La fede dell'Immacolata, anticipo della fede eucaristica della Chiesa
Data: Sabato 12 Novembre 2011, alle ore 10:02:16
Argomento: Chiesa


Un articolo di Padre Serafino M. Lanzetta, in Missio Immaculatae International, n. 3, marzo 2005, pp.16-17



Sulla fede dell'Immacolata «che ha creduto» e corrisposto col suo fiat alla Volontà di Dio, si fondano la Chiesa e il Mistero della salvezza. Per la sua fede, infatti, - definita «eucaristica» da Giovanni Paolo II -, Colui che Ella ha concepito è lo stesso che si fa pane nell'Eucaristia.

«Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). Sono queste le parole che a mo' di epiteto scolpiscono lapidariamente la fede di Maria: Lei è «colei che ha creduto», cioè Colei senza la cui fede, la Chiesa intera sarebbe rimasta nell'ombra del dubbio e dell'ignoranza. Rispondendo alla Volontà di Dio con l'assenso totale della sua fede, accoglie nel suo grembo il Mistero della nostra salvezza, Dio Salvatore e Redentore. La sua fede precede la fede della Chiesa e costituisce la Chiesa come tale. La sua fede è il paradigma della fede della Chiesa. In altre parole, tutta la fede della Chiesa nel Mistero di Dio, rivelatosi per la nostra salvezza, è presente già in Maria. La misura e la possibilità stessa della fede della Chiesa è la fede di Maria, una fede che, se anche ha conosciuto momenti oscuri di prova e di sofferenza immane, non è mai venuta meno, piuttosto "peregrinava" da una vetta ad una più alta.
L'Immacolata è l'unica che ha sempre creduto e, di più, ha creduto tutto sin dall'inizio del suo fiat. E, se la fede implica necessariamente una conoscenza teologale (soprannaturale) di Dio e del suo mistero, conoscenza sapienziale secondo la Sacra Scrittura, Lei ha creduto, "conoscendo" il Mistero di fede a cui apriva prima la mente e poi il grembo. Una fede priva di conoscenza, che avrebbe gettato la Madre in un'angoscia continua a causa del fatto di non sapere chi fosse Colui che aveva dentro di sé o che magari sentiva predicare tra le folle, sa più di "fede fiduciale" di marca protestante che di fede cattolica. Non sarebbe forse un assurdo attribuire una tale ignoranza ad una comune madre, circa il figlio che ha nel grembo - sebbene accetti di portarlo in grembo - e, a maggior ragione, a Colei che, in virtù della sua immacolata Concezione, aveva una conoscenza più penetrante di tutti i grandi geni messi insieme?

Ascoltando il Verbo ed accogliendolo nel suo grembo, l'Immacolata, prelude al Mistero della Chiesa quando ascolta la Parola di Dio e l'accoglie nel Cuore con la Comunione Eucaristica. La tipicità (da tipo/modello) della fede di Maria all'Annunciazione, ben si evidenzia nella partecipazione della Chiesa alla Liturgia eucaristica nel Giorno del Signore.
Scrive Giovanni Paolo II nell'Ecclesia de Eucharistia: «Maria ha anticipato, nel mistero dell'incarnazione, anche la fede eucaristica della Chiesa» (n. 55). La fede di Maria che consente al compimento dell'Incarnazione del Verbo, ben si può definire «fede eucaristica», in ragione del fatto che Colui che s'incarna è lo stesso che si fa pane e si fa carne per farsi pane. Dicendo di sì a Dio, quel , echeggia, ogni qualvolta nella Chiesa si acclama: amen. Ancora una volta, dal fiat di Maria si giunge all'amen dei fedeli e senza quel fiat non risuonerebbe l'amen.
«C'è pertanto un'analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole dell'Angelo, e l'amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. A Maria fu chiesto di credere che Colui che Ella concepiva «per opera dello Spirito Santo» era il «Figlio di Dio» (Lc 1,30-35). In continuità con la fede della Vergine, nel Mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con l'intero suo essere umano-divino nei segni del pane e del vino» (ivi, n. 55).
Se crediamo con la stessa fede di Maria, che Colui che riceviamo è lo stesso Signore Dio che Maria ha ricevuto nel suo grembo, allora la nostra fede farà passi da gigante nel pellegrinaggio verso la Patria eterna, di cui l'Eucaristia è il pegno: pignus futurae gloriae. Allora, non vi sarà modo migliore per vivere la nostra vita di fede e la nostra vita eucaristica, che fare della nostra fede una «vita eucaristica», imitando la fede dell'Immacolata.

La sua fede, ancora, fa di Lei il primo Tabernacolo vivente che ha accolto Gesù e che lo ha irradiato per i confini della terra di Palestina. «Quando, nella Visitazione, porta in grembo il Verbo fatto carne, ella si fa, in qualche modo, "tabernacolo"- il primo "tabernacolo" della storia- dove il Figlio di Dio, ancora invisibile agli occhi degli uomini, si concede all'adorazione di Elisabetta, quasi "irradiando" la sua luce attraverso gli occhi e la voce di Maria. E lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia, non è forse l'inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica? » (ivi).

Se avremo l'Immacolata come Madre della nostra vita, anche noi potremo diventare dimora vivente di Gesù, in un amore che, da una Comunione all'altra, non s'inaridisce nelle secche dell'abitudinarietà, ma cresce - come insegna sant'Agostino - fino a «vedere un giorno ciò che adesso crediamo pur non vedendo».

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