica propria, seguendo i principi del rinnovamento conciliare fa lo stesso (cf. I. M. CALABUIG, La Commissione Liturgica Internazionale OSM. Bilancio di un ventennio e prospettive per il futuro, in AA. VV., Primo Convegno Internationale Operatori di Liturgia OSM. A cura di R. Barbieri, Marianum, Roma 1989, vol. l. pp. 123-136; A. M. TRIACCA, Contenuti mariani dell'attuale liturgia dei Servi: traccia per ulteriori approfondimenti, in «Ephemerides Liturgicae» 108 [1994] pp. 299-354).
676 AA. VV., Celebrare in Spirito e verità. Sussidio teologico-pastorale per la formazione liturgica, Edizioni Liturgiche, Roma 1992, n. 89, p. 78.
677 Cf J. CASTELLANO CERVERA, L'anno liturgico. Memoriale di Cristo e mistagogia della Chiesa con Maria Madre di Gesù, Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa», Roma 1987, pp. 194-256; S. GASPARI, Celebrare con Maria l'anno di grazia del Signore. Mistagogia cristologica mariana. Monfortane, Roma 1987; D. M. SARTOR, Le feste della Madonna. Note storiche e liturgiche per una celebrazione partecipata, EDB, Bologna 1987.
678 CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Orientamenti e proposte per la celebrazione dell'anno mariano 22-50, lettera circolare del 3 aprile 1987, in Enchiridion Vaticanum, vol. 10, nn. 1464-1493, pp. 1068-1084. Questo documento a causa di una contingente occasione (Anno Mariano 1987-1988) e di un contingente titolo, non ha ricevuto l'adeguata attenzione che indubbiamente merita. Si veda il numero monografico: De cultu B. V. Mariae liturgica testimonia, in «Ephemerides Liturgicae»101 (1987), pp. 267-417, specialmente le pp. 407-417. Coronamento di questo non banale sussidio, comunque, sarà il già citato Direttorio su pietà popolare e liturgia, pubblicato nel 2002.
679 Un esempio di sussidio celebrativo atto a saldare le giuste esigenze della teologia liturgica e della pietà popolare, ci è offerto da M. M. PEDICO, Magnificate con me il Signore. Celebrazioni biblico-liturgiche in lode a Maria, Paoline, Milano 1995.
680 Dal titolo: Le memorie liturgiche delle mariofanie: motivi, contenuti, finalità.
681 Cf. M. AUGÉ, Il Calendario liturgico, in AA. VV., L'Anno Liturgico. Anàmnesis, Marietti, Genova 19923, vol. 6, pp. 60-66, specialmente le pp. 64-66.
682 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 67; Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, n. 10.
683 A. AVITABILE - G. M. ROGGIO, La Salette: un'apparizione da riscoprire, in «Ephemerides Mariologicae» 58 (2008) p. 441; cf. l'intero studio alle pp. 433-454.
684 Ibidem, pp. 443-444.
685 La relazione del professor Fleinert-Jensen aveva come titolo Les apparitions de la Vierge Marie. Entre historie, foi et theologie. Un regard protestant.
686 La sintesi è stata offerta da Brigitte Waché, Vice-Présidente de la Societé Française d'Etudie Mariale, nella comunicazione Riassunto dei lavori delle sezioni liturgiche.
687 Cf. S. M. PERRELLA, Criteri precisi per valutare le apparizioni mariane. Il ventiduesimo congresso mariologico internazionale di Lourdes, in L'Osservatore Romano, Domenica 28 settembre 2008, p. 6.