Dalla rivista La Madonna della Neve, n. 3 - marzo 2012, pp. 26-27.
L'Annunciazione è un dipinto a olio su tavola di tiglio (180x180 cm) di Antonello da Messina, datato al 1474 e conservato nel Museo di Palazzo Bellomo di Siracusa.
Il contratto per la realizzazione dell'opera venne siglato nell'agosto del 1474 tra Antonello e il sacerdote Giuliano Maniuni di Palazzolo Acreide (Iuliano Maniuni... de terra Palacioli), destinata alla chiesa di Santa Maria Annunziata. Opera che avrebbe dovuto comprendere anche una cimasa con L'Eterno Padre e una predella con le insegne della città, entrambe perdute. Della tavola si persero in seguito le tracce, finché non fu scoperta nel 1897 da Enrico Mauceri, incaricato dal Museo Archeologico di Siracusa di compilare un catalogo delle opere d'arte della provincia.
Nel 1902 fu ritrovato il documento di allocazione del dipinto e da allora l'identificazione e l'attribuzione al pittore messinese sono state unanimi. Il quadro è in uno stato di conservazione mediocre, per via delle numerose lacune. Dove i colori si scrostarono, i vuoti furono malamente riempiti con colla di farina. Fortunatamente tali lacune non riguardano alcuni dei brani più belli del dipinto, quali i volti di Maria e dell'Angelo e i paesaggi.
Dopo l'esposizione su Antonello tenutasi alle Scuderie del Quirinale nel 2006, l'opera è stata affidata all'Istituto superiore per la conservazione ed il restauro di Roma, che ha eseguito un paziente lavoro di reintegro delle lacune, almeno quelle legate a particolari secondari dello sfondo e dei personaggi, migliorando assai la leggibilità dell'opera.
La scena è ambientata in una stanza descritta attentamente, con un soffitto a travi dove si trova un architrave decorato da cartocci e rosette, retto da due colonne che separano anche idealmente la metà destra (della Vergine) da quella sinistra (dell'angelo Gabriele). Sulla parete di sfondo si trovano due finestre più una terza in un'altra stanza che si intravede a destra, secondo un'iconografia derivata dall'arte fiamminga che prevede più fonti di luce e aperture spaziali sul paesaggio anche nel caso di interni. Fine è la descrizione degli oggetti e degli arredi della stanza, dal letto della Vergine nella stanza in secondo piano, allo scranno-leggio su cui è inginocchiata fino al vaso da fiori in maiolica con decorazione azzurra su fondo bianco in primo piano, oggi molto danneggiato. Notevole è il merletto bianco su cui è poggiato il libro, allusione alle Sacre Scritture che si avverano con il consenso di Maria.
Maria, dalla tipica fisionomia del pittore siciliano, è rappresentata in ginocchio mentre riceve l'annuncio con le braccia incrociate sul petto e la raggiunge la colomba dello Spirito Santo, inviata da Dio attraverso la finestra aperta. È vestita col tipico manto azzurro, che copre una veste damascata in rosso. L'angelo, che reca in mano il tradizionale giglio e benedice la Vergine.Curiosamente il giglio è nascosto dalla colonna. Quale significato attribuire a questa scelta? Salvo miglior giudizio, l'autore avrebbe voluto sottolineare la dimensione di riservatezza e di nascondimento, meglio ancora di umiltà, sotto la quale è celata la virtù della purezza di Maria di cui è appunto simbolo il giglio.
La veste dell'angelo è un ricco damasco decorato, che accentua il volume quasi geometrico del suo corpo, secondo uno stile più tipicamente italiano. Il viso, incorniciato da lunghi capelli biondi, è adornato da un diadema cuspidato azzurro, dove brillano alcune perle e un rubino, tipiche notazioni di "lustro" alla fiamminga.
In basso si intravede anche la figura di un devoto, probabilmente il committente citato nel documento notarile.
L'impianto prospettico e luminoso rimanda alle opere di Piero della Francesca, ma è presente la tecnica che deriva dall'arte fiamminga, in particolare Jan Van Eyck e altri, che Antonello poté conoscere durante la sua formazione a Napoli e grazie ai traffici navali del porto di Messina.