Maria nel culto cristiano del II secolo
Data: Domenica 13 Settembre 2009, alle ore 17:11:03
Argomento: Culto


Dalle dispense di A. Gila, PADRI E TRADIZIONE ECCLESIALE DALLE ORIGINI AL VI SECOLO, Marianum, Roma 1999-2000

Premesse contestuali

Con il termine culto intendiamo designare l’atteggiamento riverente che le prime comunità cristiane e i singoli discepoli hanno assunto nei confronti di Maria per la presenza e la funzione che Ella ha avuto e continua ad avere nel piano salvifico di Dio. La Liturgia primitiva aveva un carattere fortemente unitario, era incentrata sulla Pasqua, considerava unitariamente tutta la storia della salvezza, era commemorazione, cioè attualizzazione di quanto avvenuto e aveva un carattere fortemente escatologico. In questo contesto non si può immaginare un culto mariano. Si deve solo cercare di capire se, nel culto cristiano si commemorava Maria per il posto che aveva avuto nella storia della Salvezza. Le fonti a cui facciamo riferimento per stabilirlo sono di:
- carattere liturgico [inni, preghiere, omelie]
- carattere iconografico [scene figurate]
- carattere archeologico [luoghi di culto, epigrafi]
- carattere letterario [notizie contenute in scritti del Padri]

Fonti cultuali

Le prime comunità cristiane nelle loro assemblee cultuali erano soliti usare con larghezza inni e cantici:
- Odi di Salomone: si collocano in questa tradizione innografia cultuale. L’ode XIX celebra Maria nella storia della salvezza;
- Oracula Sibillina: non sembrano inserirsi nella tradizione cultuale, ma questa antica scrittura ha un trasparente senso di venerazione verso la Madre di Gesù, divina, pura, sempre vergine;
- Omelia sulla Pasqua di Melitone di Sardi: è un documento eminentemente cultuale. Indica Maria come “Vergine”, “La Vergine”, la “buona e pura Agnella” che ha dato la vita all’Agnello pasquale, senza difetti e senza macchia;
- Il Protovangelo di Giacomo: di esso si deve notare che l’autore:
o ha un profondo senso di venerazione per Maria ed è cosciente della sua grande dignità;
o presenta Maria come oggetto di benedizione e di amore da parte dei fedeli
o unisce al saluto dell’angelo la benedizione di Elisabetta, dando origine a quella che sarà l’ave Maria.
- Primi tipi mariani bilico – liturgici:sono i simboli, le figure e le immagini con cui i primi cristiani e i Padri presentano Maria e la sua funzione:
o Eva – Maria: già abbozzata nella letteratura pseudoepigrafica, viene esplicitamente proposta da Giustino e teologicamente perfezionata da Ireneo
o Terra vergine: non irrigata dalla pioggia né lavorata da mano d’uomo come era quella del paradiso terrestre, raffigura, secondo Ireneo, Maria che senza intervento umano plasma il corpo di Cristo.

 Tracce di pietà mariana nell’archeologia

a) Epigrafe di Abercio: parla di una casta vergine che pesca il mistico pesce e lo distribuisce agli amici perché se ne cibino in perpetuo: alcuni vi vedono Maria che concepisce verginalmente Gesù, altri la Chiesa che celebra l’Eucaristia;
b) Centri cultuali legati ai luoghi storici di Maria: A Nazaret, nel sottosuolo della basilica dell’Annunciazione, gli scavi hanno portato alla luce i resti di una chiesa giudeo – cristiana il cui carattere mariano è confermato da due graffiti risalenti al II – III secolo: il primo, testimonianza di una pellegrina attesta: “Prostrata sotto il santo luogo di Maria, subito scrissi lì i nomi, il simulacro ornai di lei”; il secondo reca il monogramma dell’ave Maria: “Kaire Maria”; a Gerusalemme gli scavi condotti nel sottosuolo dell’edicola designata come “Tomba di Maria” hanno confermato che essa fu costruita su una cameretta scavata nella roccia, contenente una sola sepoltura, facente parte di un complesso funerario risalente al tempo di Cristo. Appunto perché oggetto di venerazione, fu isolata dal resto della necropoli e su di essa si concentrò la devota attenzione della comunità giudaico – cristiana. Sorprendente è il riscontro che le scoperte hanno nella descrizione della tomba di Maria nel “Transitus virginia” o “Dormitio Mariae”
c) Pitture catacombali: Le catacombe sono aree cimiteriali dove tuttavia hanno luogo alcune manifestazioni tipiche del culto cristiano quali il culto dei morti in prospettiva escatologica e il culto dei martiri. Ecco alcune tipiche raffigurazioni della Madre di Dio:
a. Adorazione dei magi: si trova nell’arco centrale della “Cappella greca” delle catacombe di Priscilla e risale intorno all’ottavo decennio del II secolo: la vergine appare in un atteggiamento maestoso, assisa in cattedra, nell’atto di presentare il figlio all’adorazione dei magi;
b. La vergine con bambino: situata in uno dei più antichi nuclei della stessa catacomba e databile al primo decennio del III secolo. La Vergine è raffigurata con il bambino in braccio e alla sua destra c’è un profeta che addita una stella che brilla sul capo del divino infante; poco distante è raffigurato il Buon Pastore. Il giovane può essere il profeta Balaam [una stella spunterà da Giacobbe] o il profeta Isaia [La vergine concepirà..]
d) Note discordanti: secondo Montano che nel corso del II secolo diede vita a un cristianesimo misticheggiante, afferma che la beata Vergine Maria era considerata una dea, la quale avrebbe generato il figlio di Dio per opera di una potenza celeste.

Rilievi conclusivi

Quali motivazioni si possono riconoscere alla base di queste varie manifestazioni cultuali?
1. L’anamnesi rituale della storia della salvezza implica la memoria di Maria, la Vergine Madre del Salvatore;
2. l’approfondimento biblico – teologico ha portato la chiesa a rendersi conto della centralità e dell’attiva partecipazione di Maria nella storia della salvezza;
Assistiamo dunque ad una crescente attenzione nei confronti di Maria e ad un aumento della quantità e qualità delle testimonianze, che si estrinsecano nella venerazione e nelle prime forme di invocazione.







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