Maria nei Sermoni di Massimo di Torino
Data: Venerdi 29 Giugno 2012, alle ore 12:26:59
Argomento: Patristica


Un articolo di Giorgio Tirone, in La Madonna della Neve, n. 6, giugno - luglio 2012, pp. 20-21.



Nella sua predicazione, Massimo di Torino, vissuto tra la seconda metà del IV secolo e i primi due decenni del secolo V, ha sempre posto Cristo al centro del messaggio evangelico e fa ampio uso della Scrittura, per dare un senso di praticità e di concretezza alle sue argomentazioni. I suoi accenni alla Vergine Maria sono sempre occasionali; e tuttavia non mancano di sottolineare con una certa forza e insistenza il mistero della sua maternità divina e verginale.
Seguendo il costume condiviso da tutti i Padri della Chiesa, egli pratica una esegesi allegorica mediante la quale si evidenzia la netta superiorità del Nuovo Testamento (che costituisce la pienezza della verità) rispetto all'Antico (che è soltanto figura).

Maria annunciata nell'Antico Patto

In questa prospettiva si muove anche la sua riflessione, peraltro occasionale, su Maria. Massimo ammira ed esalta con grande entusiasmo la straordinaria santità di Maria; vede nell'Antico Testamento simboli e persone che preludono a lei, come l'arca dell'alleanza, la manna nel deserto, il germoglio della radice di Iesse. Dà una sua versione del parallelo tradizionale Eva - Maria.
Interessante la gerarchia delle verità che Massimo introduce quando - nei suoi Sermoni- mette a confronto il natale del Signore con l'epifania (che allora comprendeva adorazione dei magi, battesimo di Gesù e miracolo di Cana).
Anzitutto mostra il legame fra le due celebrazioni: «Cosi dunque il Signore decise di aggiungere promesse alle promesse; cioè di essere nel medesimo tempo partorito dalla Vergine e generato nel mistero, cosicché vi fosse una continuata celebrazione di nascite, quella nella carne e quella nel battesimo; e come allora lo abbiamo ammirato mentre era concepito da una Madre immacolata, così ora lo esaltiamo mentre è immerso nell'onda pura e lo glorifichiamo perché la Madre ha generato il Figlio ed è ancora vergine e perché l'acqua lavò il Cristo ed è rimasta santificata».
Ma prosegue - evocando uno schema che anche Agostino praticherà - mostrando un ordine che mette al centro la celebrazione sacramentale della Chiesa: «Come infatti dopo il parto la verginità di Maria è stata glorificata, cosi pure, dopo il battesimo, la purificazione dell'acqua è stata confermata; anzi l'acqua è stata dotata di un'efficienza maggiore di quella di Maria. Questa infatti ha meritato la verginità soltanto per sé, mentre l'acqua trasmette la santità anche per noi. Maria meritò di non peccare, ma l'acqua purifica dai peccati; quella evitò le colpe; questa ha la capacità di condonare quelle degli altri. A quella e stata accordata la verginità; a questa è stata conferita la fecondità; quella procreò il Figlio e rimase pura; questa ne genera molti ed è vergine. Quella non conosce figli all'infuori di Cristo; questa, insieme a Cristo, è madre di popoli».

Maria annuncio della salvezza

Questo lungo testo è assai interessante perché sottolinea la sensibilità patristica tutta protesa ad evidenziare la collaborazione della Chiesa nell'opera della salvezza. Infatti «l'acqua santificata» rimanda alla prassi sacramentale del battesimo porta d'ingresso nella Chiesa. Mentre resta in ombra la singolare collaborazione di Maria in questa azione redentrice: S. Massimo qui sembra riconoscere nella verginità feconda della Madre di Dio più un privilegio personale che un significato salvifico.
In questo possiamo vedere appena annunciato il dibattito che attraversa tutta la storia cristiana e che si è fatto acuto soprattutto nel secolo appena trascorso: come comprendere la singolare mediazione materna di Maria all'interna della mediazione - non meno materna - della Chiesa? Una problematica della quale S. Massimo, come altri pastori a lui contemporanei, evidentemente non aveva ancora piena coscienza.
Sulla stessa linea di pensiero si colloca il paragone condiviso anche da altri Padri - tra il grembo di Maria e il sepolcro nel quale è stato deposto Gesù: «Vi è infatti una somiglianza non indifferente. Come Gesù usci vivo dalla vulva della Madre, alla stessa stregua risorse vivo dal sepolcro di Giuseppe [d'Arimatea]. E come allora nacque dal suo seno per predicare, cosi ora è rinato dal sepolcro per evangelizzare; quindi è più gloriosa la seconda nascita che non la prima. Quella infatti generò un corpo mortale; questa ne produsse uno immortale. Dopo la prima nascita discende agli inferi, dopo la seconda ritorna al cielo. Questa è più religiosa di quella... ».
Si può forse dire che come l'Antico Testamento è figura del Nuovo, cosi Maria, collocata al principio dei tempi nuovi è figura del loro compimento nella pasqua di Gesù.

 

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