Il culto alla Vergine nella Liturgia e la Preghiera personale
Data: Giovedi 17 Novembre 2011, alle ore 11:12:12
Argomento: Culto


dal libro di Mario Buratti, Con Maria in novità di vita, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1991, pp. 86-92.



IL CULTO ALLA VERGINE NELLA LITURGIA

«La sacra liturgia, oltre a un ricco contenuto dottrinale, possiede un'incomparabile efficacia pastorale e ha un riconosciuto valore esemplare per le altre forme del culto»(MC 1).

Valore esemplare del culto liturgico

Allorché ci siamo introdotti a parlare della grazia, all'inizio di queste pagine, abbiamo costatato e insieme sperimentato, penso con ammirazione, l'arte pedagogica della Chiesa nella sua preghiera ufficiale: la grazia, attraverso il rito della Veglia pasquale, ci è stata presentata in tutta la sua bellezza e nel suo splendore, anche se essa resta carica di mistero... E non poteva essere altrimenti: la grazia è mistero.
Pure nei confronti del culto mariano - ossia di quella devozione con cui noi intendiamo onorare Maria santissima - la liturgia si dispiega dinanzi al nostro sguardo con tale sapienza e accenti d'implorazione che la nostra pietà personale ne viene illuminata, infervorata, irrobustita. La Chiesa è maestra insuperabile nell'educarci al culto e all'amore verso la beata Vergine. Per questo, il Concilio Vaticano II « esorta tutti i figli della Chiesa perché generosamente promuovano il culto, specialmente liturgico, verso la beata Vergine » (LG 67).
E perché ci innamorassimo sempre più dell'insegnamento che la Chiesa c'impartisce mediante la sua preghiera ufficiale, il concilio ha avviato la riforma della liturgia romana, restaurandone il calendario generale e disponendo meglio lungo il corso dell'anno l'intero mistero di Cristo, dall'incarnazione fino all'attesa del suo ritorno glorioso. Così la memoria della beata Vergine nella liturgia è risultata meglio inserita: inserita, cioè, in modo più organico e con legami più stretti con i misteri del Figlio (cfr. MC 2). Poiché, è bene ricordarlo, il disegno di Dio nell'opera della salvezza - segno nel quale ha un posto particolare la beata Vergine Maria - viene riprodotto, nella preghiera ufficiale della Chiesa, come per un'« intima necessità ». La Chiesa deve necessariamente rispecchiare, nella sua prassi cultuale, il piano redentivo (cfr. MC, Introduzione).            In questo atteggiamento la Chiesa ci è maestra di coerenza, così che neppure noi possiamo disgiungere, nella nostra pietà personale, ciò che Dio ha unito. La preghiera - il culto - deve sintonizzarsi con la fede.
L'insegnamento della Chiesa attraverso il culto liturgico si esplica pienamente, lungo il corso dell'anno, nella varietà delle feste e solennità e dei tempi liturgici, nell'abbondanza delle letture dove la parola di Dio si fa nutrimento sostanzioso e luce incandescente nel cammino della nostra esistenza. Gli inni, le preghiere, la bellezza delle espressioni letterarie, musicali, iconografiche, tutto reca l'impronta d'un'arte educativa che non si esaurisce mai, pur nella ripetizione e nel ritorno degli stessi motivi (l'educazione non è forse fatta di ripetizioni?): la gioia che invade l'anima - quando si partecipa con fede - viene rivissuta con sfumature sempre nuove e in maniera diversa da ogni singolo fedele. Potremmo dire, circa la preghiera ufficiale della Chiesa, ciò che la stessa preghiera ufficiale afferma della divina eucaristia: « Hai dato a noi, Signore, un pane dal cielo, che porta in se ogni dolcezza ».l
Dobbiamo ricordare, infine, nella varietà e ricchezza dei testi liturgici, la « Raccolta di formulari » pubblicata 1'8 settembre 1987 dalla Conferenza Episcopale Italiana in occasione dell'anno mariano. Questa « Raccolta » è ricavata dal tesoro delle singole Chiese e famiglie religiose. Si tratta, esattamente, delle Messe della Beata Vergine Maria e del Lezionario per le messe della beata Vergine Maria.
La Chiesa attinge « linfa e vigore », nella sua preghiera, da un « humus » vario, reso fecondo dall'azione dello Spirito, perché i suoi figli abbiano cibo scelto e in abbondanza.

La Vergine modello della Chiesa nell'esercizio del culto

Ci consola il costatare, insieme con Paolo VI nella Marialis cultus (cfr. nn. 16-23), l'esemplarità di Maria nell'esercizio stesso della preghiera ufficiale della Chiesa. Tale esemplarità viene ricordata pure dal documento della Congregazione per il Culto divino, Celebrazione dell'anno mariano (del 3 aprile 1987, n. 9), e da un prefazio contenuto nelle Messe della beata Vergine Maria: il prefazio della messa in onore di « Maria Vergine, immagine e madre della Chiesa», II (n. 26):

Nella tua bontà senza limiti
hai offerto alla tua Chiesa
in Maria di Nazaret
uno specchio esemplare del culto a te gradito.
É la Vergine in ascolto,
che accoglie lieta le tue parole
e le medita incessantemente nel suo cuore.
È la Vergine orante,
che esalta nel cantico di lode la tua misericordia,
intercede sollecita in favore degli sposi,
e si unisce con gli apostoli in preghiera unanime.
È la Vergine feconda,
che per la potenza dello Spirito genera il Figlio
e presso la croce è proclamata madre
del popolo della nuova alleanza.
É la Vergine offerente,
che presenta nel tempio il Primogenito
e presso l'albero della vita si associa al suo sacrificio.
È la Vergine vigilante,
che attende senza esitare
la vittoria di Cristo sulla morte
e aspetta nella fede l'effusione dello Spirito.

« Dalla comprensione dell'esemplarità della Vergine per il culto ecclesiale, i fedeli saranno sollecitati a partecipare alle celebrazioni liturgiche con gli atteggiamenti che il vangelo ci mostra nella madre del Signore: di presenza discreta e di tensione contemplativa, di silenzio e di ascolto, di costante riferimento al regno e di premurosa sollecitudine per gli uomini ».2


LA PREGHIERA PERSONALE

« Il sacrosanto concilio.. esorta tutti i figli della Chiesa perché... abbiano in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso la beata Vergine, raccomandati lungo i secoli dal magistero della Chiesa, e scrupolosamente osservino quanto in passato è stato sancito circa il culto delle immagini di Cristo, della beata Vergine e dei santi ». (LG 67).

Una puntualizzazione necessaria

Il primato della preghiera ufficiale della Chiesa, nel culto che dobbiamo rendere alla beata Vergine Maria, non deve indurre, per una malintesa interpretazione del pensiero conciliare, a deprezzare la preghiera privata. La civiltà odierna, protesa verso il regno del sensibile (si parla, oggi, della « civiltà dell'immagine »), potrebbe crearci questo pericolo. « Siamo educati - direbbe Paolo VI - alla vita esteriore, che ha preso sviluppo e fascino meravigliosi, non tanto alla vita interiore, di cui poco conosciamo le leggi e le soddisfazioni ».3 In tale clima la stessa preghiera liturgica sembra impoverirsi della sua bellezza intima e profonda, della sua realtà più vera - divina, soprannaturale - che il velo dei riti leggermente nasconde. Si cerca ciò che può appagare la vista, l'udito: la « sceneggiatura esterna », la musica, non i valori perenni veicolati dalla parola di Dio, la grazia che ne proviene come da sorgente inesauribile.
Paolo VI ci illumina, al riguardo, descrivendoci sia la preghiera liturgica, sia la preghiera personale, e insieme l'influsso reciproco dell'una sull'altra: « La liturgia ha un suo primato, una sua pienezza, e di per se stessa una sua efficacia che dobbiamo tutti riconoscere e promuovere. Ma la liturgia... non sostituisce, non impoverisce la religione personale. La liturgia non è solo rito; è mistero, e come tale esige l'adesione cosciente e fervorosa di quanti vi prendono parte; suppone la fede, la speranza, la carità e tante altre virtù e sentimenti, atti e condizioni, come l'umiltà, il pentimento, il perdono delle offese, l'intenzione, l'attenzione, l'espressione interiore e vocale, che dispongono il fedele all'immersione nella realtà divina, che la celebrazione liturgica rende presente e operante. La religione personale, per quanto a ognuno è possibile, è condizione indispensabile (lo si noti bene) all'autentica e cosciente partecipazione liturgica; non solo: essa è il frutto, la conseguenza di tale partecipazione, intesa appunto a santificare le anime e a corroborare in esse il senso di unione con Dio, con Cristo, con i fratelli dell'intera umanità ».2
I pii esercizi a onore di Maria, approvati e consigliati dalla Chiesa lungo i secoli, conservano, quindi, tutto il loro pregio, la loro importanza. Ovviamente non si tratta di dire molte preghiere, ma di pregare molto: la nostra unione con la Vergine non si qualifica per la quantità delle orazioni, ma piuttosto per le nostre disposizioni di fede e di amore, che possono trovare alimento ed esprimersi nelle orazioni o in formule diverse di preghiera, a seconda dell'azione dello Spirito. Talvolta l'unione con la Vergine si sgancia dalla forma discorsiva o di colloquio per librarsi nella contemplazione e nell'estasi amorosa.

Alcuni pii esercizi in onore della Vergine Maria

Fatte le debite precisazioni, ci piace richiamare alcuni pii esercizi di carattere mariano sui quali l'esortazione apostolica di Paolo VI, la Marialis cultus, ha insistito in modo particolare: il rosario e l'Angelus Domini.
a) Il rosario ci pone dinanzi agli occhi, in linea con la preghiera liturgica della Chiesa, il disegno salvifico di Dio con i suoi protagonisti: il Figlio e la madre... Ci radica sempre più nella convinzione che essi devono occupare il nostro cuore ed entrare nella nostra vita e che non possiamo disgiungerli l'uno dall'altra. Il risultato, allora, sarà un progresso nella nostra vita cristiana. Se nella preghiera liturgica gli eventi salvifici si rendono « presenti sotto il velo dei segni e operanti in modo arcano », nel rosario gli stessi eventi ritornano « con il pio affetto della contemplazione », stimolando « la volontà perché da essi attinga norme di vita » (MC 48). San Luigi Maria di Montfort, chiamato « il padre dalla grande corona », a motivo della corona ben visibile che portava a fianco, sulla talare, ha scritto anche un'opera sul rosario intitolata: Il segreto meraviglioso del santo rosario, e del rosario parla con calore nel Trattato della vera devozione alla santa Vergine, esortando alla recita di questa preghiera: « Non so - dice - come e perché questo avvenga, ma so che è vero. Non ho segreto migliore di questo per sapere se una persona è di Dio: osservo se ama recitare l'Ave Maria e la corona. Dico: "se ama recitare", perché può accadere che una persona si trovi nell'incapacità naturale o anche soprannaturale di recitarla, pur continuando ad amarla e farla amare dagli altri» (VD 251).
b) L'Angelus Domini è una preghiera dalla struttura semplice e di carattere biblico; dovrebbe scandire i momenti principali della giornata. Commemora l'incarnazione del Figlio di Dio e la maternità prodigiosa della Vergine. Ci apre alla speranza della vita immortale: in essa chiediamo, infatti, di essere condotti, per la passione e la croce di Cristo, « alla gloria della risurrezione ».
Far tesoro di queste pie pratiche, il rosario e l'Angelus, per onorare Maria e per ottenere sempre più la sua materna protezione, significa porsi sulla scia dell'insegnamento della Chiesa e dell'esempio dei santi; significa riossigenare la nostra vita spirituale e darle slancio per ascensioni sempre nuove.

NOTE

1 Liturgia delle ore, II, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, lettura breve di Sesta.
2 Congregazione per il Culto divino, Celebrazione dell'anno mariano (3. 4.1987), n. 10.
3 Paolo VI, udienza generale del 13 8 1969.
4 Ibidem.
 

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